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basilica dei XII Apostoli
La Basilica Apostolorum fu consacrata il 1º gennaio 378 da San Bassiano, primo vescovo e patrono della Diocesi di Lodi. All'epoca della costruzione, si trovava alla periferia della città di Laus Pompeia, oltre il ponte sul Sillaro, alla biforcazione delle strade per Placentia e Cremona.
La basilica era il primo luogo di culto cristiano della neonata diocesi; alla consacrazione erano presenti Sant'Ambrogio, vescovo di Milano, e San Felice, vescovo di Como.
Dopo la morte di San Bassiano, sepolto nella Basilica, essa divenne nota (non ufficialmente) con il suo nome.
Durante le due distruzioni di Lodi antica ad opera dei Milanesi (1111 e 1158) la Basilica rimase intatta. In seguito alla fondazione della nuova Lodi, a 6 chilometri di distanza, le spoglie di San Bassiano furono trasferite nella cattedrale della nuova città.
La Basilica fu ricostruita nel XIV secolo secondo lo stile gotico lombardo, soffrendo tuttavia nei secoli successivi di un lento degrado.
Restaurata alla fine del XIX secolo e a metà del XX, costituisce un'importante testimonianza artistica e religiosa. L'11 giugno 1875 è stata riconosciuta quale monumento nazionale italiano.
chiesa parrocchiale di San Pietro,
La chiesa di San Pietro, già parte di un monastero benedettino, ha origini antichissime: la prima citazione scritta risale all'832, anno in cui l'imperatore Ludovico il Pio pose il monastero sotto la giurisdizione dell'abbazia di Nonantola.
Nel 1554 la chiesa divenne parrocchiale.
Il monastero venne soppresso il 21 luglio 1773.
Palazzo Rho/Bignami
Il palazzo venne costruito agli inizi del XVIII secolo. Il palazzo, in stile barocco, sorge alla periferia meridionale della città, a pochi passi dalla piazza dell'antica cattedrale di Santa Maria. Esso è posto lungo la Via Papa Giovanni XXIII, con la facciata principale rivolta a nord e il retro verso la Cascina Santa Maria, posta immediatamente a sud.
Il palazzo conta due piani (piano terreno, sormontato da un mezzanino, e piano nobile) separati da una cornice marcapiano. L'ingresso è posto nella parte sinistra della facciata, ed è costituito da un androne con volta a botte decorata da rilievi; dal lato del cortile l'androne si allarga in un piccolo portico sostenuto da pilastri bugnati.
Nella testata orientale, immediatamente a sinistra dell'androne, è posto lo scalone, di forma ellittica, la cui volta è ornata da un affresco settecentesco; dalla parte opposta, all'angolo nord-occidentale, il palazzo si conclude con un piccolo corpo sporgente arrotondato che ospita i servizi igienici.
Gli interni furono successivamente divisi fra diversi appartamenti; vi si conservano alcuni affreschi.
STORIA
A Lodi Vecchio sorgeva dal 600 a.C. uno dei primi centri delle popolazioni di origine celtica che dimoravano nella pianura padana. Plinio il Vecchio afferma che venne fondata dai Celti Boi, sebbene storicamente quel territorio fu sempre occupato dagli Insubri. In ogni caso non ci è stato tramandato il toponimo gallico dell'antico borgo, anche se la tradizione riporta il nome di Alauda (allodola, uccello sacro ai Galli) da cui ebbe poi origine il nome Laus. A tale proposito, l'immagine dell'allodola compare nello stemma civico in uso dagli anni '30 del XX secolo, fino al 1963.
I romani vi giunsero tra il 223 a.C. e il 222 a.C., anni in cui i consoli (Publio Furio Filo e Gaio Flaminio Nepote prima, Marco Claudio Marcello e Gneo Cornelio Scipione poi) attaccarono e sconfissero gli Insubri. Questa prima occupazione durò poco in quanto gli Insubri, approfittando della discesa di Annibale, si ripresero la loro indipendenza e la mantennero per un paio di decenni.
Solo nel 195 a.C. la resistenza degli Insubri fu definitivamente estirpata; da allora fino al 49 a.C., Laus fece parte della provincia della Gallia Cisalpina, situato lungo la via Mediolanum-Placentia, strada romana che metteva in comunicazione Mediolanum (Milano) con Placentia (Piacenza) passando da Laus. Proprio da Laus partiva una diramazione secondaria di questa strada che giungeva a Cremona (Cremona). Laus in epoca romana era quindi un importante snodo stradale e commerciale.
Dall'89 a.C. venne ridenominata Laus Pompeia in onore a Gneo Pompeo Strabone, padre di Pompeo Magno, che proprio quell'anno aveva concesso il diritto latino agli abitanti delle comunità in Transpadana. Giulio Cesare nel 49 a.C., in riconoscimento del contributo dato dalle popolazioni della Valle Padana alla sua causa, concesse a Laus Pompeia il titolo di municipium. Nel 7 d.C., in seguito all'istituzione delle regioni augustee e all'accorpamento della Gallia Cisalpina all'Italia, Laus Pompeia entrò a far parte della Regio XI Transpadana.
Tra l'agosto del 14 d.C. e il luglio del 23 d.C. fu collocata su una porta di Laus Pompeia l'epigrafe: «Tiberio Cesare Augusto, figlio di Augusto, e Druso Cesare, figlio di Augusto, fecero costruire questa porta». Evidentemente quindi doveva esistere una cinta muraria. Il 12 luglio 303 vi furono decapitati i santi Nabore e Felice, soldati romani convertiti al cristianesimo.
Nella seconda metà del IV secolo divenne sede vescovile per volere di Sant'Ambrogio, che designò San Bassiano quale primo vescovo della Diocesi di Lodi. Subì le offese dei Barbari nel corso del V secolo e durante la guerra gotica nel VI secolo.
Il moto espansionistico di Milano ebbe con Ariberto d'Intimiano il primo impulso verso l'assoggettamento di Lodi. Nel 1036 si forma un fronte sudista (Lodi, Pavia, Cremona) contro Ariberto. Le milizie comunali milanesi vengono piegate nella battaglia di Campomalo.
È tuttavia inevitabile la vittoria finale di Milano, favorita da forti motivi politico-economici.
Nel 1111 le milizie milanesi prendono d'assedio la città, i laudensi si difendono con l'aiuto dei pavesi e dei cremonesi ma, dopo aver resistito un mese, si arrendono e il 24 maggio la città di Lodi viene rasa al suolo. La pace imposta dai milanesi prevede la sudditanza ai milanesi e il divieto di ricostruire gli edifici distrutti. Il 24 aprile 1158 i milanesi incendiano il resto della città e Lodi viene completamente distrutta.
L'imperatore Federico I di Svevia, detto il Barbarossa, per ribadire il proprio potere su Milano, ormai troppo autonoma, decide di riedificare Lodi a pochi chilometri di distanza ma in posizione maggiormente difendibile (sul Colle Eghezzone). Il 3 agosto 1158 Federico Barbarossa fonda la nuova città di Lodi.
Divenuta cava da cui estrarre materiali di riutilizzo per edificare la nuova città, a poco a poco gli abitanti sbandati nelle vicinanze cominciarono a ritornare, facendo così sorgere il villaggio che prese il nome di Lauda Veteris (o Lauda Vetus).
Questo villaggio non cessò mai di essere bersaglio delle scorrerie dei milanesi, essendo posta sull'unica strada che collegava Milano con la nuova Lodi. Nel 1237 i milanesi vi posero campo, nel tentativo di impedire a Federico II di entrare a Lodi. Dopo la Battaglia di Cortenuova il legato pontificio Gregorio di Montelongo con le milizie milanesi devastò il villaggio, abbattendo tutti i campanili delle chiese rimaste integre, approfittando dell'interdetto e della successiva scomunica della diocesi lodigiana.
Il 15 giugno 1250, l'esercito milanese viene sconfitto in battaglia dai lodigiani, supportati dai cremonesi. Il 18 gennaio 1268 Lodi Vecchio fu devastato da un incendio, fatto appiccare da Corradino di Svevia; l'anno successivo vi si accamparono le milizie di Napo della Torre.
Il 25 maggio 1278 il villaggio vide scontrarsi in battaglia le truppe di Cassone della Torre e quelle dell'arcivescovo Ottone Visconti, costretto alla fuga. Tre anni dopo il paese è nuovamente occupato dai milanesi capitanati dal marchese di Monferrato, onde assediare Lodi, fautrice dei Torriani.
Nel maggio del 1294 Matteo Visconti occupa Lodi Vecchio, innalzando un castello di legnami e facendo scavare un fossato, per tener fronte ai lodigiani, che avevano elevato a loro comandanti Mosca ed Erreco della Torre.
Il compartimento territoriale del lodigiano risalente al Cinquecento vede, nello Stato di Milano, la presenza di alcune realtà che sarebbero poi entrate a pieno titolo a costituire quello che è l'odierno territorio comunale di Lodi Vecchio. A quell'epoca esistevano infatti il Comune di Lodivecchio, intorno alla chiesa di San Pietro, con Santo Stefano di Lodi Vecchio, il Comune di Gallinazza e Beni di Pol Codecà, Santa Maria di Lodivecchio, intorno all'antica cattedrale, con il Comune di San Bassiano di Lodi Vecchio e San Marco di Lodi Vecchio. Il 9 maggio 1648 il conte Baldassarre Masserati acquistò il feudo di Lodivecchio.
Con la riforma austriaca del 1757 nascono due Comuni: Lodi Vecchio e Santa Maria di Lodivecchio. In età napoleonica (1809-16) furono aggregati a Lodivecchio i comuni di Bagnolo, Cà de' Zecchi e Pezzolo de' Codazzi, ridivenuti autonomi con la costituzione del Regno Lombardo-Veneto. All'8 giugno 1805 il Comune di Lodi Vecchio conta 949 abitanti, mentre Santa Maria di Lodivecchio (che verrà aggregata definitivamente nel 1837) ne ha pochi di più: sono 1069.
Dopo la seconda guerra mondiale Lodi Vecchio ha conosciuto un forte sviluppo demografico ed economico. Il 22 gennaio 2006 viene attribuito a Lodi Vecchio il titolo di città.
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