Nella piccola chiesa di Santa Maria è andato perduto, in seguito al susseguirsi di restauri, un affresco di Cesare Procaccini rappresentante l'ascensione della Vergine.
La villa Gallerani, di origine cinquecentesca, è una costruzione padronale sobria negli esterni e circondata da un ampio e folto giardino. All'interno è presente un soffitto affrescato con motivi allegorici policromi e temi di caccia e pesca. La villa è privata e non visitabile per il pubblico se non con rarissime eccezioni.
STORIA
L'etimologia del nome non è chiara. Alcune tra le molte idee proposte sono: "carrucata": superficie di terra che un contadino può coltivare con un paio di buoi, "carrivium": strada per i carri, "callugate": terre caliginose, "el caraga": insetto parassita della vite e "carugol": attrezzo per battere il grano.
Le vicende storiche di Carugate sono comuni a quelle di tutta questa zona della Lombardia, popolata un tempo dai popoli Orobi, dai Liguri, Celti ed Etruschi, soppiantati poi dai Romani. Quindi vennero i Longobardi convertiti al cristianesimo e le invasioni del Barbarossa.
Secondo una tradizione a Carugate visse Santa Marcellina, sorella di Sant'Ambrogio e San Satiro, consacrata nella notte di Natale del 352. La villa dove Santa Marcellina si ritirò con le consorelle a pregare divenne un monastero benedettino, secondo un documento del 1398. Ancora oggi la Santa è celebrata nel paese, assieme al patrono Sant'Andrea.
Dagli inizi del XX secolo a Carugate si è aggiunta all'attività agricola la lavorazione della seta. Fino agli anni trenta, inizio della produzione di fibre sintetiche e crisi della seta, erano attive a Carugate quattro filande.
Nel dopoguerra l'industrializzazione è notevolmente aumentata in tutta l'area ad est di Milano e a Carugate si sono insediate diverse aziende di rilievo nei settori delle macchine di movimentazione terra, della lavorazione del legno e dell'elettronica, ed è attiva una cooperativa di artigiani dell'arredamento.
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