Il comune sorge a metà strada tra Bergamo e Milano ed è situato sul confine tra le due province, segnato dal fiume Adda, sul versante milanese.
Le tracce della sua fondazione si sono perse. Alcuni studiosi ritengono che, in origine, Vaprio d'Adda nasce come "Castrum" nell'intorno dell'anno 300 con l'erezione del primo ponte sul fiume Adda denominato "Pons Aureoli", dal generale romano che lo fece costruire. In epoca romana il territorio di Vaprio d'Adda era attraversato da un'importante strada romana, la via Gallica. Dobbiamo risalire al 990 per trovare in un documento Vapris. Il toponimo, però, potrebbe essere di origine celtica oppure latina ricollegando il nome a "vadulum", cioè piccolo guado. Secondo un'antica leggenda, il nome del paese deriverebbe da "Aper" ovvero cinghiale, probabilmente dovuto al fatto che il territorio era infestato da mandrie di cinghiali.
Il territorio entro poi in epoca longobarda nei possedimenti dell'abbazia di San Colombano di Bobbio, fondata da san Colombano nel 614, alcuni monaci colombaniani provenienti da Bobbio fanno risorgere intorno al 620 questo castrum abbandonato per anni trasformandolo in un insediamento monastico-rurale. Il toponimo "Vaprianum" compare in un diploma dell'imperatore Ottone III del 998 che conferma i beni del monastero al tempo retto dall'abate Gerberto di Aurillac che l'anno successivo diverrà Papa Silvestro II; il territorio con vari possedimenti era inserito nel grande feudo reale ed imperiale monastico.
Nel Medioevo, Vaprio ha un ruolo strategicamente importante: fa parte della linea difensiva dell'Adda che comprende i castelli di Trezzo sull'Adda, d'Cassano e Brivio. Delle vicissitudini del borgo è testimone il castello abbattuto e ricostruito più volte.
Ricostruito nel 1281, diviene baluardo della famiglia Torriani. Qui, nel 1324, i ghibellini milanesi riportano una vittoria sui guelfi durante la crociata di questi ultimi contro il potere visconteo. Il castello è anche uno dei presidi militari durante gli scontri tra Francesco Sforza e la Repubblica di Venezia. Di questa struttura fortificata oggi non rimane traccia. Nel 1483, Giovanni Melzi, consigliere ducale degli Sforza, ristruttura Villa Melzi, nella quale soggiorna, tra il 1506 e il 1513, anche Leonardo Da Vinci, ingegnere ducale nella Milano di Lodovico il Moro.
Dal 1535 al 1700 la Lombardia cade sotto il dominio spagnolo che segna la decadenza del Ducato di Milano, dando inizio ad un periodo di grandi carestie e pestilenze. Famosa quella del 1630 descritta dal Manzoni ne "I Promessi Sposi". Nel Settecento il Ducato di Milano passa agli austriaci e Vaprio, come tutta la regione, si avvia ad un grande progresso sociale ed economico. Grazie al buongoverno austriaco, la vocazione imprenditoriale lombarda riceve il giusto impulso e stimola la crescita economica e culturale. Nel 1763 l'imperatrice Maria Teresa d'Austria sceglie Vaprio come residenza di caccia del duca Francesco III d'Este, governatore della Lombardia.
Nel 1799 Vaprio è nuovamente teatro di scontri tra le truppe italo-francesi e le truppe austro-russe nella battaglia dell'Adda. I difensori della Repubblica Cisalpina, costituitasi sotto l'egida di Napoleone, soccombono sotto l'incalzare dei restauratori che, il 28 aprile, entrano in Milano. Dopo l'intermezzo napoleonico, con la Restaurazione del 1815 nasce il Regno Lombardo-Veneto sempre sotto il dominio austriaco.
Nell'Ottocento a Vaprio sorgono filande e stabilimenti tessili. Nel 1818, dopo quattro secoli, finalmente il traghetto utilizzato per passare da una sponda all'altra dell'Adda è sostituito da un ponte di legno la cui costruzione è voluta dal sindaco Cesare Castelbarco. Il ponte sarà distrutto nel 1859 e ricostruito, prima in ferro, poi in acciaio e quindi in cemento armato tra il 1954 e il 1957.
Nel 1859, con la pace di Zurigo e l'annessione della Lombardia al Piemonte, si conclude il Risorgimento lombardo. Nel 1861 nasce lo Stato italiano. Nel censimento di quell'anno, a Vaprio vengono contati 3.240 abitanti che diventano 6.508 alla fine del XX secolo. Il XX secolo ha visto le lotte operaie, l'occupazione delle fabbriche, il fascismo, le due guerre a cui Vaprio dà il suo contributo di morti, 64 caduti nella prima guerra mondiale e 50 nella seconda guerra mondiale
MONUMENTI E LUOGHI DI INTERESSE
I resti della chiesa di San Bernardino
Il complesso denominato “ex Chiesa di San Bernardino” è formato dai resti di due edifici di culto di epoche diverse, due chiese o due oratori. Oggi rimangono visibili solamente alcuni muri perimetrali che delimitano una pianta rettangolare con abside e parte dei muri in alzato.
I resti, venuti alla luce nel settembre del 1985, sono stati attribuiti dagli archeologi a tre diversi periodi: all’epoca romana o tardo antica, a quella altomedievale o romanica e al periodo tardomedievale.
Della fase di costruzione più antica rimangono le fondamenta di un grosso muro perfettamente orientato N/S lungo l’attuale Via Sant’Antonio, alla cui base vi è un filare di ciottoli.
Nell’epoca altomedievale l’edificio venne riutilizzato per la costruzione di un piccolo oratorio dedicato a San Paolo, successivamente demolito dopo il 1450° anno di canonizzazione di San Bernardino, per far spazio alla più recente chiesa dedicata appunto a tale santo.
Ulteriori scavi hanno portato alla luce nuove strutture di cui non si conosce ancora l’uso originale, ma che si pensa siano tombe appartenenti all’edificio religioso di S. Bernardino.
La chiesa di San Colombano
risalente agli inizi del XII secolo, eretto su un tempio più antico, che la tradizione vorrebbe fondato dallo stesso San Colombano, monaco irlandese e straordinaria figura di evangelizzatore, durante la sua permanenza in terra lombarda, attorno al 612. Sicuramente una pertinenza documentata dei possedimenti dell'abbazia di San Colombano di Bobbio, il cui territorio con vari possedimenti era inserito nel grande feudo reale ed imperiale monastico. Notevoli i capitelli, i bassorilievi, le figure zoomorfe tipiche del bestiario romanico, le lunette esterne con rappresentazioni della costruzione della chiesa e con l'allegoria di Cristo Orfeo. All'interno affreschi originari del XII secolo.
chiesa San Nicolò Vescovo
edificata nel XIX secolo su progetto di Luigi Cagnola e sede del grande organo "Bernasconi", recentemente restaurato; importanti gli affreschi di Natale Riva, allievo di Francesco Hayez
Villa Melzi
dove Leonardo da Vinci soggiornò per i suoi studi sulla canalizzazione delle acque nel milanese e dove prese come discepolo prediletto Francesco Melzi (i segni della sua presenza sono testimoniati da scritti e disegni nonché da un affresco su grande tondo raffigurante una Madonna con Bambino attribuibile se non allo stesso Leonardo perlomeno alla sua scuola);
stabilimento Duca Visconti di Modrone
Certo favorito dalla sua posizione, a metà strada tra Bergamo e Milano, come dalla presenza del fiume Adda, le cui acque permettevano i processi produttivi, Vaprio affiancò al tradizionale lavoro nei campi una precoce vocazione industriale. Sorserò così, già agli inizi del XIX secolo, alcune fabbriche e i primi opifici, che gettarono le premesse del successivo sviluppo e dell'abbandono di un'economia essenzialmente agricola. Di questa precoce fase, legata alle origini stesse dell'industria nel territorio lombardo, restano ancora oggi nell'abitato due interessanti testimonianze storiche, il cotonificio Velvis - Duca Visconti di Modrone e la cartiera Sottrici Binda.
Sembra proprio un castello medievale, con tanto di torri coronate di merli e di un grande portale verso l'Adda, sormontato dallo stemma storico della casata, il celebre biscione racchiuso in scudo e sormontato da una corona. Lo vollero così i duchi Visconti di Modrone, che scelsero per il loro stabilimento un'architettura certo estranea ai più immediati bisogni produttivi, ma legata agli stili della tradizione, forse con l'intento di celebrare il passato feudale e le nobili origini della famiglia. Risale al 1839 la costruzion edi questa fabbrica per la filatura, la torcitura e la tessitura del cotone, uno dei primi complessi industriali della valle dell'Adda, fondato dalla società Sioli-Dell'Acqua e passato nel 1965 ai Visconti di Modrone. Il prodotto più rinomato e richiesto tra quelli usciti dalla storica fabbrica divenne presto il velluto di cotone (da cui il nome di Velvis, nato dalle lettere iniziali del particolare tessuto e del nome dei proprietari), ancora oggi fiore all'occhiello della produzione a Vaprio. L'inconsueto edificio non è solo un riuscito tentativo di inserirsi senza contrasti nell'ambiente, da una parte rispecchiando le caratteristiche storiche e architettoniche del territorio, dall'altra proponendos come simbolo di potenza e solidità dell'impresa. E' anche un esempio dei progressi tecnici del tempo, visto che l'alta torre a pianta circolare - ben visibile oltre il muro che costeggia il tratto iniziale di via Visconti - nascondeva al so interno un albero motore verticale , ideato per distribuire la forza motrice ai diversi piani dello stabilimento.
Il complesso, oggi, abbondantemente ristrutturato per adattarsi alle nuove esigenze produttive, non ha perso il suo aspetto originario, ricco di riferimenti a un lontano e ideale medioevo.
Sulla facciata dello stabilimento si trova un affresco della Madonna, molto caro ai Vapriesi e denso di significato; infatti la tradizione locale vuole che il foro di un proiettile, ben visibile all'altezza del cuore della Madonna, determinò la fine di una battaglia che si era instaurata in zona durante gli ultimi giorni della Seconda Guerra Mondiale.
Cartiera Sottrici Binda
Certo favorito dalla sua posizione, a metà strada tra Bergamo e Milano, come dalla presenza del fiume Adda, le cui acque permettevano i processi produttivi, Vaprio affiancò al tradizionale lavoro nei campi una precoce vocazione industriale. Sorserò così, già agli inizi del XIX secolo, alcune fabbriche e i primi opifici, che gettarono le premesse del successivo sviluppo e dell'abbandono di un'economia essenzialmente agricola. Di questa precoce fase, legata alle origini stesse dell'industria nel territorio lombardo, restano ancora oggi nell'abitato due interessanti testimonianze storiche, il cotonificio Velvis - Duca Visconti di Modrone e la cartiera Sottrici Binda.
Qui troviamo l'Isola Monti interamente di proprietà di quella nobile famiglia. Fino alla seconda metà del ‘700, l’isola ospitava più opifici che dovevano il loro funzionamento proprio alle acque circostanti: fornaci, segheria e un maglio da rame. Proprio sul nucleo di quest’ultimo, Paolo Monti nel 1748 su pressione dell’Università dei Cartai di Milano, instaurò una follatura per gli stracci, da cui all’epoca si poteva produrre la carta. Quello fu il momento in cui nacque il primo edificio della cartiera che, nel corso di un secolo, sotto più mani, demaniali e private (più lunga e famosa fu la proprietà Binda) arrivò ad occupare l’intera isola. Oggi, purtroppo, la vedrete dormiente, chiusa e abbandonata dal 2007; posando lo sguardo durante il cammino potrete riconoscere tra i fabbricati affacciati sull’alzaia una portineria e il complesso che ospitò la foresteria per l’alloggio degli operai: splendidi esempi di architettura industriale ottocentesca.
Ciò che ai nostri giorni appare del moderno stabilimento non ha niente a che vedere con la storica cartiera, il cui primo nucleo risaliva addirittura al 1774. Il luogo in cui sorge è però rimasto quello della sua fondazione: un'area a nord-est dell'abitato, compresa tra il Naviglio Martesana e l'Adda, area che offriva le migliori garanzie per l'abbondante presenza dell'acqua, elemento indispensabile alla produzione. "La cartiera meccanica di Vaprio cresce d'attività, con due macchine fabbricando carta senza fine...": già nel 1857 Cesare Cantù così descriveva l'opificio, fondato dal conte Paolo Monti Melzi, passato nell'Ottocento alla ditta Maglia & Pigna ed entrato nel 1868 a far parte del gruppo Ambrogio Binda, proprietario della celebre cartiera di Conca Fallata a Milano. La sua storia è accompagnata dal nome di diversi proprietari e direttori che, trasformando gli impianti, modernizzando le strutture, impostando con nuovi criteri le strategie produttive, seppur tra alti e bassi hanno permesso alla cartiera di rimanere attiva fino all'anno 2009. Lo stabilimento, prima della chiusura, faceva capo al gruppo Munksjo Paper Decor Italia, uno dei primi gruppi italiani del settore cartario, la cui sede centrale è a Besozzo, in provincia di Varese.
Ponte ad arco
Il Ponte di Aureolo è un antico arco costruito con la scopo di unire Canonica d’Adda e Vaprio d’Adda, divisi dal fiume Adda. Nella sua storia fu più volte abbattuto, non solo dal fiume, ma anche da battaglie e guerre.
Il Ponte fu intitolato alla memoria del comandante Aureolo che cercò di sconfiggere le forze imperiali nella battaglia del 268 proprio in questo territorio. All’epoca il viadotto prese un certa importanza in quanto permetteva il collegamento tra Bergamo e Milano, per Venezia fino alla via Emilia.
Nel 1160 Federico Barbossa, mentre raggiungeva Milano per assediarla, passò da Canonica e incendiò il castello e abbatté il Ponte. Nel 1211 il Comune di Milano, grazie al sostegno economico della famiglia dei Capitani d’Arzago, decise di costruirlo nuovamente.
Negli anni successivi si persero le tracce del Ponte, tant’è che si afferma che all’epoca di Alessandro Manzoni non esisteva. Infatti, nei Promessi Sposi lo scrittore decise di far fuggire Renzo attraverso il viadotto di Cassano d’Adda o la chiatta di Canonica ovvero il traghetto che veniva utilizzato quando il Ponte era inaccessibile e quindi distrutto.
Si ritrovarono tracce della ricostruzione nel 1817 quando il governo austriaco destinò all’investimento 215.000 lire italiane. La struttura presentava 6 piloni in pietra fiancheggiati da travi lignee: dei quali uno si ruppe subito e la sua riparazione durò 40 anni. A quel’epoca per transitare sul viadotto bisognava pagare un pedaggio agli uffici amministravi di Milano. Il Ponte fu, però, travolto da una piena e danneggiato, fu riparato inserendo arcate in muratura incastonate nelle macerie della costruzione precedente. Nel 1868 una piena del fiume lo distrusse nuovamente. A questo punto era evidente che la tecnica costruttiva utilizzata con i pilastri portanti in acqua non era quella adeguata all’impetuosità del fiume Adda.
Verso il 1878 un ditta belga fu incarica nella ricostruzione del Ponte con una struttura diversa: una travatura in ferro sostenuta da un solo pilone centrale in pietra, ma solo dieci anni più tardi un piena lo abbatté. Nel 1892 si progettò un ponte con un’arcata metallica sostenuta da due grandi archi che fu realizzato un anno dopo dalla ditta appaltatrice Fratelli Invitti e C. di Milano, ma nel 1955 fu demolito. Dopo una storia ricca di costruzioni e demolizioni, finalmente nel 1957 fu inaugurato l’attuale Ponte.
Lavatoio medievale
la cui struttura è ancora presente sulle rive dell'Adda. Realizzato nel XVIII secolo, sorge in corrispondenza della villa dei Visconti di Modrone lungo il naviglio della Martesana. Progettato da Leonardo da Vinci. L'acqua pulita del Naviglio offriva un servizio indispensabile ai cittadini di Vaprio d'Adda e veniva utilizzata per il lavaggio della biancheria. Le pietre su cui è costruito il lavatoio non hanno una superficie liscia e questo consentiva di strofinare i panni sporchi per lavarli. Erano inclinate in modo da consentire che l'acqua sporca potesse defluire grazie alla corrente. Per le donne i lavatoi erano luogo di fatiche e di lavoro ma anche occasione di socializzazione, e per secoli il lavatoio fu un centro di aggregazione femminile dove i maschi erano rigorosamente esclusi. La struttura è rimasta attiva fino agli anni sessanta del XX secolo.
Villa Visconti di Modrone
Da Piazza Cavour si affaccia verso fiume la Villa Visconti di Modrone, oggi di vesti eclettiche ottocentesche ma certamente sorta prima di metà '700. Il suo giardino terrazzato si rivolge al fiume, che in questo tratto è costeggiato vicinissimo dal Naviglio della Martesana; dalla piazza, una scalinata in pietra scende a raggiungere il canale e un suo lavatoio. Nell'isolato di Villa Visconti, un pannello segnaletico presenta le tracce - riscoperte e rese ben visibili - di quelli che erano stati un oratorio del XII secolo e la successiva cappella privata di Giovanni Melzi, dedicata a San Bernardino.
Villa Pizzagalli Alessandrini
Sul naviglio Martesana la famiglia Pizzagalli, che vanta stimati ingegneri, innalza una casa al cadere dell’Ottocento. L’edificio passa al regista Goffredo Alessandrini che, nel 1935, bacia all’altare Anna Magnani. Nel giardino di questa villa l’attrice china i pomeriggi estivi sui copioni da studiare, macchiandoli di the e uva. Sceglie i grappoli dal fruttivendolo paesano, di persona. Negli anni Trenta restaura la villa l’ing. Pizzagalli, tra l’altro coinvolto alla progettazione di dighe nelle colonie italiane. Nel salone centrale, Anna accoglie Paolo Stoppa, Marcello Mastroianni, Alberto Sordi, Mario Monicelli, Vittorio De Sica e Alberto Lattuada: regista, quest’ultimo risede lui pure residente lungo l’Adda di Vaprio, dove sfolla un archivio in 500 pellicole fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Il Vortice
Costruita nel 2013 in occasione della ricorrenza “500 anni di Leonardo a Vaprio”, questa particolare scala dalla curiosa forma a chiocciola, va a collegare l’alzaia tra Adda e Naviglio Martesana a Piazza Cavour, cuore del centro storico vapriese. Il progetto di Attilio Stocchi e Gualtiero Oberti riprende, nella forma a spirale , quegli schemi che Leonardo da Vinci ebbe ampio modo di studiare e illustrare nel «De divina proportione» di Pacioli. Una struttura a vortice come i mulinelli che il Genio toscano amava tanto osservare nelle acque del fiume, magari proprio mentre soggiornava nella dirimpetta Villa Melzi, ospite della nobile famiglia.
Diga di Sant'Anna
Nessun commento:
Posta un commento