CASTELLO VISCONTEO a Pavia

La costruzione di una "cittadella" fortificata a ovest del nuovo edificio, sull'area limitrofa al monastero di S. Pietro in Ciel d’Oro, permise di sviluppare gli aspetti residenziali anziché quelli militari: in effetti, più che una fortezza, il Castello di Pavia fu soprattutto la splendida sede di una corte raffinata, come è ancora possibile intuire dalle grandi bifore esterne, dall'aereo loggiato del cortile e dagli affreschi delle sale interne, elementi che rispecchiano il gusto del gotico internazionale. Nella seconda metà del XIV e nel XV secolo il maniero fu un importante centro di produzione artistica. Di particolare bellezza il decoro con imprese viscontee sul cielo stellato della "Sala Azzurra", le figure del Cristo morto e dei Santi nell'originaria cappella a piano terreno, i motivi a tappezzeria e le immagini muliebri su sfondo di rose.

Galeazzo II conquistò Pavia nel 1359 dopo un lungo assedio, appena presa la città il signore decise, forse per dissapori con il fratello Bernabò, di spostare la sua corte da Milano a Pavia, antica capitale del regno Longobardo prima e poi del regno Italico fino al 1024, riallacciando simbolicamente il suo potere a quello delle antiche monarchie. Nel 1360, dopo aver fatto demolire le abitazioni e le chiese che si trovavano nell’area prescelta per il castello, prese via il cantiere. I lavori, forse coordinati da Bernardo da Venezia, che a Pavia progettò anche la chiesa del Carmine, procedettero in modo spedito, anche perché Galeazzo II impose ai suoi sudditi di inviare lavoratori e maestranze, a titolo d’esempio la comunità di Novara dovette mandare muratori, mentre i piacentini furono costretti a scavare il fossato. In soli 5 anni l’edificio fu ultimato, tanto che nel 1366 il signore scrisse ai Gonzaga chiedendogli l’invio di pittori per affrescare il castello. Il complesso, pur mantenendo le forme del castello, era in realtà un sontuoso palazzo, ricco di sale, come quelle del lato nord (purtroppo distrutte dai francesi nel 1527) affrescate da Pisaniello con animali “fatti d’oro”, mentre altre sale, oltre a ospitare il signore e la sua corte, erano destinate alla cappella, alla biblioteca e all’armeria, tanto che nel Quattrocento, Pier Candido Decembrio, umanista e segretario di Filippo Maria Visconti, definì il castello di Pavia: «dimora che non ha eguali in Italia».

A nord del castello si apriva il grande parco Visconteo, iniziato da Galeazzo II e terminato dal figlio Gian Galeazzo, una vasta area, circondata da mura e torri, che inglobò non solo l’antica strada romana che collegava Pavia a Milano, ma anche un tratto della Vernavola e destinato alle cacce del signore. All’interno del parco, che con Gian Galeazzo raggiunse l’estensione di 22 km², si trovava il castello di Mirabello, sede del capitano del parco, boschi (soprattutto di querce, olmi e castagni) aree agricole ed era popolato da una ricchissima fauna, che ancora in età sforzesca contava più di 5.000 tra caprioli, daini e cervi, alcuni orsi e specie esotiche, come gli struzzi. A completamento del complesso, nel 1396, Gian Galeazzo fondò, nell’estremità settentrionale del parco, la Certosa, che nelle intenzioni del prima duca di Milano doveva divenire il pantheon della dinastia e dove fu sepolto. Nel Cinquecento, con la caduta della dinastia sforzesca e l’arrivo dei francesi prima e degli spagnoli poi, il parco, all’interno del quale fu combattuta la famosa battaglia del 1525, venne progressivamente abbandonato ed eroso, tanto che solo piccola parte dell’originario manto boschivo si conserva nell’attuale parco della Vernavola. Il castello era inoltre collegato a Milano da un canale navigabile, l’attuale Navigliaccio, fatto scavare da Galeazzo II a partire dal 1359. Il castello fu sede della corte di Galeazzo II, di Gian Galeazzo e, fino al 1413, di Filippo Maria, in seguito la corte ducale tornò a Milano, ma molto spesso i signori di Milano tornarono a Pavia per le cacce, per ricevere ambasciatori e ospiti di rango e nel castello pavese rimasero la biblioteca ducale (dove era conservato l'Astrario di Giovanni Dondi), l'archivio, la raccolta di reliquie (nel 1499 trasferita nel duomo di Pavia) e l’armeria. Nel 1469 il duca Galeazzo Maria, in coincidenza con il suo matrimonio con Bona di Savoia, promosse importanti interventi sull'apparato decorativo del castello, incaricando il Bonifacio Bembo sia di rinfrescare le pitture di alcune sale, sia di eseguire nuovi affreschi di gusto cortese.

Il 17 gennaio 1491, nella cappella ducale del castello, Ludovico il Moro sposò Beatrice d'Este, figlia di Ercole I d'Este, duca di Ferrara. Nello stesso anno Ludovico il Moro fece trasferire nel castello pavese Gian Galeazzo Maria Sforza e la moglie Isabella d'Aragona, che qui vissero fino al 1495, anno della sospetta morte di Gian Galeazzo Maria, e dove crearono una corte brillante. All'interno sud-ovest del castello era conservata la grande biblioteca privata dei duchi di Milano, che, nel 1499, raccoglieva oltre 900 codici miniati. Dopo la caduta di Ludovico il Moro, nel 1500 la biblioteca fu trasportata in Francia da Luigi XII; nella Bibliothèque nationale de France si conservano ancora circa 400 di quei volumi, mentre altri finirono in biblioteche italiane, europee e negli Stati Uniti.

Il castello fu teatro della celebre battaglia che si combatté nel Parco nel 1525, mutilato nel lato nord dalle artiglierie francesi nel 1527 durante il sacco della città, il castello continuò a essere residenza dei castellani e il generale spagnolo Antonio de Leyva pose la sua residenza nella parte orientale dell'edificio, dove fece testamento nel 1535. Soggiornarono occasionalmente nel castello l'imperatore Carlo V nel 1541 e suo figlio Filippo II nel 1548 e nel 1551. Tuttavia, successivamente, il castello fu adibito a caserma e tale rimase fino agli anni '20 del Novecento. I lunghi secoli nei quali il castello ospitò i militari si rivelarono particolarmente dannosi per l'edificio, che subì molte manomissioni (gran parte dei portici e dei loggati furono tamponati), ma, soprattutto, scomparvero gran parte dei cicli pittori che decoravano sia i portici sia le sale interne.

Tra il XVI ed il XVII secolo, all'interno del castello fu creata una fonderia per realizzare cannoni, uno di questi pezzi da fuoco è conservato a Lisbona e risale al 1572. Durante la rivolta di Pavia del 1796, la piccola guarnigione francese della città si rinchiuse all'interno del castello, che fu assediato e preso dai rivoltosi. In età napoleonica fu riaperta e ingrandita la fonderia e il castello divenne l'arsenale d'artiglieria del Regno Italico, funzione che mantenne fino al 1814, quando la fonderia venne definitivamente chiusa.

Il Castello di Pavia fu acquistato dal Comune, restaurato negli anni '20 e '30 del XX secolo e, a partire dal secondo dopoguerra, divenne sede dei Musei Civici e della civica Pinacoteca Malaspina.

Il Castello Visconteo di Pavia è visitabile negli orari di apertura dei Musei Civici. Per l'ingresso al cortile, al porticato e al loggiato è previsto un biglietto da 1 euro (5 euro durante particolari installazioni)Le sale del Castello ospitano invece le collezioni museali: vi si accede con il biglietto dei Musei Civici.Orari d’apertura:tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00

La biglietteria chiude alle 17.30.
Chiuso: martedì, il 1 gennaio, il 15 agosto e il 25 e 26 dicembre.

Costo del biglietto:
Biglietto intero: euro 10.00 (tutte le sezioni aperte)
Biglietto ridotto: euro 5.00 (singole sezioni)
Biglietto Famiglia (due genitori + figli fino a 18 anni): euro 15.00
Corte del Castello: 1 euro.

Nessun commento:

Posta un commento

GROTTE DI RESCIA (Co)

  Le sette Grotte di Rescia, unite in un unico complesso agli inizi del ‘900, si snodano lungo un  percorso turistico di ca. 500 m  alle pen...