LOCANDA DELL'ISOLA DI COMACINA a Tremezzina (Co)

 

Nel 1948, incuranti della maledizione che incombeva sull'isola, il setaiolo Carlo Sacchi ed il campione di motonautica Sandro De Col, contattano Lino Nessi proponendogli di impiantare una Locanda nell'isola, allora abitata solo da serpi. Improvvisamente Sandro De Col scompare tragicamente in un incidente di motonautica e Carlo Sacchi viene ucciso a Villa d'Este dalla contessa Bellentani. Lino Nessi, frustrato vorrebbe abbandonare il progetto, ma la scrittrice inglese Francis Dale gli suggerisce l'esorcismo del fuoco. Questo veniva già praticato ai tempi dei greci, che lo facevano come rito di ringraziamento per il raccolto. Da allora ogni volta che qualcuno onora la mensa della Locanda dell'Isola si svolge il rito del fuoco. E da allora non è morto più nessuno.

Da una terra abbandonata, maledetta e scomunicata, è così rinata una tradizione di ospitalità che continua tutt'oggi, aperta a tutti, indipendentemente dalla nazionalità o dalla religione. Sull'Isola l'ospite è sacro e tutti cooperano per venire incontro ai suoi desideri: un piccolo Eden ricco di poesia e di fascino, un luogo dove di giorno c'è da ammirare uno sfavillio di colori e dove la sera, in mezzo alle luci dei paesi che si specchiano nel lago, si respira un'atmosfera unica, incantata, soffusa di magici richiami.
Alla Locanda dell'Isola Comacina si serve solo questo menù, unico e tipico, dal lontano 1947.
Antipasto all'isolana
E' composto da una fetta di pomodoro guarnito con una fetta di limone, sale, olio ed origano. Una fetta di pomodoro con una di limone, giallo e rosso come i colori del fuoco simboleggiano la distruzione dell' isola portata da Barbarossa nel 1169, e rievocata ogni anno dai fuochi artificiali eseguiti a san Giovanni. Si é poi deciso di aggiungere l' origano per rendere omaggio al belgio (nero, giallo e rosso sono i colori della bandiera belga,l' origano é quasi nero). Seguono otto verdure fresche: sedano, carote, cipolle al forno, peperoni, zucchine, fagioli, broccoli, fagiolini (in mancanza di una verdura aggiungiamo un sottaceto).
In un piatto a parte serviamo: prosciutto di Praga (bollito e leggermente affumicato), bresaola della Valtellina (carne di manzo trattata con sale e lasciata seccare in apposite grotte).Queste sono una rappresentazione dell' isola al tramonto: la fetta di prosciutto é l' isola che é attorniata da un lago mosso rappresentato dalla bresaola disposta in modo ondulato.
Trota alla contrabbandiera
Segue quindi la trota che é denominata "alla contrabbandiera" perche siamo in una zona di confine dove spesso veniva contrabbandato (per esempio sigarette); le trote invece facilmente eludere i controlli attraversando la frontiera nuotando nel lago Per questo tipico piatto si usa una trota fresca, salmonata o non (a seconda della disponibilità sul mercato), si cuoce sulla piastra di una stufa a legna e carbone, indi viene spinata e condita al tavolo del cliente o in cucina.
Rottami di pollo in padella
Si usa un pollo ruspante, aperto, schiacciato, viene cotto in una padella di ferro con 2 litri di olio e contorno di insalata.I rottami di pollo in padella simboleggiano il fatto che l' isola fu ridotta in rottami da Barbarossa distruggendo 4 delle 5 chiese.
Grana all'escavadora
Il parmiggiano invece é uno dei tanti alimenti tradizionali italiani e conosciuti come tali in tutto il mondo. Il grana viene direttamente scavato da una mezzaforma e consegnato in mano al cliente per aumentare l' impatto emotivo.
Arance alla castellana
Le arance le affettiamo al tavolo del cliente accompagnate da un prelibato gelato al fior di vaniglia,che viene servito con un liquore tradizionale e unico dell' isola e dedicato al patron dell' unica chiesa rimasta in piedi sull' isola: san giovanni. (La frutta varia a secondo della stagione, in alternativa pesche).
Caffé all'uso delle canaglie in armi
Rito finale, per scagionare la scomunica del vescovo di Como, da non perdere! Entrando in sala al suono della campana, bruciamo il brandy nel "pentolone" e narriamo la storia dell'Isola. Aggiungiamo al brandy zucchero e caffé e lo serviamo.
Vino
Il vino bianco secco D.O.C. è compreso nel prezzo del menù.

Prezzo a persona, compreso di vino, acqua, coperto, I.V.A. e servizio è di € 80
prenotazione obbligatoria

ISOLA DI COMACINA a Tremezzina (Co)

L'isola Comacina è un lembo di terra (lunghezza 600 m, larghezza 200 m, perimetro 2 km, superficie 7,5 ettari) circondato dal Lago di Como.

È situata nel comune di Tremezzina, in corrispondenza dell'insenatura della costa occidentale del ramo comasco fra Argegno e la penisola di Lavedo, nelle acque antistanti la Zoca de l'oli (conca dell'olio): è il territorio più a nord dell'Italia dove, in una condizione climatica particolarmente mite, viene coltivato l'ulivo e viene prodotto olio d'oliva. Dagli abitanti di Ossuccio viene ancora chiamata el castell (il castello).

Il vecchio proprietario, Giuseppe Caprani, lasciò l'isola in eredità al re Alberto I del Belgio, che la donò allo Stato italiano. Quest'ultimo la cedette, a sua volta, al presidente dell'Accademia di belle arti di Brera con lo scopo di costruire un villaggio per artisti e un albergo. Attualmente l'isola è di proprietà dell'Accademia di Brera, a Milano.

Ogni anno, la domenica più vicina al 24 giugno, vi si svolge la tradizionale festa di San Giovanni, con solenne processione di barche e con il tradizionale spettacolo pirotecnico sul lago.

Oltre alle poche costruzioni recenti, l'unico edificio ancora integro è la chiesetta barocca di San Giovanni che contiene al suo interno resti di murature romane e tardoromane, parte di fondazioni di una cappella romanica e resti di un battistero  del V secolo.
Accanto a questa costruzione si possono individuare i resti della basilica di Sant'Eufemia dell'XI secolo, di pianta a tre navate absidate con cripta. Sull'isola si possono vedere i resti delle chiese di Santa Maria del Portico (XII secolo), di San Pietro in Castello e dei Santi Faustino e Giovita.
Sull'isola esistevano, secondo la tradizione, ben nove chiese prima che i comaschi, nell'anno 1169, le radessero al suolo.

Discussa è l'interpretazione dell'aggettivo "comacina". Solitamente è interpretato come "di Como" o "del lago di Como", quindi come "isola del lago di Como". Autori recenti fanno derivare l'aggettivo da "νήσος κωμανίκεια"; così è stata chiamata l'isola da Giorgio Ciprio nella sua opera geografica, quando accenna al presidio bizantino ed alla resistenza di Francione (magister militum del VI secolo).

E' possibile raggiungere l'isola via lago con imbarco ad Ossuccio di Tremezzina

https://isola-comacina.it/info/



VILLA SOLA BUSCA a Tremezzina (Co)

 

La villa venne eretta ai primi del Settecento per volontà della duchessa del Carretto. Questa la vendette successivamente alla famiglia Brentano e più precisamente al ramo cadetto dei Grianta, originari di Griante, i quali possedevano vasti appezzamenti di terreno nella zona di Tremezzo, noto luogo di villeggiatura della nobiltà milanese. Come si può evincere dal testamento del Conte Giuseppe Brentano Grianta, conservato presso l'archivio dell'Ospedale Maggiore di Milano, al tempo la villa era nota come "Casa Grianta".

La residenza venne quindi acquistata dal duca Gabrio Serbelloni. In questo periodo, a partire dal 1754, la villa ospitò per nove anni anche Giuseppe Parini, assunto come precettore dei propri figli del nobile lombardo. Gian Galeazzo Serbelloni, figlio di Gabrio, commissionò all'inizio del XIX secolo una ristrutturazione del complesso operandone la definitiva trasformazione neoclassica, donando alla villa il maestoso ma sobrio aspetto attuale. La dimora continuò a servire come residenza estiva e luogo di riposo, fatto che le valse il nome di "La Quiete".

In seguito alle nozze tra Luisa Serbelloni e il marchese Lodovico Busca, l'intera proprietà passò prima alla famiglia del marchese e quindi ai conti Sola Cabiati, imparentati coi Busca tramite il matrimonio fra Andrea Sola e Antonietta Busca nel 1871. Gli eredi dei Sola Cabiati mantegono tutt'oggi la proprietà della villa.

Villa Sola Cabiati è un capolavoro artistico che si rifà all'edonismo della Belle Époque. Con sale elaborate che vantano stucchi e affreschi di famosi artisti dell'epoca e collezioni inestimabili di arazzi, dipinti, maioliche e vasi cinesi, questa residenza storica ti trasporterà indietro nel tempo in cui la stravaganza non conosceva limiti.

Lo spirito di indulgenza si estende al giardino fiorito all'italiana con vista diretta sulle acque, al parco ricco di alberi profumati e alla bellissima piscina all'aperto, rendendo Villa Sola Cabiati il ​​luogo ideale per rivivere la storia decadente del Lago.

Situata a pochi minuti dal Grand Hotel Tremezzo, questa residenza aristocratica è disponibile per feste fino a dodici anni. Sei suite, situate nelle ali della Villa, ciascuna composta da una spaziosa camera da letto e da un bagno privato, offrono un arredamento unico che è tanto stravagante quanto confortevole. Le sale riccamente decorate sono interamente a tua disposizione per goderti in totale privacy. Cornice perfetta della residenza, il bellissimo giardino all'italiana si estende verso il lago, mentre immersa nel parco sul retro si trova una splendida piscina, un luogo meravigliosamente appartato per trascorrere le ore pigre. 

Uno staff completamente dedicato, tra cui Villa Manager, maggiordomo, cameriera e governante è a tua disposizione durante tutto il tuo soggiorno, fornendo sempre la stessa ospitalità a cinque stelle che ami al Grand Hotel Tremezzo. La vita non è migliore di così. 

Villa Sola Cabiati gode di una posizione privilegiata nel cuore del Lago, di fronte alla sempre bella Bellagio. A soli cinque minuti in barca o in auto dal Grand, il residence beneficia dell'essere così vicino all'hotel in quanto gli ospiti possono sfruttare appieno le strutture, tra cui la premiata T Spa e vari bar e ristoranti. La Villa è anche il punto di partenza ideale per la vostra esplorazione dei più famosi giardini e ville del Lago, tutti facilmente raggiungibili via acqua o via mare.


GRAND'HOTEL TREMEZZO E RISTORANTE TERRAZZA MARCHESI a Tremezzina (Co) Raffinato

 

 Il Grand Hotel Tremezzo è un’icona Art Nuoveau situata sulla sponda occidentale del Lago di Como. Sullo sfondo di viste che spaziano dalle acque cristalline verso Bellagio alle vette delle Grigne, accogliamo i nostri ospiti in ambienti dall’atmosfera unica completati da tre piscine, una spiaggia privata e un lussureggiante parco privato, con tutto il calore dell’ospitalità più autentica.

Nel nostro storico Palazzo rivivrete tutto lo splendore della Belle Époque. 

La facciata Art Nouveau che si staglia sulle sponde del lago cela una grandiosa scalinata, magnifici saloni ed eleganti sale ristorante che coniugano le decorazioni floreali d’epoca con i più lussuosi comfort contemporanei: una combinazione unica per un soggiorno indimenticabile, che vi riporterà all’esuberanza di un’epoca dorata, con tutti i comfort di oggi.  

In qualità di hotel familiare, il Palace è la nostra casa – e, dal momento in cui ci scegliete, anche la vostra. Abbiamo predisposto con cura ogni dettaglio per farvi sentire a vostro agio: vi basterà entrare per cominciare a rivivere il sogno della Belle Époque, ma come a casa vostra. 

Inaugurato nel 1910, il Grand Hotel Tremezzo era pensato per i viaggiatori d’élite dell’epoca. E nei dettagli pensati per soddisfare la loro instancabile ricerca del piacere, tra balli sfavillanti e grandiosi ricevimenti, continua a splendere per voi lo spirito di quegli anni. 

Ogni ambiente del Grand Hotel Tremezzo vanta una propria personalità inconfondibile. 

Colori vividi, materiali raffinati come le prestigiose sete di Como, arredi d’epoca dalla collezione storica del Palace si coniugano con un lusso contemporaneo che vi metterà perfettamente a vostro agio. Perché una vacanza sul Lago di Como deve essere puro piacere. 

L'hotel è comprensiva di Spa

https://www.grandhoteltremezzo.com/it/t-spa-lago-di-como/

TERRAZZA MARCHESI

 Il raffinato ristorante La Terrazza è il custode dell'eredità del grande Gualtiero Marchesi.

Uno dei pochi ristoranti che servono i suoi piatti d'autore e le creazioni ispirate al suo stile unico di cucina, ogni esperienza è elegante, inaspettata ed emozionante. La tradizione incontra la modernità, il gusto incontra l'emozione, la creatività incontra l'avanguardia.

Mentre ti siedi sulla terrazza più elegante del Lago, delizia il tuo palato con una cena indimenticabile e romantica mentre il sole tramonta lentamente sulle montagne delle Grigne e sulle scintillanti acque del lago.

0344 42491

VILLA CARLOTTA a Tremezzo di Tremezzina (Co)

La villa sorge come un edificio di grande imponenza, all'estremità settentrionale del comune di Tremezzina, e il suo ingresso si affaccia sul lago, principale punto di accesso alla villa all'epoca della sua costruzione e fino alla metà del secolo scorso. La sua posizione permette una vista sulla penisola di Bellagio e sulle montagne che circondano il lago. La costruzione della villa risale all'ultimo decennio del Seicento, ed è rappresentativa dell'architettura di villa sul Lago di Como in età barocca.

Originariamente nota con il nome di Villa Clerici, la villa fu costruita alla fine del 1600 dal marchese Giorgio II Clerici, autorevole personaggio milanese dell'epoca. La famiglia Clerici, presumibilmente originaria della zona del lago, doveva la sua fortuna alle attività commerciali del nonno Giorgio I e dei due figli, Pietro Antonio, investito dal titolo di marchese, e Carlo. Giorgio II, figlio di Carlo, erediterà dal padre diverse proprietà a Milano e in Brianza, una notevole ricchezza e una posizione sociale di rilievo. La villa venne costruita come celebrazione del successo economico e sociale dei Clerici, e come luogo di rappresentanza e di svago.

Alla morte di Giorgio II, le ricchezze della famiglia, compresa la villa, passarono al nipote ventunenne Antonio Giorgio Clerici, che completò la costruzione dell'edificio. Giorgio Clerici, marchese di Cavenago, barone di Sozzago, cavaliere del Toson d'oro e patrizio milanese, e affascinante personaggio dell'epoca, noto anche per aver fatto affrescare il salone della sua dimora milanese dal Tiepolo, morì nel 1768 dopo aver dissipato la ricchezza ricevuta in eredità dal bisnonno.

La proprietà della villa passò quindi all'unica figlia, Claudia, sposa del Conte Vitaliano Bigli, la quale nel 1801 si vide costretta alla vendita dell'immobile di famiglia.

Nel 1801 la villa venne acquistata da Gian Battista Sommariva, originario di Sant'Angelo Lodigiano, abile politico del post rivoluzione francese, collezionista d'arte e amico personale di Napoleone Bonaparte.

Nel 1802, a seguito della nomina del rivale Francesco Melzi al ruolo di vicepresidente della nascente Repubblica Italiana, la carriera politica del Sommariva fu improvvisamente interrotta. Sommariva, decise quindi, anche come forma di rivincita nei confronti del rivale, di dedicarsi al collezionismo d'arte. Attività che lo portò ad entrare in contatto con i più celebri artisti dell'epoca tra cui tra i quali Canova, David, Girodet, Prud'hon e Thorvaldsen.

Villa Carlotta, acquistata in origine a dimostrazione della posizione sociale acquisita dal Sommariva, divenne così un vero e proprio museo che attirava visitatori illustri da ogni parte d'Europa.

La villa si arricchí con capolavori, soprattutto di scultura, tra cui opere di Antonio Canova e della sua scuola e di Berte Thorvaldsen come Palamede, Amore e Psiche, Tersicore e il monumentale fregio con i Trionfi di Alessandro Magno. Sommariva collezionava anche arte contemporanea, come Una Nevicata dalle atmosfere ovattate, dipinta da Francesco Fidanza, che oggi è alla Galleria d'arte moderna di Milano. Nelle sale della villa giunse anche il manifesto dell'arte romantica italiana, dipinto da Hayez: l'Ultimo bacio di Romeo e Giulietta.

Al fine di ospitare l'imponente numero di opere d'arte, la villa subì alcune modifiche strutturali. Tra gli interventi, alcune modifiche nella facciata, con l'inserimento di una balaustra di sostegno a un orologio, sotto la quale venne realizzata una loggia balconata. Vennero inoltre rimosse le decorazioni e gli arredi settecentischi. Il parco alle spalle della villa venne trasformato in giardino all'inglese.

Nel 1826, alla morte del conte, egli venne sepolto all'interno dell'oratorio annesso in un monumento funebre realizzato dallo scultore Pompeo Marchesi; la villa passò in eredità all'unico figlio in vita, Luigi. Alla morte prematura di questi avvenuta nel 1838, la proprietà passò alla moglie Emilia Seillère, originaria di una nobile famiglia francese, e ai parenti secondari.

Intorno al 1840, la villa insieme a quanto rimasto della ricca collezione d'arte ottocentesca, fu acquistata per 780.000 lire austriache dalla principessa Marianna di Orange-Nassau, moglie del principe Alberto di Prussia. La coppia donò l'edificio alla figlia Carlotta di Prussia, personaggio che finì per dare il nome alla villa, in occasione delle nozze con il duca Giorgio II, principe ereditario di Sassonia-Meiningen, celebrate nel 1850.

Nel 1855, a seguito della morte prematura di Carlotta, la villa passo in eredità al marito, e quindi alla casata tedesca, che ne fece la propria dimora di villeggiatura.

Durante il periodo di proprietà tedesca l'edificio non subì modifiche di rilievo. Vennero aggiunti motivi decorativi neo rinascimentali e pompeiani, da parte di artisti tedeschi e italiani, tra cui Ludovico Pogliaghi, e vennero venduti gli ultimi pezzi della collezione del Sommariva ad eccezione dei grandi dipinti e di alcune sculture.

Alla casata tedesca spetta invece il merito della cura particolare del parco. Appassionati di botanica, il duca Giorgio II insieme al figlio Bernardo III, si prodigarono per lo sviluppo e l'arricchimento del giardino, che ancora oggi è di grande pregio storico e architettonico. Nel parco sono presenti oltre 150 varietà di azalee, ma ci sono anche antiche camelie, rododendri, cedri e sequoie secolari, platani ed essenze esotiche.

Alla morte di Giorgio II la proprietà passò al figlio, duca Bernardo III.

Agli inizi del Novecento, alla scuola di Lodovico Pogliaghi fu affidato il compito di eseguire una serie di decorazioni neocinquecentesche nei locali a pianterreno e nella galleria.

Nel novembre del 1909, la villa ospitò la dirigente d'azienda americana Harriet White Fisher che l'aveva presa in affitto per trascorrervi abitualmente le proprie vacanze. In quell'anno la villa fu una delle tappe del giro intorno al mondo intrapreso dalla donna a bordo di una locomobile.

Il 7 maggio 1915, prima della dichiarazione di guerra dell'Italia contro l'Austria, Max Wundel, intendente della villa e uomo di fiducia dei Sassonia-Meiningen rientrò in Germania, lasciando la villa alla custodia del capo giardiniere. Quest'ultimo mantenne costanti e dettagliati rapporti con la casata tedesca, per tramite del console svizzero a Milano, fino al 18 settembre 1916, data in cui, la villa fu sottoposta a sindacato e affidata al capitano della Guardia di Finanza della compagnia di Menaggio, Giovanni Baschenis dapprima e Alberto Passeri successivamente.

Durante il periodo di sindacato, venne prodotto un dettagliato inventario - tutt'oggi in uso - dei beni presenti nella villa e della loro distribuzione. Lo scopo del sindacato era quello di garantire e vigilare sull'integrità del patrimonio, la proprietà dei quali rimaneva dei Sassonia-Meiningen.

Il periodo di sindacato si concluse a fine del 1919 con il rientro di Max Wundel, che dopo aver ripreso le redini della gestione della villa si prodigó per riaprire l'edificio e i suoi giardini al pubblico, attività che era stata interrotta durante il periodo di Sindacato.

Dal 31 marzo 2022 Villa Carlotta è aperta al pubblico. Vi ricordiamo che, secondo le attuali normative, è necessario essere in possesso del Green Pass Rafforzato per poter effettuare la visita. In museo si prega di indossare la mascherina e di mantenere la distanza interpersonale di almeno 1 mt.

Giovanni Battista Sommariva, nei primi anni dell’800, acquistò una serie di capolavori dei maggiori artisti della sua epoca, tra i quali Antonio Canova e Bertel Thorvaldsen.

Una parte degli oggetti d’arte di questa collezione è ancora presente nella villa di Tremezzo, come lo straordinario dipinto che raffigura l’Ultimo bacio dato a Giulietta da Romeo di Francesco Hayez del 1823.

Al secondo piano si trovano i mobili, le stanze private e gli oggetti della principessa Carlotta, che a metà Ottocento ricevette in dono la Villa in occasione delle nozze con Giorgio II, duca di Sassonia-Meiningen.

Villa Carlotta conserva un archivio storico ed è depositaria dell’archivio Belloni Zecchinelli.

apertura: 10.00 – 19.00
ultimo biglietto ore 18.00, chiusura museo ore 18.30

https://online.villacarlotta.it/wizard?dull=&wizard=acquisto-biglietti

BIANDRONNO (Va)

MONUMENTI E LUOGHI DI INTERESSE

 ISOLINO VIRGINIA Museo

Tana dell' isolino ristorante

FRAZIONI

Cassinetta

STORIA

Le prime tracce della presenza dell'uomo nel territorio del Comune di Biandronno risalgono a circa 6500 anni fa. A quell'epoca appartengono infatti gli insediamenti palafitticoli dell'Isolino Virginia, riportati alla luce nel corso di innumerevoli campagne di scavo iniziate nella seconda metà dell'Ottocento. Per secoli, il pescoso lago e i fertili campi hanno rappresentato un connubio ideale per lo sviluppo della vita a Biandronno. La storia ha lasciato molte tracce nel nostro territorio; molti reperti di età romana, tardo romana e alto medievale (perfino in alcuni termini dialettali si ritrova l'influsso longobardo), mentre dei secoli più recenti si hanno anche testimonianze scritte (archivi, visite pastorali ecc.). Oggi Biandronno è un Comune con poco più di tremila abitanti, con un'economia di tipo prevalentemente industriale e artigianale (sul territorio è presente una delle maggiori industrie di elettrodomestici) che, accanto agli indubbi vantaggi economici ha portato anche qualche scompenso di identità culturale. Il territorio comunale è caratterizzato da situazioni ambientali differenti ma tutte di grandissimo pregio e interesse: una è il Laghetto di Biandronno, già specchio d'acqua ed ora ecosistema palustre di estremo interesse. Non possiamo, da ultimo, non citare il nostro più illustre concittadino, Gualberto Niemen, recentemente scomparso all'età di 98 anni, che nonostante la Sua veneranda età rinnovava quotidianamente l'antica magia di trasformare un pezzo di legno in un burattino, creatura alla quale il "Berto" prestava non solo mani e voce, ma anche l'animo di un eterno ragazzino.

LUVINATE (Va)


MONUMENTI E LUOGHI DI INTERESSE

 osservatorio astronomico G. V. Schiaparelli

Monastero di Sant'Antonio

Le origine del monastero sono fatte risalire al 1578, quando le monache della comunità di Santa Chiara di Bosto, che si erano aggregate a quelle di Sant'Apollinare di Milano, si trasferirono a Varese, nel monastero appunto di Sant'Antonino, mantenendo beni nel territorio di Bizzozzero e Binago (Ordini religiosi, Sant’Antonino, Varese; Fondo di Religione, Sant’Antonino, Varese).

Da un memoriale non datato, ma posteriore alla morte di san Carlo, si apprende inoltre che al tempo dell'arcivescovo Borromeo al monastero di Varese furono aggregati quello di Lainate, dedicato a Sant'Antonio, il 27 agosto 1571, e il monastero di Santa Chiara di Bosto, il primo di benedettine e il secondo di clarisse (Ordini religiosi, Sant’Antonino, Varese), che conservarono abito, usi e regole proprie pur vivendo con le benedettine: le clarisse vennero soppresse nel 1782 (Mosconi 1990, p. 165).
Nel secolo XVIII il monastero risulta possedere terreni nelle comunità di Varese, Barasso, Casciago, Luvinate, Morosolo, nella pieve di Varese; Binago, nella pieve di Appiano; Cairate, nella pieve di Olgiate Olona; Oggiona con Santo Stefano, nella pieve di Gallarate; Arsago, nella pieve di Somma (Possessi dei monasteri femminili, sec. XVIII). L'Agenzia centrale dei beni nazionali della repubblica cisalpina dispose la vendita separata dei beni del soppresso monastero di Sant'Antonino con avvisi dell'11 e del 26 fiorile anno VI (Fondo di Religione, Sant’Antonino, Varese).

Chiesa di Sant'Ippolito e Cassiano

entrambi martiri cristiani dei primi secoli; una importante sagra viene organizzata nel paese nella seconda o nella terza domenica d’agosto, aperta da una cerimonia suggestiva condotta solitamente dal Prevosto di Varese, che poi celebra una Messa solenne davanti alla popolazione.

STORIA

Abitata già in età romana, vide nel Medioevo la nascita del monastero delle Benedettine di Sant'Antonino, che influenzerà a lungo la vita economica locale. Il territorio comunale, insieme ad altri possedimenti, inclusi in una considerevole proprietà fondiaria che si estendeva anche ai centri limitrofi, veniva amministrato dalla badessa del cenobio Bima de Cuvio, coadiuvata da otto suore; nel 1428 le suore del monastero di Torba si unirono a quelle del monastero di Luvinate sino alla metà dello stesso secolo. Durante il '500 iniziò la decadenza del convento e le suore furono trasferite a Varese in un nuovo edificio, per volontà di S. Carlo. Tutti i beni mobili ed immobili del monastero divennero possedimento dei conti Stampa fin quando l'ultimo discendente di questo casato lasciò in eredità l'intero complesso all'istituto "Figli della Provvidenza". Oltre all'edificio religioso, che ospitò le monache, sorgono nel cuore dell'abitato la chiesa dei Ss. Ippolito e Cassiano di architettura ottocentesca, l'antica Cascina Selvapiana e l'abbazia di S. Vito, entrambe del '300. Del castello rimangono solo pochi ruderi, mentre si è conservata molto bene la Villa Mazzorin, edificata nel 1877 seguendo linee eclettiche per volontà dei nobili veneti Mazzorin, da cui prende il nome.  

BISUSCHIO (Va)

MONUMENTI E LUOGHI DI INTERESSE

 VILLA CICOGNA MOZZONI

Chiesa parrocchiale di San Giorgio Martire

La dedica a San Giorgio non fu casuale: esisteva, infatti, nella parte alta del paese, nei pressi della dimora dei Mozzoni, un'antica chiesa dedicata al santo, chiamata San Giorgio in Monte. Cecilia Mozzoni, con la promessa di far innalzare un nuovo edificio religioso, comprò il terreno di proprietà dell'antica chiesetta, che fece abbattere, potendo così ampliare il giardino della sua dimora e riutilizzando le macerie come decorazione. La nuova chiesa sorse in tutt'altra posizione, fuori dalle "mura" del paese, in zona pianeggiante e questo le valse l'appellativo di San Giorgio al piano. Ora questa denominazione si è persa, dato che si è perso anche il ricordo della chiesa in monte, rimanendo semplicemente "San Giorgio". Sul luogo prescelto, un tempo, sorgeva una chiesa dedicata a San Bernardino, innalzata nel 1444, ma, evidentemente, caduta prima del 1565. Per il nuovo edificio si optò per un sobrio classicismo. Fu progettato in tre navate, scandite da colonne in pietra di Viggiù. Durante la sua costruzione non mancarono gli incidenti di percorso: infatti ci fu una lunga sospensione dei lavori e un crollo parziale. Tuttavia, nel 1603, la nuova chiesa era pronta: Bisuschio ottenne il distaccamento da Arcisate nel 1605 e la nuova chiesa fu innalzata a parrocchiale. Nonostante i numerosi interventi nel corso dei secoli, l'aspetto attuale della chiesa rispetta in gran parte l'aspetto del tempo, soprattutto per quanto riguarda l'interno.

Chiesa di San Giuseppe

Si trova a poca distanza dalla precedente, in pieno centro storico. È un oratorio di modeste dimensioni: infatti è costituito da un'unica navata, con l'altare orientato verso nord. Per molti anni trascurata e dimenticata, si è deciso di darle nuova vita per il Giubileo del 2000. I lavori, iniziati nel 1998, hanno permesso di studiare meglio la storia di questa chiesetta, storia fino ad allora pressoché sconosciuta. L'attuale forma e orientamento risalgono agli anno '30 del XVII secolo, quando venne ampliata per volere (e a spese) della famiglia Cicogna Mozzoni, per darla come sede alla Scuola del Santissimo, costituita su licenza del cardinale Federico Borromeo nel 1627.

Il 25 gennaio 2015, alla presenza di monsignor Franco Agnesi, è stato inaugurato un complesso scultoreo posto nell'altare della navata sinistra, opera dello scultore Gianfranco Colombini.

Chiesa del Lazzaretto

La sua costruzione avvenne a metà del 1700 e fu dedicata a San Rocco e San Sebastiano, patroni degli appestati. Infatti, l'epidemia di Peste che Alessandro Manzoni descriverà nel suo I promessi sposi, si diffuse anche qui, anche se, secondo i registri parrocchiali, non vi fu un gran numero di vittime.

FRAZIONI

Piamo, Pogliana, Ravasina, Rossaga, Ponte, Zerbi

STORIA

Bisuschio si trova in Valceresio che è un'ampia fenditura, ariosa e solare che si dispiega tra il Lago di Lugano e la città di Varese. Similmente ad altre valli del Varesotto, ha costituito una comoda e diretta via di transito tra i valichi alpini e la pianura. Nel Triassico (220 milioni di anni fa), buona parte della Valceresio e quindi anche Bisuschio, era coperta dal cosiddetto Mare di Besano, della cui esistenza sono prove le rocce bituminose presenti in gran quantità sulle pendici dei monti circostanti ed i tanti reperti fossili. Testimonianze di vita preistorica sono state individuate in varie parti della valle. Secondo una leggenda proprio a Bisuschio, all'interno di boschi intricati, dov'era sicura l'esistenza di lupi ed orsi, sembra che vivesse una setta di Druidi, che provvedevano al seppellimento dei morti.

Tutta la valle passa poi sotto il dominio dei Romani che la tengono per molti secoli e resistono alle pressioni dei barbari (soprattutto Reti, popolazioni d'oltre Gottardo), proprio per l'importanza che essa rappresenta quale via di comunicazione. In questo periodo, tra la fine della dominazione romana e le invasioni barbariche, il piccolo villaggio prende probabilmente il suo nome, che secondo tradizione deriverebbe dal latino Bis - ustum, che significa "arso due volte", probabile ricordo di due incendi subiti per mano dei Reti e dei Franchi.

Sembra che in età tardo-imperiale esistesse a Bisuschio una torre di guardia, anche se finora non ne è stata accertata l'esistenza. Sicuramente è difficile ricostruire le vicende che riguardarono Bisuschio fino all'anno 1000, infatti i primi documenti storicamente riconducibili a Bisuschio sono della prima metà dell'XI secolo e si tratta di atti notarili di compravendita principalmente terreni tra la Badia di San Gemolo di Ganna e vari abitanti del luogo. Bisuschio era parte del Contado del Seprio.

Dal XIII secolo Bisuschio segue le vicende del Ducato di Milano e viene concessa in feudo, come tutta la Pieve, prima agli Arcimboldi e successivamente ai Borromeo, Litta, Arese. Durante questo periodo giunge a Bisuschio da Milano la ricca famiglia Mozzoni che tanto modificherà le vicende del paese.

Doveva essere molto selvaggia la Valceresio nella seconda metà del XV secolo. Ciò è testimoniato dal fatto che i Mozzoni eressero un casino di caccia all'orso. Nell'autunno del 1476 il Duca di Milano Galeazzo Maria Sforza fu invitato ad una battuta di caccia presso Villa Cicogna Mozzoni. Nel 1831 fu eletto il primo Consiglio comunale.

NAVIGAZIONE FLUVIALE a Trezzo sull'Adda (Mi)

 

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(I posti prenotati vengono riservati fino a 15 minuti dalla partenza. Dopo tale termine possono essere riassegnati)

Prezzi e corse (SOGGETTI A MODIFICHE IN BASE A DIRETTIVE DPCM) dal 20/02/2021 al 30/10/2021 - FESTIVI INCLUSI

L’IMBARCO È DI FRONTE AL NOSTRO RISTORANTE “AL MOLO SULL’ADDA”

Capienza massima (causa COVID-19): 38 persone

ORARI CORSE 

  • SABATO: (11:00 ) - 12:30   -   15:00 - 16:30 - 18:00 - (19:30)
  • DOMENICA: (11:00 ) - 12:30   - 15:00 - 16:30 - 18:00 - (19:30)



AL CORBARA a Trezzo sull'Adda (Mi)

Proprio di fronte al ristorante Al Molo sull’Adda di Trezzo sull’Adda abbiamo pensato ad “Al Corbara”: una location unica ed esclusiva dove proporre i prodotti tipici del nostro territorio. Il tutto immersi nella fantastica natura del parco Adda nord!

Ma non solo… Sulla barca sono presenti anche vaste gamme di piatti gourmet, birre artigianali, cocktail, estratti di frutta e dolci fatti in casa.

Tutto nella bellissima cornice del fiume Adda. La barca è aperta tutto l’anno ed è riscaldata nel periodo invernale.


Tel: 3517381818

Tutti i giorni
dalle 18:00 alle 20:00

APERITIVO IN BARCA

NAVIGAR MANGIANDO a Trezzo sull'Adda (Mi)

Mangiare e navigare sul fiume, cullato dal rumore dell’acqua e della natura, degustando le delizie di un menù che propone prodotti tipici locali: una delizia per il palato e un toccasana per lo spirito!

Navigar Mangiando si svolge ogni Domenica dalle 12:30 alle 14:30

La prenotazione è obbligatoria e va effettuata entro una settimana dalla data di preferenza, scrivendo su Whatsapp al 3515400281

L’imbarco è di fronte al nostro ristorante Al Molo sull’Adda a Trezzo sull’Adda. Si richiede la presenza in loco 15 minuti prima della partenza, con massima puntualità.

Il costo è di 49€ a persona (37€ menù e servizio + 12€ di navigazione)

La navigazione si svolge nella zona tra la Centrale Taccani e Villa Paradiso: durante essa sarà possibile apprezzare le bellezze della fauna e della flora del territorio del Parco Adda Nord.

GROTTE DI RESCIA (Co)

  Le sette Grotte di Rescia, unite in un unico complesso agli inizi del ‘900, si snodano lungo un  percorso turistico di ca. 500 m  alle pen...