Castello Durini location per eventi
quadrata di origine medievale, comprensiva di frammenti di lapidi e sculture romane e dotata di una meridiana.
Villa Odescalchi
venne edificata in stile barocco agli inizi del XVII secolo per volere della famiglia Odescalchi. Essa divenne poi l'abitazione personale di Papa Innocenzo XI che apparteneva alla famiglia Odescalchi. La villa, che è circondata da un grande parco con alberi secolari e comprende una piccola chiesa con accesso sulla strada, nel 1982 venne trasformata in un albergo. Dal 2007 tutto il complesso è chiuso ed è in vendita.
Villa Baragiola
o Palazzo Alciati, attualmente sede della casa di riposo comunale Don G. Allievi, è una bella villa barocca che un tempo era probabilmente il castello feudale del borgo, poi abitato dalla famiglia Alciati.
Villa Giovio
affonda storicamente la propria solidità nel possedimento che fu di Ariberto da Intimiano, Arcivescovo di Milano negli anni dopo il 1000. Con il matrimonio, nel 1636, tra il Conte Nicolò Dugnani e Antonia Giovio la villa successivamente assume la denominazione di Villa Giovio che ancora oggi mantiene. La villa sovrasta un terreno di circa 59.000 metri quadrati, caratterizzati da giardino terrazzato, un laghetto generato da fonti proprie, numerose specie vegetali autoctone perfettamente mantenute ed architettate per rendere massima la loro bellezza, tra le quali svetta il "Cipresso del Foscolo". Si eleva per tre piani con numerosissime e ampie stanze che si susseguono per circa 4.000 metri quadrati sui quali i corridoi rendono agevole l'accesso. La grande cappella gentilizia non interferisce con il corpo della villa che mantiene inalterata la sua austera eleganza. Storica ed inaspettatamente moderna, si presta ad una nuova interpretazione di altra logica abitativa.
Chiesa dei Santi Pietro e Paolo
La chiesa, già citata nel Liber Notitiae Sanctorum Mediolani, fu probabilmente eretta sul luogo ove si trovava un tempio dedicato a Minerva Orobiade. In origine, la chiesa copriva le dimensioni dell'attuale altar maggiore e dell'odierna cappella della B.V.Assunta. Nel corso del tempo si susseguirono importanti interventi d'ampliamento, tra cui una ricostruzione all'inizio del Cinquecento. Le ristrutturazioni del 1846, curate da Giacomo Moraglia, portarono la chiesa alle dimensioni attuali. I lavori si conclusero nell'anno 1900, anche se per la riconsacrazione dell'edificio bisognò aspettare il 1913. Internamente, la navata ospita affreschi di Giuseppe Carsana (1877), tra i quali una raffigurazione di San Pietro che cura un paralitico e otto medaglioni che ritraggono, oltre ai quattro principali Dottori della Chiesa, Mosè, Aronne, Davide e Salomone.
Santuario della Madonna di Rogoredo
Nato probabilmente come cappella per i viaggiatori che percorrevano la valle del torrente Terrò, il Santuario della Madonna di Rogoredo, il cui nome deriva all'originaria vicinanza di alcune rogore (ossia querce) è un edificio settecentesco che conserva un ciclo di affreschi del 1533, tra cui una Madonna con Bambino molto simile a dipinto situato all'interno del santuario della Madonna dei miracoli di Cantù.
Chiesa di san Giorgio
In origine la Chiesa di San Giorgio era provvista di due absidi con due altari, rispettivamente dedicati ai santi Stefano e Giorgio, dei quali cui il secondo fu rimosso nel 1570 per ordine dell'allora arcivescovo Carlo Borromeo. Al suo interno, la chiesa conserva un gruppo di affreschi risalenti al XV-XVI secolo, e attribuiti a Marco d'Oggiono. Il ciclo conservato nella cappella della Vergine Immacolata, datato 1531, riporta alcune scene evangeliche: L’Adorazione dei Magi, La Fuga in Egitto, La Presentazione di Maria al Tempio, La Presentazione di Gesù al Tempio e L’Ultima Cena. Gli otto spicchi della volta della cappella, divisi da costoloni a grottesche, ospitano gli affreschi degli Evangelisti e di alcuni Dottori della Chiesa, in un cattivo stato di conservazione così come i busti di un Vescovo (probabilmente sant'Ambgogio), di Mosè, di Davide e di un Re biblico dipinti tra due stemmi sull’intradosso dell’arco d’entrata.
FRAZIONI
Fabbrica Durini. Registrato agli atti del 1751 come un villaggio di 325 abitanti incluso nella Pieve di Incino, nel 1786 entrò per un quinquennio a far parte della Provincia di Como, per poi cambiare continuamente i riferimenti amministrativi nel 1791, nel 1797 e nel 1798, quando contava 445 residenti.
Portato definitivamente sotto Como nel 1801, alla proclamazione del Regno d'Italia nel 1805 risultava avere 377 abitanti. Nel 1809 il municipio fu soppresso su risultanza di un regio decreto di Napoleone che lo unì ad Anzano, a cui era da sempre legata condividendo un’unica parrocchia, ma il Comune di Fabbrica fu restaurato nel 1816 dagli austriaci dopo il loro ritorno. Nel 1853 risultò essere popolato da 651 anime, salite a 699 nel 1871. Nel frattempo, nel 1863, il governo italiano aveva cambiato il nome della località adottando quello attuale. Il censimento del 1921 registrò 775 residenti, ma nel 1928 il regime fascista decise la definitiva soppressione del municipio aggregandolo ad Alzate, nonostante i succitati legami storici con Anzano.
Mirovano.
STORIA
La presenza dei romani fu accertata in seguito ad alcuni scavi che hanno portato alla scoperta di due lapidi dedicate alla dea Minerva, alla quale era dedicato un tempio e una necropoli, che ci ha lasciato monete databili dal III al I secolo a.C.
Alzate si lega alla vicina Cantù per quanto riguarda le vicende storiche, e la vedono, nel XII secolo, alleata con Milano contro Como, nel contesto delle dispute che sfociarono nella Guerra decennale. Successivamente, durante lo scontro tra i Visconti e i Torriani per il predominio sul capoluogo lombardo, si schierò dalla parte dei ghibellini ed entrò a far parte della signoria degli Sforza. Gli "Statuti delle acque e delle strade del contado di Milano fatti nel 1346" riportano el locho da Alzà tra le località della pella pieve di Galliano incaricate della manutenzione della "strata da Niguarda". Circa alla metà del XV secolo, divenne feudo della potente famiglia dei Pietrasanta.
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