Sotto il profilo toponomastico si ritiene che il nome del paese derivi dalla distanza dalla città di Milano: esso si trova infatti presso la settima pietra miliare della strada che collegava Milano a Novara, spostata poi nel periodo altomedievale. L'epiteto "Milanese" fu aggiunto con l'unità d'Italia per distinguerlo da altri paesi con lo stesso nome.Sulle vicende storiche di Settimo Milanese la documentazione superstite è scarsa; si presume ad ogni modo che le origini del borgo siano da far risalire all'epoca romana come suggerirebbe appunto il nome e la sua spiegazione toponomastica. Da Sarre, in epoca romana, passava la via delle Gallie, strada romana consolare fatta costruire da Augusto per collegare la Pianura Padana con la Gallia.
Le prime documentazioni certe in possesso degli storici risalgono ad ogni modo al XII secolo: Settimo viene citata in numerosi documenti riguardanti il monastero milanese di San Maurizio maggiore, i cui diritti sul borgo vengono confermati con una bolla da papa Eugenio III del 29 luglio 1148. A pochi anni dopo, al 1153, risale tra l'altro la costruzione dell'antica chiesa di Santa Margherita di Settimo Milanese, così come delle vicine chiese di Vighignolo e Seguro. Nel medesimo periodo per Settimo viene citato un castrum, una fortificazione di proprietà della famiglia Balbi. Nel "Codex Diplomaticus Longobardiae" è conservato inoltre un documento dove la località di Settimo è citata come luogo di provenienza di alcuni testimoni atti a comparire in un processo tenutosi a Milano.
Il periodo più felice per la storia comunale fu quello intorno alla metà del XV secolo quando alla signoria dei Visconti si sostituì quella degli Sforza. Si assiste infatti in questo periodo ad una ripresa economica con relativa diffusione del benessere e con il rifiorire delle arti e della vita di corte. Successivamente si ha un periodo di decadenza coincidente con la dominazione spagnola della Lombardia occidentale (1533 - 1700) durante la quale viene applicata una politica di completo disinteresse ai bisogni della popolazione e di sfruttamento del paese, sempre a discapito dei più poveri. Nel 1572 il borgo viene visitato da San Carlo Borromeo nell'ambito di una sua visita pastorale nel contado milanese.
Nel 1771 Settimo contava 712 abitanti. Il governo di Napoleone espanse grandemente il comune, annettendogli Vighignolo nel 1809, mentre nel 1811 gli incluse Cassina del Pero, Figino, Quinto Romano e Seguro, portandolo così a 1913 abitanti. Con la restaurazione degli austriaci nel 1815, i comuni vennero nuovamente resi tutti indipendenti, salvo poi apportare nuove modifiche nel 1841 per quanto riguarda Seguro e Vighignolo che vennero riaccorpate al territorio di Settimo per esiguità di abitanti. Nel 1862, dopo l'avvenuta unità d'Italia, Settimo trarrà l'aggettivo "Milanese" per distinguersi da altre omonime località italiane.
Favorito dalla sua posizione Settimo ha un ruolo importante sia nella resistenza partigiana durante il periodo fascista, sia nella lotta per la liberazione.
A partire dalla metà del Novecento, Settimo avviò un programma di profonda trasformazione del tessuto sociale e urbano, grazie all'impianto delle prime industrie tra cui spicca la Auso Siemens (che diventerà poi l'odierna Italtel S.p.A.) in località Castelletto.
FRAZIONI
Cascina Cantalupo, Cascina Castelletto, Cascina Occhiò, Sesto Gallo, Montone-Primavera,
Cascine Olona
Il nome dell'abitato fu dato nell'Ottocento in onore del Risorgimento. Molte vie della frazione, invece, commemorano i luoghi delle battaglie più importanti delle tre guerre d'Indipendenza Italiana.
Villaggio Cavour
Il nome dell'abitato fu dato nell'Ottocento in onore del Risorgimento. Molte vie della frazione, invece, commemorano i luoghi delle battaglie più importanti delle tre guerre d'Indipendenza Italiana.
Cascina Rocca Brivio
Sul sito dell'attuale Rocca Brivio sorgeva fin dal Medioevo un castello, posto in posizione dominante a guardia della strada da Milano a Lodi.
Nel Cinquecento il castello divenne proprietà dei marchesi Brivio; fu Luigi Brivio che intorno al 1680 lo fece abbattere, costruendo sulle sue fondamenta il palazzo attuale, che pur conservando il nome di «rocca» perse ogni funzione difensiva
Carpianello
Carpianello è un piccolo centro abitato di antica origine, da sempre legato al territorio milanese. La comunità apparteneva alla Pieve di San Giuliano, e confinava con Bolgiano e Robbiano a nord, Mediglia ad est, Zivido a sud, e San Giuliano ad ovest. Al censimento del 1751 la località fece registrare 240 residenti.
In età napoleonica, nel 1805, la popolazione erascesa a 201 unità, tanto che nel 1809 il Comune di Carpianello venne soppresso ed aggregato a quello di San Giuliano, a sua volta annesso a Viboldone nel 1811; tutti i centri recuperarono comunque l'autonomia nel 1816, in seguito all'istituzione del Regno Lombardo-Veneto.
Il Comune di Carpianello venne definitivamente soppresso dagli austriaci il 24 luglio 1841, venendo annesso alla vicina Zivido, della quale seguì poi le sorti nel tempo.
Zivido
La località era un borgo agricolo di antica origine. Nell'ambito della suddivisione in pievi del territorio milanese, apparteneva alla pieve di San Giuliano, e confinava con Carpianello a nord, Mediglia ad est, Santa Brera e Viboldone a sud, e San Giuliano ad ovest. Al censimento del 1751 la località fece registrare 347 residenti.
In età napoleonica, nel 1805, la popolazione erascesa a 267 unità, tanto che nel 1809 il Comune di Zivido fu aggregato a San Giuliano, a sua volta annessa a Viboldone nel 1811. Tutte le località recuperarono comunque l'autonomia nel 1816 dopo la costituzione del Regno Lombardo-Veneto.
Nel 1841 i governanti austriaci decisero di ampliare il territorio municipale di Zivido, aggregandovi Carpianello a titolo definitivo. Al censimento del 1853 il Comune di Zivido contava 680 abitanti, a quello del 1861 il numero era salito a 698.
Nel 1869 il Comune di Zivido venne annesso definitivamente da quello di Viboldone, che poi nel 1893 assunse il nome di San Giuliano Milanese.
Viboldone
La località è un borgo agricolo di antica origine. Nell'ambito della suddivisione del territorio milanese, apparteneva alla Pieve di San Giuliano, e confinava con Civesio e San Giuliano a nord, Zivido e Santa Brera a est, Mezzano e Zunico a sud, e Rancate a ovest. Al censimento del 1751 la località fece registrare 377 residenti.
In età napoleonica, nel 1805, la popolazione era salita a 581 unità, e il municipio allargò di molto le sue competenze, dato che nel 1809 furono aggregati a Viboldone i comuni di Civesio e Rancate per un totale di 948 cittadini, e due anni dopo anche San Donato, San Giuliano e Sesto Ulteriano, interessando nel complesso 2773 persone. Tutti i centri recuperarono però l'autonomia nel 1816 dopo la costituzione del Regno Lombardo-Veneto.
Gli stessi austriaci tuttavia, nel 1841, dovettero riconoscere la razionalità dell'operato napoleonico, e così Civesio e Rancate furono di nuovo annesse, questa volta a titolo definitivo, a Viboldone, mentre stavolta anche Videserto venne coinvolta nell'aggregazione.
Al censimento del 1853 il Comune di Viboldone contava 1163 abitanti, a quello del 1861 il numero era salito a 1209.
Nel 1869 al comune di Viboldone vennero aggregati i comuni di Sesto Ulteriano, San Giuliano e Zivido, e l'anno successivo il comune di Pedriano.
Nel 1893 il comune di Viboldone assunse la denominazione di "San Giuliano Milanese"
Mezzano
Mezzano è un piccolo centro rurale di antica origine, da sempre legato al territorio milanese. La comunità apparteneva alla pieve di San Giuliano, e confinava con Viboldone a nord, Pedriano ad est, Carpiano a sud e Zunico ad est. La località fece registrare 155 residenti al censimento del 1751.
In età napoleonica, nel 1805, la popolazione era scesa a 129 unità, tanto che nel 1809 il comune di Mezzano venne soppresso ed aggregato al comune di Pedriano, a sua volta soppresso ed aggregato a Melegnano nel 1811. Mezzano recuperò l'autonomia nel 1816, in seguito all'istituzione del Regno Lombardo-Veneto.
Gli stessi austriaci tuttavia, nel 1841, dovettero riconoscere la razionalità dell'operato napoleonico, e così il comune di Mezzano venne nuovamente soppresso e aggregato a Pedriano, seguendone nel tempo le sorti.
Sesto Ulteriano
La località è un borgo agricolo di antica origine sede di una parrocchia dedicata a San Marziano. Nell'ambito della suddivisione in pievi del territorio milanese, apparteneva alla pieve di San Giuliano, e confinava con Chiaravalle a nord, Civesio ad est, Rancate e Videserto a sud, e Locate e Poasco ad ovest. Al censimento del 1751 la località fece registrare 410 residenti.
In età napoleonica, nel 1805, la popolazione era salita a 426 unità, che divennero 443 nel 1809. Nel 1811 Sesto Ulteriano fu aggregata a Viboldone, recuperando l'autonomia nel 1816 dopo la costituzione del Regno Lombardo-Veneto. Al censimento del 1853 il Comune di Sesto Ulteriano fece contare 648 abitanti, a quello del 1861 il numero era salito a 746.
Nel 1869 il comune di Sesto Ulteriano venne aggregato definitivamente al comune di Viboldone, il quale nel 1893 assunse la denominazione di San Giuliano Milanese.
Fra Sesto Ulteriano e Civesio è sorta una vasta zona industriale e commerciale, favorita dalla presenza dell'uscita San Giuliano Milanese dell'autostrada del Sole.
Poasco
Il piccolo borgo agricolo di Poasco fu nominato per la prima volta nel 1346. Nell'ambito della suddivisione del territorio milanese in pievi, Poasco apparteneva alla Pieve di San Donato.
Il territorio comunale comprendeva la frazione di Sorigherio, e confinava con Chiaravalle a nord, Sesto Ulteriano ad est, Opera a sud e Macconago ad ovest. Al censimento del 1751 la località fece contare 130 abitanti.
In età napoleonica, dal 1808 al 1816, Poasco fu aggregata per la prima volta a Milano, recuperando l'autonomia con la costituzione del Regno Lombardo-Veneto. A quel tempo il villaggio aveva 258 residenti.
Il 17 gennaio 1841 Poasco fu aggregata al comune di Chiaravalle, a sua volta annesso a Milano nel 1923.
Il distacco dal capoluogo meneghino fu il frutto delle polemiche conseguenti alla rettifica nel 1925 della linea di confine fra Milano e San Donato in senso favorevole alla prima città. Per spegnere le rimostranze sandonatesi, nel 1932 il regime fascista decise di scorporare Poasco e Sorigherio dal comune di Milano e assegnarle a San Donato Milanese a titolo di compensazione.
Sorigherio
Nella suddivisione dei territori milanesi in pievi, Sorigherio apparteneva alla pieve di San Donato.
Tra il 1808 e il 1816 la frazione di Sorigherio fu aggregata a Milano. Successivamente, nel 1841, Sorigherio fu associata al comune di Chiaravalle Milanese.
Poi, nel 1923, il comune di Chiaravalle Milanese fu soppresso ed annesso a quello di Milano. Nel 1932, Sorigherio venne scorporata dal comune di Milano ed aggiunta al comune di San Donato Milanese.
Pedriano
Nell'ambito della suddivisione in pievi del territorio milanese, apparteneva alla pieve di San Giuliano, e confinava con Viboldone e Santa Brera a nord, Melegnano ad est e a sud, e Carpiano e Mezzano ad ovest. Nei registri del 1751, la località fece registrare 277 residenti.
In età napoleonica, nel 1805, la popolazione risultò diminuita a 163 anime, ma nonostante ciò nel 1809 furono aggregati a Pedriano i comuni di Mezzano e Santa Brera, per un complesso di 564 persone. Due anni dopo Pedriano fu annessa a sua volta a Melegnano. Tutte le località recuperarono l'autonomia nel 1816 dopo la costituzione del Regno Lombardo-Veneto.
Col passare degli anni tuttavia, furono gli stessi governanti tedeschi ad accorgersi della razionalità dell'operato napoleonico, e così Mezzano e Santa Brera furono aggregate definitivamente a Pedriano nel 1841 con dispaccio governativo del 24 luglio. Al censimento del 1853 il Comune di Pedriano fece contare 703 abitanti, a quello del 1861 il numero era salito a 838.
Nel 1870 il Comune di Pedriano venne aggregato al Comune di Viboldone, che nel 1893 assunse il nome di San Giuliano Milanese.[ La nuova geografia amministrativa apparve in contrasto con il precedente schema napoleonico, specialmente tenendo conto della prossimità fisica di Pedriano con l'insediamento urbano melegnanese.
Civesio
Civesio era un piccolo centro rurale di antica origine, da sempre legato al territorio milanese. La comunità apparteneva alla Pieve di San Giuliano, della quale accoglieva una parrocchia, e confinava con Chiaravalle a nord, San Giuliano e Viboldone ad est, Rancate a sud, e Sesto Ulteriano ad ovest. Al censimento del 1751 la località fece registrare 120 residenti.
In età napoleonica, nel 1805, la popolazione era salita a 235 unità. Nel 1809 il Comune di Civesio venne soppresso ed aggregato al comune di Viboldone, recuperando però l'autonomia nel 1816, in seguito all'istituzione del Regno Lombardo-Veneto.
Gli stessi austriaci tuttavia, nel 1841, dovettero riconoscere la razionalità dell'operato napoleonico, e così il comune di Civesio venne annesso di nuovo a Viboldone, seguendone poi le sorti nel tempo.
Negli ultimi decenni il centro abitato ha conosciuto una notevole espansione residenziale, favorita dalla vicinanza all'uscita dell'autostrada; fra Civesio e Sesto Ulteriano è sorta una grande zona artigianale e commerciale.
Civesio è stato luogo di nascita del cantante rapper J-Ax, alcuni scorci della cittadina sono infatti visibili nel video della canzone autobiografica "Altra Vita".
Vighignolo
Vighignolo fu un antico comune del Milanese il quale, pur vantando una tradizionale comunanza storica con la vicina città di Settimo Milanese di cui è oggi frazione, dispone di un percorso storico personale di più lunga data. Secondo un anonimo storico, infatti, il 27 gennaio dell'anno 949 re Lotario II d'Italia, donò a Mirano Meraviglia, capostipite della nobile casata milanese, il paese di Vighignolo, dove la dinastia si insediò.
Fin dal Cinquecento, il paese fu sede di parrocchia e grazie alla prima opera di catasto voluta dall'imperatore Carlo V sappiamo che il paese contava all'epoca 21 nuclei famigliari e che era retto da un console
Il 22 ottobre 1604 il borgo di Vighignolo venne visitato dal cardinale Federico Borromeo il quale annotò nelle memorie del suo viaggio che il borgo aveva 160 abitanti in tutto con un'osteria, ma con un notevole tasso di criminalità che si annida ogni notte presso il porticato della locale chiesa di San Sebastiano. Il curato, frate Antonio Cattaneo di Gallarate, raccolse poi l'invito dell'arcivescovo a sospendere la fiera di San Sebastiano, incontrando ad ogni modo l'opposizione cittadina. Con la peste manzoniana del 1630, a Vighignolo viene ricavato un lazzaretto provvisorio presso un campo non lontano dalla chiesa di San Sebastiano, senza ad ogni modo l'erezione di strutture stabili. Nel 1685, dagli atti della visita pastorale dell'arcivescovo Federico Visconti, viene rilevato che Vighignolo conta in tutto 179 abitanti.
La situazione per l'abitato di Vighignolo cambierà drasticamente a partire dalla data del 27 aprile 1738 quando il conte Cristiano Stampa di Montecastello, già proprietario terriero in paese, riuscì ad acquistare il titolo di conte di Vighignolo, il quale si recherà in paese poco dopo per il giuramento presso il console locale. Il paese contava allora 39 "fuochi" (famiglie), ma esso era stato privato della storica osteria che rappresentava un punto fisso per l'economia del paese. Tra i primi atti del nuovo feudatario vi fu proprio la riapertura a sue spese del locale, atto per cui ricevette anche il plauso del parroco don Giulio Oldrini che viene descritto dai contemporanei come "uomo dotato di una discreta cultura".
Quando il 1º settembre 1748 il conte Stampa morì senza eredi, il feudo venne incamerato nuovamente dallo Stato di Milano che poco dopo assegnò unicamente il titolo di conte di Vighignolo al nobile Giulio Padulli, vendendo invece le proprietà terriere degli Stampa in loco al finanziere Pietro Venino che, tra le altre cose, erigerà in paese una sua residenza di campagna.
In base al censimento voluto nel 1771 dall'imperatrice Maria Teresa, invece, apprendiamo che Vighignolo contava in tutto 319 anime.
Alla proclamazione del Regno d'Italia nel 1805 risultava avere 252 abitanti, essendosi quindi spopolata.
Nel 1809 fu soppresso con regio decreto di Napoleone ed annesso per la prima volta a Settimo.
Nel frattempo, nel 1828, morì senza eredi il conte Antonio Meraviglia, ultimo erede della casata locale, il quale vendette tutte le restanti proprietà della sua casta a Vighignolo che vennero acquisite dagli esponenti della borghesia locale come i Locatelli e gli Airaghi.
Il Comune di Vighignolo venne ripristinato con il ritorno degli austriaci, che tuttavia tornarono sui loro passi nel 1841, stabilendo la definitiva unione comunale con Settimo. L'anno successivo, con la morte di don Cesare Meraviglia, terminò ufficialmente il diritto della sua famiglia di nominare il parroco di Vighignolo, diritto che tornò agli arcivescovi di Milano.
Nell'Ottocento, a Vighignolo venne aperta una fornace per la fabbricazione di mattoni che segnò inesorabilmente il passaggio dall'economia basata sull'agricoltura a quella industriale anche per il borgo.
Durante la Prima guerra mondiale, Vighignolo ebbe 14 caduti e nel 1919, con le prime elezioni politiche tenutesi a suffragio universale maschile, la vittoria locale passò al partito socialista.
Con l'avvento del fascismo, il 21 aprile 1924 viene segnalata dai giornali la notizia che alcuni squadristi fascisti fecero dei danni in paese, incendiando la sede del circolo familiare locale gestito dai socialisti oltre ad alcune stalle di proprietà della famiglia Airaghi. Con la vittoria dei fascisti alle elezioni tenutesi poco dopo, il paese mutò il proprio nome in Vighignolo Venino in onore del conte senatore Pier Gaetano Venino.
Durante la Seconda guerra mondiale ed i rastrellamenti compiuti dai tedeschi, Vighignolo vide la caduta di tre partigiani.
Seguro
Fin dal 1604 Seguro fu sede di parrocchia. In base al censimento voluto nel 1771 dall'imperatrice Maria Teresa, Seguro contava 365 abitanti. Alla proclamazione del Regno d'Italia nel 1805 risultava avere 216 abitanti, essendosi quindi spopolata. Nel 1809 fu soppresso con regio decreto di Napoleone Bonaparte e annesso a Baggio, ma nel 1811 fu spostato d'imperio sotto l'amministrazione comunale di Settimo. Il Comune di Seguro fu ripristinato con il ritorno degli austriaci, che tuttavia tornarono sui loro passi nel 1841, stabilendo la definitiva unione comunale con Settimo.
Cascina Santa Brera
La piccola località rurale di Santa Brera, di antica origine, costituiva un comune compreso nella Pieve di San Giuliano, parte del Ducato di Milano, e confinava con Zivido a nord, Colturano ad est, Melegnano e Pedriano a sud, e Viboldone ad ovest. La località fece registrare solo 80 residenti al censimento del 1751.
In età napoleonica, nel 1805, la popolazione era salita a 182 unità comprendendo la vicina Rocca Brivio. Nel 1809 il comune di Santa Brera venne soppresso e aggregato al limitrofo comune di Pedriano, a sua volta aggregato a Melegnano due anni dopo; tutti i centri recuperarono comunque l'autonomia nel 1816 dopo l'istituzione del Regno Lombardo-Veneto.
Gli stessi austriaci tuttavia, nel 1841, dovettero riconoscere la razionalità dell'operato napoleonico, e così il comune di Santa Brera venne soppresso definitivamente e nuovamente aggregato a Pedriano, seguendone nel tempo le sorti.
Cascina Rancate
La cascina Rancate è una località di antica origine, da sempre legata al territorio milanese. La comunità apparteneva alla pieve di San Giuliano, e confinava con Civesio a nord, Viboldone ad est, Videserto a sud, e Sesto Ulteriano ad ovest. Al censimento del 1751 la località fece registrare 170 residenti.
In età napoleonica, nel 1805, la popolazione era scesa a 139 unità, tanto che nel 1809 il Comune di Rancate venne soppresso ed aggregato al comune di Viboldone, recuperando però l'autonomia nel 1816, in seguito all'istituzione del Regno Lombardo-Veneto.
Gli stessi austriaci tuttavia, nel 1841, dovettero riconoscere la razionalità dell'operato napoleonico, e così il Comune di Rancate venne aggregato di nuovo a Viboldone, seguendone poi le sorti nel tempo.
La cascina Rancate nel 1923 fu visitata dal re Vittorio Emanuele III come esempio di modello agricolo. Il re vi piantò un albero.
Cascina Videserto
La cascina Videserto è una località di antica origine, da sempre legata al territorio milanese. La località apparteneva alla pieve di San Giuliano, e confinava con Sesto Ulteriano a nord, Rancate ad est, Zunico a sud, e Locate Triulzi ad ovest. Al censimento del 1751 la località fece registrare 153 residenti.
In età napoleonica, nel 1805, la popolazione era scesa a 116 unità; nel 1809 il Comune di Videserto venne soppresso ed aggregato al comune di Zunico, a sua volta annessa a Carpiano nel 1811; tutti i centri recuperarono comunque l'autonomia nel 1816, in seguito all'istituzione del Regno Lombardo-Veneto.
Il Comune di Videserto venne definitivamente soppresso dagli austriaci il 24 luglio 1841, venendo annesso per ragioni stradali e di tradizione ecclesiastica a Viboldone, del quale seguì poi le sorti nel tempo.
MONUMENTI E LUOGHI DI INTERESSE
Abbazia di Viboldone - Chiesa di San Pietro in Viboldone
Fu fondata nel 1176 e completata nel 1348 dagli Umiliati, un ordine religioso formato da monaci, monache e laici che, attorno all'attuale chiesa, conducevano vita di preghiera e di lavoro, in particolare fabbricando panni di lana e coltivando i campi con sistemi di lavorazione assolutamente innovativi. Dopo la soppressione degli Umiliati a opera di Carlo Borromeo, l'abbazia passò ai Benedettini Olivetani, successivamente soppressi dal governo austriaco e costretti ad abbandonare l'abbazia.
Nel 1940 il cardinale Ildefonso Schuster, dopo anni di abbandono, ha offerto l'abbazia a una comunità di religiose guidata da Margherita Marchi, separatasi dalla congregazione delle Benedettine di Priscilla. Il monastero sui iuris delle benedettine di Viboldone fu canonicamente eretto il 1º maggio 1941: le monache si dedicano alla produzione di confetture e, dal 1945, svolgono un'importante attività di editoria religiosa e teologica, oltre agli impegni di natura più strettamente monastica.
Nel 1965 Paolo VI ordinò che vi fosse trasferito l'abate di Montserrat, Aureli Maria Escarré, per sottrarlo alla persecuzione franchista.
Per molti anni, cappellano della comunità delle benedettine è stato Luisito Bianchi (1927-2012).
Chiesa di Santa Margherita
Identificata come il luogo di culto più antico dell'abitato di Settimo, la chiesa di Santa Margherita ha la sua prima attestazione documentaria al XII secolo quando già viene citata nel "Liber Notitiae Sanctorum Mediolanensis" di Goffredo da Bussero. La struttura attualmente visibile è frutto di un rifacimento risalente al 1534 ad opera del sacerdote Francesco Balbi, membro della famiglia che all'epoca era tra i massimi poprietari settimini.
Di forma rettangolare, a navata unica, ha la facciata disposta verso la via di passaggio e presenta forme esterne neoromaniche frutto di interventi realizzati a fine Ottocento.
Oratorio di San Giovanni Battista (Cascine Olona)


Tra i monumenti di Settimo, testimoni di un passato, troviamo l'Oratorio di San Giovanni Battista, situato nella frazione di Cascine Olona. L'oratorio, di ridotte dimensioni, venne fatto edificare dal nobile Paolo Mantegazza e consacrato nel 1468.
L'edificio è caratterizzato da un corpo longitudinale con tetto a vista che termina in un'abside quadrata. Notevoli la piccola fronte e il campanile che fornisce agilità all'insieme. Esso contiene molti dipinti attribuiti alla scuola di Vincenzo Foppa: "L'annunciazione della vergine", "La nascita del Battista" e "Il Giudizio Universale".
All'inizio del Novecento, vista la sua particolare posizione lungo la via Novara, rischiò di venire abbattuto per agevolare il percorso del Gamba de legn, la tramvia milanese che collegava con la provincia, cosa che ad ogni modo non avvenne per intervento della sovrintendenza per la conservazione dei beni culturali.
Chiesa parrocchiale di Santa Maria Nascente
Edificata a metà del XV secolo per volere del nobile Zanino Meraviglia per meglio sopperire alle esigenze spirituali degli abitanti del borgo, venne ampliata alla fine dell'Ottocento. I Meraviglia, che vantavano per la chiesa di Vighignolo anche il diritto di nomina del rettore responsabile, beneficiarono della chiesa i frati francescani del convento milanese presso la chiesa di San Francesco Grande (oggi distrutta), in quanto tale convento si trovava vicino alla dimora milanese della famiglia. Furono sempre i Meraviglia ad ottenere dal 1460 la possibilità di includere il rettore della chiesa di Vighignolo da loro nominato nella confraternita sacerdotale retta dai canonici agostiniani dell'abbazia di San Pietro all'Olmo.
Un fatto curioso si verificò nel 1572, poco prima della visita pastorale di San Carlo Borromeo in paese: le continue gelosie tra rappresentanti degli ordini regolari e secolari che reggevano il territorio spinsero frate Marco da Crema, che già officiava nella chiesa di Vighignolo, a far nascere delle dicerie sul conto del prevosto di Cesano Boscone da cui l'abitato dipendeva per l'amministrazione spirituale, accusandolo di aver avuto una conversazione giudicata "sospetta" con una donna "alla Cassinazza". La questione giunse alle orecchie del delegato arcivescovile il quale, attraverso accurate indagini, annotò la smentita del prevosto e rilevò tutte le contraddizioni in cui era caduto il frate di Vighignolo raccontando la sua storia. Frate Marco da Crema venne invitato a tornare al suo convento, mentre ai nobili Meraviglia venne chiesto che iniziassero a prescegliere sacerdoti secolari per la cura d'anime di Vighignolo oltre a dotare la chiesa di arredi sacri di cui era carente.
La chiesa venne ampliata ed allungata nell'Ottocento dall'allora parroco Giovanni Comazzi che affidò il progetto all'ingegnere Tiberio Sironi. Al termine dei lavori, la chiesa venne solennemente riconsacrata il 13 settembre 1892 da monsignor Foscarini, canonico del Duomo di Milano.
All'interno della chiesa era conservato un pregevole pezzo di scultura in pietra a bassorilievo noto con il nome di "Trittico di Vighignolo", di origine quattrocentesca, raffigurante Cristo nel sepolcro tra le figure della Vergine Maria e di San Giovanni Battista. La scultura venne venduta alla fine del XIX secolo per raccogliere il denaro necessario ai restauri e venne acquistata successivamente dal Museo del Castello Sforzesco dove ancora oggi si può ammirare, nella medesima sala dove è conservata la Pietà Rondanini di Michelangelo Buonarroti. Attualmente presso la chiesa è conservata una copia della scultura.
Chiesa di San Sebastiano
Sin dalle origini dell'abitato, Vighignolo era dotato di una chiesa dedicata a San Sebastiano che già Goffredo da Bussero alla fine del Duecento indica essere di origine molto antica (forse longobarda). Essa ebbe funzione di chiesa parrocchiale e nel 1398 venne citata nel Notitia Cleri Mediolanensis: essa venne completamente riedificata a metà Quattrocento per merito di Zanino Meraviglia il quale, per comodità degli abitanti del luogo, provvide a realizzare anche la chiesa di Santa Maria Nascente che si trova oggi in centro al paese dal momento che la chiesa di San Sebastiano si trovava isolata nella campagna. In questo stesso periodo (1445) viene inoltre realizzata la prima pianta della chiesa che si presentava di forma rettangolare avente in fondo una cappella dove era situato l'altare maggiore, mentre l'ingresso era preceduto da un piccolo pronao.
La chiesa, dagli anni 1950, è stata lasciata in abbandono ed attualmente non è officiata. Attorno alla chiesa si può notare ancora oggi, come era antica tradizione, la presenza di un piccolo camposanto, che però nella versione attuale risale all'Ottocento.
Villa Airaghi è una villa del settecento oggi affittabile per eventi
Cimitero di Vighignolo
Il camposanto di Vighignolo venne eretto nella posizione attuale nell'ultimo quarto del XIX secolo dopo l'abbandono del precedente cimitero situato nei pressi dell'antica chiesa di San Sebastiano. Esso venne costruito a metà strada tra le frazioni di Vighignolo e Seguro così da poterle servire entrambe.
Di rilievo è la cappella presente ancora oggi al centro del cimitero che venne costruita alla fine dell'Ottocento in stile neoromanico.
Palazzo d'Adda venne fatto costruire dalla famiglia omonima a partire dalla prima metà del Cinquecento.
Rocca Brivio
Sul sito dell'attuale Rocca Brivio sorgeva fin dal Medioevo un castello, posto in posizione dominante a guardia della strada da Milano a Lodi.
Nel Cinquecento il castello divenne proprietà dei marchesi Brivio; fu Luigi Brivio che intorno al 1680 lo fece abbattere, costruendo sulle sue fondamenta il palazzo attuale, che pur conservando il nome di «rocca» perse ogni funzione difensiva.
La Rocca è posta in aperta campagna, su un piccolo rilievo in posizione dominante la valle fluviale del Lambro.
Ha pianta in forma di «L», con il lato maggiore – al centro del quale si apre il portale d'ingresso – rivolto verso ovest e il lato minore rivolto verso nord. I due lati dell'edificio disegnano un cortile interno porticato, chiuso sul lato est da una loggia a tre arcate e aperto sul lato sud verso il giardino. All'angolo nord-ovest sorge la cappella gentilizia.
Le facciate esterne, di aspetto severo, sono in mattoni a vista; essi, sporgendo, disegnano gli elementi decorativi creando un forte effetto di chiaroscuro.
Gli interni, ad eccezione della cappella, sono privi di decorazioni.
Dal 1996 è proprietà comunale e ospita nei suoi saloni dai soffitti affrescati e dai grandi camini, mostre di pittura, concerti di musica classica e convegni di rilevanza nazionale.
monastero di Santa Caterina di Rancate
Già casa umiliata, sorta nel 1209 nel borgo di Rancate, assunse la regola agostiniana; nel 1470 vi entrarono le benedettine, passate all'Osservanza nel XVI secolo.
Nel 1499 il cenobio accolse le religiose del soppresso monastero benedettino di Sant'Ambrogio di Carugate, e l'anno successivo (1500) le monache cistercensi provenienti dal monastero di San Vittore all'Olmo.
Nel 1539 la comunità fu trasferita presso le agostiniane del convento di Santa Caterina alla Chiusa; i locali rimasti vuoti furono assegnati all'orfanotrofio femminile di Gerolamo Emiliani, dopo una ventina d'anni trasferito in uno stabile nella vicina Porta Nuova, cui fu aggiunta la chiesa di Santa Caterina alle Orfane. Nel 1546 il convento di Rancate fu acquistato da una comunità maschile di umiliati, che dedicarono la chiesa al Santo Spirito.Mulino Fiocchi (Cerealia)il mulino Fiocchi (Cerealia) sulla roggia Spazzola, a San Giuliano Milanese. Interessantissima la scansione temporale dei tre corpi di fabbrica successivi. Il primo (quello con la ruota) risale a fine ‘800 e fu costruito dopo un incendio che distrusse il fabbricato precedente. Di proprietà della famiglia Carpegna-Brivio venne dapprima affittato e poi acquistato (1920) dalla famiglia Fiocchi, che lo trasformò in mulino; la ruota esterna è stata recentemente recuperata. Gli ampliamenti successivi sono del 1905 e del 1940 circa. Il mulino è tuttora in funzione ed è rimasto uno dei pochi impianti di questo genere e dimensioni nel Sud Milano. Naturalmente dell’energia idrica non si parla neppure lontanamente, l’impianto è un moderno ed efficiente stabilimento industriale che da lavoro ad una trentina di persone circa.
Mulino Torretta Civesio
Il mulino Torretta a San Giuliano Milanese – se ne ha notizia a partire dalla seconda metà del secolo XI – presidia ancora oggi la Vettabbia (l’antica Vectabilis, il canale navigabile scavato a Sud di Milano in epoca romana). Ormai prossimo al crollo è un simbolo del degrado cui sono state condannate queste fondamentali vestigia del passato. Il problema non è tanto quello di riandare “ai bei tempi andati” – che tali non furono probabilmente mai. Il problema è conoscere per affrontare esigenze moderne. La tutela territoriale, che passava anche attraverso la rete idraulica e il presidio dei mulini, ne è un esempio lampante.