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Palazzo Certosa Cantù
La Certosa Cantù, di recente restaurata a cura dell'amministrazione comunale, è il vero fulcro della vita culturale casteggiana.All'interno della più importante testimonianza artistica del '700 casteggiano, l'ambiente ideale per l'organizzazione di eventi uniti dal denominatore comune della qualità.
Nel medesimo edificio che ospita il Civico Museo Archeologico, una delle collezioni più interessanti dell'intera Lombardia, ha sede la Biblioteca Civica, con la sala di lettura e lo spazio multimediale.
Edificata fra il 1700 e il 1705 dai monaci seguaci di San Brunone, passò a privati nell'Ottocento e fu lasciato in eredità al Comune del suo ultimo proprietario, il prof. Luigi Cantù.
Fontana di Annibale
Nel 218 a.C. Annibale, giunto nella pianura padana, dopo aver sconfitto i romani presso il Ticino (ma Cornelio Nepote pone "presso Casteggio" anche questa battaglia), corruppe il comandante del presidio romano di Casteggio, Dasio Brindisino, facendosi consegnare l'ingente quantità di derrate che i Romani vi avevano depositato.
Con la momentanea sconfitta dei Romani e la caduta della colonia di Piacenza, Casteggio tornò indipendente, ma già nel 197 a.C. il console Quinto Minucio Rufo costrinse dapprima numerosi "oppida" liguri alla resa, tra cui Casteggio; poi, in circostanze non chiare, probabilmente per punire una ribellione, diede l'abitato alle fiamme.
La storia narra che prima di varcare le mura dell'antica Clastidium, Annibale fece abbevarare gli elefanti ad una fontana, tutt'ora esistente, in una zona che attulamente è la periferia dell'odierna Casteggio.
Il Pistornile La parte più antica della cittadina sorge su un colle detto Pistornile e sulle sue pendici. Ancora oggi il Pistornile rappresenta la storia di Casteggio e conserva intatto le tradizioni culturali della città, che sono incentrate sulle attività della Certosa Cantù.
Chiesa di San Sebastiano
La chiesa, eretta nel 1570, in origine era dedicata alla SS. Trinità ma nel 1590 fu intitolata a S. Sebastiano. La facciata venne modificata nel 1767 in stile barocco. Il medaglione posto sopra il portale d’ingresso è stato attribuito alla bottega del Parmigianino.
All’interno sono presenti due altari laterali, uno, in marmo, dedicato a San Carlo Borromeo, l’altro, in stucco, all’Immacolata. In chiesa sono state collocate le statue in gesso di S. Sebastiano e S. Gaetano; di ottima manifattura è invece la statua lignea bordata d’oro zecchino raffigurante S. Carlo Borromeo.
Sono perfettamente conservati il coro ligneo del 1700 e il dipinto del XVIII sec., attribuito al Bibbiena, raffigurante S. Sebastiano, S. Rocco, la Trinità e la Vergine. La chiesa è situata nella zona alta di Casteggio, in via Castello.
Chiesa di San Pietro Martire
La chiesa parrocchiale dedicata a S. Pietro Martire sorge sulla piazza del Pistornile, la parte alta di Casteggio. L’edificio ecclesiastico è stato costruito su una struttura già esistente: infatti in quella zona era presente un collegio del 1500 e la conversione in chiesa risale al 1817, con un progetto ad opera dell’architetto Giuseppe Marchesi di Pavia.
FRAZIONI
Cròtesi, Mairano, Rivetta, San Biagio, Tronco Nero, Pistornile
STORIA
La città di Clastidium ebbe origini liguri, appartenendo a quel popolo che i Greci chiamavano Anamari, e che corrisponde quasi certamente a quelli che i Romani chiamavano Marici, distesi tra l'Appennino e le due sponde del Po attorno a Pavia. I Marici del Po insieme ai Levi del Ticino fondarono presso la confluenza dei due fiumi la città di Pavia, loro comune mercato. Gli Anamari (Marici) e i Levi sono erroneamente detti Celti da Polibio, ma in realtà essi vantano origini anteriori all'invasione celtica e devono essere annoverati tra i popoli liguri. I Marici presero stanza su un modesto rilievo dominante la pianura a sud del Po, nell'attuale Oltrepò Pavese, una collina alquanto scoscesa e impervia nei fianchi, ma dalla sommità pianeggiante; dunque di facile difesa quanto di facile popolamento. Casteggio appare popolata almeno dal VI secolo a.C..
Divenuto uno dei maggiori villaggi della zona, nella forma del castelliere ("oppidum", città fortificata, lo dice Livio), conobbe i Romani nel 223 a.C. quando i Marici furono dai primi indotti a un'alleanza contro gli Insubri. Poco dopo, nel 222 a.C., gli Insubri, appoggiati da mercenari celti provenienti dalla valle del Rodano, attaccarono la località, ma furono sconfitti dai Romani prontamente giunti in soccorso al comando del console Marco Claudio Marcello. Egli stesso uccise il comandante avversario Virdumaro, e ne consacrò le ricche vesti (spolia opima) a Giove Feretrio. La battaglia di Casteggio aprì ai Romani la via per la sottomissione degli Insubri e la conquista della loro capitale, Milano. Ebbe una vasta eco, e il poeta latino Nevio la celebrò con una tragedia di argomento storico, Clastidium, uno dei più antichi monumenti della letteratura latina
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