GALLARTATE (Va)

 

MONUMENTI E LUOGHI DI INTERESSE

Villa Bossi

La villa venne eretta nell'anno 1900 secondo il progetto dell'architetto Carlo Moroni per l'imprenditore edile Giovanni Bossi. Il villino divene un modello di riferimento per alcuni progetti edilizi successivi.

Villa Mauri

La villa venne eretta secondo il progetto dell'architetto Carlo Moroni su commissione dell'allora sindaco di Gallarate, Rodolfo Mauri. La mancanza di una puntuale documentazione d'archivio rende impossibile definire con precisione la data di costruzione, collocabile nei primi anni del XX secolo.

Alcune campagne di ristrutturazione hanno parzialmente alterato alcuni dettagli architettonici originali.


Loggetta di San Pietro

La loggetta di San Pietro è un edificio che studi recenti ascrivono all'epoca medievale. Già censita nel Catasto Teresiano nel 1760 come "casa con bottega di proprio uso", viene poi raffigurata nel 1856 in una stampa dell'epoca. Fu nota come casa Caroli e, in seguito, come casa Bianchi; nel 1938 fu acquisita dal Comune, quindi nel 1955 venne demolita e ricostruita spostata di pochi metri (l'ubicazione originaria venne occupata dal sagrato dell'adiacente chiesa di San Pietro), previo il recupero di materiali originali. Nel 2016 fu venduta a privati.

Le ghiacciaie di Crenna. 

Nei boschi di Crenna-Moriggia, percorrendo un largo sentiero in direzione di Arsago Seprio, si incontra un gruppo di bacini d'acqua di forma regolare collegati tra loro: sono le vecchie ghiacciaie, in uso nei due secoli precedenti. I bacini, scavati quando ancora il terreno era prativo, al sopraggiungere dell'inverno venivano colmati con neve poi compressa fino ad essere trasformata in ghiaccio, coperto con paglia, legna e teli che ne consentivano la durata fino all'estate. Era l'unica possibilità di conservazione con il freddo prima dell'avvento dei frigoriferi. Il riempimento entro Natale era indice di una corretta stagionalità!


Castello di Crenna

Citato per la prima volta nel 1160, fu eretto nell¿alto medioevo sullo sperone della collina dominante la valle dell¿Arno. Dominava tutta la piana di Gallarate. Abbattuto e ricostruito nel XIV secolo, nel XVI e XVII secolo il castello subì trasformazioni e adattamenti a seguito delle divisioni familiari. Viene pesantemente trasformato alla fine del '800 e durante il primo trentennio del '900.


 basilica di Santa Maria Assunta
È stata costruita sull'area di due antiche chiese, intitolate entrambe a Santa Maria. Una è menzionata in una pergamena del 974. La seconda fu costruita tra il XIV ed il XV secolo. La basilica odierna fu edificata tra il 1856 e il 1861. La facciata completata nel 1870. L'edificio di culto ha un'unica navata di 89 metri di lunghezza e di 17,30 metri larghezza. La cupola è di 18 metri di diametro e 27 di altezza.

 chiesa di San Francesco
La chiesa si trova in piazza Risorgimento, eretta dal 1906 al 1910 su disegno dell'architetto Gaetano Moretti. Fabbricieri della chiesa furono allora le famiglie storiche ed industriali della città, tra cui: Majno, Cantoni, Ponti, Bonicalzi, i nobili Forni, Sartorio e molti altri, come viene ricordato dalla lapide marmorea posta sul lato sinistro dell'ingresso centrale. Nel 1919 fu completata l'affrescatura interna e venne inaugurata la nuova facciata. Nel 1965 fu costruito accanto alla chiesa un monastero di monache benedettine di clausura che hanno il compito di conservare la chiesa.

chiesa di San Pietro
Fu costruita tra il XI secolo e il XIII secolo dai maestri comacini, il suo stile architettonico è romanico con elementi gotici, il suo interno è a navata unica.

Nel corso dei secoli ha subito diverse modifiche come la costruzione di un campanile, la costruzione di absidi laterali, l'allargamento di quello centrale, l'apertura di finestre barocche, la trasposizione della porta di ingresso ed altre modifiche che ne hanno rovinato la primitiva bellezza. Nel XV secolo fu trasformata in fortilizio e successivamente fu adibita ad altri usi come luogo per riunioni, locale per falegnami e macelleria.

Nel 1844 fu dichiarato monumento nazionale, dal 1897 al 1911 furono eseguiti lavoro di restauro che consistettero nella demolizione del campanile e delle case addossate alla chiesa, nella ricostruzione dell'antico tetto in legno e dell'abside originario e nella decorazione delle pareti interne. Il 28 ottobre 1911 venne nuovamente consacrata.


chiesa di San Rocco 

È sorta nel XV secolo come semplice cappella, fu in seguito ampliata e ristrutturata come testimonianza di devozione al Santo per la protezione a lui attribuita dagli abitanti nei periodi difficili di diffusione della peste (XVI secolo e XVII secolo). Fu visitata da san Carlo Borromeo nel 1570 e dal cardinale Federigo Borromeo nel 1622. La chiesa, all'epoca ancora incompleta, funzionò a lungo come oratorio. Alla fine del XVIII secolo al suo interno furono inserite pregevoli tele. Per il suo stato di grave decadenza la chiesa è stata oggetto negli ultimi anni di accurati lavori di restauro. L'ultimo restauro ha avuto compimento il 25 marzo 2009, giorno dell'inaugurazione al pubblico. La ristrutturazione è ad opera dell'architetto Giorgio Luini, mentre la nuova illuminazione interna del lighting designer Romano Baratta. Poco prima del completamento del restauro, il campanile della chiesetta fu pesantemente danneggiato da una saetta.


chiesa di Sant'Antonio abate

È di minuscole proporzioni ed oggi appare quasi 'sommersa' dai palazzi adiacenti. Si hanno poche notizie sulle origini di questa chiesa che probabilmente fu costruita sui resti di una precedente. Tuttavia si sa con certezza che già nel XV secolo esisteva in questo luogo un oratorio detto appunto oratorio di Sant'Antonio. Nella seconda metà del XVIII secolo la chiesa venne rifatta totalmente, sino ad assumere le linee architettoniche attuali, ispirate ad un barocco misurato ed armonioso. Nel 1962 vennero eseguiti lavori di abbellimento e restauro volti principalmente ad evitare che la chiesa si deteriorasse eccessivamente, fu inoltre abbattuto il campanile e venne aperta un'altra facciata sul lato opposto a quella originaria.


chiesa di San Zenone

Il culto di san Zenone pare sia stato portato a Gallarate da soldati longobardi provenienti da Verona. La chiesa già esisteva nel XIV secolo e fu due secoli dopo ricostruita e allargata con nuove cappelle. Nuovamente nel XVIII secolo subì un rifacimento radicale; il vecchio campanile fu demolito nel 1897 e sostituito dall'attuale alto più di 50 metri e sovrastato dalla statua del santo protettore. La facciata fu poi completamente decorata nel 1935.


STORIA

Testimonianze archeologiche datano le origini di questo nucleo urbano al II millennio a.C., anche se la maggior parte dei reperti è di natura celtico-gallica. Dai Galli, infatti, deriverebbe anche il nome della città. Il suffisso di matrice celtica e diversi rinvenimenti (urne cinerarie di tipo golasecchiano) possono far propendere per una fondazione preromana, probabilmente insubre ("call-aria", terra di ghiaia). La centrale piazza della Libertà costituisce il sito del presunto villaggio insubre e del castello medievale.

Successivamente, sotto la dominazione romana, divenne parte della provincia della Gallia Cisalpina. Da Gallarate passava l'antica via Severiana Augusta, strada romana consolare che collegava Milano con il Verbano. Da un punto di vista amministrativo, Gallarate faceva parte della regio XI Transpadana.

Nel 974 si parla di un "loco et fundo Galerate". Quando Ottone Visconti, nel 1287, distrusse Castelseprio, divenne sede del Capitano e del Vicario del Seprio, in quanto i milanesi si impadronirono del borgo nel 1292. Proprio da questo ruolo Gallarate trasse profitto, trasformandosi in un centro commerciale. Questa vocazione accompagnò la città anche in età sforzesca. Il centro storico, derivato dal borgo medievale fortificato, si raccoglie in forma ellittica in sinistra dell'Arno, torrente che fu spesso cagione di danni alla città per le frequenti inondazioni.

Dal XVI al XVIII secolo Gallarate finì - con l'intero Stato di Milano - sotto la dominazione prima francese e poi spagnola. Diventò un feudo, contea con aggregato il Grandato di Spagna, che fu trasmesso a diverse famiglie nobili fino all'abrogazione del feudalesimo nel 1797, (Bentivoglio, Caracciolo, Pallavicino, Altemps, Visconti e Castelbarco). Fra il 1786 e il 1787, Gallarate fu capoluogo di una delle province della Lombardia austriaca.

La dominazione napoleonica vide la cittadina partecipe della rivoluzione industriale, mentre nel periodo della 'restaurazione' fu teatro di molti dibattiti romantici, preparatori delle lotte di indipendenza e del Risorgimento, in quanto nella città vivevano Giuseppe e Pompeo Castelli, titolari di quella "farmacia del Rinascimento" dove, secondo la tradizione, Gerolamo Rovetta avrebbe ambientato il romanzo "Romanticismo". Oggi la farmacia è ancora esistente, colla denominazione di farmacia Dahò.

Con Decreto Luogotenenziale del 19 dicembre 1860, a firma del principe Eugenio di Savoia-Carignano, "Luogotenente Generale di S.M. nei Regii Stati" per conto di Re Vittorio Emanuele II, Gallarate fu insignita del titolo di città, titolo poi confermato quasi un secolo più tardi con provvedimento governativo di riconoscimento con D.p.c.m. 30 agosto 1952, a firma del Presidente del Consiglio dei Ministri Alcide De Gasperi. Fu uno dei cinque circondari in cui era divisa - in periodo post-unitario - la provincia di Milano.

Nel 1869 i confini della città furono allargati annettendo i soppressi comuni di Arnate e Cedrate, e nel 1923 quelli di Caiello e Crenna.

Nel dicembre del 1926 il governo fascista decise la creazione della nuova provincia di Varese ed il circondario di Gallarate, comprendente anche comuni di un certo rilievo demografico, quali Busto Arsizio, Legnano, Saronno e Rho, venne spartito fra la nuova provincia e quella di Milano. La città perse notevole importanza, data dall'abolizione dei circondari e, la conseguente chiusura della Sottoprefettura, sino ad allora ospitata nell'attuale Palazzo Borghi.

Gradualmente Gallarate si incentrò sempre più sul suo ruolo industriale, di cui oggi abbiamo traccia, oltre che nei centri ancora funzionanti, in molti capannoni in stile liberty, ormai abbandonati o riconvertiti e nelle numerose ciminiere (all'inizio del XX sec. era ancora nota come la città dalle cento ciminiere). In alcuni casi le fabbriche cittadine realizzarono villaggi operai, come il Villaggio Bellora, divenuti in alcuni casi veri nuovi quartieri, come Cascinetta.

FRAZIONI

Arnate. Di antica origine, forse sede di una fara longobarda, Arnate fu nel Medioevo parte del feudo di Gallarate, donato nel 1530 dal duca Francesco II Sforza al poi cardinale Marino Caracciolo, che nel 1564 venne permutato con il feudo di Atripalda nel regno di Napoli, cedendolo a Giacomo Pallavicino Basadonna, alla cui morte senza eredi, fu ceduto da re Filippo II di Spagna a Giacomo Annibale Altemps nel 1578. Nel 1656 il feudo passò ai marchesi Teobaldo e Galeazzo Visconti di Cislago e dal 1716 ai loro discendenti successori, i Castelbarco Visconti, fino all'estinzione del feudalesimo. Il comune di Arnate versava al feudatario di Gallarate un censo annuo e imbottato pari a 8 lire, non essendosi mai redento. Non vi risiedevano giudici ed era sottoposto al regio vicario del Seprio. Arnate non disponeva di alcun consiglio particolare, ma del consiglio generale, assistito da un giudice, con l'intervento del popolo e di due sindaci eletti; il console veniva scelto con pubblico incanto. I sindaci venivano eletti e permutati da biennio in biennio. Nel 1786 prese parte alla prima istituzione della Provincia di Gallarate poi Provincia di Varese, abolita però dopo soli cinque anni. Alla proclamazione del Regno d'Italia nel 1805 risultava avere 375 abitanti. Nel 1809 fu soppresso con regio decreto di Napoleone ed annesso a Cardano, per essere poi inglobato a Gallarate nel 1811. Il Comune di Arnate fu quindi ripristinato con il ritorno degli austriaci, e raggiunse il tetto di 723 residenti nel 1853 e 758 cittadini nel 1861. La definitiva soppressione per annessione a Gallarate arrivò nel 1869 a seguito del R.D. 24 febbraio 1869, n. 4922, a firma di re Vittorio Emanuele II.

Cajello.  Le prime notizie riguardanti il Vicus di Cajello risalgono all'epoca longobarda: viene infatti citato in un documento risalente all'anno 820 e in un testamento del 842. Successivamente fece parte della pieve di Gallarate del Ducato di Milano. Al censimento del 1751 conteggiò 238 abitanti. Nel 1786 entrò nella neocostituita Provincia di Varese, soppressa cinque anni dopo.

In età napoleonica (1809) al comune di Cajello fu aggregato il comune di Premezzo; due anni dopo il comune di Cajello venne aggregato al comune di Besnate; tutti i centri recuperarono l'autonomia nel 1816, con la costituzione del Regno Lombardo-Veneto.

All'Unità d'Italia (1861) il comune di Cajello contava 420 abitanti; il comune venne soppresso ed aggregato a Gallarate nel 1923, quando risultava popolato da 1169 persone. Successivamente, a causa dell'espansione edilizia, il centro abitato venne inglobato nell'area urbana.

Crenna. Non si conosce con certezza l'etimologia del nome "Crenna". Potrebbe derivare da una parola presente in molti dialetti locali: cranacrena, che significa "fessura, screpolatura fra pareti rocciose" o "luogo sopra un colle". Nel '500, Bonaventura Castiglioni, canonico di Santa Maria alla Scala in Milano parla di créne [da Kréne, fonte], pare infatti, che il nome derivi dalla natura fertile del terreno. Tuttavia altri storici ritengono che Crenna indicasse una fortezza celtica presente in cima alla collina; altri ancora che Crenna significhi "trincea naturale, atta alla difesa". 

Crenna sorge sull'omonima collina di origine morenica, parte delle Prealpi Varesine, alture che si intromettono fra le Alpi e la Pianura Padana, situata a nord-ovest di Milano, tra il Ticino e l'Olona.

Non esistono reperti antichi ritrovati sul luogo, tuttavia si suppone che, vista la posizione favorevole, i primi ad insediarsi in questa zona, siano stati i Celti. Resti di civiltà Neolitiche (età della pietra) sono infatti presenti nella vicina zona archeologica di Golasecca e datati fra il 3000 e il 1400 a.C. Il più antico reperto di Crenna è una lapide del I secolo d.C., ritrovata nel 1963 vicino alla zona dove sorge l'attuale cimitero e recante la scritta: "Samioni Agatovis Filio Filicalus et Fronto", tradotta con: Filicalo e Fronto dedicano questa stele funeraria a Samione figlio di Agatove. I nomi citati sono tutti di origine romana e testimoniano la presenza dei Romani nella zona.

Seguono i secoli delle invasioni di popolazioni germaniche: i Visigoti di Alarico (402 d.C.), gli Unni di Attila (452), i Goti e i Bizantini, infine i Longobardi, che nel 569 invadono il nord-Italia e conquistano Milano, attribuendo alla regione il nome Lombardia. È questo, forse, il periodo in cui sorge il castello in cima alla collina.

Vi sono numerosi documenti datati fra il 974 e il 1161 che parlano di "Crena" e "Galerate". Esiste anche una testimonianza di ringraziamento a tale Alberto da Crenna, membro della Lega Lombarda, per il contributo alla Battaglia di Legnano del 1176 in cui venne sconfitto l'imperatore Federico Barbarossa. Nel secolo XII il castello venne parzialmente ricostruito e passò poi a quel ramo dei Visconti che dal luogo prese poi nome. Il feudo di Crenna comprendeva il paese, parte di Cedrate, parte di Cassano Magnago e Albusciago. Con la divisione dei beni familiari dei Visconti fatta nel secolo XII, toccò a Esterolo Visconti di Besnate (+pre 1400), Patrizio Milanese, capostipite del ramo dei Visconti di Crenna, cge per primo venne investito del feudo. La famiglia si estinse con Giambattista (+1722), Signore di Crenna dal 1719, passando ad altre linee. Per estinzione di altri rami familiari, nel 1769 figuravano consignori di Crenna: i Visconti marchesi di San Vito per 3/12, i Visconti conti di Lonate Pozzolo per 2/12 (tuttora esistenti nel ramo dei Visconti duchi di Modrone e di Grazzano Visconti), i marchesi Cusani Visconti per 2/12 e i Castelbarco Visconti, marchesi di Cislago e conti di Gallarate (tuttora esistenti), eredi degli estinti Visconti di Cislago anch'essi per 2/12. La restante parte era di Giambattista Visconti, morto senza eredi. Crenna fu così a lungo dal XVI secolo feudo della famiglia Visconti e non fu più protagonista di alcun fatto degno di nota.

La prima testimonianza dell'attuale chiesa principale di Crenna è del secolo XV, dell'arcivescovo Gabriele Sforza, il quale scrisse durante una visita pastorale: "Capela curata sancti Zenonis de Crena per homines, modiorum VI" (la chiesa di San Zenone in Crenna ha un reddito di moggia sei di grano all'anno). Il 23 giugno 1570 san Carlo Borromeo si recò in visita parrocchiale a Crenna.

Il territorio di Crenna confina a Nord con zone boschive, ben visibili dalla collina, che si estendono oltre la ferrovia che da Gallarate porta a Besnate. I boschi sono ricchi di castagni e producono varie specie di funghi commestibili.

Cascinetta, Centro, Madonna in Campagna, Moriggia, Ronchi, Sciarè

Nessun commento:

Posta un commento

GROTTE DI RESCIA (Co)

  Le sette Grotte di Rescia, unite in un unico complesso agli inizi del ‘900, si snodano lungo un  percorso turistico di ca. 500 m  alle pen...