PALAZZO DEL TE a Mantova (Mn)

Verso la metà del XV secolo Mantova era divisa dal canale Rio in due grandi isole circondate dai laghi; una terza piccola isola, chiamata sin dal Medioevo Tejeto e abbreviata in Te, venne scelta per l'edificazione del palazzo Te.

Due sono le ipotesi più attendibili sul significato del termine teieto o tejeto: esso potrebbe derivare da tiglieto (bosco di tigli), oppure essere collegato a tegia, dal latino attegia, che significa capanna.

Le prime testimonianze in merito alla presenza della fabbrica del Te si hanno nel 1526, quando viene citato un edificio in costruzione che sorge vicino alla città, tra i laghi, sulla direttrice della Chiesa e del Palazzo di San Sebastiano.

La zona risultava paludosa e lacustre, ma i Gonzaga la fecero bonificare e Francesco II la scelse come luogo di addestramento dei suoi pregiati e amati cavalli. Morto il padre e divenuto signore di Mantova, Federico II, suo figlio, decise di trasformare l'isoletta nel luogo dello svago, del riposo e dei festosi ricevimenti assieme agli ospiti più illustri e dove poter sottrarsi ai doveri istituzionali assieme alla sua amante Isabella Boschetti.

Abituato com'era stato sin da bambino all'agio e alla raffinatezza delle ville romane, trovò ottimo realizzatore della sua idea di "isola felice" l'architetto pittore Giulio Romano e alcuni suoi collaboratori, tra cui Raffaellino del Colle con cui aveva lavorato a Roma al seguito di Raffaello. Alternando gli elementi architettonici a quelli naturali che la zona offriva, decorando sublimemente stanze e facciate, l'architetto espresse tutta la sua fantasia e bravura nella costruzione di palazzo Te.

In occasione della visita di Carlo V, Giulio Romano ebbe l’incarico di riunire il Palazzo con il castello mediante una nuova serie di sale, gallerie, scaloni, logge e cortili.

Sala dei Giganti

È stata realizzata fra il 1531 e il 1536. È la sala maggiore dell'edificio, che si presenta a base quadrata sovrastata da un soffitto a cupola. Nella cupola è rappresentato Zeus che, con un fascio di fulmini, sconfigge i Giganti, ritratti a partire dal pavimento mentre stanno cercando di ascendere all'Olimpo. La caratteristica più rilevante della sala è che la pittura copre completamente e ininterrottamente tutte le superfici disponibili: un unico affresco che pone lo spettatore al centro dell'evento narrato nel dipinto, come se egli facesse parte della schiera dei Giganti, vittima dell'ira di Zeus.

Shearman ritiene che il padiglione e il baldacchino visibili al centro, al di sopra di Zeus, siano ispirati alla struttura architettonica del Mausoleo di Santa Costanza a Roma e che il trono lasciato vacante dal dio derivi dal tema bizantino del trono vacante dell'Apocalisse.

L'episodio riprende il mito della Gigantomachia, la lotta dei Giganti contro Giove, come narrato da Ovidio. Rispetto al testo di Esiodo, dove i Giganti sono descritti come una sorta di mostri dalle mille braccia, qui vengono rappresentati come uomini. Accanto ai giganti sono rappresentate delle scimmie, assenti nel testo di Ovidio. Secondo Guthmüller queste differenze vanno attribuite al testo usato da Giulio Romano, che non era la versione originale ma una traduzione di Niccolò degli Agostini, che aveva riportato un errore di interpretazione del testo già presente in precedenza.

Nella pittura di Giulio Romano troviamo lo stile del maestro Raffaello Sanzio però più maestosa e imponente e meno raffinata.

Secondo alcuni questo affresco potrebbe rimandare alla vittoria di Carlo V sui protestanti, a memoria della visita che l'imperatore aveva effettuato a Mantova poco tempo prima.

VISITE E PRENOTAZIONI

L’accesso al Museo Palazzo Te è consentito per un numero massimo di 20 persone

Il biglietto consente l’accesso anche a Palazzo San Sebastiano e Tempio San Sebastiano.

https://www.vivaticket.com/it/biglietto/percorso-museale/154781

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