Università di Pavia Museo
Palazzo Botta Adorno Museo Golgi
Palazzo Malaspina via Malaspina 3
visitabile in alcuni periodi dell'anno
I marchesi Malaspina di Pavia e di Voghera derivano dal ramo dei Malaspina di Lunigiana, detti dello "spino secco"; tale linea ebbe diverse altre diramzaioni. Giacomo Malaspina fu il capostipite del ramo di Pavia, dei marchesi di Sannazaro e Scaldasole e possedette Godiasco. La linea di Pavia si estinse con il marchese Luigi Malaspina di Sannazzaro (1754- 1835) che legò alla città il palazzo e le sue collezioni artistiche e archeologiche. Intorno agli anni '90 del Settecento, il marchese Luigi Malaspina di Sannazzaro (Pavia, 1754 - Milano, 1835) decise di rinnovare integralmente il palazzo che la sua famiglia deteneva in città almeno dal XVI secolo. Il Malaspina, uomo di profonda cultura, collezionista d'arte e architetto, progettò il nuovo edificio.
La prima ala, realizzata a partire dal 1794 è ora sede della Prefettura, mentre, tra il 1829 ed il 1835, fu terminata la sconda ala, originariamente destinata a raccogliere le collezioni artistiche ed archeologiche del marchese (da lui cedute al comune di Pavia), per questo denominata Stabilimento di Belle Arti Malaspina, inaugurato il 12 giugno 1838 quale primo museo cittadino[1]. Sempre negli stessi anni, grazie all'acquisizione del vicino ex monastero di Santa Maria Annunciata (soppresso nel 1799), il marchese potè estendere la spazio a verde intorno alla dimora, tanto che nell'area dell'ex ente monastico furono creati i giardini Malaspina. Nel 1977, la Pinacoteca Malaspina e le altre raccolte museali, che occupavano il primo piano dello Stabilimento Malaspina, furono trasferite nel Castello visconteo. Ora è sede della Biblioteca Civica Carlo Bonetta, e dell'Archivio Storico Civico.
strade e piazze di Pavia
presentano diverse evidenze storiche e architettoniche sia di carattere religioso sia civili. Gran parte del patrimonio artistico-architettonico di Pavia si trova nel centro storico, che mantiene, dal punto di vista urbanistico, l’impianto ortogonale impostato nel I a.C. quando la città fu fondata, in parte ripreso anche nelle aree del centro sviluppatesi nel medioevo al di fuori della cerchia muraria di età classica.
Ponte coperto
Nell’anno 999 Pavia non aveva nessun ponte sul Ticino. Il vecchio ponte romano, del quale si vedono ancora oggi gli avanzi nel letto del fiume, era crollato; perciò, chi voleva passare da una riva all'altra, doveva prendere il traghetto. La sera della vigilia di Natale di quell'anno, molti pellegrini desideravano ascoltare la Messa di mezzanotte in città e si diressero al traghetto. Improvvisamente dalla nebbia apparve un gentiluomo vestito di rosso che mostrò ai pellegrini, l'ombra di un ponte che pareva fatto di nebbia più compatta ancora. E disse: "Questo ponte diventerà di pietra, se il primo essere che lo passerà sarà mio eternamente". Chi aveva parlato era il diavolo: il ponte era fatto di nebbia e non si poteva usarlo se non accettando i patti. Tra i presenti c'era un uomo che nessuno aveva prima notato. Era l'arcangelo Michele che, dalla vicina chiesa, aveva visto ed era accorso. Poi disse: "Belzebù, noi desideriamo tempo per riflettere: tu comincia a fare il ponte di pietra e poi ti terrai il primo che passerà." Il diavolo accettò e, fatto il ponte, iniziò ad attendere il primo passante. L'angelo allora, obbligò un caprone a passare per primo. Preso dall'ira per essere stato ingannato, il diavolo scatenò un violento nubifragio, ma il ponte non crollò. I pavesi, perché il diavolo se ne stesse lontano, costruirono poi, sul grande pilone di mezzo, una chiesetta dedicata al santo dei fiumi, Giovanni Nepomuceno. Oggi, nelle giornate nebbiose, chi si reca a guardare da lontano il ponte, può vederlo come quella prima volta.
Teatro Fraschini
Il Teatro dei Quattro Nobili Cavalieri - nome originario del Fraschini, sorse nel 1772 dalla Società formta da 4 Cavalieri nobili signori pavesi: il Conte Francesco Gamberana Beccarla, il Marchese Pio Bellisomi, il Marchese Luigi Bellingeri Provera e il Conte Giuseppe de' Giorgi Vistarino. Essi condividevano l'amministrazione e la direzione del teatro e avevano affidato il progetto per realizzarlo ad Antonio Galli da Bibbiena, membro di un'antica e nota famiglia di scenografi-architetti. I lavori per la costruzione del Teatro dei Quattro Nobili Cavalieri iniziarono nel 1771 e il teatro inaugurò la sua prima stagione nel 1773, alla presenza dell'Arciduca Ferdinando d'Austria. Il teatro fu inaugurato il 24 maggio 1773 con l'opera Il Demetrio, composta dal compositore ceco Josef Mysliveček su versi di Pietro Metastasio.
Dopo un secolo, tuttavia la Società rischiò si fallire e, di conseguenza, di chiudere il teatro. Intervenne allora il comune di Pavia, che, nel 1869, acquistò il teatro, che poi fu intitolato al tenore pavese Gaetano Fraschini.
Palazzo Vescovile
Il primo palazzo vescovile, secondo la tradizione realizzato dal vescovo Damiano in età longobarda, si trovava nell’area dove ora sorge il broletto e fu ceduto al comune nel corso del XII secolo. Una volta divenuto vescovo di Pavia, nel 1564, Ippolito de' Rossi promosse la costruzione di un nuovo palazzo vescovile, che sorse sull’area occupata dal monastero di Santa Maria delle Stuoie (nei Musei Civici si conserva un mosaico romanico proveniente dall’ex monastero). Il palazzo fu progettato da Pellegrino Tibaldi, che negli stessi anni era impegnato a Pavia nella costruzione del collegio Borromeo.
Le Torri e la Chiesa di San Teodoro
Nella chiesa di San Teodoro oltre al magnifico ciclo sulla vita di San Teodoro, è visibile un affresco “a volo d’uccello” di Pavia nel 1500. Si vedono molte, tantissime torri, che rendono giustizia alla definizione di Pavia come “città delle cento torri“. Le torri di Pavia sono un vero mistero, perché per la loro struttura non sono adatte come mezzi di difesa, in quanto non potevano contenere macchine da guerra. Non erano neanche abitazioni, perché quasi sempre prive di finestre e ornamenti. Probabilmente erano dei simboli di potere: se eri una famiglia che contava, ti costruivi una torre per dimostrare ricchezza e potenza, ma senza nessun fine pratico. Purtroppo di queste ne restano interamente visibili solo cinque: tre nella zona universitaria (Piazza Leonardo da Vinci) e due in Via Luigi Porta. Le più belle sono quelle in zona università: la torre del Maino alta 51 metri e quella dell’orologio, alta circa 40 metri e larga alla base circa 6 metri.
Palazzo del Broletto piazza della Vittoria 14-15
VISITABILE Lun. – Sab. 08:00 – 19:00; Dom.:10:30-19:00.
Il Broletto di Pavia risale al XII secolo. Venne eretto, secondo la tradizione, per volere del vescovo San Damiano, che lo elesse a sede vescovile, anche se l'edificio divenne, in seguito a numerose modifiche, sede del potere temporale, in qualità di palazzo comunale. Prende il nome da “brolo”, che tra Veneto e Lombardia indica un orto o una piccola piazza con funzione di mercato. Nel palazzo è visibile la Madonna del Broletto, detta anche Madonna del Popolo o “Madonna dal pum” dal globo che ha in mano il Bambino confusa per secoli con una mela. Se non visitate il palazzo, la Madonna è comunque visibile dal grande finestrone che dà sulla piazza. Sulla piazza affacciano anche l’ex chiesa di Santa Maria Gualtieri, la Casa Rossa (Domus rubea), l’ex chiesa di San Nicolò della Moneta chiamata così perché vicina all’antica Zecca.
Palazzo Mezzabarba Municipio
I Mezzabarba sono un'antica e nobile famiglia decurionale di Pavia, nota fin dal XII secolo e che fu insignita del titolo comitale. Filippo III di Spagna concesse ad Alessandro Mezzabarba il feudo di Corvino, con altri luoghi. Tra i membri della famiglia ricordiamo: il giurista Giovanni Antonio, suo figlio Giovanni Domenico, ambasciatore degli ultimi Sforza alla corte degli Estensi e poi senatore e consigliere ducale, un secondo Giovanni Antonio, gentiluomo alla corte di Carlo V, Politonio, giurista e, nel 1573, senatore. Fra gli scrittori Francesco Mezzabarba, numismatico, che pubblicò nel 1683 una grande opera sulle monete romane a cui attinse anche il Muratori, e il fratello Giovanni Antonio, abate somasco, poeta arcade.
Tra il 1726 e il 1732 gli aristocratici pavesi Girolamo e Giuseppe Mezzabarba incaricarono l'architetto pavese Giovanni Antonio Veneroni di ricostruire l'antica dimora cinquecentesca cittadina secondo i dettami dello stile rococò, allora in voga. A fianco del palazzo, Carlo Ambrogio Mezzabarba, legato pontificio in Cina, patriarca di Alessandria nel 1719 e dal 1725 vescovo di Lodi, fece poi realizzare, nel 1734, un oratorio privato, dedicato ai santi Quirico e Giulitta.
Nel 1872 il comune acquisì il palazzo che, nel 1875, divenne la sede dell'amministrazione comunale, prima ospitata nel Broletto.
Galleria Arnaboldi
In occasione della deliberazione del 1878 di allargare Strada Nuova mediante il ritiro sul filo stradale dell’antico albergo Croce Bianca, l’allora sindaco Bernardo Arnaboldi Gazzaniga si era offerto di proseguire l’arretramento sino all’angolo con via Varese, costruendo a sue spese un nuovo edificio ad uso del commercio agricolo e delle trattazioni bancarie sul luogo di alcuni caseggiati privi di valore storico. Quindi, acquistati e abbattuti gli stabili esistenti, incaricò l’architetto Ercole Balossi di progettare l’edificio su un’area di oltre 2000 m², dei quali 810 ceduti gratuitamente dal comune sul lato di piazza del Lino in cambio dei 210 guadagnati nel rettifico di Strada Nuova. Il progetto, presentato nel giugno del 1879, venne realizzato con qualche variante (relativa agli ornati) entro la primavera del 1882.
Borgo Calvenzano
Nel 1816, con la ripresa dello scavo del naviglio Pavese, le autorità comunali di Pavia decisero di cedere a privati un'area di 20 000 mq fuori porta Milano prossima al nuovo canale, in modo che fosse urbanizzata e fossero creati magazzini, negozi, laboratori e abitazioni a servizio del naviglio. Il complesso fu diviso in otto lotti, sopra i quali dovevano essere realizzati otto grandi fabbricati, di disegno uniforme e uniti da un grande portico sulla facciata principale. Il progetto fu prodotto dall'ufficio ingegneri del comune. Dopo tre aste pubbliche andate deserte, l'amministrazione ricevette la prima e unica offerta nel 1817 da parte di Gaetano Franzini che acquistò i diritti sull'intera area fabbricabile, impegnandosi a costruire le otto fabbriche entro il 1823. Tuttavia l'appaltatore vendette uno degli otto lotti alla ditta milanese di calce e mattoni di Bernardino Martignoni, che in breve tempo innalzo le arcate del portico. L'aperta scorrettazza del Franzini, l'esigua somma sborsata dallo stesso per l'acquisto dell'area (corrispondente a un quinto del valore reale, come evidenziato dalla perizia redatta dall'ingnere comunale Vincenzo Orlandi) e, inoltre, la lentezza con cui il Franzini portava avanti il cantiere, divennero ben presto motivo di conflitto tra l'appaltatore e il comune, controversia che finì per vie legali. Nel 1827 il tribunale di Milano accolse le richieste del comune che ridivenne proprietario di tutti i lotti, a eccezione di quello che il Franzini aveva venduto alla ditta Martignoni. L'impulso decisivo venne dato dopo il 1840, quando, risolta definitivamente la pendenza con gli eredi del Franzini, il comune vincolò la cessione dei lotti non ancora edificati al completamento delle relative arcate di portico e il borgo fu terminato dalla ditta Martignoni nel 1850.
Basilica di San Michele Maggiore
è il più famoso e importante monumento religioso medievale della città. Capolavoro dello stile romanico lombardo, la chiesa raccoglie numerose testimonianze del periodo in cui Pavia era la capitale del regno italico. Una prima chiesa di San Michele fu costruita originariamente nel periodo longobardo (a questo periodo risale la parte inferiore del campanile), ma fu distrutta da un incendio nel 1004; la costruzione attuale ebbe inizio nel primo quarto del XII secolo (a cui risalgono la cripta, il coro e i transetti), probabilmente a seguito del terremoto del 1117, e venne probabilmente completata intorno al 1155. La basilica di San Michele è considerata il prototipo delle numerose chiese medievali pavesi: tuttavia si discosta dalle altre chiese cittadine per l'utilizzo estensivo, sia per la struttura sia per le decorazioni, della fragile pietra arenaria in luogo del cotto, e anche per la particolare e complessa conformazione architettonica, che prevede una pianta a croce latina a tre navate con matronei e un transetto particolarmente sviluppato, dotato di una propria autonoma facciata sul lato settentrionale. La basilica ospitò nei secoli fastose cerimonie e incoronazioni, tra le quali l'incoronazione di Federico I Barbarossa, nel 1155.
Duomo di Pavia
dedicato a Santa Maria Assunta e a Santo Stefano (protomartire), è un'imponente costruzione con pianta a croce greca. Il cantiere per la cattedrale fu aperto (con la demolizione delle due originarie basiliche dell’XI e XII secolo) nel 1488 su ordine del vescovo Ascanio Maria Sforza Visconti: la struttura rimase per secoli incompleta, fino alla fine del XIX secolo, quando furono completate la cupola e la facciata, rispettivamente nel 1885 e nel 1898, secondo il progetto originale di Giovanni Antonio Amadeo. La cupola centrale, il cui disegno è attribuito al Bramante, a pianta ottagonale, con un'altezza di 97 metri, una luce di 34 e un peso nell'ordine delle 20.000 tonnellate, è la quarta in Italia per dimensioni. Dopo quasi 17 anni di lavori di restauro e messa in sicurezza della cupola, nel 2013 la chiesa è stata riaperta ai fedeli. A fianco del Duomo era situata la Torre civica, di cui si ha menzione fin dal 1330 e che era stata ulteriormente innalzata nel 1583 da Pellegrino Tibaldi. La torre crollò improvvisamente la mattina del 17 marzo 1989 per cause sconosciute, provocando quattro vittime e 15 feriti, e da allora non è stata più ricostruita.
Basilica di San Pietro in Ciel d'Oro
le cui origini sono da ricercarsi all'inizio dell'VIII secolo, fu, secondo la tradizione, fondata da re Liutprando e affidata ai monaci colombaniani. Ricostruita a partire dall'XI secolo, la costruzione moderna è stata consacrata nel 1132. La facciata, la cupola e il pavimento a mosaico sono simili a San Michele Maggiore, senza però le caratteristiche sculture. San Pietro in Ciel d'Oro, che insieme con San Michele è la più spaziosa tra le basiliche romaniche pavesi, si distingue comunque dall'altra costruzione per l'uso intensivo del cotto in luogo dell'arenaria, per la facciata visibilmente asimmetrica dotata di un solo portale, e internamente per l'assenza dei matronei e per il transetto più corto, non sporgente dalla pianta rettangolare del tempio. L'esterno è decorato con bacini ceramici islamici.
All'interno, murata nell'ultimo pilastro della navata destra, si trova la tomba del re longobardo Liutprando (m. 744), le cui ossa furono ritrovate nel 1896. Nella chiesa sono anche conservate le reliquie di Sant'Agostino, portate qui da Liutprando dalla Sardegna. Le reliquie del Santo sono conservate nella famosa Arca di sant'Agostino, la cui mole marmorea è visibile sull'altar maggiore. L'Arca fu realizzata dai Maestri Campionesi nel 1362 ed è ornata da almeno 150 tra statue e bassorilievi. La chiesa è nominata anche da Dante Alighieri, che, nel X canto del Paradiso, vv.127-129 (nella Divina Commedia), riporta questi versi: Lo corpo ond'ella fu cacciata giace / giuso in Ciel d'Auro, ed essa da martiro / e da essilio venne in questa pace; ci si riferisce all'anima di Severino Boezio, un Romano consigliere del re ostrogoto Teodorico, fatto da questi giustiziare sotto l'accusa di tradimento. Anche il corpo di Severino Boezio è conservato infatti nella Basilica, e precisamente nella cripta.
Chiesa di Santa Maria del Carmine
è uno dei più noti esempi di architettura gotica a mattoni nel nord Italia. La costruzione del grandioso edificio incominciò tra il 1370 e il 1390, per giungere a compimento, con la facciata, dopo circa un secolo. È, dopo la Cattedrale, la più vasta chiesa della città, con un perimetro rettangolare di metri 80 x 40, entro il quale trova posto una ardita struttura a croce latina a tre navate affiancate da cappelle. La facciata è caratteristica per il grande rosone e le sette guglie. L'elegante campanile, alto oltre settanta metri, è considerato il maggiore e il più bello della città. Venne restaurata fra il 2006 e il 2010.
Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio
secondo il cronista Opicino De Canistris, questa è la più antica chiesa della città, fondata in epoca romana attorno al IV secolo, e ospitò per più di seicento anni il corpo di San Siro, fondatore della prima comunità cristiana pavese e della chiesa, vissuto nella prima metà del IV secolo d.C. Fu intitolata ai santi Gervasio e Protasio, martiri del III secolo, per la custodia delle loro reliquie, scoperte a Milano da Sant'Ambrogio nel 386 e portate a Pavia da sant’Invenzio, che fu il terzo vescovo di Pavia dopo San Siro e San Pompeo. In questa chiesa oltre ai santi vescovi Siro e Pompeo fu sepolto il re longobardo Clefi nel 574 e, successivamente, il figlio, re Autari; fu gestita dai chierici dei monaci di San Colombano di Bobbio. Nel corso degli anni è testimoniata la presenza di monaci benedettini a partire dal XII secolo, e di un ospizio per pellegrini, istituito nel 1366 e rifabbricato verso la fine del XVI secolo, quando viene affidato al Terz'Ordine Francescano. Furono sempre i Francescani, tra il 1712 e il 1718, a riedificare la chiesa come la vediamo adesso, invertendone l'orientamento. In seguito a questa trasformazione sono state demolite la facciata romanica, sostituita dall'attuale abside, e l'abside originaria, sostituita dalla nuova facciata in stile classico. Nel 2004 è stato rinvenuto, nella cappella di San Siro, un ciclo di affreschi del XVI secolo, di cui nel 2009 si è completato il restauro, che permette di qualificarlo come il ritrovamento storico-artistico più importante del secolo a Pavia.
Chiesa di Santa Maria di Canepanova
opera rinascimentale, che secondo un'antica tradizione fu progettata dal Bramante, e sicuramente edificata dall'Amadeo dal 1500 al 1507. La chiesa è stata costruita per celebrare un affresco quattrocentesco ritenuto miracoloso dalla tradizione, raffigurante la Madonna del Latte che si trovava sulla facciata di una casa di Viscardo della famiglia nobile dei Canepanova, i quali sovvenzionarono in parte i lavori, dando anche il nome alla chiesa stessa. A pianta quadrata, la decorazione interna fu realizzata all'inizio del Seicento da vari pittori di scuola barocca.
Ex Monastero di San Felice Via Felice Cavallotti, 6
domenica chiuso
La prima attestazione di questo monastero è del 760, quando il re longobardo Desiderio e sua moglie, la regina Ansa, lo confermarono sotto la giurisdizione al monastero di Santa Giulia di Brescia. Da vedere La chiesa, la Cripta ed il chiostro
ALTRI PALAZZI
Casa di Alboino via Alboino 7
secondo la tradizione popolare fu residenza del re, tuttavia il palazzo non è così antico e non ospitò mai sovrani, dato che il palazzo Reale dei re longobardi, carolingi e ottoniani si trovava in un diverso punto della città.
Palazzo Belcredi via Luigi Porta 14
Il palazzo fu di proprietà della famiglia aristocratica dei Belcredi, che già dal XII secolo deteneva numerosi beni e feudi nel contado della città e in particolare nell'Oltrepò
Casa Beccaria via Mantovani 4
Nel XII secolo la famiglia dei Beccaria era già potente; nel secolo seguente con Zanone, capitano del popolo (1267) e capo dei ghibellini pavesi, e con altri, assunse a grande notorietà, divenne un forte consorzio gentilizio, che sostenne lunghe e aspre lotte contro i Langosco, conti palatini e di Lomello, per conquistare la signoria di Pavia.
Palazzo dei Diversi piazza della Vittoria 12
Il Palazzo dei Diversi si trova a Pavia e fu fatto realizzare dal lucchese Nicoletto Diversi, maestro delle Entrate, funzionario e cortigiano di Gian Galeazzo Visconti, intorno al 1374.
Fondaco del sale via Porta Salara 22
Nei pressi del ponte Coperto, proprio affacciata sul Ticino. Almeno dal XVI secolo, ma forse anche precedentemente, l’edificio era la sede del fondaco del sale, che, tramite il Po e il Ticino, giungeva in città dall’Adriatico.
Palazzo dell'ex albergo Saracino piazza della Vittoria 1.
La casa dei Diversi fu, nella seconda metà del Trecento, l'edificio modello per tutti gli altri che dovevano sorgere, in parte adattando strutture preesistenti, nella piazza. Di impianto tardo trecentesco
Casa Danioni Via Porta Calcinara, 18
L'edificio, di impianto trecentesco, si trova presso l'antica porta Pertusi e con tutta probabilità era di proprietà della famiglia aristocratica e ghibellina dei da Binasco, uno delle maggiori stirpi urbane, saldamente insediata nel rione di porta Pertusi almeno nel XIV secolo.
Palazzo Botticella Corso Mazzini, 15
Fin dal Duecento la famiglia aristocratica pavese dei Bottigella era radicata nell’antico quartiere di porta Palacense, dove la consorteria possedeva numerose case, soprattutto nella parrocchia della scomparsa chiesa di San Romano Maggiore.
casa degli Eustachi Via Porta Pertusi 6 si trova nell’antico quartiere di Porta Calcinara, presso la riva Ticino. La casa risale agli inizi del XV secolo e si articola attorno ad un piccolo cortile interno. Oggi, della struttura, si conservano due corpi di fabbrica a forma a "L", ma si presume fosse molto più ampio. Casa Eustachi ospita ora l’Università della Terza Età.
Casa Belcredi via Frank, 38
Il palazzo era di proprietà della famiglia aristocratica dei Belcredi. L'edificio conserva molte tracce di età romanica, come le monofore e i portali a tutto sesto presenti sulla facciata, e la torre (XII secolo), abbassata in epoca moderna, posta all'angolo tra via Frank e via Cardano.
Palazzo Folperti via Parodi 25.
Scarse sono le notizie che abbiamo sul complesso, i Folperti, attivi nel settore bancario, si affermarono tra il XIV e il XV secolo, quando Ardengo Folperti divenne maestro delle entrate di Filippo Maria Visconti e Santino Folperti medico ducale, tuttavia il palazzo conserva murature ed elementi architettonici risalenti al XII-XIII secolo.
Casa Lonati via Bernardo Sacco 2.
i Lonati furono una della maggiori famiglie pavesi nel Quattrocento e il palazzo, forse inglobando resti di edifici di età precedente, sorse, come riportato nell'epigrafe posta sopra la volta della portone, nel 1456.
Collegio Castiglioni Via S. Martino, 20
Fondato nel 1429 con larghezza di mezzi dal cardinale Branda Castiglioni, il protettore di Masolino da Panicale, col nome di Collegio Sant'Agostino, ma noto come Collegio Castiglioni, rimase aperto fino al 1803.
palazzo Aschieri via Regina Adelaide 11
è una palazzina di epoca rinascimentale, tra le più antiche strutture abitative private di Pavia. Fu per un certo periodo la dimora del vescovo di Pavia Pietro Grassi (in carica dal 27 settembre 1402 al 28 settembre 1426). Il palazzo fu edificato nella sua forma attuale nel XV secolo inglobando preesistenti resti di abitazioni del XII e del XIII secolo.
Palazzo Beccaria via Beccaria 5.
L'edificio, che ingloba tratti di precedenti strutture di età romanica, fu rimaneggiato nella prima metà del XV secolo. In origine il palazzo copriva quasi interamente un isolato della città, saldandosi, verso piazza Vittoria, con palazzo dei Diversi. Il lato verso Corso Cavour fu completamente modificato negli anni '30 del Novecento, dato che all'edificio fu addossato un palazzo in stile razionalista, che ingloba, trasformandolo in salone, il cortile e il portico gotico della struttura.
Palazzo Carminali Bottigella corso Cavour 30
è un palazzo nobiliare edificato dall’antica famiglia pavese dei Beccaria. La struttura originaria di epoca sforzesca risale all'ottavo-nono decennio del XV secolo. La facciata, che conserva le originali decorazioni in cotto, costituisce una delle maggiori testimonianze di edilizia civile di epoca rinascimentale a Pavia. corso Cavour 30
Palazzo Cavagna via Defendente Sacchi 19
Il palazzo sorse nella seconda metà del Quattrocento sui resti di più antichi edifici, dei quali si conservano alcune murature romaniche, e prende il nome dalla famiglia patrizia che lo possedette tra la seconda metà del Cinquecento e il Settecento. La costruzione è anche menzionata nei documenti come casa “presso il voltone di Canepanova”, perché, fino al 1842, era collegata alla vicina torre di casa Zanardi tramite un voltone posto a cavallo di via (l’attuale via Spallanzani).
palazzo Cornazzani via Ugo Foscolo 11
appartenne alla nobile famiglia dei Cornazzani e fu realizzato nel XV secolo, inglobando resti di edifici precedenti, in stile tardogotico.
Palazzo Langosco Orlandi piazza del Carmine 2
I Langosco, discenti dei conti Palatini, furono una delle principali aristocratiche pavesi. Detentori di numerosi feudi, soprattutto in Lomellina, tra Due e Trecento più volte ebbero il controllo della città e del suo contado. Il palazzo fu edificato, sui resti di edifici di età medievale, tra gli ultimi anni del Quattrocento e i primissimi del secolo successivo, e fu soggetto a nuovi ampliamenti e rimaneggiamenti nel corso del XVI secolo. Nel Settecento il palazzo passò agli Orlandi, che ne modificarono la fisionomia, infatti, tra il 1757 e il 1808, venne costruita l’ala nord, mentre la facciata e il prospetto sud vennero regolarizzati nel 1872.
Almo Collegio Borromeo, Piazza del Collegio Borromeo, 9
fondato nel 1561 da Carlo Borromeo, ha sede a Pavia ed è il collegio di merito più antico d'Italia tuttora in attività. Il collegio è legalmente riconosciuto dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca come ente di alta qualificazione culturale. Aderisce dal 1997 alla conferenza dei collegi universitari di merito e figura tra gli enti fondatori dell'istituto universitario di studi superiori (IUSS) di Pavia.
Collegio Cairoli Piazza Collegio Cairoli, 1
La fondazione del Collegio si deve all'Imperatore d'Austria Giuseppe II, che decise la sua edificazione nel 1781 come Collegio Germanico-Ungarico.
Collegio Ghislieri,
fondato nel 1567 da san Pio V, è un collegio universitario con sede a Pavia, tra i più antichi d'Italia.
Palazzo Menocchio
Il palazzo fu ricostruito, verosimilmente sui resti di edifici di età medievale, nella seconda metà del Cinquecento.
Casa Beretta corso Mazzini, 14
L’edificio sorse nel tardo XVI secolo sopra abitazioni di età medievale e romana, dato che il palazzo si affaccia lungo corso Mazzini, l’antico decumano della città in età classica. Non conosciamo il nome dei proprietari del palazzo nel Cinquecento, sappiamo tuttavia che nel XVIII secolo vi risiedevano i Carminali che, nel 1855, lo cedettero ai Beretta.
Casa Robecchi Majnardi Corso Mazini, 9/12
L'edificio sorse tra il XV e il XVI secolo sopra abitazioni di età medievale (rimangono larghi tratti di muratura e aperture risalenti ai secoli XII e XIII) e romana, dato che il palazzo si affaccia lungo corso Mazzini, l'antico decumano della città in età classica.
Palazzo Arnaboldi Gazzaniga
Il palazzo fu costruito, in parte inglobando e rimodellando edifici di età medievale, intorno al 1769 dai marchesi Siro e Francesco Corti.
palazzo Bellisomi Vistarino via Sant'Ennodio, 24
fu progettato da Francesco Croce, uno dei massimi architetti milanesi dell'epoca, mentre per gli affreschi fu chiamato il pittore cremonese Giovanni Angelo Borroni. L'elegante palazzo, terminato nel 1753, era originariamente riccamente arredato, sappiamo infatti che Gaetano Annibale fece giungere mobili dalla Francia e, tramite il marchese Antoniotto Botta Adorno, tappezzerie fiamminghe da Bruxelles.
palazzo dei Padri Lateranensi San Pietro in Ciel d'Oro 3- 5
sorge nell’area dell’antico monastero benedettino di S. Pietro in Ciel d'Oro a lato della più antica chiesa, fondata, forse sopra un precedente edificio ecclesiastico del VI secolo, da re Liutprando nell'VIII secolo. piazza
Palazzo Del Maino via Mentana 4
Nell'area dove ora sorge l'edificio si trovava il tardoquattrocentesco palazzo di Silvestro Bottigella, di cui si conserva il portale rinascimentale nel prospetto rivolto su via Mentana. Nel 1560 Giovanni Battista Busca, membro di una famiglia patrizia pavese, acquistò il complesso dai nipoti del Bottigella. Il palazzo venne riedificato, riadattando l'edificio più antico, da Carlo Antonio Busca nel 1725 e poi, nel 1750, fu ceduto al marchese Giasone del Maino. Nel 1863 il vicino ospedale San Matteo acquistò il palazzo, che fu destinato a ospitare gli uffici amministrativi dell'ente; l'ospedale, nel 1932, si spostò nella nuova sede in viale Golgi e l'edificio fu ceduto all'università.
palazzo del Tribunale
venne costruito tra il 1760 e il 1767 su progetto di Lorenzo Cassani, considerato all'epoca il miglior architetto della città, che negli stessi era impegnato anche nel cantiere di palazzo Olevano e nella risistemazione del complesso di San Pietro in Ciel d’Oro.
palazzo Trovamala via Filippo Cossa, 24
sorge all’interno del nucleo più antico di Pavia, quello delineato dalle mura romane, a poca distanza tra il duomo e la chiesa di San Teodoroe dove già nel medioevo erano insediati i Trovamala. Nel XVIII secolo i Trovamala decisero di modificare la loro antica dimora, rimodellandola in base ai nuovi dettami stilistici e alle esigenze abitative che si erano affermate nel Settecento.
palazzo Giorgi via San Severino Boezio 8
sorse, a partire dal 1734, rimodellando e in parte ricostruendo edifici di età più antica. La facciata non fu ultimata e conserva tracce del corpo di fabbrica anteriore, probabilmente databile, pur in assenza di elementi decorativi con caratteri stilistici, al Cinquecento.
Palazzo Giorgi Berziza via San Gerolamo Miani 3
Particolarmente ricca è la decorazione di alcune sale, come quella egizia, commissionata da Giovanni Battista Barbieri nel 1813 e che, oltre ai dipinti, è dotata di porte, lampadario, tendoni e caminetto, nel medesimo stile. Tra gli elementi più curiosi vi il camino, a forma di piramide e circondato da due idoli, uno maschile e uno femminile, provvisto di più mammelle, e la figura del pellicano, simbolo massonico, al di sotto della figura di Iside.
palazzo Olevano, corso Mazzini 5
proprietà di una delle maggiori famiglie patrizie pavesi, gli Olevano, documentata fin dal XII secolo, e dal 1694 elevati al titolo di marchesi di Zinasco, sorge in parte sull’area dove si trovava il quattrocentesco palazzo di Giasone del Maino, acquisto dagli Olevano tra il 1705 e il 1714 e demolito per la costruzione del nuovo complesso. L'edificio fu ricostruito, in forme settecentesche, su progetto dell'architetto Lorenzo Cassani, tra il 1723 e il 1724. Il cantiere proseguì fino al 1786. Nel 1826 gli Olevano vendettero il palazzo al barone Carlo Bellisomi, i cui eredi, nel 1868 affittarono il piano terreno dell'edificio alla Scuola Normale. Nel 1897 Adelaide Bellisomi lasciò in eredità il palazzo al vescovo di Pavia, che nel 1902 lo vendette al comune.
Palazzo Scagliosi Beccaria Scarenzio via Cardano 4
L’edificio sorse nel XVIII secolo sopra abitazioni di età medievale e romana, dato che il palazzo si affaccia lungo Strada Nuova, l'antico decumano della città in età classica. Nel Settecento fu di proprietà della famiglia aristocratica dei Beccaria che, dopo la soppressione dell’ordine dei Crociferi, riuscirono ad allargare il complesso inglobando il settecentesco palazzo dei religiosi. Nell’Ottocento.
palazzo Ghislieri Aizaghi Malaspina via San Martino 12
esisteva già nella seconda metà del XVII secolo ed era dimora dei Ghislieri Aizaghi Malaspina, un ramo secondario dei Ghislieri (che fondarono per iniziativa di papa Pio V l’omonimo collegio pavese).
palazzo Friggi Nocca piazza Belli 9
Nei primi decenni del Settecento, la nobile famiglia pavese dei Friggi decise di rimodellare la propria dimora urbana, dando così inizio ai lavori di ricostruzione del palazzo. Nel 1781 l'edificio, che era allora in vendita, venne preso in considerazione come sede del collegio Illirico, che l'imperatore Giuseppe II intendeva spostare da Bologna a Pavia, dato che non voleva che gli studenti provenienti dai suoi stati dovessero andare all'estero per motivi di studio, ma l’operazione sfumò. Il palazzo fu allora acquistato dai Nocca, rimanendo quindi un’abitazione privata.
Palazzo Brambilla Corso Strada Nuova 61
Nel 1784 Giovanni Alessandro Brambilla acquistò alcune case lungo Strada Nuova, una di esse appartenenti al notaio Pietro Giordano, poco più a sud dell'Università, con l'intento di trasformarle nel proprio palazzo urbano. I lavori furono portati avanti, sotto la direzione del marchese Luigi Malaspina, a cui si deve il progetto dell'edificio, tra il 1786 e il 1787.
Palazzo della scuola di disegno Piazza Collegio Ghislieri 4
Nel 1805 Napoleone ordinò che il collegio Ghislieri divenisse sede della scuola Militare di Ufficiali di Fanteria del Regno d'Italia, per questa ragione fu reso necessario la creazione, accanto al collegio cinquecentesco, di un edificio destinato all'armeria e alla scuola di disegno. Il progetto fu affidato a Pietro Gilardoni, architetto d'ufficio del ministero dell'Interno. La scuola non ebbe una lunga vita: inaugutata nel 1806, nel 1814, con il ritorno degli austriaci, divenne Cesarea Regia Scuola Militare, ma venne soppressa nel 1816 e l'edificio venne ceduto al collegio Ghislieri, divenendo sede degli uffici amministrativi.
Palazzo Garroni Carbonara Corso Strada Nuova 63
Le prime notizie che abbiamo sul palazzo risalgono al XVII secolo, all’epoca il proprietario era l’aromataio Carlo Verri che tra il 1646 e il 1674 ristrutturò l’edificio, modificando le aperture gotiche, nei documenti definite “fatte alla ducale”, con più “moderne” finestre e porte rettangolari.
Casa Giannella Corso Mazzini 12
Il palazzo, situato nell’antica contrada di San Romano, fu realizzato, adattando in parte edifici di epoca precedente, nel 1811 su progetto di Giuseppe Marchesi.
Villa Flavia viale Lodi 47
Nel XVII secolo era una semplice cascina e, durante l’assedio del 1655, ospitò il duca di Modena Francesco I d’Este. Nel XIX l’azienda agricola fu acquistata dalla famiglia pavese degli Strada e nel 1848[2] Giovanni Strada, ingegnere, la fece ricostruire realizzando una grande cascina a corte quadrata, destinata ai contadini, alle stalle, i fienili e alle altre strutture della cascina e, a oriente di essa, affacciata lungo il terrazzo della Vernavola, la villa.
ALTRE CHIESE
Chiesa di San Francesco duecentesca, ha una facciata degna di nota, peculiare per la presenza del portale centrale sdoppiato. La chiesa, molto grande, presenta un impianto a croce latina, con copertura a capriate lignee nella navata centrale e a volta nel capocroce. Anche se relativamente meno nota rispetto agli edifici di culto sopra descritti, San Francesco è, in termini di dimensioni, la terza chiesa della città dopo il Duomo e Santa Maria del Carmine.
Chiesa di San Giovanni Domnarum fondata dalla regina Gundemperga nel 654, si trova in pieno centro storico, inglobata in un cortile di abitazioni civili, ospita una cripta altomedievale scoperta nel 1914. è una delle più antiche di Pavia ed è parte di un più ampio complesso alto medievale comprendente la chiesa stessa, il campanile e la cripta. Si trova nel pieno del centro storico, in via Mascheroni, a pochi passi dalla chiesa del Carmine con la facciata inglobata in un complesso abitativo e l'ingresso all'interno di un cortile. Nella cripta, che è stata riscoperta dopo secoli nel 1914, sono visibili dei resti di affreschi. Secondo taluni storici questa chiesa potrebbe identificarsi con la Basilica di San Giovanni Battista.
Chiesa di San Giorgio in Montefalcone di periodo medioevale (forse fondata in età longobarda) in pieno centro storico sorge su una specie di fortilizio da cui probabilmente all'epoca si dominava il corso del Ticino. Attaccato alla chiesa vi è un ossario a vista.
Chiesa dei Santi Primo e Feliciano, la parte esterna ha forme romaniche come la facciata in mattone restaurata nel 1940. Nel secolo XVI l'interno della chiesa fu ridotto a una sola navata e completamente riadattato in stile barocco.
Chiesa di Santa Maria in Betlem risalente al XII secolo, sorse su un precedente oratorio di età carolingia di cui, sotto il pavimento della chiesa attuale, si conservano i resti. La chiesa, era dipendente dal vescovo di Betlemme, e presenta forme romaniche.
Chiesa di Santa Maria Teodote. La chiesa fu parte del monastero di Santa Maria Teodote, detto anche di Santa Maria della Pusterla, che fu uno dei più antichi e importanti monasteri femminili di Pavia. Fondato tra il 679 e il 700 da re Cuniperto, fu soppresso nel 1799 e dal 1868 ospita il seminario diocesano. Nel lato orientale del chiostro rinascimentale del monastero di Santa Maria Teodote (Attuale seminario della diocesi di Pavia) si trova la piccola cappella a pianta centrale edificata nell'ultimo ventennio del Quattrocento e riccamente affrescata da Bernardino Lanzani tra il 1506 e il 1507.
Chiesa di San Luca oratorio della Confraternita dei Disciplini, venne consacrata il 21 dicembre 1609. È situata nella parte orientale del centro della città, lungo l'importante direttrice viaria per Piacenza e Cremona. La facciata è posta a nord lungo l'attuale Corso Garibaldi ad attestare l’importanza della strada.
Chiesa di Sant'Eusebio aveva come cripta una costruzione del VII secolo, ancora conservata e visitabile in piazza Leonardo da Vinci, rarissimo esempio di architettura longobarda.
Chiesa di San Lazzaro fondata nel 1157 da Gislenzone Salimbene, e dai figli Siro e Malastreva, unitamente all'omonimo ospedale, l'attuale edificio fu realizzato in forme romaniche nella prima metà del Duecento. La facciata è arricchita da bacini ceramici di origine bizantina, mentre alcuni capitelli risalgono all'età Carolingia. L'interno, restaurato negli anni'30, conserva vaste tracce di affreschi del XIII secolo. La chiesa e l'annesso ospedale, nel XVI secolo passarono sotto il controllo dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, sotto il quale rimase fino alla metà dell'Ottocento.
Monastero e chiesa di San Pietro in Verzolo sorto (forse su un precedente edificio di età longobarda) nel X secolo come monastero benedettino. Nel 1486 ai benedettini subentrarono i cistercensi di Chiaravalle, fino al 1798, quando il monastero venne soppresso, mentre la chiesa, come parrocchia, sopravvisse. Gran parte della struttura della chiesa e degli edifici annessi, come il piccolo chiostro, sono strutturati su murature dell'XI secolo, realizzate con molti laterizi romani di recupero e ciottoli fluviali, come pure di recupero pare essere uno dei capitelli, di età longobarda, inserito nella romaniche bifore del chiostro. La facciata fu rifatta nella seconda metà del Cinquecento, mentre l'interno della chiesa fu modificato nella prima metà del Settecento.
Monastero e chiesa di San Salvatore le cui origini risalgono al VII secolo], fu infatti fondata da re Ariperto I nel 657 e venne ricostruita dall'Amadeo nel XV-XVI secolo
Chiesa di San Lanfranco, risalente al XII secolo, contiene la tomba del vescovo Lanfranco Beccari (m. 1189), realizzata nel 1498 dallo scultore e architetto Giovanni Antonio Amadeo (1447-1552), nato a Pavia. All'interno della chiesa vi è un affresco, tra i più antichi della città (XIII secolo), scoperto nel 1930 sotto l'intonaco, raffigurante l'assassinio di Tommaso Becket. La scena ritrae il vescovo che indossa la casula mentre viene colpito da cinque sicari
Chiesa di Santa Maria delle Grazie, seicentesca, ha la dignità di basilica minore
Chiesa di Santa Maria in Corte Cremona Il nome della chiesa (documentata almeno dal 1232) deriva dal fatto che nelle sue vicinanze sorgeva il palazzo (corte) dove il vescovo di Cremona alloggiava quando, nell’alto medioevo, giungeva a Pavia (allora capitale del regno d'Italia) in occasione di placiti, incoronazioni e alti eventi che si svolgevano in città.
CHIESE INGLOBATE IN EDIFICI O PER ALTRI USI
Chiesa di San Colombano maggiore La chiesa di origine longobarda, dotata di xenodochio per i pellegrini, gestita dai monaci di San Colombano di Bobbio, è attestata da documenti fin dal IX secolo; tra le fonti edite di carattere generale, la parrocchia è citata nel 1250 nei documenti concernenti l'estimo pavese del secolo XIII; è elencata tra le parrocchie di Porta Palacensis nelle Rationes decimarum del 1322-1323; compare nei rogiti del cancelliere episcopale Albertolo Griffi degli anni 1370-1420; è ancora menzionata negli atti della visita pastorale compiuta nel 1460 da Amicus de Fossulanis. La parrocchia di San Colombano fu soppressa nel 1565 e unita alla parrocchia dei Santi Giacomo e Filippo concentrando i redditi e i diritti. Convertita a uso magazzino, conserva gran parte della sua ossatura, con la navata centrale e quella di sinistra divise da pilastri. La facciata è in gran parte integra, e rivela elementi nuovi rispetto alla precedente serie delle basiliche romaniche pavesi. Nel 1963 sono stati distrutti gli avanzi del presbiterio e dell'abside centrale, mentre la navata destra è mancante da tempo. Vicolo San Colombano
Chiesa di San Marino Via Comi. La chiesa, con annesso monastero benedettino, di San Marino fu fondata nell'VIII secolo dal re longobardo Astolfo, che fu seppellito al suo interno. La struttura subì rimaneggiamenti nel XII secolo e poi, più consistenti, tra Cinque e Seicento. Al suo interno si conserva una pala del Giampietrino.
Chiesa di Santa Maria delle Cacce Fondata nel VIII secolo, forse da re Rachis o Desiderio, fu un monastero Benedettino Femminile, poi soprresso nel 1799. L'edificio monastico fu ricostruito nel Cinquecento e attualmente è adibito a edificio scolastico, mentre la chiesa fu rifatta nel XVII secolo, pur conservando elementi, come la cripta, del primitivo edificio di età longobarda
Chiesa di San Maiolo Via Cardano, 45. ll monastero di San Maiolo fu fondato nell'anno 967 dal giudice Gaidolfo, che lo donò all’abate di Cluny San Maiolo. Ben presto il monastero divenne il principale centro di diffusione della riforma cluniacense nel Nord Italia. Nel XIII secolo iniziò la decadenza del monastero, che divenne commenda nel 1380 e fu infine soppresso nel 1564 e affidato alla Congregazione Somasca. Nel 1596 la chiesa medievale fu ricostruita in forme manieriste. Nel 1790 la casa venne soppressa e passò nelle mani di privati. Acquistato dalla Stato Italiano negli anni ’60, ospita ora l’Archivio di Stato di Pavia. Degno di nota è il chiostro quattrocentesco, che conserva tracce della chiesa romanica.
Chiesa di San Tommaso via siro comi. Il monastero benedettino femminile di San Tommaso è menzionato per la prima volta in un diploma imperiale di Arnolfo del 889. La chiesa fu ricostruita nel 1213 e nel 1302 divenne sede dei frati Domenicani. A partire dal 1320 iniziarono i lavori per la costruzione della nuova, e più grande, chiesa, tuttavia, a causa delle numerose interruzioni, il cantiere fu ultimato solo nel 1478. Nel 1786 il monastero venne soppresso da Giuseppe II e trasformato nel Seminario Generale per la Lombardia Austriaca. Giuseppe Piermarini, incaricato di adattare il complesso alla nuova destinazione, modificò pesantemente la chiesa. Pochi anni dopo, nel 1791, il seminario venne chiuso e il complesso divenne una caserma, e tale rimase fino agli anni ’80 del Novecento, quando fu ceduto all’Università degli Studi di Pavia.
Chiesa di San Pietro in Vincoli. Via Cravos. Si trova in un vicolo del centro storico (Via Cravos) da cui si vedono le forme della facciata. Fu edificata sopra le rovine di un tempio pagano e la chiesa originaria risale all'epoca longobarda. La chiese prese successivamente il nome di San Sebastiano, dopo il trasferimento di una reliquia (un braccio) del santo che secondo la tradizione riuscì a fermare un'epidemia di peste scoppiata in città nel VII secolo. La funzione religiosa dell'edificio cessò nel 1788, quando fu trasformata in abitazioni e magazzini.
Chiesa di Santa Mostiola Via Luigi Porta, 21. Documentata fin dal 925, fu ricostruita intorno al XII secolo, fu concessa nel 1254 ai monaci Eremitani di Sant’Agostino, che, intorno a essa eressero un convento. Nel 1566 passò alle monache Benedettine di Monte Oliveto e venne soppressa nel 1799.
Chiesa di Santa Maria Gualtieri, Piazza della Vittoria, la cui facciata si trova nel lato orientale della centrale Piazza della Vittoria. Il nucleo originario è del X secolo; venne sconsacrata nel 1789 e inglobata in edifici residenziali. Nel 1991 si sono conclusi dei lunghissimi restauri che hanno portato in parte a isolare di nuovo l'edificio. L'abside meridionale contiene la più antica testimonianza di resti pittorici romanici di Pavia. È ora adibita a sala convegni del Comune.
Chiesa di Sant'Epifanio Via Sant'Epifanio, 14. Sorse nel V secolo per opera del vescovo Epifanio, venne ricostruita nel 1239 e nel 1451 fu affidata ai Canonici Lateranensi. Venne sconsacrata nel 1773 e divenne sede dell'Orto Botanico dell'Università di Pavia.
Chiesa di San Francesco di Paola Via Alessandro Volta, 31. Progettata dall'architetto Giovanni Antonio Veneroni, sorse, a fianco del convento dei Padri Minimi di San Francesco di Paola nel 1715 e fu terminata nel 1738. Sconsacrata nel 1805, è ora Aula Magna del Collegio Ghislieri.
Santi Giacomo e Filippo Già esistente come chiesa di San Filippo nel 1250, fu ricostruita nel 1626, nel 1680 fu affidata ai Missionari Lazzaristi di San Vincenzo e, tra il 1887 e il 1928 ai padri stimmatini, è ora sede universitaria.
Chiesa di San Nicolò della Moneta Piazza Vittoria, 20C. Già menzionata nel 1250, era posizionata vicino alla zecca. La chiesa fu ricostruita nel 1609 e fu sconsacrata nel 1789.
Oratorio dei Santi Quirico e Giulitta Piazza del Municipio, documentato nel 929, nel 1574 venne soppresso. Nel 1733 Carlo Ambrogio Mezzabarba incaricò l'architetto Giovanni Antonio Veneroni di edificare un nuovo edificio di culto a fianco della sontuosa dimora del casato pavese (palazzo Mezzabarba), a non molta distanza dal luogo in cui si trovava la precedente chiesa.
Chiesa di Santa Clara Le prime notizie sull'edificio risalgono al 1244, quando la chiesa era parte del monastero cistercense femminile di Santa Maria de Ortis, nel 1474 nel monastero si insediarono le monache francescane osservati. L'ente venne soppresso nel 1782 e trasformato, prima in collegio e poi in caserma. Nel 1935 il complesso fu acquistato dal comune di Pavia e sono in corso restauri.
Chiesa di San Zeno. Già documentata nel 1187, in base al piano di riordino delle parrocchie urbane del 1788, fu soppressa e, nel 1794, fu acquistata dal marchese Luigi Malaspina e in gran parte demolita per fare spazio al suo palazzo. Conservava al suo interno la tomba del nipote di Francesco Petrarca, la cui epigrafe, dettata dal nonno, si conserva ora nei Musei Civici.
Oratorio del Crocifisso Si tratta di un piccolissimo oratorio cinquecentesco dalle eleganti modanature in cotto.
Chiesa di San Giacomo della Vernavola Via Camillo Campari, 60. La chiesa esisteva già nel XII secolo, ed era officiata dai benedettini stanziati nel monastero annesso. Nel 1421 subentrarono i frati Minori di San Francesco, che nel 1458 ricostruirono la chiesa. Il monastero venne soppresso nel 1805, la chiesa fu demolita pochi anni dopo, mentre il complesso e il suo giardino, fu adibito a sede dell'Orto Agrario dell'Università, mentre ora è caserma dei Carabineri Nucleo Forestale della provincia di Pavia.
Chiesa di Santa Chiara la Reale Via Carpanelli, 10. Fondata da Bianca di Savoia nel 1380, che insediò le Clarisse nel monastero annesso. Nel 1789 la chiesa e il monastero vennero soppressi e nel 1803 la chiesa venne demolita, mentre furono conservati il chiostro Cinquecentesco e parte delle strutture monastiche.
Chiesa di Santa Maria d'Ognissanti Via Ariberto, menzionata nel Trecento come Sant'Agostino in porta Marenga da Opicino de'Canistris, apparteneva all'ordine degli Umiliati. Nel 1568 passò ai certosini e nel 1803 venne soppressa.
Chiesa della Santissima Trinità,
costituisce il lato meridionale della piazza in cui si affaccia la Chiesa di Santa Maria del Carmine, fu fondata, intorno al 996, dal conte Bernardo e da sua moglie Roglinda. La facciata prospetta nello slargo che si apre in fondo alla piazza.
Chiesa di Santa Maria del Carmine, Piazza del Carmine, 7, fu fondata, intorno al 996, dal conte Bernardo e da sua moglie Roglinda. La facciata prospetta nello slargo che si apre in fondo alla piazza.
Chiesa di Sant'Antonio da Padova Via Darsena. La chiesa fu realizzata nel XVI secolo dai cappuccini e ora, dopo vari passaggi, venne acquisita nel Novecento dal collegio Borromeo, che la trasformò in un'aula didattica.
Chiesa della Pia Casa de' poveri derelitti di Gesù Cristo, Via Robolini, 11, sorta nel 1726 su progetto di Giovanni Antonio Veneroni presso la Pia Casa dei derelitti, nel 1790 fu soppressa e, due anni dopo, trasformata in caserma.
Chiesa di Santo Spirito e Gallo Viale Campari. Fondata da Gian Galeazzo Visconti nel 1395 a risarcimento della chiesa di San Gallo fatta demolire dal padre Galeazzo II per fare spazio alla costruzione del castello, ospitò un monastero benedettino, che fu soppresso nel 1799.
Oratorio della Confraternita di San Rocco e della Misericordia Via XX Settembre, 21, che si occupava di assistere nelle ultime ore i condannati a morte. Si trova nella attuale via Venti Settembre, dopo aver ospitato per anni un cinema e ora una libreria.
FOLCLORE E TRADIZIONI
Festa della Sante Spine che cade il giorno dopo la Pentecoste e nella quale vengono portate in processione per la città le tre spine, custodite all’interno duomo di Pavia, ritenute parte della corona posta sulla testa di Gesù durante la Passione. Le spine originariamente erano parte della collezione di reliquie raccolte dai Visconti all’interno della cappella del castello Visconteo e furono trasportate in duomo nel 1499, poiché, in seguito alla caduta di Ludovico il Moro, si temeva che potessero essere prelevate dai francesi. La festa fu istituita dal vescovo Giovanni Battista Sfondrati nel 1645 e, oltre alle celebrazioni religiose, vede la presenza in città di mercati e luna park.
giugno si tiene il Palio del Ticino che commemora la battaglia fluviale di Cremona del 1431 nella quale la flotta viscontea, guidata dal pavese Pasino Eustachi e composta principalmente da galeoni e navaroli pavesi, sconfisse pesantemente la flotta veneziana, salvando così il ducato di Milano dall’invasione nemica. Il palio inizia all’interno del castello Visconteo, dove è ricreata la corte di Filippo Maria Visconti, da qui il corteo, formato da centinaia di figuranti armati, equipaggiati e vestiti come nel Quattrocento, discende fino alla basilica di San Michele, dove vengono benedette le bandiere e poi fino alla riva del Ticino e qui diverse squadre si contendono il drappo del palio in gare di tiri con l’arco e di voga con i barcé, tipiche imbarcazioni fluviali.
STORIA
Risalente all'epoca pre-romana, la città di Pavia, allora conosciuta con il nome di Ticinum, era un comune e un sito militare molto importante per l'Impero Romano.Plinio il Vecchio disse che la città sia stata fondata dai Laevi e dai Marici, due tribù liguri, mentre Tolomeo attribuisce l’inizio della storia di Pavia agli Insubri.La città romana, molto probabilmente, era un piccolo campo militare, costruito dal console Publio Cornelio Scipione nel corso del 218 aC, a guardia di un ponte di legno che era stato costruito sul fiume Ticinum.
L’importanza della città è cresciuta nel tempo con l'estensione della via Emilia da Ariminum (la odierna Rimini) per via del fiume Po.
Questa via attraversava Placentia (nota oggi come Piacenza) per poi dividersi in due rami, uno verso Mediolanum (la odierna Milano), l’altro verso Ticino.Il nome della città in latino era Papia, che si è evoluta poi nella odierna Pavia. A volte la città è stata indicata come Ticinum Papia, che unisce entrambi i nomi latini. Sotto gli Ostrogoti, la città di Pavia divenne una cittadella fortificata e ultimo baluardo nella guerra contro Belisario.
Dopo la conquista di Pavia longobarda nel 572, Pavia divenne la capitale del regno longobardo. Nel corso degli anni seguenti, gli ungheresi bruciato Pavia nel corso del 889 - 955 d.C.
La città è rimasta la capitale del Regno italiano e il centro delle incoronazioni reali fino alla diminuzione dell'autorità imperiale, nel corso del 12 ° secolo.
Nel 12 ° secolo Pavia ha acquisito lo status di comune autonomo e, nella divisione politica tra guelfi e ghibellini che caratterizza il Medioevo italiano, Pavia era tradizionalmente ghibellina, una posizione che ha contribuito ad aumentare la rivalità con la città di Milano.
Nella storia più recente, la città di Pavia fu sotto il controllo dell'amministrazione austriaca, fino alla seconda guerra di indipendenza italiana, per poi prendere parte all'Unità d'Italia un anno dopo.
FRAZIONI
Cittadella
Cà della Terra noto fin dal XV secolo, appartenne alla Campagna Sottana. Nel XVIII secolo, a Ca' della Terra fu unito il comune di Ca' de' Levrieri e nel 1797 venne assegnata al distretto di Belgioioso. All'epoca la comunità era retta da un console, affiancato da un cancelliere salariato, eletto ogni anno dal consiglio generale tramite un pubblico incanto. Nel 1805 venne classificato come comune di terza classe del dipartimento d'Olona, secondo distretto di Pavia, quarto cantone di Belgioioso. Nel 1816 venne assegnato al distretto di Belgioioso della provincia di Pavia. Fu soppresso nel 1871 e unito a Fossarmato.
Nel 1939 tuttavia il governo fascista, spartendo il comune di Fossarmato fra Pavia e Cura Carpignano, accorpò la frazione di Cà della Terra al capoluogo.
Ca' de' Tedioli comune della Campagna Sottana, documentato almeno dal XIV secolo ed era una comunità non infeudata, ma retta da un console, coadiuvato da un cancelliere salariato, mentre il consiglio generale veniva convocato solo per suddividere le imposizioni fiscali. Nel XVIII secolo assorbì gli ex comuni di Pelissera e Santa Croce. Ca' de' Tedioli è classificato come comune di terza classe del dipartimento d'Olona, del secondo distretto di Pavia nel 1805. Nel 1816 il comune venne al terzo distretto della provincia di Pavia, quello di Belgioioso. Con l'annessione al regno di Sardegna (1859) fu stabilito che il comune fosse retto da un consiglio di 15 membri e da un giunta formata da due persone e, dopo la proclamazione del regno d'Italia, con la legge del 1865, al consiglio e alla giunta fu affiancato un sindaco. Nel 1870 fu soppresso e unito ai Corpi Santi di Pavia, da cui fu staccato nel 1883, quando detto comune fu abolito, e unito a Fossarmato.
Nel 1939 tuttavia il governo fascista, spartendo il comune di Fossarmato fra Pavia e Cura Carpignano, accorpò la frazione di Cà de' Tedioli al capoluogo.
Cantugno, noto fin dal XII secolo, faceva parte del Parco Vecchio. Nel XVIII secolo gli furono uniti alcuni piccoli comuni del Parco Vecchio: Torre del Gallo, Cornaiano, Restellone e Due Porte. Nel 1841 il comune fu soppresso e aggregato a Mirabello.
Nel 1939 tuttavia il governo fascista, spartendo il comune di Mirabello fra Pavia e San Genesio, staccò anche Cantugno, che andò nel capoluogo, da alcune sue vecchie cascine a nord, come Due Porte, che finirono nell'altro comune.
Montebello era un comune nella Campagna Soprana, poi inserito nel distretto di Bereguardo. Nel 1841 il comune fu soppresso dal governo austriaco e unito a Villalunga, che a sua volta decenni dopo entrò nel territorio di Torre del Mangano, attuale Certosa di Pavia.
Nel 1939 tuttavia il governo fascista, nell'intento di fornire ai più dinamici capoluoghi un adeguato spazio per la loro espansione economica e quindi urbanistica, staccò il paese da Certosa e lo unì direttamente a Pavia, seppur la località non sia poi mai stata raggiunta dalla crescita edilizia.
Sirigari era un comune nella Campagna Soprana, poi inserito nel distretto di Bereguardo. Nel 1871 il comune fu soppresso e unito a Torre del Mangano, attuale comune di Certosa di Pavia.
Nel 1939 tuttavia il governo fascista, nell'intento di fornire ai più dinamici capoluoghi un adeguato spazio per la loro espansione economica e quindi urbanistica, staccò il paese da Certosa e lo unì direttamente a Pavia, seppur la località non sia poi mai stata raggiunta dalla crescita edilizia.
Fossarmato appare nel XII secolo come Fossa de Armatis in una pergamena del monastero di San Pietro in Ciel d'Oro, che controllava molti fondi nella zona. Nel XIV a Fossarmato sorgeva un castello (ora scomparso), dotato di torre, di proprietà della famiglia pavese degli Avvocati. Faceva parte della Campagna Sottana di Pavia ed era priva di feudatario o podestà, veniva infatti governata da un console, coadivato da un cancelliere salariato, il cui compito principale era quella di radunare i capifamiglia per la ripartizione delle imposte. Nel XVIII secolo gli fu aggregato il comune di Bompiumazzo e Fossarmato fu inserito nel distretto di Belgioioso. Nel 1805 venne classificato come comune di terza classe del dipartimento d'Olona, secondo distretto di Pavia, sesto cantone di Belgioioso. Nel 1816 venne assegnato al distretto di Belgioioso della provincia di Pavia. Con l'annessione al regno di Sardegna (1859) fu stabilito che il comune fosse retto da un consiglio di 15 membri e da un giunta formata da due persone e, dopo la proclamazione del regno d'Italia, con la legge del 1865, al consiglio e alla giunta fu affiancato un sindaco. Nel 1871 il comune di Cà della Terra e nel 1872 quello di Prado; nel 1883 gli viene unita la frazione di Cà de' Tedioli, già unita ai Corpi Santi di Pavia.
Nel 1939 il comune di Fossarmato fu soppresso e unito a Pavia, tranne Prado che passò a Cura Carpignano.
Mirabello. Intorno al 1180, dove ora sorge Mirabello, fu fondato il monastero cistercense del Gesù, con il passare degli anni, presso il monastero sorse un piccolo insediamento, detto nel XIII secolo Miscla, ricco di mulini e difeso, almeno dal 1297, da un torre. Successivamente la località fu chiamata Torre della Mischia, e, a partire dal 1325, la famiglia pavese di Fiamberti cominciò ad acquistare vasti beni nella zona, tanto che, tra il 1325 ed il 1341, i Fiamberti realizzarono anche un castello. Negli anni ’60 del Trecento, Galeazzo II visconti acquistò dai Fiamberti la metà del castello, mentre l’altro lato del castello fu espropriato dal Visconti. In questo periodo, con la creazione del Parco Visconteo, anche il nome del luogo cambiò da Torre della Mischia a Mirabello.
Era il principale centro del Parco Vecchio e sede del Capitano del Parco. Il Parco Vecchio era la parte più antica del vastissimo parco dei Visconti, che congiungeva il Castello di Pavia alla Certosa; anche dopo la caduta degli Sforza e la rovina del Parco, esso sopravvisse come entità amministrativa autonoma. Nel XVIII secolo a Mirabello è unito il comune di Torre Pescarina, e nel 1841 il comune di Cantugno.
Nel 1863 prende il nome di Mirabello ed Uniti di Pavia. Nel 1883 alcune frazioni (Scala, Torretta, ecc.) vengono unite a Pavia. Nel 1939 il comune viene soppresso e unito a Pavia e in parte a San Genesio ed Uniti.
Molinazzo era un comune nella Campagna Soprana, poi inserito nel distretto di Bereguardo insieme alla sua frazione di Cittadella incorporatale nel XVIII secolo. Nel 1841 il comune fu soppresso dal governo austriaco e unito a Villalunga, che a sua volta decenni dopo entrò nel territorio di Torre del Mangano, attuale Certosa di Pavia.
Nel 1939 tuttavia il governo fascista, nell'intento di fornire ai più dinamici capoluoghi un adeguato spazio per la loro espansione economica e quindi urbanistica, staccò il paese da Certosa e lo unì direttamente a Pavia, seppur la località non sia poi mai stata raggiunta dalla crescita edilizia.
Villalunga era un comune nella Campagna Soprana, poi inserito nel distretto di Bereguardo insieme alla frazione Cassinino. Nel 1841 annesse Molinazzo e la cascina Montebello. Nel 1871 il comune fu soppresso e unito a Torre del Mangano, attuale Certosa di Pavia.
Nel 1939 tuttavia il governo fascista, nell'intento di fornire ai più dinamici capoluoghi un adeguato spazio per la loro espansione economica e quindi urbanistica, staccò il paese da Certosa e lo unì direttamente a Pavia, seppur la località non sia poi mai stata raggiunta dalla crescita edilizia.
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