TREVIGLIO (Bg)

 

MONUMENTI E LUOGHI DI INTERESSE

Museo SAME

Basilica di San Martino e Santa Maria Assunta

La basilica fu edificata nel 1008 dove sorgeva la chiesa preromanica dell'Assunta, e subì diversi interventi di ampliamento nel corso dei secoli. Nel 1482 venne ampliata e rimodellata secondo i dettami dello stile gotico lombardo; nel 1500 fu impreziosita da alcune opere di Gian Paolo Cavagna. L'attuale facciata di stile barocco, realizzata dall'architetto Giovanni Ruggeri, risale al 1740.

L'interno dell'edificio di culto, a tre navate e con 5 cappelle laterali, ospita affreschi e tele di Nicola Moietta, dei fratelli Galliari, di Gian Paolo Cavagna, di Camillo Procaccini, dei Danedi de' Montalti, del Molinari e del Manetta. L'opera più celebre è tuttavia il polittico di San Martino di Bernardo Zenale e Bernardino Butinone, risalente al periodo compreso tra 1485 e 1490 e considerato uno dei maggiori capolavori del Quattrocento lombardo.

Campanile di Treviglio

Il campanile di Treviglio è un campanile in stile gotico lombardo edificato intorno all'anno 1008 prospiciente alla basilica, la chiesa principale della città. Con i suoi 60 metri d'altezza, è il simbolo per eccellenza dell'intera città e rappresenta un punto di riferimento costante, visibile a chilometri di distanza.

Appartiene tanto alla chiesa quanto al comune, dopo anni di contesa, date le duplici funzioni civili e religiose. In origine non era contiguo all'edificio religioso, ma è stato unito a esso solo successivamente. In passato ha svolto funzioni militari, in quanto era usato per le segnalazioni di pericolo con i vicini comuni..

Chiesa di San Carlo ai morti

Situata nelle immediate adiacenze dell'istituto salesiano, fu edificata nel corso del XVII secolo in un terreno allora noto come Gemone, ove era situato il principale cimitero degli appestati del 1630, per volere di Giuseppe Locatelli; nel 1668 fu ampliata grazie all'apertura di una cappella intitolata a San Francesco Saverio. Nel corso del XIX secolo l'edificio venne nuovamente rimaneggiato, sia nella facciata che nei suoi interni che nel campanile di cui fu dotato.

La chiesa ospita la Maria Rossa, precedentemente custodita nell'ex chiesa del convento dei Cappuccini. Nella navata centrale sono inoltre custodite due tele di Giacomo Manetta, la Via Crucis del Nani, le vetrate del Carminati e l'Ausiliatrice di Trento Longaretti.

Sul marciapiede di fronte era presente fino al 2019 (quando è poi crollato) un obelisco dedicato ai morti della peste. Si racconta che possano esserci sotto antiche sepolture (leggenda metropolitana non confermata).

Chiesa di San Rocco

La chiesa di San Rocco posta in piazza insurrezione è dedicata la culto dell'omonimo santo, che è particolarmente diffuso in tutta la bassa bergamasca. Il santo era in passato invocato contro la peste e la chiesa fu costruita dopo la peste del 1529.

Ex chiesa di San Maurizio

Recentemente è stata portata alla luce la chiesa di San Maurizio, inglobata a partire dall'XIX secolo in una cascina. Questa chiesa, assieme a quelle di San Zeno e Sant'Eutropio è una delle chiese più antiche del paese dal momento che sorgevano dove in epoca romana si trovavano le tre ville che nell'alto Medioevo diedero origine al borgo. Alla chiesa di San Maurizio in particolare corrisponde il villaggio di Portoli, di origine longobarda.

La chiesa è posta tra le zone industriali PIP 1 e 2, immersa in un campo e isolata da altre costruzioni, ma a fianco del sovrappassaggio del PIP e della linea ferroviaria Milano-Venezia. In questi luoghi una volta sorgeva la villa romana di Portoli. Proprio per questo motivo sono stati qui rinvenuti alcuni reperti archeologici.

Lo storico Emanuele Lodi indica come data di fondazione il 725; la struttura è, a seguito di alcuni rifacimenti risalenti al XVII secolo, barocca.

Santuario della Madonna delle Lacrime

Il Santuario della Madonna delle lacrime venne aperto al culto il 19 giugno 1619, quando l'immagine della Madonna delle lacrime fu traslata dal monastero delle Agostiniane, ove aveva avuto luogo il miracolo, all'altare maggiore, opera del noto architetto caravaggino Fabio Mangone. Sotto l'immagine sono tuttora conservati la spada e l'elmo del visconte di Lautrec. All'interno, il Santuario ospita affreschi e tele del Molinari, dei fratelli Galliari, del Cresseri, del Montalti e di Bernardino Butinone. Nel Santuario il 14 gennaio 1912 il cardinale Andrea Carlo Ferrari consacra vescovo monsignor Pompeo Ghezzi, eletto vescovo di Sansepolcro, fino ad allora canonico curato a Treviglio, dove si era distinto per un significativo apostolato religioso e sociale.

Casa Della Piazza

La casa Della piazza, detta anche ospizio dei pellegrini, è un edificio che si affaccia su piazza Manara, posto tra la basilica e il municipio, sulla cui facciata si notano stemmi e segni di antiche aperture con cornici in cotto. La casa Della piazza prende il nome da Simone Della Piazza, che qui abitava nel XVI secolo e morendo senza eredi nel 1529, volle che la sua casa fosse adibita a ospizio dei pellegrini.

Casa Bacchetta

Posta sul lato sud della via, presenta un cortile affrescato dai fratelli Galliari che ha mantenuto pressoché inalterata la sua fisionomia originaria.

Casa Semenza

Questa casa presenta la facciata dipinta e degli affreschi nelle sale interne.

Palazzo Pirovano Galliari

Palazzo di notevole valore artistico, situato nel cuore della città di fronte al Santuario della Beata Vergine delle lacrime. Si staglia nella memoria trevigliese per la chiara bellezza e per il prestigio storico; ospitò i fratelli Galliari e diede in seguito il nome a tutta la via che a essi risultò intitolata. Il pregevole palazzo, presenta un ampio androne dipinto in stile barocco che, sul modello della domus romana, si apre sul viridario in cui campeggia una fontana signorile.. Le sale del palazzo sono ricche di affreschi e di piacevoli decorazioni antiche.

È stato recentemente acquistato e ristrutturato da Gaetano Pirovano.

Palazzo Silva

Pregevole palazzo di via Galliari, sia per l'architettura che per gli affreschi presenti nelle sale interne. Realizzato nel corso del XIV secolo e originariamente appartenuto alla famiglia dei Donati, è sede della Proloco Treviglio e dell'ufficio per le informazioni turistiche della Gera d'Adda.

All'ingresso è posto un portone in stile barocco che conduce a un ampio cortile circondato da un portico al piano terra e da una loggia di colonne al primo piano.

Le sale interne presentano grandi camini con decorazioni in stucco, soffitti a cassettoni lignei, i quali presentano tracce di dipinti policromi risalenti al XVII secolo. Tra le sale interne degno di nota è sicuramente il salone centrale, posto al piano terra, che presenta decorazioni e affreschi a carattere mitologico e allegorico sul soffitto. Tra le altre sale, due, poste al primo piano nell'ala ovest del palazzo, presentano pareti interamente affrescate. I temi dei dipinti sono però in questo caso a carattere sacro (con storie dell'antico e Nuovo Testamento) e simboli allegorici (alludenti alla Virtù e alle Arti liberali). Questi ultimi sono posti sul soffitto ligneo di pregiata fattura.

In passato dotata di una chiesa posta sul retro (in via Sant'Agostino) e intitolata a San Cristoforo, risulta ora prevalentemente barocco secondo le volontà della famiglia Donati che lo fece restaurare e abbellire nel XVII secolo.

Case operaie

La parte superiore di via Portaluppi è occupata dalle case operaie, che si alzano per due piani e hanno sul retro degli orti che servivano per tenere occupati gli operai-contadini e arginare vizi e piaghe sociali quali l'alcolismo. La via in cui si trovano è dedicata a monsignor Ambrogio Portaluppi che con la futura cassa rurale fece realizzare anche qui opere pubbliche in linea con la Rerum Novarum. Sul retro delle case operaie vi è inoltre la cascina del Santissimo., realizzata anch'essa all'inizio del XX secolo.

Ex monastero delle monache benedettine

L'ex Monastero delle monache benedettine sorto intorno a una chiesa di San Pietro costruita nel 1037. Nel 1499 divenne convento delle Clarisse. Dalla fine del XVIII secolo fino ai nostri giorni ospitò l'Ospedale di Santa Maria.

Palazzo municipale

Il nucleo principale dell'attuale palazzo municipale, già menzionato in documenti del 1269 come pallatium novum communitatis, fu terminato nel 1300. Inizialmente caratterizzato da una parlera e alto solamente due piani, il palazzo venne interamente ristrutturato nel 1582.

Nel 1700 l'edificio fu unito all'adiacente chiesa di San Giuseppe, edificata dall'omonima confraternita nel 1509; l'elegante porticato dell'edificio sacro fu mantenuto. Il palazzo venne alzato di un piano nel 1873. Successivamente ha subito alcuni restauri specie dopo il secondo dopoguerra anche, se non è stato modificato strutturalmente. Restano tracce della chiesa della confraternita e in particolare della cupola che ha conservato gli affreschi originari.

Mura e fossato

Le mura costruite durante la dominazione veneta sono state abbattute, a partire proprio dalla porzione davanti alla biblioteca, tra il XIX e il XX secolo con lo sviluppo della città, anche se hanno caratterizzato l'impianto urbanistico del centro storico cittadino. Delle mura del borgo resta visibile solo il dislivello nei pressi del Santuario. Il fosso che lambisce il centro storico portava una volta l'acqua al fossato del borgo, interrato al di sotto della circonvallazione interna.

TRADIZIONI E FOLCLORE

la Cena medievale si tiene a fine giugno nel chiostro della biblioteca, antico ospedale e ancora prima monastero. La cena è servita da figuranti in abiti storici e si consuma rigorosamente con le mani. È possibile a richiesta partecipare in abiti storici.

Sfilata storica "Miracol si grida": prima domenica di marzo, seconda in caso di maltempo, nel centro storico con partenza dalla piazza principale di 4 cortei verso le 4 porte cittadine, per poi riunirsi di nuovo in piazza e spostarsi al piazzale del Santuario. Successivamente, dopo uno spettacolo degli sbandieratori, i cortei terminano la manifestazione ritornando in piazza Garibaldi.

STORIA

Il toponimo Treviglio deriva da Trevillae, tre comunità rurali che si unirono a scopo difensivo. Portoli, Pisgnano e Cusarola si unirono così in un unico centro fortificato denominato Trivillium.

A tale nome venne aggiunto il sostantivo di Grassum per indicare la prosperità del borgo.

Meno probabile è la derivazione del toponimo dal latino Trivium che sta a indicare un incrocio fra tre vie, denominato trivio appunto. Anche tale ipotesi non è tuttavia da scartare dal momento che in origine il castrum vetus, primo nucleo cittadino, fu costruito all'incrocio tra le tre strade che conduceva alle tre ville.

Nel corso dei secoli la città cambiò più volte nome, passando per i toponimi di Trivilio, Trevì, Trevino, Trevilio per poi giungere all'attuale Treviglio.

Le origini di Treviglio risalgono all'alto Medioevo, anche se non mancano reperti di età precedente, dall'unione di tre diversi insediamenti preesistenti, detti villae, da cui deriva il nome: Cusarola di origine gallica a nord, Pisgnano di origine romana a sud e Portoli di origine longobarda a ovest, un porto vicino all'Adda.

Il procedimento fu un evento graduale, così che, non è mai stato possibile stabilire con precisione la data di fondazione del nuovo paese. Il primo nucleo del paese era cinto di mura, con tre differenti porte orientate ciascuna verso gli insediamenti originari. L'unione dei comuni aveva uno scopo difensivo e di condivisione dei prodotti agricoli.

Il primo documento ufficiale che cita il nuovo borgo risale al novembre 964 ed è un contratto di permuta stipulato tra il vescovo di Bergamo, Odelrico, e Garibaldo da Stagiano. Esso riguardava la vendita di alcune pertiche di un campo.

L'antica organizzazione amministrativa di Treviglio prevedeva l'elezione diretta di venti consoli per ciascuno dei tre borghi originari, per un totale di 60 consoli.. Essi rimanevano in carica per soli sei mesi, in modo tale che tutti gli abitanti a turno reggessero le sorti del paese.

Attorno all'anno mille la popolazione di Treviglio fu accresciuta dall'arrivo degli abitanti di Oriano, un comune presso Brescia, rimasto distrutto durante gli scontri tra Arduino d'Ivrea ed Enrico II che si contendevano la corona d'Italia. I nuovi arrivati si stanziarono a sudest del borgo che si ampliò, le mura furono estese e si aggiunse una quarta porta detta appunto di Oriano.

II Comune, dopo un periodo di dipendenza dal Monastero di San Simpliciano di Milano, ottenne dall'Impero e poi dai Visconti uno status di autonomia, ovvero di dipendenza diretta dalla Camera imperiale prima e dal Senato di Milano poi, e dal 1395 al 1789 fu "Terra separata del Ducato di Milano", fatte salve brevi parentesi di occupazione da parte della Repubblica di Venezia, dal 1431 al 1433, dal 1448 al 1453 e infine dal 1499 al 1509, che a quella data nel frattempo aveva conquistato definitivamente la quasi totalità del territorio di Bergamo.

L'ultima occupazione veneta terminò in modo funesto il giorno 8 maggio 1509 con il saccheggio e l'incendio di Treviglio, che allora contava oltre tredicimila abitanti, il fatto scosse Luigi XII di Francia che dall'altra parte dell'Adda presso Cassano vide Treviglio in fiamme, così che, attraversato il fiume provocò i Veneziani a battaglia e presso Agnadello li sconfisse in modo molto sanguinoso; da allora la Gera d'Adda fu stabilmente legata a Milano e la Serenissima interruppe la sua espansione sulla terraferma.

Nel 1522, durante la guerra tra Francesco I di Francia e l'imperatore Carlo V che si contendevano l'egemonia europea, Treviglio fu nuovamente minacciata di saccheggio ma scampó alla distruzione. Le cronache raccontano che il paese si salvò grazie alla miracolosa lacrimazione della Madonna affrescata nel monastero delle Agostiniane.

Il generale francese Odet de Foix Visconte di Lautrec il 27 febbraio di fronte al miracolo avrebbe deposto l'elmo e la spada (che ancora si conservano in Santuario) ai piedi di Maria, ordinando il ritiro delle truppe.

Durante il periodo spagnolo Treviglio venne costituita in feudo e posta all'asta, ma i Trevigliesi, da sempre fieramente liberi, si opposero al provvedimento e, dopo aver perso la causa contro il senato di Milano, si autotassarono e riscattarono il borgo per 14 000 lire tra il 1612 e il 1664.

L'attuale collocazione nella provincia bergamasca risale al 1798 ad opera dei rivoluzionari giacobini.

FRAZIONI

Battaglie

Prende il nome dall'omonima cascina.

Vi è situata la chiesa del Sacro Cuore di Gesù, posta tra lo stabilimento della Bianchi e la cascina.

Agli inizi del 1300 viene costruita la roggia Moschetta per portare le acque al comune di Brignano Gera d'Adda, che porta le sue acque a nord della frazione. Successivamente da essa verranno derivati dei fossi secondari per portare l'acqua ai campi che circondano la cascina Battaglia.

La frazione posta tra Castel Cerreto e Castel Rozzone fu probabilmente di proprietà dei Rozzone e passò successivamente sotto i Piazzoni nuovi signori di Castel Cerreto.

All'inizio del novecento i contadini della frazione beneficiarono, insieme a quelli della vicina Castel Cerreto, dell'istituzione da parte di monsignor Ambrogio Portaluppi della Società dei Probi Contadini, applicazione pratica della Dottrina sociale della Chiesa.


Castel Cerreto

Il toponimo Castel Cerreto deriva da Cerido, il nome con cui era denominata in un atto trevigliese del 1361 la località in cui la frazione è sorta. Ciò è dovuto alla presenza di un bosco di cerri nelle vicinanze. Il nome Castel indica invece la presenza della famiglia Rozzone che aveva qui la propria residenza.

Abitato già in epoca romana, Castel Cerreto si sviluppò insediamento agricolo nel 1539 per volere dei Rozzone, una famiglia nobiliare milanese già insediatasi nel vicino comune di Castel Rozzone.

Successivamente, dopo l'estinzione della famiglia di Rozzone, s'insediò la famiglia dei conti Piazzone che, a differenza dei Rozzone, sono ricordati come grandi benefattori della frazione.

I Rozzone infatti imponevano decime sui raccolti agli abitanti.

Geromina

Il toponimo Geromina deriva dalla contrazione di Geromina Baggio in Marzio, moglie del signore milanese Giovanni Marzio che trascorreva nella campagna della Geromina, presso quella che poi diverrà una cascina operaia, il periodo estivo.

La fabbrica dei signori Marzio, qui presente, sembra quindi aver dato adito in ambito popolare ai seguenti modi di dire: lavoro dalla Geromina, lavoro da Geromina, lavoro alla Geromina e da qui sembra essere nato il toponimo.

Il nome divenne ufficiale con la denominazione dell'attuale via Geromina via Geromina Marzio tramite delibera comunale n°15/170 del 19 dicembre 1958, benché il nome Geromina fosse in uso già prima del secondo conflitto mondiale.

In seguito la prefettura di Bergamo, la sovrintendenza ai monumenti della Lombardia e il Ministero dell'Interno chiedono di rivedere la delibera comunale non essendo l'origine del nome poi così certa ed esistendo numerose interpretazioni di storici locali al riguardo. Essi concordano nel ritenere via Geromina più che sufficiente.

Il nome della via verrà poi cambiato con una successiva delibera comunale in via Geromina. 

La frazione Geromina nacque per volere dell'imprenditore tessile Giovanni Marzio, e fu strutturata sui modelli di New Lanark, il villaggio industriale modello realizzato in Scozia dal'utopista Robert Owen e della più vicina Crespi d'Adda.

Prima abitata da semplici comunità rurali simili a quelle del vicino Castel Cerreto, divenne così un piccolo villaggio industriale grazie all'opera di imprenditori tessili quali i Marzio, i Fabris, i Muradelli ed infine i Riva.

Lo sviluppo coincide con la seconda rivoluzione industriale a cavallo alla fine del XIX secolo. Gli insediamenti produttivi sfruttano la naturale pendenza del territorio per deviare una parte delle acque della roggia Vignola soprastante nella roggia Firone per produrre energia elettrica tramite una turbina.

Agli inizi del XXI secolo la parrocchia si è unita alle altre 4 di Treviglio nella comunità pastorale Madonna delle Lacrime.

Nel tempo la frazione ha subito un'importante evoluzione a causa dell'aumento urbanistico e contava, nel 2001, 125 abitazioni, anche se attualmente il numero di unità abitative è più che raddoppiato, data la costruzione di numerosi appartamenti e interi isolati.

Le fabbriche sono state riadattate e ospitano ora mobili d'arte e uno stabilimento oleotecnico.

Pezzoli

Legata saldamente alla campagna, era dotata in passato di una propria scuola. La frazione risulta costituita prevalentemente dall'omonima cascina. Vi si trova il laghetto Treviza, che in passato era una cava.

È certamente la più piccola e la meno conosciuta delle frazioni nonostante vi si trovi una zona industriale ed artigianale nelle vicinanze, un allevamento di struzzi e un'area di pertinenza della SAME Deutz-Fahr (SDF), dove vengono testati i nuovi trattori su un apposito circuito in campagna, nelle vicinanze del Parco del Roccolo.

Nei primi anni 2000 è stata aperta la cascina didattica che ospita oltre ai tipici animali da fattoria sia d'allevamento che da cortile, anche fagiani e lama.

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