VIGEVANO (Pv)

MONUMENTI E LUOGHI DI INTERESSE

Castello di Vigevano e strada coperta

Palazzo Ducale

Torre del Bramante

Ecomuseo della Roggia di Mora Bassa

Villa Cascina Sforzesca

Palazzo Crespi biblioteca

Eretto nel 1893 da Giuseppe Crespi, fondatore dell'omonimo cotonificio, fu acquistato dai signori Gagliardone e poi dai Biffignandi; successivamente venne ceduto al P.N.F. come Casa del Fascio. Nel secondo dopoguerra passò al Comune che, dal 1966, vi ospita la Biblioteca, intitolata nel 1983 allo scrittore vigevanese

Le facciate mostrano paraste e tamponamenti a bugnato liscio al primo piano, mentre i piani superiori restano decorati con le sole paraste; le finestre sono incorniciate con timpano a motivi geometrici e si alternano a balconate in pietra con pilastrini al primo piano e in ferro battuto decorato al secondo piano. All'interno lo scalone d'onore si articola in quattro rampe ad andamento ottagonale con gradini in marmo. Alcune delle sale conservano affreschi ai soffitti con temi decorativi e figurativi in stile liberty. Adiacente al palazzo, un giardino cintato conserva antichi alberi ad alto fusto.

La biblioteca è aperta Martedì e Giovedì dalle 10 alle 12,30 e dalle 14,30 alle 18,30. Mercoledì dalle 14,30 alle 18,30. Venerdì dalle 14,30 alle 18,30 e dalle 20,30 alle 23. Sabato dalle 10 alle 13.


Palazzo Vescovile visitabile in alcuni periodi dell'anno

Il Palazzo Vescovile è una tipica dimora cinquecentesca, costruita per volere di Galeazzo Pietra, primo vescovo di Vigevano. Tra i vescovi illustri ad avervi abitato vi è Caramuel, o Giuseppe Maria Scarampi, che, nel Settecento, creò la galleria. Qui si possono ammirare anche dei dipinti ovali con paesaggi e rovine, con animali, sovrapporte con nature morte e fiori o scene d'ambiente.

Nelle sale è raccolta una ricca pinacoteca che comprende una Madonna con bambino, un quadro del Cerano sul martirio di San Dionigi, un San Giovanni Battista del '700 e una Pietà con i santi Giovanni Battista ed Evangelista di fine '500.

Il 10 agosto 1848, in una delle sale del palazzo, fu firmato l'armistizio di Salasco tra gli eserciti piemontesi e austriaci alla fine della prima guerra d'indipendenza. Nello scalone d'onore è presente un affresco in ricordo della visita di Carlo V del 14 marzo 1533: l'imperatore, a capo scoperto, indossa una possente armatura ed è sovrastato da due angeli che reggono una colonna e una croce. Sulle pareti laterali infine sono raffigurate le piante della diocesi come erano nel 1532 e nel 1817. 

Palazzo Sanseverino

Costruito nel 1492 sotto la direzione di Sebastiano Altavilla di Alba come abitazione di Galeazzo Sanseverino comandante la guarnigione sforzesca e sposo di una figlia naturale di Ludovico il Moro, nel 1496 viene trasformato dal Moro in fortezza, con la costruzione di una cinta muraria con quattro torri tonde ed un fossato a circuito del palazzo e del suo giardino, che viene quindi chiamata "Rocca Nuova" in contrapposizione alla rocca edificata da Luchino Visconti, situata ad est dell'abitato che viene così denominata "Rocca Vecchia". 

Teatro Cagnoni

Iniziato nel 1871 e inaugurato nel 1873, il Teatro Cagnoni si rese necessario dopo che per anni gli spettacoli avvennero in situazioni riadattate. L'esterno dell’edificio ha le caratteristiche tipiche dell'architettura eclettica ottocentesca con modanature marcapiano e semplici cornici alle finestre. All'interno, l'ampio foyer dà accesso alla platea mentre due rampe di scale portano ai tre ordini di palchi, al loggione e al Ridotto. Corso Vittorio Emanuele II, 45

Palazzo Saporiti

Il primo Palazzo Saporiti fu costruito nel 1828 ad opera dell'architetto Giacomo Moraglia e nel 1830 il marchese Marcello Saporiti ne fece donazione al comune di Vigevano perché diventasse sede delle scuole secondarie e, sino al 1857, di un corso universitario della scuola di legge per notai e causidici. Dopo circa trent'anni il marchese Apollinare Rocca Saporiti donò un nuovo edificio, quasi dirimpetto al precedente, sempre da utilizzare per istituzioni scolastiche.

L'edificio più recente è sede del liceo "Benedetto Cairoli" dal 1887, anno in cui il Ministero ha dichiarato governativo quest'ultimo.

Palazzo Civico

L'edificio, in cui oggi trova posto la sede del Comune, venne costruito a partire dal 1768 su progetto dell'architetto Martinez ed ultimato nel 1821. Nel 1911 divenne sede del Municipio; precedentemente era stato un Ospedale civile, in cui confluivano tutte le attività d'assistenza, svolte fino allora da istituti sanitari antichissimi, attivi già dal Cinquecento.

La facciata principale ha uno stile caratteristico tardo settecentesco, con muri rivestiti di bugnato piatto da cui sporgono modanature, mensole e timpani triangolari. Lo scalone che porta al primo piano si apre nel cortile, porticato. Qui vennero portate sette lunette provenienti dall'antica chiesa del Castello Sforzesco e dipinte da Bernardo Ferrari, artista vigevanese. Esse raffigurano i santi Ambrogio, Pietro, Giacomo, Gerolamo, Caterina, Andrea e il Battista.

Il palazzo si sviluppa su tre corti che presentano caratteristiche architettoniche diverse secondo i mutamenti occorsi nel tempo.

Palazzo Roncalli visitabile in alcuni periodi dell'anno

Sorge in Via del Popolo. L’edificio, dal 1812 di proprietà della famiglia Roncalli, fu risistemato a partire dal 1847 con le caratteristiche attuali. Alla sua morte il senatore Roncalli, discendente di una delle più note famiglie nel campo imprenditoriale vigevanese e del Regno Sabaudo, lo lasciò alla città di Vigevano per erigervi un istituto di arte e mestieri per l’incremento negli studi e nelle arti dei più poveri e bisognosi della città. La facciata è ornata da un bugnato e le lunette delle finestre del primo piano sono arricchite da formelle di pietra di Viggiù dalle quali si stagliano i busti di Tasso, Volta, Raffaello, Canova, Dante, Petrarca, Palladio, Colombo, Galilei, Alfieri, eseguiti dallo scultore Bottinelli. Il portone d'ingresso è della seconda metà dell’Ottocento e il bel cortile è decorato da portici. Notevole è anche il secondo cortile, che ospita una fontana a muro del 1793 e dal quale si accede per gli uffici della Fondazione. Le sale interne sono riccamente decorate con affreschi e stucchi e impreziosite da mobili d'epoca. Un recentissimo restauro, completato nel 2010, ha rinnovato e restituito all’antico splendore il salone di rappresentanza – noto come “Sala Ottocento” e posto al primo piano – e l’ex “Sala Saldatura”. Roberta al 339 3429000 o scrivere a fondroncalli@tin.it

Piazza Ducale

Piazza Ducale a Vigevano, nel cuore della città, è una delle più famose piazze d'Italia. Venne costruita per volere di Ludovico il Moro su disegno di Leonardo Da Vinci in soli due anni, tra il 1492 ed il 1494 come anticamera del castello divenuto residenza ducale.
Si presenta a pianta rettangolare di 138 metri per 46, con orientamento prevalente nord-ovest/sud-est; è racchiusa su tre lati da edifici porticati omogenei e sul quarto lato dalla facciata della cattedrale. All'angolo sud-ovest si trova la rampa che conduce al cortile del castello passando sotto la torre del Bramante. L'aspetto attuale della piazza è dovuto in buona parte agli interventi del 1680, compiuti dal Vescovo Caramuel e da opere successive.

Cattedrale Sant'Ambrogio

Consacrata il 24 aprile 1612, fu iniziata da Francesco II Sforza nel 1532, su progetto di Antonio da Lonate dopo aver demolito in gran parte quella precedente (della quale fu salvata la parte absidale) risalente alla seconda metà del Trecento, ma edificata su fondamenta ben più antica.

chiesa di San Pietro Martire

Eretta nel 1445 e dedicata a san Pietro Martire con l'annesso convento dei frati domenicani come attestato dalla bolla pontificia conservata presso l'archivio storico di Vigevano, venne consacrata nel 1480. In puro stile gotico lombardo con campanile a base ottagonale, si presenta a croce latina imperfetta con pilastri polistili, terminante con coro poligonale alto con sottostante cripta il cui accesso è dato da due ingressi ai lati del presbiterio rialzato. Nella cripta è conservato il corpo del beato Matteo Carreripatrono di Vigevano, che visse e morì (1470) nell'attiguo convento.

chiesa di San Francesco

Venne edificata fuori dalle mura cittadine nel 1379, un anno dopo la costruzione del convento dei Frati Minori. Era più piccola, orientata diversamente e occupava lo spazio dell'attuale transetto. Ampliata nel 1447, subì una radicale trasformazione con la totale ricostruzione e il cambio di asse tra il 1465 e il 1470.

chiesa della Madonna della Neve

Venne costruita sul luogo dove vi era la piccola chiesa di Santa Maria dei Pesci poi distrutta, nel 1600 e dalla quale si prese l'antica icona che venne trasportata nella nuova chiesa. Nel 1607 vi si insediò la confraternita della Morte. Venne poi restaurata nel 1728 e nel 1842, aggiungendo nuove pitture. Vi sono quattro altari, dedicati rispettivamente alla Beata Vergine di Caravaggio, a San Filippo Benizi, a Sant'Antonio e ai Santi Crispino e CrispinianoVia Edmondo de Amicis

chiesa di San Bernardo

La prima chiesa intitolata al santo di Chiaravalle, risalente a data ignota, era esterna alle mura della città e fu abbattuta per volere di Ludovico il Moro nel 1498, per la costruzione di nuove fortificazioni. Qualche anno dopo, secondo Simone dal Pozzo, venne ricostruita nella locazione attuale. Fu ampliata una prima volta nel 1575 e poi nel 1672, adottando la sua nuova struttura. Nel 1576 venne costruito il coro.

chiesa di Santa Maria del Popolo

La chiesa venne fatta fabbricare nel 1516 da una parte della confraternita di San Dionigi, che si era distaccata dalla stessa a causa del battere moneta all'interno del convento. La nuova confraternita si aggregò all'arciconfraternita del Suffragio di Roma nel 1621. Nel 1662 venne edificata la Cappella del Suffragio.

La chiesa venne ricostruita nel 1608 e nuovamente nel 1729, fino a giungere alla forma attuale. La chiesa precedente venne abbattuta nel 1695.

chiesa del Santissimo Crocifisso o chiesa del Cristo della Resega

Le origini della chiesa sono rintracciabili nell'affresco attualmente conservato sopra all'altare, di autore ignoto. Esso raffigura Cristo crocifisso tra San Francesco d'Assisi o Santa Caterina da Siena; sullo sfondo, è possibile vedere la skyline di Vigevano. La leggenda popolare ritiene questo dipinto miracoloso in quanto, nonostante non sia mai stato restaurato, tutt'oggi conserva colori vividi come in origine. Questo affresco probabilmente apparteneva ad un'edicola addossata al muro di un antico palazzo. La devozione popolare verso il dipinto crebbe costantemente, fino alla costruzione di una cappella nel 1652. Via Gioacchino Rossini,

chiesa di San Dionigi

È documentato che, prima dell'edificio attuale, sul luogo nel 1323 era presente una chiesa omonima, probabilmente costruita prima del Mille, ma della quale non rimane traccia: in un testamento di quell'anno si fa infatti menzione di un frater Bregundius de Gravelona rector el minister ordinis fratrum paupertatis S. Dionysii de Vigievano. Tale chiesa era anche detta "Casa delle elemosine". Piazza Martiri della Liberazione

chiesa di San Giuseppe

Nel 1881 monsignor De Gaudenzi pregò quattro religiose, provenienti da Novara, di aprire un educandato per le giovani in via Griona. Nel 1913, visti i rilevanti progressi, questo fu spostato in via Deomini. Attualmente l'istituto comprende scuola materna, elementare, media e superiore (liceo delle scienze umane) ed è retto dalle suore domenicane. Vicolo Deomini, 

chiesa dei Cappuccini

Nel 1896, la Diocesi di Vigevano acquistò la villa del Mombello. In un primo tempo fu costruita la piccola chiesa della Sacra Famiglia, situata in via Bretti.

L'attuale chiesa, con facciata su corso Genova, fu progettata e costruita tra il 1926 e il 1927 dopo la demolizione parziale della preesistente, ormai inadeguata per le esigue dimensioni. Corso Genova, 38

ex chiesa della Misericordia

La chiesa venne costruita in corso Milano nel 1490, abbattendo l'antica cappella di Santa Maria della Bestemmia, eretta durante la peste del 1264, a un solo altare.

I fondi per la costruzione della nuova chiesa furono raccolti grazie ad un provvedimento di Ludovico il Moro che, mosso dalle espressioni toccanti del predicatore beato Bernardino da Feltre sul numero crescente dei bestemmiatori, aveva stabilito di elevare multe contro di essi. Sulla facciata della chiesa fu posta un'iscrizione con l'anno di fondazione (1495); dopo la caduta di Ludovico il Moro, la chiesa fu completata dal marchese Gian Giacomo Trivulzio nel 1508 e del cardinale sedunense Matteo Schiner nel 1515.

La chiesa e il convento furono soppressi nel 1796 e abbattuti nel 1798. Di questi ne sono rimaste poche tracce, ulteriormente modificati dopo la trasformazione in abitazione civile e una recente ristrutturazione. Corso Milano, 3

 convento delle Sacramentine o chiesa del Sacro Cuore di Gesù

Il nuovo monastero fu progettato da una suora architetto, Maria del Sacro Cuore Vittadini, con la supervisione di un sacerdote architetto, Monsignor Spirito Maria Chiappetta. Venne posta la prima pietra, e il 6 giugno 1912. Via Trento, 27

chiesa di San Carlo

La chiesa venne costruita per festeggiare il primo centenario della canonizzazione di san Carlo Borromeo. Il 15 maggio 1710 venne fondata la Congregazione di San Carlo, approvata dall'arcivescovo Giuseppe Archinto nello stesso anno, che fece iniziare l'edificazione della chiesa nel 1724, terminandola nel 1736. Via Vincenzo Boldrini, 6

chiesa di San Giorgio in Strata

La chiesa era complementare all'adiacente castello visconteo. Fu eretta sotto il patronato della famiglia Colli.

Si trova in via Cairoli, un tempo via Strata, dalla quale prende nome. Quasi soffocata dalle abitazioni, rischia di passare inosservata agli stessi vigevanesi. Negli anni '80, era considerata la più antica chiesa cittadina aperta al culto: infatti, le prime notizie attorno a essa risalgono al 1090; subì poi numerosi restauri, l'ultimo dei quali nel 1968 a opera dell'architetto Mario Bonzanini. Secondo altre fonti, la chiesa risalirebbe addirittura all'età longobarda primitiva. Via Cairoli, 15

chiesa di Sant'Ignazio di Loyola

Costruita nel 1694 per volere del canonico Cantone Giovanni Maria Ferrara, la chiesa di Sant'Ignazio di Loyola ha dimensioni modeste. Vicolo Deomini

chiesa della Madonna degli Angeli

La costruzione della chiesa inizia nel luglio del 1583, quando diviene sede della confraternita dell'Annunciazione. La consacrazione del luogo avviene tre anni dopo.  Le cappelle invece risalgono al 1657 e sono dedicate a san Mauro Abate e san Mona, vescovo di Milano nel III secolo; l'altare è del 1679 e vi è presente un dipinto della Natività dello stesso periodo, probabilmente di Zanetto Bugatto. Il coro è del 1692, mentre l'organo a canne, realizzato da Giovanni Rondini e rifatto dai Fratelli Serassi nel 1832, è il più antico in città. Via Domenico Pisani, 29

chiesa della Madonna di Pompei

La devozione alla Madonna di Pompei a Vigevano fu iniziata da don Ambrogio Ceriotti l'8 maggio 1897, usufruendo di uno stanzone adibito a deposito di legnami e a magazzino di calce nell'allora sobborgo della fiera, all'imboccatura dello stradale per Mortara. L'umile costruzione originaria, una chiesa molto più piccola dell'attuale, fu sostituita da una nuova la cui posa della prima pietra avvenne il 6 giugno 1920. Piazza Alessandro Volta, 28

Chiesa del Carmine

La chiesa, costruita nel 1602 dalla confraternita del Carmine, da cui prende il nome, prende il posto di un'altra chiesa, antecedente e distrutta con Ludovico il Moro. Di questa resta un affresco del 400 raffigurante la Vergine, ora esposto su un altare. Via del Carmine

chiesa di Santa Maria del Parto

La chiesa fu costruita grazie all'eredità di Marco Antonio Cassolio Gatta. Gli archivi conservano un atto di alienazione del 1875 a un certo Cavalier Motta diventando poi di proprietà della famiglia Dulio. Via Cascine Barbavara, 1

 chiesa di Santa Maria intus vineas o chiesa della Madonna di sotto

Si tratta di una chiesa molto antica, antecedente al 1202, anno in cui era annoverata tra le dipendenze del monastero cistercense di San Maiolo di Pavia. Fu di giuspatronato della famiglia degli Ardizzi, una delle più illustri famiglie vigevanesi quattrocentesche. Proprio loro nel 1424 si occuparono della restaurazione e ricostruzione dell'edificio, dedicandolo a Santa Maria intus vineas. Via Umberto Giordano, 15

chiesa di San Martino

Oggi sconsacrata, la chiesa di San Martino si trova in un cortile chiuso con cancello, in fondo a via Palestro. Era un antico titolo della pieve collegiata di Sant'Ambrogio.

Secondo alcuni storici, potrebbe essere la matrice di tutte le chiese di Vigevano, con il nome di San Pietro. Nel primo documento ufficiale in cui si parla di Vigevano (anno 963) si parla di un arciprete Grauso. Secondo Alessandro Colombo, la chiesa fu la basilica in cui officiarono i vescovi di una presunta diocesi dei Piccolini, con il nome di San Pietro in silva carbonaria; infine, un affresco sulla parete sinistra dell'abside, ancora ben conservato, raffigurante San Pietro, comproverebbe tale dedicazione. Ma si tratta di supposizioni. Via Palestro

chiesa di Sant'Antonio abate alla Morsella

La chiesa originaria, costruita nel 1692, fu abbattuta e ricostruita negli anni '40 del Novecento: la chiesa attuale ne conserva solo il campanile.

La chiesa è dedicata a Sant'Antonio abate, eremita egiziano considerato il fondatore del monachesimo cristiano. Fu consacrata il 25 agosto 1940 e fu soggetta a diverse opere di restauro nei vari anni a seguire che hanno coinvolto principalmente le lavorazioni della facciata. Via Morsella, 56

 chiesa della Beata Vergine di Caravaggio a Fogliano Superiore

La chiesa è rimasta l'unico monumento ammirabile dell'antica Fogliano. Ha un'origine sconosciuta. Nei primordi era nota come chiesa della Natività di Maria o chiesa di Santa Maria Assunta: questi nomi fanno presumere che la sua fondazione risalga a prima del Mille e che servisse da parrocchiale alle terre di cui parla il Privilegio dell'imperatore Enrico IV di Franconia del 1064. Strada Cattabrega, 340

STORIA

L'origine della città longobarda e l'attuale cortile del Castello ne testimonia il ruolo di fortificazione. In seguito, si sviluppa il borgo esterno, le cui case ed edifici sorgono sul luogo oggi occupato dalla famosa Piazza Ducale. Dal 1198 si trasforma in libero Comune mentre nel 1277 iniziano gli intrecci della storia locale con quelli delle potenti famiglie milanesi dei Visconti prima e degli Sforza poi. E proprio grazie all'opera di Luchino Visconti e di Ludovico Sforza detto il Moro, tra XIV e XV secolo, il borgo di Vigevano inizia la sua trasformazione in residenza estiva, in pittoresco soggiorno destinato agli ozi della corte ducale. Nel Castello adibito a dimora di prestigio ci misero la mano artisti come Bramante. Il borgo ottiene il titolo di città con una propria sede vescovile nel 1530.


FRAZIONI

Fogliano Superiore, Fogliano Inferiore, Morsella

Piccolini: in prossimità della frazione trova spazio un ampio Istituto Penitenziario. Dal 1993 al 2014 con la denominazione di Casa Circondariale, dal 2014 ad oggi Casa di Reclusione. L'istituto si articola in due reparti, uno maschile e l'altro femminile. Fino al 2014 era dotato dei circuiti di alta e media sicurezza e protetti; dal 2014 è presente una sola sezione di alta sicurezza, al reparto femminile.

Buccella L'insediamento risalirebbe alla fondazione di una villa rurale da parte del crociato Pietro Biffignandi, detto "Buccella" (intorno all'anno 1133), sui resti di una precedente fortificazione, a sua volta eretta sul luogo del leggendario abitato romano di Viginti Columnae.

La villa conserva una corte rurale e una corte nobile sull'ala sinistra, con vestibolo dotato di arcate a sesto ribassato su colonne, a cui si accede da un portale barocco. Vi è annessa una chiesa parrocchiale del 1692 e una piccola chiesa campestre si trova davanti all'ingresso, probabilmente rimaneggiata nel XVII secolo.

Intorno alla villa sorsero le abitazioni dei coloni, in particolare la "cascina Buccelletta", anch'essa attribuibile al XVII secolo: si trattava di una residenza per quattro famiglie, con stalle, costruita in corrispondenza di uno dei sentieri ("strade centurizie") che portavano ai guadi sul fiume Ticino in direzione di Abbiategrasso. Nel 1890 fu distrutta da una piena del fiume e venne ricostruita nel 1899. In epoca napoleonica servì come torretta di avvistamento e fu danneggiata dall'esplosione della polveriera di Vigevano, nel corso della seconda guerra mondiale.

Sforzesca  La località è famosa par la grande cascina, denominata "Colombarone", fatta costruire nel 1486 da Ludovico Maria Sforza, detto il Moro, duca di Milano. 

Il complesso presenta la disposizione tipica dei castelli di impronta sforzesca, con quattro corpi di fabbrica ad uso abitativo (i "colombaroni") al posto dei classici torrioni d'angolo, a proteggere l'impianto di forma quadrata.

I colombaroni sono ornati da finestre ad arco acuto e fregi "a dente di sega".

Anche Leonardo da Vinci soggiornò presso la Sforzesca collaborando al miglioramento del territorio con progetti idraulici per permettere una migliore irrigazione dei campi. Nel codice Leicester sono presenti disegni che ritraggono il "molino della Scala", una struttura a scalini dove scorreva l'acqua, ancora presente ai giorni nostri.

La Sforzesca è nota anche per la famosa battaglia, ivi combattuta durante la Prima guerra di indipendenza italiana, il 21 marzo 1849.

VILLA CASCINA SFORZESCA a Vigevano (Pv)

 La Sforzesca, che consistette nella riorganizzazione, a sud del borgo, di una serie di abitazioni nobiliari, masserie, ricoveri per animali da allevamento e depositi entro un grande cascinale quadrangolare a corte chiusa, caratterizzato dalla presenza di quattro torri angolari, fu in realtà, in ordine cronologico, la prima iniziativa del Moro a Vigevano, che la intese come centro di raccolta e organizzazione delle ricchissime entrate prodotte dal territorio, promuovendo attività sperimentali di coltivazione e allevamento, tra cui la nota introduzione del gelso e del baco da seta. La corte chiusa della Sforzesca costituisce un vero e proprio prototipo per la successiva architettura rurale lombarda, soprattutto per la regolarità grandiosa dell'impianto e per la rigorosa funzionalità; né il duca mancò di prevedere l'inserimento di orti e giardini, resi possibili anche dalle opere di regolazione delle acque; evitò invece di promuovere la realizzazione di una residenza signorile suburbana, consueta nelle corti quattrocentesche, rimanendo in questo senso legato alle abitudini dei principi tardomedievali.

Sulla valle selvosa del Ticino, ricca di attrattive per la caccia, attirò l'attenzione di Francesco I Sforza, tanto che che il Comune di Vigevano nel 1463 ne dona duemila pertiche, che costituiranno il nucleo della "Villa Sforzesca".
Col ducato di Ludovico il Moro, la proprietà si trova di nuovo al centro di grandi lavoro di regolazione e deviazione delle acque della Mora e del Naviglio di Vigevano. Vuole farne una Tenuta agricola modello, con una" Villa che per ampiezza di fabbricati, per estensione di fondi, e per comodità di vita superi quelle fino allora conosciute". Per raggiungere questo intento si lancia in una politica si acquisizioni dei terreni limitrofi.
La "Villa Sforzesca" fu terminata nel 1486, con quattro Torri agli angoli, oggi chiamato "Colombarone", e il duca stesso la battezzò volle Ludovico Maria Sforza : "Sforzesca".
Nel 1494 viene aumentata ancora, tramite acquisizioni l'estensione del fondo e l'offre in dono a sua moglie Beatrice d' Este.
Qui viene chiamato a offrire i suoi servigi anche Leonardo è documentato. Venendo qui egli prende interesse a molte opere idrauliche e agrarie fissandole in manoscritti che ancora si conservano (Codice H).
Morta Beatrice d'Este, Lodovico la cedette ai domenicani di S. Maria delle Grazie, che custodivano a Milano il sacello della moglie.
Sconfitto nel 1500 Ludovico il Moro dalle truppe francesi di Luigi XII, questi offre la Signoria di Vigevano e quindi della Sforzesca al suo Maresciallo: Gian Giacomo Trivulzio.
Nel 1522, la Villa torna nelle mani degli Sforza, cioè al secondogenito del Moro, Francesco II ° Sforza. Ottiene dal Papa Clemente VII per Vigevano la dignità della Sede Vescovile e pertanto concede la Villa in dote, parte (la Pecorara) alla Mensa Vescovile di Vigevano e il resto al Capitolo Cattedrale.
Morto Francesco II, il Ducato di Milano e le proprietà ducali passano a Carlo V, che la ricedette ai domenicani, che la tennero fino alle soppressioni napoleoniche del 1797.
Nel 1803 la "Sforzesca" pervenne al genovese Marcello Giuseppe Saporiti.
Nel 1845 il Re Carlo Alberto eresse "Villa Sforzesca" in Marchesato ed il Conte Apollinare Rocca Saporiti, subentrato nella proprietà, ebbe per primo il predicato specifico di "Marchese della Sforzesca". Si deve a lui la ricostruzione dell' attuale Chiesa Parrocchiale, la Cripta sotterranea per le Sepolture dei marchesi, la fondazione sin dal1851 delle Scuole, e dell' Asilo per i bimbi della Frazione nonché la erezione della Vice-Cura autonoma (8 dicembre 1861) della quale i marchesi conservano il dovere e il diritto di Patronato.

Per maggiori informazioni contattare l'associazione Sforzesca. it: tel. 392/3479823
info@sforzesca.it e visitando il sito www.sforzesca.it

ECOMUSEO DELLA ROGGIA MORA BASSA a Vigevano (Pv)

 Nel 1494, il Moro lo offrì come dono di nozze alla moglie Beatrice d’Este.

Dopo la morte di lei, nel 1498, lo Sforza cedette il Mulino, con i terreni circostanti, ai Domenicani di Santa Maria delle Grazie di Milano, i quali ne tennero la proprietà fino alla calata di Napoleone, che confiscò BUONAPARTE di questi possedimenti.

Nel 1803, il Marchese Saporiti riscattò dallo stato napoleonico il Mulino e tutta la tenuta della Sforzesca, lasciando, poi, tutto il patrimonio in eredità al nipote Rocca di Reggio Emilia, cui Carlo Alberto, re del Piemonte, avrebbe riconosciuto il Marchesato della Sforzesca, nel 1845.
A seguito di una divisione ereditaria Mora Bassa passò ai Conti milanesi Archinto Gropallo Saporiti che, nel 1988, cedettero il tratto di Roggia Mora con i relativi edifici idraulici, all’Associazione Irrigazione Est Sesia, che ne è l’attuale proprietaria.

Nel 2000, come precedentemente anticipato,  grazie alla volontà dell’Est Sesia e con il contributo della Regione Lombardia e del Comune di Vigevano, il Mulino diventò sede museale.

Le antiche sale di Mora Bassa ospitano una mostra didattica sulle trasformazioni territoriali operate dalla rete irrigua; la mostra, composta da quaranta grandi pannelli, è intitolata “L’acqua disegna il paesaggio“.

Intorno al manufatto, alimentato dalle acque dell’antinca Roggia Mora, aleggiano interessanti richiami di storia e di leggenda che riportano alla figura di Leonardo da Vinci. In questo ambito l’Ecomuseo ospita un’importante mostra permanente costituita dai modelli in legno, funzionanti, di macchine leonardesche, mostra curata dall’Associazione culturale “La Città Ideale“, la quale gestisce le visite e organizza appositi laboratori didattici.

lunedìChiuso
martedìChiuso
mercoledìChiuso
giovedìChiuso
venerdìChiuso
sabato14:30–18
domenica10:30–12:30, 14:30–18

TORRE DEL BRAMANTE a Vigevano (Pv)

 La prima menzione documentata di una “torre” collocata nell’area dell’attuale castello risale al 1198. In quell’anno i consoli della città di Pavia elevano Vigevano al rango di “borgo” sottoposto alla giurisdizione di Pavia; nel documento si fa menzione ad una “torre” che i vigevanesi hanno giurato di costruire alta quanto sarà ordinato dai consoli pavesi.

Della torre medievale non conosciamo forma e altezza. Sappiamo soltanto che già a partire dal ‘400 vi erano collocate le campane e un orologio con ruote e ingranaggi.
Alla fine del XV secolo anche la torre, come tutto il resto del castello e della piazza sottostante, subisce un profondo rinnovamento per opera del duca Ludovico Maria Sforza, detto il Moro.
Il Moro fa demolire in parte la vecchia torre, ormai quasi inagibile, e ne fa costruire una nuova dalle eleganti e slanciate forme rinascimentali. La parte più elevata viene costruita a imitazione della Torre del Filarete al Castello Sforzesco di Milano.
Già i vigevanesi del tempo vedevano nelle forme della nuova torre il genio di Donato Bramante, il più grande architetto del Rinascimento, attivo alle fine del ‘400 presso la corte sforzesca e spesso presente a Vigevano.
Una lapide posta alla base del monumento ricorda l’intervento voluto dal Moro, celebrando in particolare di aver dotato Vigevano di una nuova “bellissima torre”. Tutto il manufatto era affrescato all’esterno. Nel corso dei secoli si resero necessari vari interventi di manutenzione e restauro; la cuspide finale, con cupolino in rame, venne aggiunta nel XVII secolo.
Ancora oggi la Torre scandisce la giornata dei vigevanesi, sia con il suo grande orologio sia con i rintocchi delle campane.
Da secoli ormai è il simbolo della città di Vigevano e compare nello stemma comunale.

La torre consta di 7 piani più il capolino. I primi 4 piani sono aperti al pubblico e mediante una scala interna si può arrivare al terrazzino sporgente, chiuso da merli alla ghibellina, ad un’altezza rispetto al cortile del castello di circa 31 metri. Da qui si gode una magnifica vista sulla Piazza sottostante, sul centro storico, sulle chiese cittadine ma si può spaziare fino al Ticino e oltre.
Al di sopra si trovano altri 3 piani, non accessibili al pubblico, che portano alla cella campanaria.
Sopra la cella il cupolino, costituito da una parte ottagonale di epoca rinascimentale terminante con una cuspide di gusto barocco di fine ‘600.
L’altezza complessiva della Torre è di metri 55,72.

La Torre è liberamente visitabile fino alla prima merlatura, con una salita di circa 100 gradini.
L’ingresso è a pagamento, la biglietteria si trova presso l’Infopoint posto alla base della Torre.

Di seguito le tariffe:

BIGLIETTO INTERO  € 3,00
BIGLIETTO RIDOTTO € 2,00
Gruppo di adulti di minimo 15 persone
over 65
ragazzi tra i 6 e 12 anni
GRUPPO FAMILIARE (composto da minimo 3 persone)
CONVENZIONI IN CORSO: TOURING CLUB, ABBONAMENTO MUSEI LOMBARDIA

RIDOTTO € 1,00
Scolaresca di scuola primaria e secondaria
studente universitario munito di documento
Centri educativi(centri estivi, onlus e affini)

OMAGGIO
Bambini di età inferiore ai 6 anni
Insegnanti accompagnatori di scolaresca
Accompagnatori di gruppi
Tesserino invalidità + accompagnatore
Guide turistiche con tesserino
Forze dell’ordine e giornalisti per motivi di servizio

La Torre è accessibile nei seguenti orari:

da martedì a venerdì:
dalle 10.30 alle 12.30 / dalle 14.00 alle 17.00

sabato e domenica
dalle 10.30 alle 12.30 / dalle 14.30 alle 17.30

PALAZZO DUCALE a Vigevano (Pv)

 

Costruito a partire dalla metà del ‘300 da Luchino Visconti al posto del “castrum” altomedievale che serviva da difesa per gli abitanti del posto. Il castello fin dall’inizio svolse funzioni di sede di corte.

A partire dal 1345 inizia la sua trasformazione in Palazzo Ducale: fu soprattutto Ludovico il Moro con il contributo di Donato Bramante a conferirgli l’aspetto di un palazzo rinascimentale.
Grazie all’opera di artisti e artigiani lombardi gli ampi saloni si presentavano affrescati e magnificamente arredati per accogliere la corte ducale, personaggi illustri e sovrani. Sono ancora visibili alcuni affreschi della seconda metà del XV secolo: di particolare valore quello presente nella Sala dell’Affresco che raffigura una scena di caccia, passatempo preferito dai Duchi di Milano.

IL PIANO -1 DEL MASCHIO E SALE DELLA DUCHESSA

Al di sotto del piano nobile del Palazzo Ducale ci sono ancora due piani, uno è stato completamente restaurato, l’altro invece, che si affaccia sul piano del cortile di via Riberia, è ancora da recuperare.
Il piano restaurato è visitabile solo con la guida e si compone di tre parti: il piano -1 del Maschio, le ex prigioni militari ricavate nel piano ammezzato della Strada Coperta e i saloni della Duchessa.
Il piano -1 del Maschio presenta delle sale contigue da cui si può osservare la Loggia delle Dame e la prospiciente via Riberia con i suoi palazzi settecenteschi. Sul muro posto a sud si può vedere ancora un affresco del periodo militare sabaudo. Suggestiva anche la sala posizionata sotto la Loggia delle Dame da cui si può ancora ammirare la partenza della vecchia Torre di sud-est di epoca viscontea. Fanno parte anche di questo piano i locali che appartenevano alla duchessa Beatrice D’Este con i resti della sua cappella privata e affreschi di origine quattrocentesca progettati per l’ala femminile del Palazzo Ducale dove risiedeva Beatrice D’Este.

PRIGIONI

I locali detti “Prigioni” sono composti da sette stanze con un corridoio che fugge fino all’ultima
stanza da dove si può ammirare parte della Piazza Ducale.
In origine potevano essere locali della servitù della Duchessa, solo in epoca successiva furono adibiti a prigioni militari, probabilmente dopo il passaggio di Vigevano alla dominazione sabauda. Sulle mattonelle di cotto sono ancora visibili le scritte dei prigionieri.


SALA DELL'AFFRESCO

La denominazione di “Sala dell’Affresco”deriva dal rinvenimento e recupero di un'antica testimonianza pittorica. Si trova nella parte sinistra del Maschio ed era parte integrante dell’antico Palazzo Ducale. L’affresco oggi restaurato viene fatto risalire agli anni di Galeazzo Maria Sforza (1466-1476), primogenito di Francesco Sforza. Si tratta di lacerti che tuttavia fanno presumere come la rappresentazione, in origine, doveva essere vivacissima da un punto di vista coloristico e affollata da quello compositivo. Secondo gli studiosi si tratta di una delle rare testimonianze superstiti delle grandi imprese decorative avviate da Galeazzo Mario Sforza nei castelli di Milano e Pavia.

FALCONIERA

Edificio così chiamato perché destinato all’allevamento dei falchi da preda. La sua costruzione è databile intorno al 1488, epoca di Ludovico il Moro.
La parte più antica è costituita dal piano terreno che si presenta diviso in ampie sale coperte da volte a lunetta. Il leggiadro loggiato aereo superiore, recentemente restaurato, è attribuito a Donato Bramante: presenta arcate a tutto sesto sostenute da esili colonnine di granito con capitelli simili a quelli delle scuderie ducali. Sulle arcate sono state recuperati affreschi con motivi decorativi d’epoca rinascimentale.
Le cronache del tempo narrano che dall’edificio della Falconeria, venivano fatti levare in volo i falconi per accompagnare la corte ducale nelle cacce lungo i boschi del fiume Ticino e nelle campagne della Lomellina


LOGGIA DELLE DAME

E’ la parte superstite del “Palazzo delle Dame”, realizzato intorno al 1490 da Donato Bramante su incarico di Ludovico il Moro, e che sorgeva accanto al Maschio o Palazzo Ducale.
La loggia superstite presenta i caratteri tipici degli edifici realizzati bramanteschi come il chiostro di S.Maria delle Grazie, la Canonica di S.Ambrogio a Milano.
Il profilo è a sette arcate a tutto sesto in marmo bianco che poggiano su colonne dai raffinati capitelli in pietra scura e a motivi floreali. Originariamente la loggia si affacciava su un giardino pensile coltivato con essenze ricercate.
Era questa la parte “femminile” del Castello, la residenza riservata a Beatrice d’Este e alla sue dame. Doveva presentarsi riccamente decorata da affreschi eseguiti dallo stesso Bramante. Il giardino era noto come il “Giardino della Duchessa”. Sotto la quota del giardino erano interrate le cantine del Castello.
L’eliminazione del giardino con relativo sterramento è una conseguenza dei pesanti e spesso sconsiderati interventi eseguiti nel corso dell’Ottocento e finalizzati alla trasformazione del Castello in caserma per l’esercito regio.

Orario estivo (dal 29 marzo)

1. Accesso da via Rocca Vecchia:
dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 18.00
sabato e festivi dalle 9.00 alle 18.30

2. Accesso da Piazza Ducale (scala) e corso della Repubblica (accesso disabili):
dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 18.30
sabato e festivi dalle 9.00 alle 19.00
chiusura dell'accesso da corso Repubblica: 15 minuti prima

Orario invernale (dal 1 novembre)

Chiuso il 25 dicembre; 24 e 31 dicembre - chiusura anticipata alle 17:00; 1 gennaio 2017 - apertura posticipata alle 11:00
1. Accesso da via Rocca Vecchia:
dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 17.00
sabato e festivi dalle 9.00 alle 17.30

2. Accesso da Piazza Ducale (scala) e corso della Repubblica (accesso disabili):
dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 17.30
sabato e festivi dalle 9.00 alle 18.00
Chiusura accesso da corso Repubblica: 15 minuti prima


CASTELLO DI VIGEVANO e STADE SOTTERRANEE (Pv)

Il complesso monumentale costituito dalla Piazza Ducale e dal Castello Visconteo- Sforzesco, così come lo vediamo ancora oggi, è il risultato di lavori durati due secoli durante le dinastie milanesi dei Visconti e degli Sforza. In questo periodo Vigevano raggiunse il suo massimo splendore, divenendo residenza ducale e centro commerciale di notevole importanza. La città si è sviluppata a ”chiocciola” attorno al Castello che rappresenta uno dei complessi fortificati più grandi d’Europa.

Il Castello di Vigevano è un tutt'uno con la Piazza Ducale che funge da regale atrio d'ingresso. Il primo nucleo risale all'età longobarda (VII-X secolo), mentre la sua trasformazione in residenza signorile si deve ai Visconti (in particolare a Luchino Visconti) e agli Sforza in particolare a Ludovico il Moro.
Alla sua realizzazione contribuirono sicuramente artisti come Bramante e si pensa anche Leonardo. Tra il 1492 e il 1494 i lavori erano terminati. Con la fine della dinastia sforzesca (1535) il castello passò agli spagnoli e iniziò un lento declino. Nel 1696 i plenipotenziari dei governi europei convenuti per firmare la pace di Vigevano lo dichiarano inagibile e quando agli inizi del Settecento diventa sede di una guarnigione dell'esercizio austriaco cominciano le trasformazioni radicali.
Verso la metà dell'Ottocento diventa Caserma dell'Esercito Sardo e quindi del Regio Esercito Italiano e rimane sede militare fino al 1968.

Il Complesso architettonico del Castello Visconteo-Sforzesco di Vigevano si presenta come un insieme di edifici che occupano una superficie di oltre 70 mila metri quadri, di cui 25 mila di coperture, cui vanno aggiunti i 36 mila metri quadri di cortile. Potrebbe contenere due volte Buckingham Palace, tre volte la basilica di San Pietro e sei volte il Duomo di Milano. Viene considerato uno dei complessi fortificati più grandi d'Europa.

Fin dall’inizio il castello di Vigevano non viene pensato solo ed esclusivamente come complesso fortificato per rispondere a esigenze difensive e militari, ma anche come residenza di prestigio, di rappresentanza, come luogo preferito per gli svaghi e diletti della corte. In tal senso rappresenta sia una anticipazione del palazzo rinascimentale spesso evolutosi proprio da un castello preesistente (si pensi ad Urbino e a Mantova),che una versione raffinata della tradizionale cittadella viscontea.

Orario estivo (dal 29 marzo)

1. Accesso da via Rocca Vecchia:
dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 18.00
sabato e festivi dalle 9.00 alle 18.30

2. Accesso da Piazza Ducale (scala) e corso della Repubblica (accesso disabili):
dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 18.30
sabato e festivi dalle 9.00 alle 19.00
chiusura dell'accesso da corso Repubblica: 15 minuti prima

Orario invernale (dal 1 novembre)

Chiuso il 25 dicembre; 24 e 31 dicembre - chiusura anticipata alle 17:00; 1 gennaio 2017 - apertura posticipata alle 11:00
1. Accesso da via Rocca Vecchia:
dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 17.00
sabato e festivi dalle 9.00 alle 17.30

2. Accesso da Piazza Ducale (scala) e corso della Repubblica (accesso disabili):
dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 17.30
sabato e festivi dalle 9.00 alle 18.00
Chiusura accesso da corso Repubblica: 15 minuti prima

 La “Strada coperta” o “Livello Superiore” è un manufatto unico in tutta l’architettura castellana europea e rappresenta una delle più formidabili opere di ingegneria militare medievale.

La strada coperta, chiamata anche strada serrata o pensile, ha proporzioni gigantesche: è lunga 167 metri e larga 7. Supera un dislivello di 10 metri tra il maschio del Castello e il luogo in cui un tempo sorgeva la Rocca Vecchia, fortilizio affacciato sulle campagna, al limite delle mura.
Fu realizzata nel 1347 da Luchino Visconti per consentire ai signori di Milano di entrare e uscire dal Castello senza essere visti dagli abitanti del borgo, e di fuggire in caso di pericoli incombenti.
E’ una costruzione possente che é rimasta intatta nella sua colossale struttura: i militari vi fecero transitare pesantissimi cingolati fino alla metà degli anni '60 del secolo scorso senza alcun danno per la struttura.

Le strade sotterranee sono due imponenti e suggestive strutture di collegamento che, in successione, dalle immediate vicinanze di Piazza Ducale, conducono attraverso piani rialzati all’antico fossato del Maschio del Castello e alla spazio della Cavallerizza.

Completamente percorribili grazie ad un recente restauro, si presentano divise in due sezioni di grandi dimensioni che ospitano nel corso dell’anno mostre ed eventi di richiamo.
Il passaggio, specialmente del secondo tratto, consente di ammirare le stratificazioni storiche e funzionali: scuderia per cavalli a partire dal XVIII secolo, luogo di lavoro per le maestranze della corte ducale degli Sforza (è visibile il locale adibito a ghiacciaia).

LA VISITA DELLE DUE ATTRATTIVE SI LEGA A QUELLA DEL CASTELLO

ORTO BOTANICO a Pavia (Pv)

L’Orto Botanico di Pavia si trova nell’attuale sede dagli ultimi decenni del 1700. Nasce dall’evoluzione di un antico orto dei semplici, luogo deputato alla coltivazione delle piante medicinali e all’insegnamento della scienza medica.

La prima cattedra di Botanica venne affidata nel 1763 al monaco vallombrosano Fulgenzio Vitman, che insegnò a Pavia fino al 1773. Ispirandosi all’Orto Botanico di Padova, Vitman pensò di collocare la sede dell’Orto presso il collegio Griffi ma il progetto non fu mai realizzato. Fu invece il conte Firman, plenipotenziario degli Asburgo per la Lombardia, che individuò la sede definitiva nell’area della chiesa di S. Epifanio e del convento dei Canonici Lateranensi. I lavori per la costruzione dell’Orto Botanico e dell’annesso Laboratorio di chimica iniziarono nel 1773 e terminarono nel 1775. In questo periodo fu chiamato a ricoprire la cattedra di Botanica, insieme a quella di Materia Medica e di Chimica, Valentino Brusati, che nel 1776 iniziò la costruzione delle grandi serre in legno su progetto di Giuseppe Piermarini, poi modificate da Leopoldo Pollack.

Dal 1777 al 1778 la cattedra di Botanica passò a Giovanni Antonio Scopoli; sotto la sua direzione furono compiuti lavori di regolarizzazione della superficie del giardino, furono insediati due arboreti (uno a est dell’edificio e uno a nord delle serre) e fu adottata una ripartizione delle porzioni rimanenti in aree rettangolari con angoli smussati separati da viali o suddivise regolarmente in aiuole. In una delle opere maggiori dello Scopoli, Deliciae Florae et Faunae Insubricae, compare un’immagine dell’Orto più o meno idealizzata che mostra un assetto simile a quello attuale, soprattutto per gli edifici e la perimetrazione.

 

Dopo la morte di Scopoli Domenico Nocca, direttore dell’Orto fino al 1826, promosse il rifacimento delle già citate serre, dette di Scopoli. Vennero anche costruite, davanti alle serre, aiuole coperte dette “pulvilli”. Nei primi anni del XIX secolo la chiesa di S. Epifanio, chiusa nel 1790, fu abbattuta e in parte integrata nell’edificio universitario che fu così completato nell’ala nord.

Dal 1826 fu direttore dell’Orto Botanico Giuseppe Moretti, farmacista e già studente dell’Università di Pavia, al quale subentrò nel 1853 Santo Garovaglio che, in una relazione del 1862, lamenta il disordine lasciato dal suo predecessore, costretto a lavorare in tempi ‘tristissimi’.

Garovaglio corresse i nomi sbagliati delle piante e realizzò cartellini identificativi di ogni esemplare non solo a scopo didattico, ma anche divulgativo in quanto l’Orto Botanico, per la prima volta, aprì regolarmente al pubblico; nel 1869 fondò il Laboratorio crittogamico per lo studio delle malattie delle piante, dando origine a una importante scuola di Fitopatologia.

Nel 1882 la direzione passò nelle mani di Giovanni Briosi che valorizzò il Laboratorio crittogamico, il Laboratorio di fisiologia e anatomia vegetale e l’Orto Botanico, incrementando e ordinando le collezioni di piante non più attraverso la classificazione botanica, ma l’ambito geografico e climatico: le specie esotiche o quelle che richiedevano un clima diverso da quello pavese vennero coltivate in serre costruite in aggiunta a quelle di Scopoli.

Con la morte di Briosi nel 1919, la direzione passò per breve tempo, dal 1920 al 1926 a Luigi Montemartini, al quale subentrò Gino Pollacci, pure allievo di Briosi. Sotto la direzione di Pollacci proseguì l’introduzione di piante provenienti da diversi continenti, tra cui quelle presenti nelle colonie italiane in Africa, e si cercò di acclimatare le piante tropicali, prima coltivandole direttamente in Orto, poi diffondendole sul territorio con il coinvolgimento di agricoltori e di proprietari di boschi. Negli anni 1935-36 Pollacci realizzò la facciata monumentale di meridione, oggi su via Scopoli, completata dal frontone rialzato e da una balconata.

Nel 1942 iniziò la direzione di Raffaele Ciferri che, approfittando del periodo di ricostruzione post-bellico, diede all’Orto Botanico il suo aspetto attuale: smantellò la serra costruita da Briosi e costruì un monumentale scalone a semicerchio che abbraccia una grande fontana; ridisegnò le aiuole sottolineandone la forma con bordure continue di bosso; installò statue e collocò fontane; nelle aiuole a nord e a sud pose a dimora una grande collezione di rose.

A Ciferri successe nel 1964 Ruggero Tomaselli che concentrò i suoi interessi sulla coltivazione di specie provenienti dai cinque continenti. Per la collezione di specie tropicali fece costruire una nuova serra che riproducesse l’ambiente della foresta pluviale; incrementò, in collaborazione con l’Orto Botanico di Napoli, la collezione di Cycadales nel settore est delle Serre scopoliane; restaurò la serra fredda di Briosi, collocandovi una collezione di piante utili e di piante mediterranee. Ruggero Tomaselli, scomparso nel 1982, fu l’ultimo direttore dell’Orto a vita e in seguito la carica divenne elettiva: i direttori che si susseguirono furono Augusto Pirola (1982-1996), Alberto Balduzzi (1996-2002), Francesco Sartori (2003-2008) e Francesco Bracco (2008-).

Negli anni della direzione di Pirola fu risistemato il roseto, in modo tale da raccogliere, oltre agli ibridi colturali ornamentali, anche le specie spontanee da cui essi derivano. In questo periodo nacque, su iniziativa di un gruppo di cittadini pavesi, l’Associazione Amici dell’Orto Botanico di Pavia che svolge una importante azione di supporto alla divulgazione, curando anche aperture al pubblico e interventi di manutenzione concordati con la direzione.

Con Alberto Balduzzi furono gettate le basi per una collezione di piante officinali. Durante la direzione di Francesco Sartori all’interno dell’Orto Botanico è stato ospitato il Centro Didattico Divulgativo della Riserva Naturale Integrale Statale Bosco Siro Negri dell’Università di Pavia su finanziamento del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare destinato ad illustrare i contenuti naturalistici e scientifici di questa piccola area protetta.

Attualmente dal punto di vista gestionale e amministrativo l’Orto Botanico di Pavia fa parte del Sistema Museale di Ateneo.

Biglietto intero   € 3,00
Biglietto ridotto  € 1,50

Gruppo familiare (due adulti e 1 o più ragazzi 14-26 anni) € lunedì–giovedì, ore 9:00–12:00, 14:00–17:00 venerdì, ore 9:00–12:00

L’acquisto dei biglietti può avvenire anche on-line mediante questo link.

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