MONUMENTI E LUOGHI DI INTERESSE
villa Marino Location per eventi
Palazzo Venini Uboldi
Il Palazzo Venini Uboldi è un grandioso edificio settecentesco affacciato sul Naviglio Grande e conserva ancora l'originaria pianta a "U". La facciata è caratterizzata da alte finestre distribuite in modo regolare e da una colorazione accesa che mette in risalto gli elementi a stucco e le rifiniture. All'interno si trova un oratorio privato del 1760 fatto eseguire da Francesco Venini che fu tra i proprietari del complesso. Attualmente il palazzo è stato frazionato in appartamenti privati.
Palazzo Doria Borromeo Medici
Situato nella frazione di Fagnano (circa 3 km dall'abitato di Gaggiano), la villa è una costruzione del Cinquecento caratterizzata da tre piccole torri in avancorpo e rappresenta uno dei migliori esempi di architetture di passaggio tra il castello medievale e la villa gentilizia nell'area.
Cascina di Donato del Conte La cascina è rinomata nel territorio soprattutto per la splendida Cappella della Vergine risalente al 1482, con affreschi dell'epoca.
Chiesa di Sant'Invezio facciata barocca della chiesa ex-parrocchiale di Sant'Invenzio in Gaggiano. La sua edificazione è datata nel 1620, ma la chiesa ha certamente origini più lontane visto che è documentata dal XII secolo, mentre qualche ampliamento fu messo in opera più tardi, nel 1758, da Giulio Galliori.
Chiesa dei Santi Eugenio e Maria a Vigano Certosino edificazioneil 1499, ma da accurati studi delle documentazioni la sopracitata data è da considerarsi come quella dell'ampliamento della chiesa, che perciò è più antica.
Chiesa di San Vito Compresa nel territorio di San Vito, frazione di Gaggiano, la chiesetta ha origini duecentesche ed è stata recentemente restaurata.
Chiesa di Sant'Andrea a Barate fa risalire le sue prime origini attorno all'XI secolo, quando la struttura era dedicata alla Madonna. Di questa chiesa si persero completamente le tracce già dalla relazione di Goffredo da Bussero del 1398 quando per la prima volta viene nominata la chiesa di Sant'Andrea, che disponeva anche di un piccolo cimitero di forma triangolare, cintato ed affiancato alla chiesa stessa.
Chiesa dei Santi Andrea e Rocco
a Fagnano Un tempo la chiesa ospitava presso di sé due confraternite: la più antica, dedicata al Santissimo Rosario, era stata istituita il 31 dicembre 1604 ed ancora risultava attiva alla fine del Settecento, all'epoca della visita pastorale dell'arcivescovo Giuseppe Pozzobonelli. La seconda, dedicata al Santissimo Sacramento, venne invece eretta direttamente dall'arcivescovo Benedetto Erba Odescalchi il 21 giugno 1717, ma venne soppressa già alla fine di quello stesso secolo.
chiesetta di San Vito ha origini duecentesche ed è stata recentemente restaurata. Si ha ragione di credere che una costruzione di culto esistesse già in paese nel 1167 al passaggio del Barbarossa ma questa andò irrimediabilmente distrutta durante le razzie.
La chiesa venne ricostruitq e sue notizie le abbiamo nel 1290 quando Goffredo da Bussero la cita assieme al piccolo oratorio di San Dionigi che sorge presso il camposanto locale.
Durante una visita pastorale del 1567 compiuta da San Carlo Borromeo, apprendiamo che la chiesa disponeva di un'unica navata, aveva la lunghezza di 14 metri e una larghezza di 9 sino all'altare, incastonato in una cappella voltata nella quale si trovavano delle pitture già all'epoca definite "antiche".
La chiesa esternamente conserva ancora perfettamente le forme romaniche di originaria costruzione, con il campanile in mattoni con bifore per il castello delle campane, mentre il portale d'ingresso è preceduto da un protiro a colonne di granito, voltato a crociera. L'interno, a navata unica, è stato completamente ridecorato nel Seicento e nel Settecento con il ribassamento dell'originaria copertura a cassettoni e la creazione dell'attuale soffitto piano, dipinto a rosoni con l'immagine della Gloria di San Vito al centro e con la creazione di due cappelle laterali dedicate alla Madonna ed a San Vito, patrono del borgo. Il presbiterio, riccamente decorato da pitture seicentesche nel soffitto voltato a costoloni di stucco e con lunette, presenta dietro l'altare marmoreo realizzato nel Settecento delle pitture medievali affiorate a seguito di restauri, sopra ridipitture successive.
Barate. Fin dal Cinquecento Barate fu sede di parrocchia. In base al censimento voluto nel 1771 dall'imperatrice Maria Teresa, Barate contava 480 anime. Alla proclamazione del Regno d'Italia nel 1805 risultava avere 411 abitanti, essendosi quindi spopolata. Nel 1809 fu soppresso con regio decreto di Napoleone ed annesso a Vigano, la quale fu poi nel 1811 a sua volta soppressa e sottoposta all'amministrazione comunale di Gaggiano. Il Comune di Barate fu quindi ripristinato con il ritorno degli austriaci, venendo però spostato in Provincia di Pavia. Nel 1859, quando fu riportato sotto Milano, il paese risultava ancor più abbandonato, essendo sceso a 368 abitanti. Un regio decreto di Vittorio Emanuele II del 7 marzo 1869 sciolse definitivamente il comune, annettendolo per sempre a Gaggiano.
Qui nacque il bisnonno di Papa Francesco, Pietro Giovanni Gogna, che venne al mondo presso la cascina Meraviglia, il 29 aprile 1849. Pietro Giovanni ricette il battesimo il giorno dopo la nascita, nella chiesa di Sant'Andrea Apostolo, da don Gaetano Zuffi, parroco di Barate, dal 1845 al 1859. La figlia di Gogna e nonna del papa, Maria, si trasferì in Argentina e, dall'unione con Francesco Sivori, nacque Maria Regina, la quale a sua volta si sposò con Mario Bergoglio. Quest'ultimi due sono i genitori di Papa Francesco, nato nel 1936 a Buenos Aires.
Bonirola. Alla proclamazione del Regno d'Italia nel 1805 risultava avere 187 abitanti. Nel 1809 fu soppresso con regio decreto di Napoleone e annesso a Gaggiano. Il Comune di Bonirola fu quindi ripristinato con il ritorno degli austriaci, venendo però spostato in Provincia di Pavia. Nel 1859 il paese, riportato sotto Milano, risultava salito a 249 abitanti. Un regio decreto di Vittorio Emanuele II del 7 marzo 1869 sciolse definitivamente il comune, annettendolo per sempre a Gaggiano.
Fagnano. Lo splendore di Fagnano iniziò però nella seconda metà del Quattrocento quando divenne proprietà di Cicco Simonetta, potente segretario del duca di Milano, Galeazzo Maria Sforza, che vi iniziò la costruzione di una casa da nobile in campagna. Quando questi venne giustiziato nel 1480 al castello di Pavia, i suoi beni in Fagnano passarono ad Ambrogio Varese, conte di Rosate, archiatra del duca. Ad inizio del Cinquecento, il borgo muterà nuovamente feudatario e passerà alla famiglia dei D'Adda che iniziarono l'ampliamento del palazzo appartenuto ai Simonetta. Fin dal Cinquecento Fagnano fu sede di parrocchia, grazie anche alla promozione del borgo voluta dai Borromeo che ne divennero feudatari, per poi passare tale diritto ai cugini marchesi Medici di Marignano nel Seicento, i quali lo mantennero sino al termine dell'epoca della feudalità. In base al censimento voluto nel 1771 dall'imperatrice Maria Teresa, Fagnano contava 351 anime. Alla proclamazione del Regno d'Italia nel 1805 risultava avere 302 abitanti, essendosi quindi spopolato Nel 1809 il governo di Napoleone gli annesse il comune soppresso di Cassina di Donato del Conte, ma nel 1811 fu a sua volta abrogato e sottoposto all'amministrazione comunale di Gaggiano. Il Comune di Fagnano fu quindi ripristinato, venendo però spostato in Provincia di Pavia, con il ritorno degli austriaci, nella sua forma originale all'inizio, e nuovamente incorporando Cassina del Donato dal 1853. Nel 1859, quando fu riportato sotto Milano, il paese era salito a 420 abitanti, mentre nel 1862 mutò nome in Fagnano sul Naviglio, per disambiguarlo da altri omonimi comuni essendo nel frattempo intervenuta l'unità d'Italia.
Nel 1865 divenne consigliere comunale del piccolo borgo il marchese Alessandro Doria che, oltre ad essere uno dei maggiori proprietari terrieri dell'area, era anche marito di Marietta d'Adda Doria che fu tra le donne milanesi maggiormente impegnate nelle Cinque Giornate di Milano del 1848.
Un regio decreto di Vittorio Emanuele II del 7 marzo 1869 sciolse definitivamente il comune, annettendolo per sempre a Gaggiano.
Negli anni '50 del XX secolo fu parroco a Fagnano il futuro mons. Ambrogio Palestra, originario di Abbiategrasso, insigne storico ed archeologo locale.
San Vito fu un antico comune del Milanese, nel Medioevo noto come San Victor a Bestazo, rientrando quindi nel territorio della vicina Bestazzo.
A questa borgata si riferisce probabilmente anche il cronista medievale Sire Raul quando descrisse negli Annales mediolanensis il passaggio dell'imperatore Federico Barbarossa su queste terre riportando che "diede il fuoco a Rosate e ad altri luoghi fino a Casterno e incendiò pure San Vito e Cornaredo". Poco prima di questi eventi, la comunità di San Vito viene citata in quanto sede di un piccolo fortilizio rurale, forse ubicato nei pressi della chiesa parrocchiale.
Il luogo di San Vito viene citato nuovamente nel testamento di un famoso condottiero, conte di Carmagnola, il quale cita espressamente alcune terre donategli dal duca di Milano "in possessio Sancto Vito et de Bestatio sitam super territorio Mediolani".
Fin dal Cinquecento San Vito fu sede dell'omonima parrocchia. Nel 1746, in seguito all'occupazione di Milano da parte delle truppe spagnole di Filippo di Borbone, la comunità di San Vito lamentò al governo austriaco reinsediatosi una serie di danni di guerra patiti, motivo per cui si fecero delle distribuzioni di fieno e legna per compensare le perdite subite. In base al censimento voluto nel 1771 dall'imperatrice Maria Teresa, San Vito contava 293 anime. Alla proclamazione del Regno d'Italia nel 1805 risultava avere 275 abitanti, essendosi quindi spopolata. Nel 1811 fu annesso con regio decreto di Napoleone dall'amministrazione comunale di Gaggiano, divenendo l'unica frazione comunale non proveniente dalla soppressa Pieve di Rosate. Il Comune di San Vito fu quindi ripristinato con il ritorno degli austriaci, venendo però spostato in Provincia di Pavia. Nel 1859, quando fu riportato sotto Milano, il paese era salito a 382 abitanti, mentre nel 1862 mutò nome in San Vito e Marta, per distinguerlo da altri comuni omonimi in seguito all'unità d'Italia. Un regio decreto di Vittorio Emanuele II del 7 marzo 1869 sciolse definitivamente il comune, annettendolo a Gaggiano.
Il paese era all'epoca prevalentemente agricolo ed amministrato da oltre due secoli dalla famiglia Ferrario che ivi possedeva la quasi totalità delle terre agricole e delle cascine, ma questa famiglia, ormai entrata in crisi, vendette le proprietà alla famiglia Calvi, di origine genovese ma residente a Milano, che ebbe un ruolo rilevante invece nello sviluppo della frazione, in particolare grazie all'interessamento del rinomato storico e genealogista Felice Calvi che qui si insediò e si adoperò per il recupero delle antichità storiche locali.
Nella Grande Guerra il paese di San Vito contò 3 caduti
Vigano fu sede di parrocchia. In base al censimento voluto nel 1771 dall'imperatrice Maria Teresa, Vigano contava 611 anime. Alla proclamazione del Regno d'Italia nel 1805 risultava avere 550 abitanti, essendosi quindi spopolata. Nel 1809 annesse con regio decreto di Napoleone il soppresso comune di Barate, ma poi nel 1811 a sua volta cancellata e sottoposta all'amministrazione comunale di Gaggiano. Il Comune di Vigano fu quindi ripristinato con il ritorno degli austriaci, venendo però spostato in Provincia di Pavia. Nel 1859, quando fu riportato sotto Milano, il paese era salito a 601 abitanti, mentre nel 1864 mutò nome in Vigano Certosino, per disambiguarlo da altri omonimi comuni essendo nel frattempo intervenuta l'unità d'Italia. Un regio decreto di Vittorio Emanuele II del 7 marzo 1869 sciolse definitivamente il comune, annettendolo per sempre a Gaggiano.
Cascina Donato del Conte, La Rosa, La Bettolina
STORIA
Lo sviluppo storico degli insediamenti ha origine dalle cascine legate ai diversi poderi, poiché le più importanti erano divenute sedi di parrocchie con giurisdizioni territoriali ben delimitate; così si possono ritrovare, già nel XII secolo, le parrocchie di Fagnano, Barate, Gazano, Montano, Bonirola, San Vito, Sporzano e Vigano. Gaggiano è ricordato, nel 1146, in vari istrumenti relativi ai terreni che certi Girardo e Giovanni Boccardi di Milano tenevano per feudo. È noto che un Alberto da Gaggiano, prevosto di Lodi, ricevette nel 1168 dall'Arcivescovo milanese San Galdino l'intimazione di scostarsi dal partito dello scismatico Federico Barbarossa e che questo Imperatore, nel marzo 1159, mentre preparava una imboscata contro i milanesi, aveva messo a Gaggiano parte delle truppe dei suoi alleati. Nel 1274 il Carroccio dei milanesi sostò a Gaggiano mentre era diretto contro i pavesi.
Nel 1771 Gaggiano aveva 945 abitanti, ma nel 1805 era crollato a 551 residenti. Nel 1786 il comune di Gaggiano fu inserito nella provincia di Pavia. All'inizio del XIX secolo già si notava una tendenza dei piccoli comuni limitrovi a confluire in Gaggiano: nel 1809 arrivò l'annessione di Bonirola, mentre nel 1811 inglobò d'un colpo Barate, Cascina Donato del Conte, Fagnano, San Vito e Vigano, arrivando all'estensione attuale con 2237 abitanti. Il tutto fu però annullato dal ritorno degli austriaci nel 1815. La loro cacciata riaprì il processo storico: vi è infatti traccia nell'archivio comunale di un atto del 27 gennaio 1867 del Comune di Bonirola portante il n.3 delle Deliberazioni con la quale si approva il concentramento del comune con quello di Gaggiano "… ritenuto che per la poca popolazione di questo comune non puossi mantenere la propria autonomia". Finalmente, nel 1869, con Decreto Reale del 7 marzo di quell'anno i vari comuni delle frazioni vengono soppressi e concentrati nel comune di Gaggiano.
Riguardo al nome, una leggenda popolare vuole che l'abitato fosse stato chiamato Gaggiano perché vi erano molte gazze (in antichità era infatti chiamato ancora più esplicitamente Gazzano); il nome, ad ogni modo, potrebbe anche essere derivato dalla parola longobarda "gehage" che significa "bosco recintato" (il paese si trovava infatti ai margini di un bosco che iniziava a Cesano Boscone).
Nella frazione di Barate, nacque il bisnonno di Papa Francesco, Pietro Giovanni Gogna, che venne al mondo presso la cascina Meraviglia, il 29 aprile 1849. Pietro Giovanni ricevette il battesimo il giorno dopo la nascita, nella chiesa di Sant'Andrea Apostolo, da don Gaetano Zuffi, parroco di Barate, dal 1845 al 1859. La figlia di Gogna e nonna del papa, Maria, si trasferì in Argentina e, dall'unione con Francesco Sivori, nacque Maria Regina, la quale a sua volta si sposò con Mario Bergoglio. Quest'ultimi due sono i genitori di Papa Francesco, nato nel 1936 a Buenos Aires.
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