MONUMENTI E LUOGHI DI INTERESSEOSTERIA DEL PONTE
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Villa Annoni
(passata poi per proprietà alla famiglia Cicogna), è una maestosa villa neoclassica, risalente all'epoca napoleonica, edificata nel 1809 dall'architetto milanese Zanoja. L'edificio presenta una tipica pianta a "U" il che fa supporre che sia stata edificata su un edificio preesistente, risalente quasi certamente al Settecento. Il corpo centrale era destinato ad abitazione, mentre i corpi laterali svolgevano la funzione di locali di servizio, stalle e scuderie: l'intera superficie coperta supera i 4000 m² La villa è decorata con pregevolissime ed imponenti colonne di granito di Baveno, che coronano una piccola scalinata anch'essa in granito, ai lati della quale si trovano due sculture rappresentanti due leoni araldici in marmo bianco. Il portone è in ferro battuto e lastroni di cristallo ed è andato probabilmente a sostituire un più antico portale in legno. La villa, passata dai proprietari al senatore Pietro Bellora, è oggi di proprietà comunale ed ospita il municipio cittadino. Di grande rilevanza è anche l'immenso parco di 230.000 m², realizzato in stile romantico con tratti all'inglese, ricco di piante indigene ed esotiche, che ancora oggi si distingue come il secondo parco recintato più grande della Lombardia dopo quello di Monza.
Villa Clerici di Rovellasca
è un edificio risalente al Settecento che si trova ancora oggi nel centro storico di Cuggiono. Esso venne commissionato dalla famiglia dei Clerici di Rovellasca (da non confondere coi Clerici feudatari di Cuggiono) all'architetto Lurani. La famiglia Clerici a cui ci riferiamo ebbe un valore di rilievo nei secoli successivi, tra Ottocento e Novecento, grazie alla fondazione delle “Industrie Elettriche di Legnano”, un’azienda che seppe rivestire un ruolo di elevato spessore per l’intera area territoriale su cui sorge Cuggiono.
La villa dispone di un cortile doppio con un colonnato ed un ampio parco interno retrostante la villa, contenente diverse specie arboree centenarie. All'interno della villa è presente anche una cappella privata con aree destinate alla servitù, oltre ad una ghiacciaia del XVIII secolo.
L'interno della villa venne parzialmente ridecorato negli anni '20 del Novecento quando la famiglia raggiunse un nuovo picco di splendore grazie all'acquisizione della proprietà della società "Industrie Elettriche di Legnano".
Attualmente la proprietà è dell'ex-vicepresidente della Regione Lombardia, Mario Mantovani.
Palazzo Clerici (Castelletto)
Con il termine Castelletto si definisce ora un'area frazione del comune di Cuggiono, ma un tempo esso era identificativo dell'unico edificio di grande rilievo presente nell'area. Aveva 365 finestre, una per ogni giorno dell’anno, e negli anni bisestili veniva aperta una finestra in più, murata durante gli altri anni (in effetti è ancora oggi visibile una finestra – murata – che affaccia sulla corte d’onore). Nel 1871 il complesso venne venduto dai marchesi Clerici e da allora iniziò una lenta decadenza. Trasformata in tessitura e poi disabitata, oggi ci accoglie con affreschi meravigliosi e con la splendida scalinata in granito rosa di Baveno che scende verso il naviglio. Purtroppo, l'ultima rampa venne eliminata - per realizzare una vasca antincendio - nel periodo in cui divenne una fabbrica. Nella fotografia, è ancora visibile l'antica porta-finestra, oggi solo finestra, che introduceva nella villa coloro che arrivavano in barca.
Murati i corridoi sotterranei che portavano alle cucine e magazzini e che furono protagonisti di fosche leggende, restano le storie vere, tra cui quella legata al più splendido tra i Clerici, quell'Antongiorgio, molto caro alla imperatrice Maria Teresa d'Austria che, si dice, lanciava monete d'oro al suo passaggio? Quando si recò al conclave per l'elezione del papa, in rappresentanza della imperatrice, il suo abito aveva una bottoniera di diamanti e i suoi cavalli erano ferrati in argento. Da qui, il detto che trovare un ferro di cavallo porta fortuna.
Quando iniziò la costruzione del Palazzo Clerici nel 1685, l'assetto del borgo venne totalmente rivoluzionario e ancora oggi esso rimane intatto. La struttura della villa è imponente: essa si affaccia sul Naviglio da uno sperone naturale ed è caratterizzata da un grande corpo chiuso a cortili e caratterizzato dalla presenza di due torri con servizio di piccionaia (un tempo erano quattro).
Chiesa parrocchiale di San Giorgio
Il primo nucleo della chiesa sorse probabilmente attorno all'VIII secolo, ma si ha ragione di credere che essa non fosse che una piccola cappella dedicata perlopiù al culto dei defunti, subendo in seguito radicali trasformazioni che mutarono radicalmente l'assetto della struttura originaria, mantenendo però inalterati l'orientamento del tempio (rivolto con l'abside a est) e la posizione del campanile sulla facciata.
La chiesa di San Rocco
venne costruita dalla "Schola di San Rocco" di Cuggiono nel XVI come voto di questa confraternita se la città fosse stata liberata dalla peste e dalla sifilide. A partire dal 1524, dunque, con la diminuzione degli ammalati, la fratrìa diede inizio alla raccolta di fondi per la costruzione dell'edificio, mentre l'appezzamento di terreno venne donato dal nobile Ugone Crivelli, proprio sul bivio tra le strade che conducevano a Castano Primo ed a Castelletto.
chiesa dei Santi Filippo e giacomo
a Castelletto di Cuggiono trae le proprie origini in tempi antichissimi, in quanto un luogo di culto è già menzionato a Castelletto in un atto notarile del 988. Di quell'antica chiesa oggi però non rimane nulla, dal momento che essa è stata completamente riedificata dal 1605, facendo seguito ad una serie di primi ampliamenti iniziati dai monaci domenicani nel XIV secolo quando giunsero in paese che allora aveva funzione di grangia per il monastero di Sant'Eustorgio a Milano da cui direttamente dipendeva. I monaci costruirono l'ala conventuale che ancora oggi affianca a mo' di corte la chiesa e di quest'epoca si conserva ancora oggi presso la vicina casa parrocchiale un frammento di affresco detto la "Madonna del Latte" con un'immagine di Maria che allatta Gesù bambino un tempo collocata all'interno della chiesa (XVI secolo).
Centrale idroelettrica
era sita un tempo una delle prime centrali idroelettrice nel territorio del magentino. Realizzata nel 1889 dal possidente Carlo Cornelli, sfruttando il salto d'acqua di 7,30 metri proveniente dal canale colatore Arno, venne realizzata la prima centrale elettrica che alimentava l'energia a Castelletto ed a Cuggiono, garantendo così per la prima volta l'illuminazione elettrica pubblica nelle vie.
Alla morte del Cornelli nel 1928, la centrale venne acquistata dalla Società Elettrica Cuggionese che nel frattempo si era formata per la gestione dell'energia elettrica sul territorio comunale. La centralina subì dunque dei lavori di ampliamento e continuò a funzionare ininterrottamente sino al 1963 quando ne venne decisa la chiusura. Attualmente la struttura in forma di rudere è ancora visibile nel territorio castellettese presso il Ticino, in località Baragge.
FRAZIONI
Castelletto. La frazione di Castelletto lega strettamente nei secoli la sua storia a quella di Cuggiono, comune di appartenenza, sebbene le due entità da sempre abbiano condotto esistenze e sviluppi indipendenti tra loro. Il nome "Castelletto" deriva dal castello di proprietà della famiglia Clerici (l'attuale Palazzo Clerici), situato sulle sponde del Naviglio Grande, su un'altura strategica probabilmente insediata per scopi militari già dall'epoca della dominazione romana. Presso il ponte ed in alcuni campi circostanti, nel 1908, sono state ritrovate circa trenta tombe di epoca celtica (IV secolo), segno che anche in questa zona esisteva un insediamento sin dall'epoca. Sono stati riportati alla luce diversi oggetti in bronzo, fibule, tintinnabuli, anelli, pinzette, una spilla a forma di lucertola, dei braccialetti, oltre a vasi per alimenti, patene e coppe.
Di Castelletto parla Goffredo da Bussero nel suo Liber Notitiae Sanctorum Mediolani del XIII secolo nel quale cita l'esistenza di un luogo di culto, identificato con l'attuale chiesa dei Santi Giacomo e Filippo, ed un'ulteriore chiesetta dedicata a San Quirico (oggi scomparsa). Questo fatto si presenta significativo dal momento che Castelletto all'epoca era già parrocchia, malgrado altre frazioni e comuni locali come Malvaglio, Robecchetto, Vanzaghello, Bienate e Furato non lo fossero ancora.
È col XVI secolo però che Castelletto iniziò ad acquisire un'importanza rilevante, quando divenne feudo dei marchesi Clerici di Milano. I Clerici a Castelletto iniziarono la costruzione del grandioso palazzo che non solo modificò radicalmente l'assetto delle abitazioni lungo il Naviglio, ma ne assorbì completamente le maestranze ed i lavoratori, non solo impiegati per la costruzione del castello stesso, ma anche con la complessa e variegata serie di lavoranti ed artigiani di cui la "corte" dei Clerici abbisognava.
La costruzione del ponte in pietra "a schiena d'asino" nel XVIII secolo ancora oggi visibile sarà un altro degli elementi condizionanti dell'economia del paese che ne uscirà fortificata, con maggiori collegamenti con l'area della vallata.
In tempi più recenti, l'8 settembre 1945 il borgo è divenuto la prima sede dell'istituto religioso delle Oblate della Mater Orphanorum fondato da padre Giovanni Antonio Rocco.
La frazione è comparsa nel film L'albero degli zoccoli del 1978 del regista Ermanno Olmi dove sono state riprese alcune delle vie storiche in acciottolato, la piccola chiesa parrocchiale, il ponte, Palazzo Clerici e l'imbarcadero-lavatoio.
STORIA
Le prime tracce di insediamenti umani nel territorio di Cuggiono risalgono a tempi antichissimi come prova il ritrovamento, in prossimità dell'agglomerato urbano attuale, di interessanti reperti archeologici, ora raccolti nel museo archeologico di Legnano: in località Scansioeu sono stati rinvenuti un vaso alto circa 20 cm formato da zone tronco-coniche alternativamente colorate in rosso ed in nero, vari bicchieri a calice, bronzi e fittili di epoca gallica, oltre a fibule a forma di sanguisuga, tintinnambuli, anelli, pinzette, ornamenti a forma di lucertola, braccialettini, vasi per alimenti, coppe, ciotole. I fittili gallici hanno la caratteristica tipica di essere realizzati con una terra molto fine (talvolta scura) e di essere levigati a semilucenza esterna; presentano inoltre, notevoli varietà di tonalità dovute a disuguaglianza di colore nella cottura. Dagli scavi in località Galizia provengono due teste leonine con disco traforato destinate, forse, ad un astuccio in cuoio. Dalla presenza di questi reperti si può dedurre dunque che i primi abitanti della zona siano stati i galli insubri, i quali erano totemisti e come tali pensavano che all'origine delle varie tribú vi fosse un animale od una pianta, da qui la loro venerazione di acque, pietre e piante e l'origine etimologica stessa dell'abitato di Cuggiono.
La storia di Cuggiono è strettamente legata a quella dei Crivelli, una famiglia nobile di origine antichissima della quale si hanno notizie storiche a partire dal 337 d.C. anno in cui il nome dei Crivelli fu inscritto nella Chiesa Metropolitana di Milano. La famiglia fu per lungo tempo feudataria di Cuggiono e diede a Milano il suo ventottesimo arcivescovo, Ausano di Milano, che morì nel 567, alla vigilia della conquista longobarda dell'Italia settentrionale. Dopo la conquista franca dell'VIII secolo, Cuggiono divenne parte di uno dei cinque contadi in cui era divisa la campagna milanese: il Seprio. Nel 1098 si trova un "Ottone da Cuciono" che figura testimone in un contratto di vendita tra Algerio fu Valone e Ariberto, prete, fu Ambrogio da Castano; nel 1149 si riscontra invece che Giovanni d'Arzago, abate di Sant'Ambrogio, investì Domenico, Pietro, Pastore e Guala Crivelli, tutti figli di altro Guala, delle rive, ghiaie e boschi di Brinate (ora Bernate) e Cusonno (ora Cuggiono), affinché le ritenessero a nome di feudo del monastero di Sant'Ambrogio. Nel 1150 Guala Crivelli era feudatario di Cuggiono e dei dintorni. Suo figlio Uberto salì al soglio pontificio nel 1185 col nome di Urbano III; egli resse i destini della chiesa per due anni nel periodo caotico e turbolento della lotta fra il papato e l'impero per la supremazia politica in Europa.
Nel 1533 Cuggiono, che faceva parte della pieve di Dairago, diventò feudo di Castellano Maggi. Nel 1559 il feudo di Dairago fu venduto agli Arconati. Nel 1648 la Real Camera sottrasse il feudo agli Arconati, dietro la restituzione della somma che essi avevano pagato ai Maggi al momento della compravendita e ne vendette una parte alla famiglia Della Croce.
Cuggiono, che era rimasta libera da ogni vincolo feudale, decise di acquistare la redenzione impegnandosi a pagare 10.475 lire milanesi per evitare di essere nuovamente infeudato.
Nel 1672 una parte di Cuggiono, detta Cuggiono Minore, accettò di divenire feudo della famiglia Piantanida: i suoi abitanti infatti pur di essere sollevati dai debiti contratti per l'acquisto della redenzione, decisero di rinunciare alla propria indipendenza. Nel 1676 i Piantanida si offrirono di acquistare anche la restante parte di Cuggiono, ma la Real Camera la cedette alla famiglia Clerici ai quali rimase sino al 1768, anno in cui a causa della mancanza di eredi, Cuggiono ritornò alla Real Camera. Curioso è il fatto di questa successione che coinvolse Carlo Ludovico Clerici, uno dei personaggi più importanti della Milano spagnola del suo tempo. I Clerici, infatti, da qualche tempo avevano posto la loro attenzione sulla terra di Cuggiono, il cui borgo era diviso in Cuggiono Maggiore e Cuggiono Minore. Con l'intento di scalzare la famiglia concorrente dei Piantanida per ottenere l'intero feudo, il Clerici fece comunque un'offerta molto bassa per gli oltre 200 fuochi (famiglie) presenti in paese, sperando di poter contare sull'influenza della sua famiglia, ma proprio per questo motivo il Magistrato Straordinario che a Milano si occupava dei feudi ai nobili, decise di concedere l'intero possedimento ai Piantanida. Carlo Ludovico mise quindi sul piatto della bilancia l'influenza della sua famiglia e riuscì ad ottenere che il Magistrato Straordinario non solo riaprisse l'infeudamento per Cuggiono Maggiore, ma anche per Cuggiono Minore che già i Piantanida avevano acquistato nel 1673. Favorito in questo da Carlo II di Spagna, il Clerici riuscì ad ottenere il feudo di Cuggiono Maggiore ma addivenne ad un accordo coi Piantanida, consentendo loro di possedere la parte di Cuggiono Minore.