Se anticamente fu un presidio, la sua funzione militare dovette riguardare il controllo della strada che da Milano porta a Varese.
Dall’iscrizione posta sulla lapide che si trova all’interno della Chiesa Parrocchiale (al di sopra della porta d’ingresso) dedicata a San Guglielmo, risulta evidente che nel 1588 esisteva già un palazzo che il Marchese Guido Cusani, possessore di tutto il Castellazzo, aveva riedificato le strutture preesistenti e costruito dalle fondamenta la chiesa attuale.
Per quanto riguarda il Borgo non sappiamo in che periodo sia stato edificato, ma possiamo supporre che si sia sviluppato contemporaneamente alla costruzione fortificata medioevale, per poi divenire Parrocchia nel 1573.
Nei primi anni del 1600 la famiglia Cusani fallisce, e tutta la proprietà del Castellazzo, dopo varie vicende, passa a Galeazzo Arconati.
L’immensa disponibilità finanziaria degli Arconati consenti loro di portare la dimora del Castellazzo allo splendore e alla grandezza ancor oggi ravvisabile, e di abbellirne le sale e il giardino con numerosissime opere d’arte.
Dai documenti è ancora possibile affermare che la villa, prima degli interventi degli Arconati, consisteva probabilmente in un blocco rettangolare a due piani; Galeazzo ristrutturò ed ampliò la corte nobile, modificando il vecchio portico dei Cusani, e trasformò in museo e gipsoteca parte del nucleo rustico cinquecentesco situato verso la Chiesa.
Tra queste vanno annoverate, assieme ai 12 volumi di scritti Leonardeschi (tra cui il Codice Atlantico) acquistati attorno al 1622 e regalati, nel 1637, alla Biblioteca Ambrosiana di Milano, anche i pastelli delle teste dei 12 Apostoli che finirono nel museo di Weimar.
Nel 1772 la proprietà passò al cugino marchese Carlo Galeazzo Busca, che però non vi intraprese alcuna opera.
Nel 1865 il Castellazzo passa per linea femminile ai Sormani e sempre per linea femminile, nel 1966, alla marchesa Beatrice Crivelli che lo ha mantenuto inalterato fino alla sua morte.
Il borgo di Castellazzo
E’ un complesso di case, cascine e rustici composto da più corti: Corte Grande, Corte del Fabbro, Corte Nuova e Case Nuove, in armonia con la tipologia classica dell’azienda agricola lombarda.
Come già ricordato la sua origine non è databile, ma sicuramente si è sviluppato contestualmente alla villa, la quale, oltre che alla villeggiatura, serviva anche come centro di gestione agricola delle terre circostanti.
Piacere intellettuale e investimento fondiario erano strettamente connessi anche per gli Arconati, tanto che porteranno capitali inizialmente estranei all’economia rurale, rendendo il borgo un’azienda agricola all’avanguardia nel ‘700.
Un accenno alle "case del Castellazzo" e soprattutto ai terreni, ai boschi e alle vigne è già contenuto nell’atto del 1610 con il quale Galeazzo Arconati acquista tutta la proprietà.
E’ però Luigi Maria, dopo il 1648, che ricostruì la parte più antica del borgo, il cosiddetto "Castellazzino" , e mise mano anche ad una certa "Corte delli Massari".
Sulla base dei rilievi per il catasto di Maria Teresa e sulla base della planimetria di Marc’Antonio dal Re, è possibile descrivere come si strutturava il borgo nel ‘700.
Immediatamente a nord del cortile delle scuderie vi era, come tuttora, la chiesa parrocchiale di San Guglielmo che il Dal re definisce "chiesa del Palazzo" con annesso un cortiletto con abitazione del Parroco.
Questo insieme è nettamente separato da quello delle scuderie da una "strada per le carrozze" che immette nella " corte grande rustica", un grande spazio rettangolare quasi interamente porticato, addossato all’ala di nord-est della villa e direttamente comunicante con spazi di servizio di questa.
Collegato al lato nord di questa grande corte vi è poi il cosiddetto "Castellazzino", ossia abitazione famigliare che disegna una corte più piccola e di forma quadrata, corrispondente in pianta alla situazione secentesca.
Nel 1773 risultavano presenti 4 "case da Fittabili, o siano Massari", e 65"case da Piggionanti, o siano Coloni", e dal registro parrocchiale nel 1774 risultavano residenti nel borgo ben 47 famiglie, suddivise in tre corti, per un totale di 226 persone.
Il borgo definitivamente costruito raggiunge all’inizio del nostro secolo il massimo numero di abitanti, oltre 500 persone: vi risiedono artigiani, lavoratori agricoli e addetti alle fornaci, formando una vera e propria comunità..
Il Borgo è costituito corti e da complessi agricoli ancora utilizzati dove viene praticato l’allevamento di vitelli da carne e coltivazioni foraggiere, le famiglie agricole ancora in attività sono tre.
I suoi abitanti sono circa 120, la caratteristica di buona parte di essi è la grande disponibilità personale che sono disposti a fornire per il bene del Borgo stesso, alcuni si dedicano alla gestione del "Maggio Castellazzese" , in quel mese si svolge la Festa Patronale con mostre di fiori, di pittura con quadri eseguiti anche da artisti famosi che hanno mantenuto il loro laboratorio in Castellazzo e tante altre attività che si susseguono per tutto il mese. Gli stessi abitanti sono inoltre presenti con forme di volontariato nella gestione del Bar dell’oratorio come pure nel coro Parrocchiale e nell’uso dell’organo.
La Parrocchia e il suo oratorio
E’ una delle parrocchie più piccole (con le sue 120 anime) ma molto attiva e coinvolgente. Infatti grazie alla guida dei Padri Bethalramiti alle messe domenicali sono presenti altre persone provenienti dai comuni limitrofi (Bollate, Arese e Garbagnate).
La storia di questa chiesa è remota. Infatti dai documenti conservati presso la Biblioteca Ambrosiana, risulta che fin dal 1540 esisteva nel Borgo all’interno del "Castello", una parrocchia dedicata a Santa Maria Nascente in S. Guglielmo. In alternativa a questa , demolita nel 1610, il marchese Sormani si impegnò, insieme ad altri benefattori, a realizzarne una nuova che venne solennemente inaugurata il 4 settembre 1588.
La chiesa venne poi ristrutturata nel 1810 a cura dei marchesi Busca.
Stupisce infatti che pur essendo una parrocchia minuscola e che economicamente non dispone di grosse offerte, possa essere ricca di cosi tante cose:
. campanile con campane che suonano automaticamente a orari fissi
. organo collocato in cantoria con 34 canne
. reliquie dei santi più importanti: S Agostino, S
. tele nelle navate raffiguranti S. Antonio e la Madonna del Rosario, quest’ultima, dipinta da Pompeo Bertini nel 1898, ha subito recentemente un atto vandalico che ne ha danneggiato il volto.
Il laghetto
All’esterno delle corti c’è un tranquillo laghetto all’ombra degli alberi dove nel silenzio si vede qualche pescatore che sonnecchia con la canna in mano.
L’area verde agricola circostante
Sono molte le persone affezionate al verde di Castellazzo, che legato al Parco delle Groane forma quella lingua di verde che, da nord-ovest si avvicina maggiormente a Milano.
All'interno del Borgo troviamo anche la Birreria Las Vegas
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