L'origine del toponimo Lecco non è certa ma probabilmente è di provenienza celtica che si collega a Lech o Loch e cioè lago, come ancora oggi in numerosi dialetti e toponimi di tale derivazione (Irlanda, Scozia, Galles, Bretagna, Galizia). Di fatto poco prima dell'anno 1000 a.C. alcune popolazioni di Galli e Celti emigrarono nel territorio lecchese per motivi di commercio. Leucos fu il nome dato dai Galli che abitarono queste zone sino all'epoca romana i quali trasformarono la denominazione in Leucum intorno al 200 a.C. sotto il dominio di Giulio Cesare. Questo tende ad escludere l'ipotesi avanzata dagli storici che hanno individuato in Lecco la città romana fondata nel 95 a.C. da Licinio Crasso nell'area lariana con il nome di Leucera.Altre teorie, forse leggendarie, fanno risalire l'etimologia dal greco leukos (bianco), probabilmente a causa delle bellissime rocce calcaree bianche; dal latino lucus (bosco) e/o lacus (lago). Altre illazioni riportano a una derivazione dall'antico indiano lokas (paese) o dal lituano laukas (campo aperto). Tuttavia l'esistenza della città è stata documentata per la prima volta nell'845, con la comparsa di un documento dal nome Leuco
Scavi del 1988 dei Musei civici di Lecco, hanno portato alla scoperta di un villaggio della Cultura di Golasecca (prima Età del Ferro) alla Rocca di Chiuso. L'orizzonte cronologico va dal X secolo a.C. al IV secolo d.C. Infatti l'insediamento dei Celti golasecchiani nella zona precede di oltre 4 secoli l'arrivo dei Celti La Tène da oltralpe e numerosi ritrovamenti archeologici testimoniano la presenza della cultura di Golasecca e di La Tène nella zona (Olate di Lecco, Valsassina). Nel 2005 ai Piani d'Erna altri scavi dei Musei Civici di Lecco e della Università di Bergamo hanno portato alla luce il più antico sito di produzione metallurgica dell'intero arco alpino (II secolo a.C. - I secolo d.C.). I resti di forni fusori e di scorie di lavorazione comprovano che questa attività, che sarà poi per duemila anni tradizionale per Lecco, era allora già fiorente. Anche la principale arteria militare proveniente da Aquileia, attraverso Bergamo, diretta a Como, non transitava da Lecco ma più a sud, sul ponte romano di Olginate. Il castrum del colle di Santo Stefano, individuato da Bognetti, e sul quale condusse i primi scavi archeologici il padre di Alessandro Manzoni, Pietro, risale al periodo Tardoantico-Altomedivale e faceva parte delle possenti fortificazioni del limes, poste a difesa di Mediolanum, che circondavano tutto il Lario Orientale da monte Barro a Lavello. Da Lecco passava anche la via Spluga, strada romana che collegava Milano con il passo dello Spluga. Durante l'alto medioevo la zona dei dintorni di Lecco acquista una notevole importanza militare. Punto nodale di diverse vie che mettevano in comunicazione l'attuale Lombardia con i territori d'Oltralpe, la regione diviene teatro di scontri e decisive battaglie, come è dimostrato dall'improvvisa scomparsa dell'importante fortificazione dei Goti sul Monte Barro, dove gli scavi archeologici hanno messo in luce i resti di un castello del VI secolo, del quale sono stati riconosciuti un'area abitata ai Piani di Barra ed un sistema difensivo tra l'Eremo ed il versante sud-orientale del monte. Il sistema fortificato di Lecco (Castrum Leuci) diventa sede, con i Carolingi, di un importante Comitato affidato alla famiglia degli Attonidi.[28] Nel 960 l'ultimo di questi conti fu privato del potere dall'imperatore Ottone I e Lecco fu sottoposta alla signoria dell'Arcivescovo di Milano. La signoria arcivescovile su tutte le terre orientali del Lario durerà per molti secoli.
Per tutto il medioevo e in larga misura per l'Età Moderna il nome di Lecco non indica un particolare centro abitato, ma comprende tutta la zona tra il lago e la Valsassina. Lecco era un abitato policentrico, in cui i vari rioni erano strettamente interdipendenti, ognuno con una specializzazione funzionale ed economica. In quel periodo in Lombardia la civitas (città) definiva solo i centri sedi di diocesi mentre i borgus (borghi) erano costituiti da realtà para-urbane di una certa importanza ma non sede vescovile così come accadde per Monza e Varese tutti riuniti sotto l'arcidiocesi di Milano. L'imporsi del termine burgus viene così a coincidere con un profondo cambiamento della struttura socioeconomica urbana, conseguente all'affermazione del regime comunale ed allo sviluppo di un'attività economica su scala preindustriale.
Nel 1117 scoppiò una lunga guerra, durata 10 anni, che vide contrapposti molti paesi dei laghi di Como e di Lugano contro Milano, di cui Lecco era alleata. I lecchesi presero parte allo scontro e nel marzo del 1125, con una flotta assediarono Como via lago, mentre i Milanesi la bloccavano via terra. Como dovette capitolare e i vincitori la diedero alle fiamme. I rapporti con Milano rimasero però sempre tesi e, a causa di una situazione scaturita da motivi politici ed economici per la disparità nella tassazione, si arrivò alle armi. Dopo alterne vicende si raggiunse la pace nel 1219 e, nel 1224, si ottenne il riconoscimento di alcuni diritti dei lecchesi.
Nel tentativo di affrancarsi dal dominio milanese, durante la contrapposizione tra Milano e l'imperatore Federico II - nipote del Barbarossa - Lecco sostenne quest'ultimo, ma alla sua morte i milanesi attaccarono il castello che sorgeva sulla collina di S. Stefano e nel 1250 lo rasero al suolo. Successivamente Lecco rimase coinvolta nelle lotte tra le potenti famiglie milanesi dei Visconti e dei Torriani, questi ultimi proprietari dei territori valsassinesi. Le lotte portarono Matteo I Visconti a distruggere il borgo dando ordine che non risorgesse mai più (1296). Nonostante la distruzione Lecco venne però ricostruita e successivamente riconquistata da Azzone Visconti. Questi fece edificare il ponte tuttora esistente che da lui ha preso il nome e, considerando l'importanza strategica della zona posta al confine con il territorio di Venezia, ne fortificò il borgo. Per tutto il periodo la Comunità Generale di Lecco, che comprendeva tutto l'attuale territorio comunale si eresse a libero Comune con propri Statuti e, fino al 1757, fu de facto un piccolo Stato autonomo (con un proprio diritto civile e penale), ma inserito nel più grande Ducato di Milano.
Con la caduta del Ducato di Milano, Lecco passò alla Spagna e, sotto Carlo V, venne trasformata in una piazzaforte militare. In questo tormentato periodo si colloca la figura di Gian Giacomo Medici, detto il Medeghino, signore di Musso, un capitano di ventura che dominò la scena lombarda dapprima con azioni piratesche e, successivamente, con una disinvolta e machiavellica condotta politica. Gian Giacomo Medici ottenne il dominio di Lecco, della Valsassina e di parte della Brianza; dominio che perse quando, momentaneamente, questi territori tornarono sotto Francesco Sforza duca di Milano. Il Medeghino passò quindi agli ordini di Carlo V, facendosi onore come condottiero dell'esercito imperiale. Di fatto in questo periodo il potere rimase nelle mani del Patriziato Milanese, secondo la tradizionale politica spagnola che mantenne l'autonomia dei vari Paesi dipendenti dalla Corona di Spagna. L'attività siderurgica continuò a fiorire, anche per l'azione di numerosi mercanti-imprenditori lecchesi, il principale dei quali fu Giacomo Maria Manzoni, il quadrisavolo del romanziere. In questo periodo si soffrì, come in tutto il milanese, di pestilenze e carestie, che il Manzoni ha mirabilmente descritto ne I promessi sposi. Nel 1714 la Lombardia passò agli Asburgo d'Austria e Maria Teresa pose Lecco a capo delle Pievi di Bellano, Mandello, Varenna, Vedeseta e Valsassina.
Nel 1784 Giuseppe II d'Asburgo-Lorena visita la città e decide la definitiva soppressione della cinta muraria. Con la discesa di Napoleone e la nascita nel 1797 della Repubblica Cisalpina, la Riviera di Lecco si trova a far parte dell'effimero dipartimento della Montagna (del quale Lecco è il capoluogo). Nel 1799 un reparto dell'esercito austro-russo di Suvorov al comando del principe Pëtr Ivanovič Bagration si scontra a Lecco con i francesi e li sconfigge. La battaglia apre agli austro-russi le porte di Milano che cade in loro possesso. L'anno successivo, con il ritorno di Napoleone si ha la Seconda Battaglia di Lecco che è vinta, questa volta, dai francesi. La città è incorporata prima nel Dipartimento del Lario con capoluogo a Como, e poi in quello del Serio con capoluogo a Bergamo. Nel 1814, dopo la definitiva sconfitta di Napoleone, l'esercito austriaco riprende possesso della regione, sopprime ogni istituzione francese, riporta stabilmente Lecco nel territorio della provincia di Como nel 1816 (da cui si renderà indipendente solo nel 1995) e suddivide definitivamente la città in tanti piccoli Comuni che verranno riaccorpati nel 1923, durante il Ventennio fascista.
Il periodo del Regno Lombardo-Veneto conobbe effetti positivi sulla storia di Lecco: in questi anni si collocano numerosi interventi di ammodernamento e sviluppo del territorio, come l'introduzione di una burocrazia efficiente, l'incremento del catasto, introdotto già da Giuseppe II, e lo sviluppo industriale che portarono ad un diffuso benessere; l'industria serica, tradizionale nell'area, venne meccanizzata con l'uso del vapore e crebbe impetuosamente la tradizionale lavorazione del ferro, dando vita a grandi Industrie meccaniche come la Badoni che domineranno il mercato italiano anche per tutto il XX secolo. Negli anni trenta dell'Ottocento era attivo in città un centro di reclutamento per gli svizzeri che intendevano arruolarsi nelle guardie pontificie.
La prima meta del XIX secolo portò Lecco ad essere uno dei cuori pulsanti della cultura italiana: gli Scapigliati, famoso gruppo di letterati milanesi fecero di Maggianico uno dei loro luoghi di ritrovo preferiti. Il fermento culturale del periodo era associato anche al fermento politico, e Lecco ed i suoi abitanti ebbero un ruolo molto importante nel Risorgimento lombardo.
Alla notizia dell'insurrezione milanese contro l'Austria – marzo 1848 – fu un prete, don Antonio Mascari, ad incitare alla ribellione dal pulpito. Subito si raccolsero denaro e volontari. Nella notte tra il 18 e il 19 marzo i cittadini assediarono il Commissariato e costrinsero il comandante a cedere le armi ma la rivolta non ebbe comunque successo. Con il decreto 22 giugno 1848 il governo provvisorio della Lombardia (quello austriaco era decaduto in seguito alle Cinque Giornate di Milano) promosse Lecco al rango di città grazie al contributo che la città stava dando alla causa risorgimentale: molti lecchesi vennero inviati al Passo dello Stelvio per impedire la discesa in Lombardia degli Austriaci. Tuttavia, al loro ritorno, Lecco nel 1859 venne nuovamente declassata a Borgo..
Nel 1859, con la Seconda Guerra d'Indipendenza, Lecco e la Lombardia, furono conquistate dal Regno di Sardegna, primo troncone del Regno d'Italia e, nello stesso anno, riebbe il titolo di Città, che le era stato conferito nel 1848 e cancellato dagli austriaci. Primo sindaco fu il notaio Francesco Cornelio.
Nel 1885 nacque il corpo dei Vigili Urbani mentre nel 1923 il territorio comunale, ormai insufficiente a contenere l'espansione urbana, venne notevolmente ampliato con l'aggregazione dei comuni limitrofi di Acquate, Castello sopra Lecco, Germanedo, Laorca, Rancio di Lecco e San Giovanni alla Castagna, nonché di parte del territorio comunale di Maggianico; nel 1928 venne aggregata anche la restante parte di Maggianico, mentre Malgrate e Pescate, di cui era prevista l'aggregazione, mantengono la loro autonomia. La città in seguito si sviluppò di pari passo con il paese, fu centro di aspre lotte sindacali per il miglioramento delle condizioni negli stabilimenti tessili e dovette pagare un enorme tributo di sangue nel corso delle due guerre mondiali, furono molti i caduti ricordati nei numerosi monumenti presenti in città.
TRADIZIONI E FOLCLORE
Il tradizionale abito femminile lecchese è legato all'immagine di Lucia dei Promessi Sposi e si caratterizza per la bella raggiera composta da spilloni d'argento, chiamati guazze, che corona la testa accuratamente descritto da Alessandro Manzoni nel settimo capitolo con queste parole:
«I neri e giovanili capelli di Lucia si ravvolgean, dietro il capo, in cerchi molteplici di trecce, trapassati da lunghi spilloni d'argento, che si dividevano all'intorno, quasi a guisa de' raggi d'un'aureola....»
ultima domenica di giugno: spettacolo pirotecnico nel golfo a conclusione dei festeggiamenti della Benedizione del Lago con la processione del Santo Patrono;
6 dicembre: festa di San Nicolò, patrono della città da circa 1000 anni; consegna delle "Civiche Benemerenze" e concerti presso il Teatro della Società; è solito regalare ai bambini durante questo giorno una grossa mela a ricordo del santo che aiutò tre bimbi così poveri da non avere nulla da mangiare. Nicola, diventato poi Nicolò, regalò una mela a ogni bambino, tutto ciò che possedeva. I tre pomm durante la notte si trasformarono in mele d'oro e salvarono la famiglia dalla fame e dalla povertà;
17 gennaio: in occasione della festa patronale di Sant'Antonio Abate nell'omonima piazzetta del rione di Malavedo suggestiva benedizione di automobili animali;
Corteo manzoniano Seppur discontinua, la tradizione della sfilata di carri ispirati agli episodi del romanzo, è ben radicata nel territorio ottenendo sempre un grande successo di forte suggestione.
La prima edizione si ebbe nel 1923, nel cinquantesimo anniversario della morte di Manzoni, anticipata nel 1875 a seguito dell'opera lirica I promessi sposi di Errico Petrella andato in scena al Teatro della Società il 2 ottobre 1869. Il corteo venne riproposto nel 1933, nel 1955, nel 1965, nel 2004 e nell'ottobre 2005 durante i festeggiamenti della Festa di Lecco a cura di 150 attori del Teatro tascabile di Bergamo che ne curarono la coreografia delle 11 rappresentazioni sceniche lungo il centro storico e le musiche del Seicento delle ultime due rappresentazioni. La rievocazione, con splendidi costumi tipici dell'epoca (alcuni utilizzati nello sceneggiato degli anni '90 di Salvatore Nocita esposti nel Civico museo manzoniano), è stato l'ultimo grande evento ospitato in città.
Carnevalone di Lecco Nel mese di febbraio, sin dal 1884 (edizione n° 137 nel 2021), in occasione del "Carnevalone di Lecco" si ha la consueta incoronazione di Re Resegone e Regina Grigna consegnando loro le chiavi della città da parte del Sindaco dando il via al folclore carnevalesco che raggiunge il suo apice, secondo il rito ambrosiano quale la città segue, il giorno di sabato grasso con il corteo dei carri allegorici per le vie cittadine al pomeriggio e una tradizionale festa in maschera con animazione e musica nelle piazze centrali della città la sera stessa premiando il carro dell'anno.
Sagra de Pescarenech È una festa che si svolge nel mese di luglio coinvolgendo le contrade Biun, Cucagna, Cunvent, Era, Fussaa, Isola, Piscen, S. Ambros e Stradun nella frazione di Pescarenico all'interno dell'oratorio omonimo dove, oltre al servizio gastronomico con specialità di pesce, animazione ed intrattenimento musicale, si svolgono i tornei di Green Volley. La sagra nel 2021 festeggia la 37ª edizione.
Regata dei Batej Tradizionale regata che si svolge sulle sponde del fiume Adda nel mese di luglio (data variabile) in occasione del Palio delle contrade di Pescarenico. Le imbarcazioni sono otto e di semplice struttura, ognuna del colore identificativo della contrada (Cunvent e Cucagna condividono la stessa barca) e guidata da una coppia di sesso diverso, sfidandosi nella prova più attesa della Sagra de Pescarenech a partire dalla seconda edizione; essa è abbinata al Palio delle Contrade. Nell'albo d'oro la contrada Era, detentrice del trofeo nel 2014, vinse molte gare tra cui le prime due disputate nel 1978 e 1979. Nelle varie edizioni che si sono susseguite vincenti sono state anche le contrade di Sant'Ambros, Fussaa, Stradun e anche un pari merito con Piscen ed Isula. La regata è preceduta dalla regata delle "Lucie", le imbarcazioni tipiche del lago, e diverse rappresentazioni di usi e costumi storici tipici della zona nella suggestiva cornice di piazza Era.
Corsa degli Scigamatt Nata originariamente entro i limiti del rione di Acquate durante lo svolgimento della manifestazione dello Scigalott d'Or (appellativo derivante dal lecchese Cicala d'oro) la corsa veniva disputata durante gli anni dispari su un percorso ad ostacoli di 4 km in un terreno misto asfalto e sterrato fra le mulattiere e le vie del quartiere caratterizzato dalla presenza di numerosi intralci naturali quali gradoni, strettoie e fiumi da attraversare e artificiali come copertoni, getti di idranti, reti e balle di fieno. Ad oggi è un evento di così grande richiamo che viene organizzata a cadenza annuale solitamente il primo sabato di settembre su un percorso di circa 14 km che si estende fra il centro storico del capoluogo e i quartieri a monte avendo come tradizionale punto d'arrivo il sagrato della chiesa di Acquate. La competizione pone le sue radici il 6 giugno 1859 quando gli abitanti del rione si recarono a Lecco per acclamare il generale Giuseppe Garibaldi giunto in città accompagnandolo durante la marcia con canti simili al frinire delle cicale. La divertente Urban Obstacle Course Race denominata Scigamatt è stata inserita per la prima volta nel 2016 nel calendario del Campionato Italiano MudRun (unica tappa lombarda del circuito) qualificando i vincitori ai Campionati europei del 2017. La partecipazione è aperta a tutti previa iscrizione anticipata mentre le premiazioni sono assegnate ai migliori piazzamenti degli atleti divisi per sesso oltre ad altri premi minori come quello del costume più simpatico.
QUARTIERI
Lecco è suddivisa in diversi quartieri (chiamati rioni) che hanno caratteristiche peculiari ben distinte. I rioni storici della città sono 14
- Borgo (o centro storico) era originariamente compreso entro le mura medievali tra il lago, il torrente Caldone, la linea ferroviaria e la Basilica mentre ad oggi include le zone adiacenti di Punta Maddalena, Malpensata, Broletto, Lazzaretto e La Piccola.
- Castello è il rione che si trova adiacente al centro nella zona a nord-est; comune autonomo fino all'annessione a Lecco nel 1923 fu sede prepositurale fino al 1584.
- Pescarenico è la zona appena a sud del centro compresa fra il fiume Adda, la ferrovia e la foce del torrente Bione; include le contrade di Biun, Cucagna, Cunvent, Era, Fussaa, Isola, Piscen, S. Ambros e Stradun; oltre ad essere, come ricorda il nome stesso, il quartiere dei pescatori, rimane tutt'oggi uno dei punti più caratteristici della città in particolare lungo il fiume dove si intersecano stretti vicoli.
- San Giovanni alla Castagna è posto sulle alture della zona nordorientale del centro urbano fra i rioni di Castello e Laorca lungo il torrente Gerenzone e comprende le località di Cereda, Cavagna e Varigione; agricoltura e stabilimenti del ferro contribuirono alla sua espansione.
- Rancio si trova nelle alture nordorientali dell'area urbana ai piedi del Monte San Martino e comprende i nuclei di Arlenico, Castione, Gera, Rancio Inferiore e Rancio Superiore; comune a sé fino al 1923 era adibito all'agricoltura e all'allevamento di bestiame.
- Laorca fu annessa a Lecco nel 1923 ed è il rione più settentrionale della città nella valle fra il monte Melma ed il Pian dei Resinelli e comprende le località di Malavedo, Prato la Valle e Pomedo; abitato fin dal XIII secolo fu un importante nucleo dove le industrie adibite alla lavorazione del ferro furono di rilevanza nazionale.
- Caleotto si trova a ridosso del centro storico e il rione di Pescarenico; in questa zona si trovano la Villa Manzoni e il centro direzionale Meridiana.
- Acquate è il quartiere ritenuto essere come paese nativo di Renzo e Lucia; comune autonomo a vocazione agricola fu annesso a Lecco nel 1923 e si trova nella periferia orientale del centro ai piedi della collina posta fra i torrenti Caldone e Bione e comprende le contrade di Bassana, Colongardo, Concezione, Poteo, Vicinali e Zuccarello.[168]
- Olate è considerata la parrocchia di Renzo e Lucia e si trova fra i rioni di Acquate, Castello e San Giovanni nella periferia ad est del centro storico; comprende le località di Cabadone, Camarcadone, Cabagaglio e Colle dello Zucco dove si trova il Palazzotto di Don Rodrigo.
- Bonacina, inizialmente appartenente al comune di Olate, è il quartiere meno popoloso della città; si trova sulla collina chiamata Valle dei Merli fra i quartieri di Acquate e Olate nella valle del torrente Caldone e comprende la località di Sant'Egidio.
- Germanedo si trova a due chilometri ad est del centro ai piedi della Val Comera dove scorre il torrente Bione e comprende le località di Cesura, Paese (ex contrade di Capolino, Santa Giustina e Ponte), Villaggio, Eremo, Belfiore e Neguggio; in questo rione si trova il principale ospedale della Provincia di Lecco.
- Belledo si trova a ridosso del rione di Germanedo nella zona sud-ovest del centro.
- Maggianico si trova fra le pendici del monte Magnodeno e il lago di Garlate a circa tre chilometri a sud del centro e comprende le località di Missirano e Barco; confluì a Lecco nel 1928.
- Chiuso è il rione più meridionale della città posto fra il rione di Maggianico di cui era frazione e il comune di Vercurago; comprende la località di Chiusa Visconti e Rivabella.
- Colle Santo Stefano si trova ai piedi del monte San Martino ed è il più recente fra i rioni della città poiché le frane, iniziate rovinosamente nel 1921, frenarono l'urbanizzazione della zona fino al periodo a cavallo fra il 1950 e il 1964 quando si ebbe un vasto incremento di costruzioni di ampia mole fortemente serrate a coprire ogni prato lungo l'asse del viale alberato inizialmente dedicato alla principessa del Piemonte nel 1933 poi intitolato a Filippo Turati.
MONUMENTI E LUOGHI DI INTERESSE
Castello dell'Innominato
La visita ai resti è completamente gratuita. Oltre al fascino di questi ruderi, quello che merita è il panorama che si gode dalla rocca: le montagne e il lago che hanno ispirato il Manzoni si aprono quasi a 360 gradi, regalando una visuale davvero unica su tutta la Valle San Martino.Villa Belgioioso a Castello MUSEO
La Villa Belgiojoso, o Belgioioso è situata nel quartiere di Castello di Lecco come sede dei Musei civici di archeologia e di storia naturale della città. Fu costruita dal marchese Giacomo Locatelli nei primi anni del XVIII secolo su un preesistente edificio.Villa Manzoni MUSEO
in stile neoclassico era la residenza paterna di Alessandro Manzoni e si trova nel quartiere del Caleotto; ospita al suo interno il Civico museo manzoniano e la Pinacoteca comunale. Fanno parte del percorso anche la Cappella dell'Assunta all'interno del cortile d'onore cinto dal porticato dove riposano le spoglie del padre del poeta Don Pietro Manzoni e le cantine con una ghiacciaia e due torchi originali di metà Ottocento. Gli ambienti del piano terra sono rimasti con gli arredamenti originali del 1818, quando lo scrittore vendette la villa alla famiglia Scola. Nelle varie sale ospita dipinti, stampe, documenti, i costumi realizzati per la versione televisiva del romanzo e la culla dello stesso Manzoni. L'edificio è considerato il luogo simbolo del legame fra il Manzoni e la città di Lecco. Il brano "Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti..." nasce proprio dai minuziosi ricordi visivi del paesaggio che da questa villa lo scrittore vedeva.Palazzo delle paure MUSEO
Il palazzo originale, sede della dogana, fu costruito nel 1905 ma l'abbattimento del 1916 portò alla costruzione dell'attuale edificio in stile eclettico neomedievale per divenire fino al 1964 sede dell'Intendenza di finanza, del catasto e della dogana. Per queste sue funzioni ottenne l'appellativo «delle Paure».Il complesso di palazzo delle Paure, che non si armonizza con le case circostanti e la struttura della piazza, comprende anche il contiguo edificio porticato realizzato nel 1902 dall'architetto Adriano Gazzari per divenire la sede della Camera di commercio soppressa dal governo fascista e successivamente collocato presso il Palazzo Falck nel 2004 situato poco distante.
Attraverso i suoi fornici, che mettono in collegamento diretto il lungolago cittadino e piazza XX Settembre, è situato l'ingresso principale dopo la restaurazione del 2012.
Il piano terra è caratterizzato per tutto il perimetro da un bugnato che conferisce maestosità alla parte basamentale. Il lato nord è contraddistinto da una leggiadra torre rettangolare costruita intorno al 1926 in cui è incastonato uno stemma dei Visconti proveniente dal vicino Pretorio feudale oltre ad una trifora rivolta verso piazza Cermenati.
Dopo essere stato utilizzato per alcuni anni come sede scolastica il palazzo è stato completamente ristrutturato per poi essere inaugurato come sede museale il 6 ottobre 2012 alla presenza delle autorità cittadine. Lo stesso giorno è stata inaugurata, al secondo piano dell'edificio, anche la sezione di grafica, fotografia e arte contemporanea della Galleria comunale precedentemente costituita nel 1983 a Villa Manzoni da cui provengono le opere di pittori del territorio come quelle di Tino Stefanoni o di Alfredo Chiappori ed artisti di interesse nazionale, tra cui i pittori Enrico Castellani ed Enrico Baj, oppure ancora gli scultori Alik Cavaliere e Giò Pomodoro.
Al piano terra si susseguono varie esposizioni temporanee come quella realizzata nel 2014 dedicata al genio spagnolo Pablo Picasso.
Dal 2014 dispone dell'ufficio informazione e accoglienza turistica di Lecco mentre, al terzo piano, dal 26 giugno 2016, è situato l'osservatorio alpinistico lecchese: uno spazio espositivo permanente dedicato alla montagna realizzato grazie ad una collaborazione istituzionale e territoriale che offre ai visitatori un tratto distintivo dell'identità culturale lecchese attraverso la storia dell'alpinismo e delle imprese realizzate dagli alpinisti del territorio.
Torre Viscontea MUSEO
di origine trecentesca è probabilmente l'edificio lecchese più antico ed è tutto ciò che rimane della cinta muraria a forma triangolare del castello della città abbattuto da Giuseppe II nel 1782. Dopo la restaurazione del 1816, fu utilizzata come carcere e nel 1932, dopo un ulteriore restauro, fu affidata dallo Stato al Comune di Lecco per diventare il Museo del Risorgimento e della Resistenza della città prima e sede di mostre temporanee dei Musei Civici e dell'Assessorato Cultura del Comune di Lecco poi. Al piano terreno sono ancora visibili gli alloggi del corpo di guardia e alcune palle di cannone in pietra mentre al secondo e terzo piano è ospitato il Museo della Montagna e dell'Alpinismo leccheseVallo delle Mura
si trova nei pressi della stazione ferroviaria ed è l'unica parte rimasta intatta dei Bastioni di Porta Nuova; l'originale cinta muraria dall'insolita forma triangolare che racchiudeva il borgo, realizzata durante il XIV secolo a seguito della conquista di Lecco da parte di Azzone Visconti, fu soppressa da definitivamente sotto il dominio austriaco fra il 1782 e il 1784. Percorribile per mezzo di una scalinata attende di essere valorizzato.Villa Eremo
La villa, che oggi versa in cattive condizioni, fu fatta costruire nel 1690 dal marchese Serponti e fu acquisita dal comune nel 1949. La sua pianta è a forma di H aprendo la facciata su quel che resta del suo vasto parco in cui fu costruito nel 1989-2000 l'ospedale Manzoni.Palazzo della Banca Popolare di Lecco
sorge a Lecco nella centrale piazza Garibaldi, di fronte a Palazzo Falk. Il palazzo fu progettato dall'architetto Mino Fiocchi nel 1941, ma si deve a Piero Portaluppi la sua facciata attuale, modificata nel 1957. Essa è tripartita con un corpo centrale avanzato che si apre con un triplice fornice centrale ed ha 19 finestre per piano. Posteriormente l'edificio affaccia con un lungo porticato su piazza Affari.Palazzo Bovara
sito in piazza Armando Diaz è la sede dell'amministrazione comunale; fu costruito da Giuseppe Bovara fra il 1836 e il 1852 come ospedale civile convertito nel 1928 con l'inaugurazione da parte del re Vittorio Emanuele III, dopo l'unificazione di tutti gli ex comuni del circondario lecchese che attualmente costituiscono i rioni della città; a seguito di questi lavori, l'allora Cappella dell'Ospedale ospita oggi la Sala del Consiglio Comunale. Nel cortile interno fu posta nel 1958 una lapide in occasione del 110º anniversario da Borgo a Città.Villa Gomes
si trova nel rione di Maggianico nell'omonimo parco sito nei pressi della stazione ferroviaria. Costruita nel 1880 dall'architetto lecchese Attilio Bolla per il musicista brasiliano Antônio Carlos Gomes (1836-1896) segue la corrente filosofica dell'eclettismo imperante di prevalente richiamo neorinascimentale. L'edificio è un blocco rettangolare a due piani con due prospetti ugualmente importanti, uno orientato verso il paese di Maggianico e 1'altro, preceduto da un'ampia scalinata, verso il lago. Sul lato occidentale si imposta il lungo corpo già adibito a serra e oggi trasformato in auditorium. L'interno è arricchito da uno scalone il cui soffitto presenta ricchi affreschi, gli unici sopravvissuti al degrado in cui è stata lasciata la villa per molti anni. Splendido il pavimento alla veneziana del salone a pian terreno mentre è stato inspiegabilmente eliminato l'attico a balaustrini che, oltre a nascondere la copertura, dava slancio e logico coronamento alla costruzione. La villa è stata radicalmente restaurata nel 1987 su progetto degli ingegneri Terragni di Como che, dovendola convertire alle esigenze della scuola civica di musica Giuseppe Zelioli che vi ha sede, ne hanno stravolto l'impianto originario.Teatro della Società
si trova in piazza G. Garibaldi e risale al 1844 per opera dell'Architetto Giuseppe Bovara. Dichiarato pericolante nel 1951, rischiò l'abbattimento evitato grazie ad un comitato di cittadini che ne reclamarono la restaurazione avvenuta negli anni sessanta. Riaperto nel 1969 fu adornato dieci anni dopo nella volta dalle Età della Vita affresco opera di Orlando Sora. Considerato uno dei luoghi pubblici più prestigiosi della città propone tutt'oggi stagioni di prosa e concerti.Ponte Azzone Visconti
eretto a cavallo fra il 1336 e il 1338, dopo la conquista del borgo nel 1335 da parte di Azzone Visconti, è una delle più importanti testimonianze di ingegneria militare dell'epoca rimaste nel territorio. Si presenta attualmente assai diverso dall'antico ponte in quanto originariamente realizzato come fortezza munita di alcune torri e una coppia di ponti levatoi in loro corrispondenza e costituita da solo otto arcate a tutto sesto. Subì varie modifiche sostanziali nel corso dei secoli presentandosi attualmente privo delle fortificazioni. Per accontentare i comaschi, i quali pensavano che la strozzatura del ponte causasse l'allagamento della loro città, fu aggiunta nel 1354 la nona arcata, una decima nel 1434 mentre Francesco Sforza nel 1440 le portò definitivamente a undici. Durante l'assedio di Lecco del 1531-32 combattuto dal Medeghino la struttura rimase piuttosto danneggiata. Nel 1609 fu ristrutturato su incarico degli Spagnoli rimanendo nuovamente deturpato nelle battaglie del 1799-1800 nelle quali le ultime due arcate occidentali furono accidentalmente menomate. Le rocche agli imbocchi vennero abbattute nel 1832 per esigenze di risistemazione della strada mentre le spalle vennero eliminate nel 1910 in vista del passaggio della linea tranviaria proveniente da Como. All'epoca ospitava anche una propria guarnigione, formata da una ventina di uomini armati di balestra, ed aveva un proprio castellano. Il ponte era anche uno strumento di esazione fiscale; chi vi transitava doveva pagare un pedaggio. Un affresco del 1529 che mostra il ponte con queste fortificazioni lo si può trovare esposto al Castello di Melegnano.- Fontana delle tre bocche
situata in località Castione di Rancio, sul sagrato antistante la chiesa barocca di San Carlo, la fontana è un elegante manufatto in pietra di Saltrio che raffigura tre delfini intrecciati sulla sommità. Realizzata nel 1853 in occasione della costruzione dell'acquedotto dallo scalpellino Abbondio Molinari è stata restaurata nel 2009 dalla delegazione lecchese del FAI.- albergo Croce di Malta
Questo edificio è situato nella centrale piazza Garibaldi sul lato opposto del Teatro della Società ed è noto per aver ospitato fra le sue mura personaggi celebri della storia italiana oltre ad esser stato teatro di molti comizi politici e discorsi celebri. Fu costruito durante i primi anni del XIX secolo ed appare sostanzialmente come all'epoca eccezion fatta per il timpano sommitale che fu aggiunto negli anni Trenta del Novecento.- palazzo del Pretorio feudale
fu la sede del podestà della città fino alla sua soppressione avvenuta con l'avvento del dominio asburgico in Lombardia.La figura del podestà era stata già stabilità negli antichi statuti di Lecco scritti intorno al 1224, ma mutò profondamente nel tempo scemando di autorità fino a divenire nel 1647 solo un magistrato di primo grado nominato direttamente dal conte feudatario.
Il palazzo è sito in piazza Cermenati. Esso si presenta nelle forme ottocentesche (successive quindi alla soppressione del podestà) che gli furono impresse nei rifacimenti del 1826, del 1839, su progetto di Giovanni Carcamo, e nel 1842 su progetto di Adriano Gazzari. Oggi Palazzo degli uffici finanziarCollegio
Arcivescovile Alessandro Volta
L'istituto fu fondato nel 1902 dal cardinale di Milano Andrea Carlo Ferrari il quale riconobbe pressoché immediatamente il Collegio come “arcivescovile”, impegnandovi un sacerdote come vicerettore e alcuni studenti di teologia, come “prefetti”, assistenti educatori per i ragazzi. Nel Collegio trovarono posto le elementari della scuola parrocchiale e una scuola commerciale, articolata in quattro corsi sul modello degli istituti tecnici della vicina Svizzera. In virtù dell'ormai inarrestabile incremento degli studenti negli istituti di Lecco, nel 1942 venne decisa la separazione in due rami della scuola tecnica della città lariana, lasciando alle scuole statali la sezione industriale e trasferendo al “Volta” la scuola di avviamento commerciale.
Basilica di San Nicolò e il campanile
è la principale struttura religiosa della città ed è dedicata al patrono dei naviganti; si trova in un ampio sagrato preceduto da una doppia scalinata in pietra grigia nei pressi di Piazza Mario Cermenati. Ha un impianto di tipo neoclassico datole dall'architetto Giuseppe Bovara nel suo ampliamento. Al suo interno custodisce arredi seicenteschi, una fonte battesimale del 1596 e parti romaniche dell'XI secolo. L'attiguo campanile si innalza al suo fianco per ben 96 metri poggiando su un'antica torre medievale. È in stile neogotico di forma poligonale a cuspide. Chiamato comunemente Il matitone fu inaugurato la notte di Natale del 1904 ed è tuttora fra i dieci campanili più alti d'Italia oltre ad essere il simbolo della città.Chiesa di Santa Marta
sita nella centrale via Mascari è fra i luoghi di culto più antichi della città poiché fu costruita nel Duecento ed inizialmente dedicata a San Calimero, presenta oggi una facciata porticata a vento del Settecento e ricche decorazioni barocche all'interno; la semplice navata con volta a botte è del 1615. Subì un completo restauro nel 2012Santuario di Nostra Signora della Vittoria
si trova in Via Azzone Visconti e fu eretto a memoria dei caduti della Grande Guerra e concepito come voto popolare per lo scampato pericolo; i lavori di costruzione, finanziati grazie alla donazione della signora Domenica De Dionisi, ebbero inizio nel 1818, protraendosi fino al 1932, anno della sua consacrazione. L'edificio è caratterizzato da rivestimenti in granito alternati a pietra bianca della Val Chiavenna.Chiesa dei Santi Materno e Lucia e l'ex convento dei Cappuccini
la chiesa (originariamente dedicata a San Francesco) e l'ex convento dei Cappuccini si trovano a Pescarenico; sono stati resi celebri dal Manzoni il quale, nei Promessi Sposi, lo cita come sede conventuale di Fra Cristoforo. L'edificio, costruito per volere di San Carlo Borromeo, fu realizzato nel 1576 da Hurtaldo Mendoza, cavaliere di Sant'Jago e governatore della piana di Lecco, come tempio per l'adiacente convento dei Cappuccini. Consacrata nel 1600 divenne nel 1789 caserma per le truppe francesi mentre nel 1810 il convento fu soppresso per volere di Napoleone Bonaparte e la chiesa venne riattata, specie nella facciata, attribuita all'architetto Giuseppe Bovara; dedicata inizialmente a San Materno nel 1824 fu associato più tardi a Lucia, presumibilmente in omaggio al Manzoni. Oggi è sede parrocchiale. Al suo interno sono contenute alcune opere di pregio come la pala dipinta da Giovan Battista Crespi detto il Cerano che illustra i patroni Francesco e Gregorio Magno adoranti la Trinità e un'opera d'arte singolare del Seicento riferibile alla cultura napoletana rappresentante l'altare dell'Addolorata dove nove composizioni in cera policroma e cartapesta inerenti alla vita di Cristo, della Vergine e dei Santi Chiara e Francesco sono custodite all'interno di altrettante cassette di vetro. L'altare maggiore risale al cinquecento. Di particolare interesse è il campaniletto a sezione triangolare retrostante alla parrocchiale, costruito nel 1717. Del convento adiacente restano poche testimonianze come il cortile ed alcune celle.Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio
si trova nel rione di Castello e i primi documenti la datano intorno alla fine del Duecento con un'architettura principale di tipo romanico, fino 1584 è stata la sede prepositurale poi trasferita presso la basilica di San Nicolò.Chiesa dei Santi Vitale e Valeria (detta di Don Abbondio)
si trova nel rione di Olate nella piazza omonima ed è tradizionalmente creduta come la parrocchia in cui don Abbondio fosse il curato nonché la chiesa dove si sposarono Renzo e Lucia; costruita fra il Quattrocento e il 1765 con un ulteriore prolungamento della navata nel 1934, quando si ripristinò la facciata in stile barocchetto, mantiene dell'antico solo il campanile.
Chiesa di San Giovanni Evangelista
si trova nel rione di San Giovanni alla Castagna in Piazza Cavallotti; fu ricostruita alla fine del XVII secolo e contiene vari arredo lignei risalenti al Seicento, una pala con la Deposizione di un seguace di Vincenzo Civerchio e una statua in terracotta dipinta della Vergine addolorata.
Chiesa di Sant'Andrea
si trova nel rione di Maggianico in via Zelioli; fu eretta parrocchia per volere di San Carlo Borromeo nel 1567, nel 1615 il Cardinale Federico Borromeo nella sua visita ordina la costruzione di una nuova chiesa (dando specifiche indicazioni sulla sua struttura) perché la precedente giaceva in pessimo stato e non era più sufficiente per accogliere la popolazione del periodo. I lavori si protrassero per alcuni anni fino a quando il 30 novembre 1631 venne solennemente consacrata nel giorno della festa di Sant'Andrea. L'impianto della chiesa è rimasto sostanzialmente invariato, sottolineando altresì l'opera dell'architetto Giuseppe Bovara che la restaurò e che progettò anche gli altari laterali in stile neoclassico per accogliere due polittici rinascimentali di Bernardino Luini e Gaudenzio Ferrari. Nel 1763 venne costruito il campanile mentre per le campane bisogna attendere oltre un decennio quando il 23 gennaio 1777 giunsero a Maggianico i Crespi di Crema che predisposero tutto per la fusione delle nuove 5 campane che avvenne nel mese di aprile con grande soddisfazione del parroco Giovan Battista Conti, che fece pochi anni + tardi nel maggio 1790 fece ripavimentare la chiesa parrocchiale da Antonio Conca di Varenna. Giuseppe Bovara negli anni 20 del 1800 giunge a Maggianico restaurando il portico seicentesco, progettando il nuovo altare laterale dedicato alla Madonna, promosse e seguì in prima persona l'opera di restauro dei polittici. Nel 1843 venne costruito il nuovo altare maggiore in stile neoclassico su disegno dell'architetto Adriano Gazzari mentre le statue degli angeli sono di Gaetano Benzoni. Nei decenni successi si susseguirono le opere di restauro dell'esterno della chiesa ricavando nella facciata l'ampio rosone ad arco; mentre a fine '800 l'allora parroco Giuseppe Dell'Oro fece affrescare episodi della vita di Sant'Andrea nel presbiterio. Oltre ai grandi due polittici rinascimentali, la chiesa parrocchiali accoglie altre tele di pregio del seicento e settecento poste nel battistero.Chiesa di San Rocco
si trova nel rione di Maggianico nella località di Barco e fu eretta nel 1843 dall'architetto Giuseppe Bovara dopo il voto che la popolazione del rione fece contro il colera.
Chiesa di San Giovanni Battista (detta del Beato Serafino)
situata nel rione di Chiuso è celebre poiché al suo interno custodisce le spoglie di Don Serafino Morazzone, parroco della chiesa dal 1773 al 1822 e confessore di Alessandro Manzoni, divenuto poi Beato nel 2011, in Piazza Duomo a Milano dai Cardinali Dionigi Tettamanzi e Angelo Amato. Ha un aspetto tipicamente romanico con facciata a capanna e l'interno a una navata dove sono conservati numerosi affreschi del XV secolo attribuiti a Giovan Pietro da Cemmo raffiguranti la Crocifissione e una balaustra in arenaria del XVII secolo. Nel XIX secolo furono rinnovati la facciata ed il campanile. Citata nel XXIII capitolo de I promessi sposi, nell'episodio dell'incontro tra l'Innominato e il Cardinale Federico Borromeo, è il luogo dove sarebbe avvenuta la celebre conversione dell'InnominatoChiesa di San Giuseppe
si trova nel rione del Caleotto in via Baracca e fu eretta fra il 1947 e il 1951 su progetto di Carlo Wilhem. Nel tempio si possono ammirare i dipinti di Orlando Sora, divenute le opere maggiori e famose di questo artista molto legato alla città. La chiesa è stata dedicata, mediante una celebrazione eucaristica tenutasi il 18 marzo 2012 da parte del Cardinale Angelo Scola, a San Giuseppe, patrono dei lavoratori, poiché sorge infatti in una zona in cui, a partire dalla fine del XIX secolo e per tutto il Novecento fiorirono le più importanti industrie a livello nazionale del ferro grazie alle quali venne attribuito alla città di Lecco il soprannome di "Manchester d'Italia".
Santuario di Maria Immacolata
(detta della Rovinata) sorge nella località della Rovinata su una terrazza panoramica posta sul pendio morenico nel rione di Germanedo ed è stato edificato tra il 1849 e il 1859 a seguito di una frana che si abbatté in quell'area lasciando intatta la cappella eretta precedentemente come luogo di culto lungo il percorso che portava gli uomini ai campi e tale avvenimento, giudicato miracoloso dalla popolazione germanedese, portò a una crescente venerazione del posto, tanto che l'allora parroco don Andrea Magni, con l'assistenza e l'aiuto della popolazione, decise di erigervi una chiesa; si raggiunge mediante una mulattiera in acciottolato che si snoda in territorio boscoso, lungo la quale sono distribuite le prime tredici cappelle dedicate ad altrettante stazioni della Via Crucis, le ultime due invece sono poste a fianco del santuario stesso. Essa custodisce sopra l'altare un elegantissimo quadro raffigurante la Madonna Addolorata trafitta da sette spade donato dal marchese Paolo Serponti MirasoleChiesa dei Santissimi Cipriano e Giustina
sorge a pochi passi dall'ospedale di Lecco nel rione di Germanedo ma non si hanno notizie certe sulla sua costruzione anche se le poche informazioni permettono comunque di stabilire che le sue origini siano del 1500. Inizialmente dedicata solo a Santa Giustina fu dedicata a San Cipriano solo nel 1608Chiesa di San Francesco d'Assisi
si trova in Piazza Cappuccini, nel rione di Santo Stefano e fu realizzata dall'architetto Mino Fiocchi a seguito del ritorno dei frati cappuccini in città. L'architetto rivisitò, in chiave essenziale e funzionale, i linguaggi palladiano e neoclassico ed impostò un grande fondale prospettico con ampio sagrato su Viale Filippo Turati entro cui collocare la grande chiesa. L'edificio è costituito da un corpo centrale attorno al quale si aprono otto cappelle mentre sui due lati si trovano rispettivamente il teatro e l'oratorio con l'attiguo convento. Venne inaugurata il 18 marzo 1951 a seguito dell'autorizzazione da parte del cardinale Schuster avvenuta nel 1948.
Chiesa Dei Santi Giorgio, Caterina, Egidio
si trova nel rione di Acquate ed era già esistente nel 1232 e nel tempo l'edificio subì varie migliorie fino al 1846 quando gli fu donato l'attuale aspetto neoclassico così come il campanile, il quale, in principio era una massiccia torre romanicaTabernacolo dei Bravi
è una piccola cappella al lato della via pedonale Tonio e Gervaso dove la tradizione letteraria del Manzoni descrive come luogo del famoso appostamento di Don Abbondio da parte dei Bravi per riferirgli il messaggio del loro signore Don Rodrigo.Monumento a San Nicolò
questa statua è posizionata su un basamento tra le acque del lago a Punta della Maddalena, nei pressi della foce del torrente Gerenzone; posizionata nel 1955 e restaurata nel 2013, l'opera in bronzo ricoperta da foglie d'oro alta due metri di Giacomo Luzzana, raffigura il santo in parametri vescovili orientali nel gesto di proteggere il lago e la cittàCimitero di Laorca il complesso monumentale, considerato patrimonio storico-culturale, si sviluppa attorno alle grotte del Corno Medale nella frazione di Laorca. L'anfiteatro naturale, di forte suggestione, è raggiungibile percorrendo il sentiero della via Crucis che parte dal centro dell'abitato e ospita fra gli anfratti rocciosi la chiesa di San Giovanni da cui prende il nome la grotta principale, le cappelle e il cimitero stesso
CUCINA
I piatti tipici di Lecco sono in gran parte legati all'attività di pesca che, con i pochi pescatori rimasti nel rione di Pescarenico a gettare le reti nel tratto di fiume Adda e dintorni, offrono oltre cento tonnellate di pesci all'anno tra cui agoni, le piccole alborelle, i pregiati lavarelli (talvolta chiamati anche coregoni), persici, cavedani, lucci e tinche. Piatto tipico sono i famosi missoltini, ossia agoni sviscerati subito dopo la pesca, pressati nel sale nelle cosiddette missolte di legno e appesi al sole per circa cinque giorni per poi essere affogati nell'aceto o grigliati e serviti con la polenta.
La polenta è un altro dei piatti tradizionali della cucina lecchese. Spesso accompagna portate a base di selvaggina o le tagliate di formaggio casera, prodotto in due qualità: grasso e semigrasso. Con le sue infinite varianti spiccano la polenta uncia, la taragna, la polenta e usei (piatto però di origine bergamasca), ricotta di polenta, polenta e patate. Un gustoso piatto unico tradizionale è il riso bianco o, talvolta, allo zafferano, con il pesce persico. Altre specialità tipiche sono lo squartone o carpione che è il pesce di lago servito in salsa verde di basilico, aglio e pinoli; gli Scapinasc, ravioli con ripieno di uvetta, amaretti e pane grattato; i cotecotti con fagioli e naturalmente tutti i prodotti della salumeria nostrana come le filzette ed i cacciatorini.
Per quanto riguarda la carne, una peculiarità lecchese sono i capponi, che abitualmente vengono cucinati dai lecchesi ripieni con prugne, castagne e uvetta. Sempre più ricercati i piatti a base di ungulati, come capriolo e camoscio. Attivissima a Lecco, e in particolar modo nella vicina Valsassina, la produzione di formaggio vaccino e caprino: di straordinario livello la qualità di taleggio, robiola, quartirolo, ricotta e caprini.
Per quanto concerne i dolci si ricordano la miascia, a base di farina gialla con uvette, miele di produzione locale e frutta secca e i caviadini, biscotti di pasta frolla e zucchero in grani di origini valsassinese. Sulle tavole di Lecco molti piatti e bevande vengono condivisi con la Valtellina: dai pizzoccheri al vino.
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