BRESCIA

Già nella preistoria il territorio bresciano è stato sede di civiltà evolute, ma il popolo cui si deve l'origine della città è la tribù gallica  dei Cenomani, al cui re Elitovio si attribuisce la costruzione del primo nucleo abitato sul colle Cidneo. Di certo intorno al 350 Brixia era il maggior centro dei Cenomani. 

Le origini di Brescia risalgono al 1200 a.C., quando una popolazione, probabilmente di Liguri, costruì un insediamento nei pressi del Colle Cidneo. Nel VII secolo a.C. si insediarono i Galli Cenomani, che fecero di Brescia la loro capitale. Successivamente, a cavallo tra III e II secolo a.C., a seguito di scontri tra Insubri, Galli e Romani, Brixia iniziò il percorso di annessione alla Repubblica romana, culminato nel 41 a.C. quando gli abitanti ottennero la cittadinanza romana, pur mantenendo una certa autonomia amministrativa.

Dal 402 al 493 subì numerose invasioni barbariche, tra cui quelle dei Visigoti di Alarico, degli Unni di Attila, degli Eruli di Odoacre e passò poi sotto la dominazione degli Ostrogoti di Teodorico; proprio sotto quest'ultimo la città acquisì un'importanza chiave nel regno ostrogoto. Dal 568 divenne un importante ducato del regno longobardo.

Proclamatosi comune autonomo già nel XII secolo, finì sotto la dominazione viscontea e poi si diede, con la dedizione del 24 novembre 1426, ai Domini di Terraferma della Repubblica di Venezia e ne rimarrà legata fino alla fine del 1797.

Nel febbraio 1512, durante le guerra della Lega di Cambrai, le truppe francesi comandate da Pierre Terrail de Bayard e Gaston de Foix-Nemours conquistarono e saccheggiarono la città: tale drammatico evento portò alla draconiana decisione, da parte delle autorità veneziane, di demolire qualunque edificio nel raggio di un chilometro e mezzo dalla cinta muraria cittadina, in modo da poter proteggere con maggior efficacia la città da eventuali altri assedianti.

Francesco Duodo, capitano di Brescia, nella relazione datata 23 gennaio 1579, stima che la città di Brescia nel contagio passato (epidemia di peste) abbia perso ventimila anime.

Annessa al Regno Lombardo-Veneto, durante il Risorgimento fu teatro delle dieci giornate di Brescia, per poi arrivare all'annessione al Regno d'Italia nel 1860.

Al Campo di Marte (o Piazza D'Armi) il 2 ottobre 1915 arriva la 3ª Squadriglia caccia che il 15 aprile 1916 diventa 72ª Squadriglia caccia che vi rimane fino al febbraio 1917.

Nel 1932, tramite la demolizione del quartiere delle Pescherie, su incarico del Duce Benito Mussolini viene realizzata in stile fascista piazza della Vittoria dall'architetto Marcello Piacentini, il quale vi realizza il primo grattacielo d'Italia, il Torrione che è tra i primissimi grattacieli in Europa.

Il 13 luglio 1944 il centro della città fu bombardato dagli anglo-americani che sganciarono 124 tonnellate di esplosivo, provocando la morte di più di trecento persone.

Durante la seconda guerra mondiale, con la creazione della Repubblica Sociale Italiana, denominata informalmente di Salò, Brescia divenne sede di alcuni ministeri.

Il toponimo "Brescia" appare inizialmente su trattati veneti e nasce dalla probabile venetizzazione del lombardo "Brèsa" o "Brèssa", che a sua volta trae origine dal nome cenomane e poi romano della città, denominata da Augusto come "Colonia Civica Augusta Brixia". In età alto-medievale è attestata, accanto alla forma "Brixia", la variante "Brexia".

Il nome latino "Brixia" (e anche la variante greca ) è ben documentato in epoca classica . Viene fatto solitamente risalire al termine celtico brik/bric/brig (sommità, colle, altura, rocca, fortezza) o alla dea celtica Brig/Brigid moglie di Bres  con vari riscontri in altre aree di influenza celtica. Anche nel dialetto locale il termine bréc significa sentiero ripido e sconnesso.

MONUMENTI E LUOGHI DI INTERESSE


musil


Beatles Museum


Museo Mille Miglia 

si trova in via delle Rimembranze a Brescia, e più precisamente nella parte esterna della frazione Sant'Eufemia.

È stato fondato il 10 novembre 2004 su iniziativa dell'Automobile club di Brescia e di alcuni privati appassionati della Mille Miglia, con lo scopo di aiutare i visitatori a conoscere una delle corse automobilistiche più importanti e belle del mondo.

Il percorso è suddiviso in nove sezioni temporali, di cui sette dedicate alle corse della Mille Miglia dal 1927 al 1957, una alle Mille Miglia dal 1958 al 1961 e una alle Mille Miglia contemporanee, ed in ognuna di queste sezioni sono presenti macchine d'epoca, periodicamente sostituite per permettere la loro partecipazioni alle varie corse di auto storiche, tra cui la Mille Miglia. All'interno del Museo sono inoltre esposte alcune pompe di benzina d'epoca in prestito dal Museo Fisogni delle stazioni di servizio, tra cui un esemplare del distributore in stile Littorio disegnato dall'architetto Piacentini.

Lo storico monastero di Sant'Eufemia della fonte in cui è stato installato il museo era stato richiesto come sede delle attività culturali del quartiere, e per questa ragione l'iniziativa fu oggetto di aspre critiche da parte di alcuni cittadini


Museo Nazionale della Fotografia

Il Museo Nazionale della Fotografia nasce da un sogno coltivato con passione e tenacia dal cav. Alberto Sorlini, cofondatore nel 1953 del Cinefotoclub Brescia insieme ad Annibale Lori (che ne diventerà il primo presidente), Mario Benetti, Angelo Bottini, Carlo Ghirardi, Francesco Mandruzzato, Mario Panizza, Augusto Tolin e Bruno Turelli. Negli anni '80 prende vita l'idea del Museo come esposizione al pubblico del materiale raccolto nel corso degli anni, a partire dal primo lascito di sette macchinette fotografiche donate all'Associazione dal regista Alberto Cima nel 1953.

Il Museo fu intitolato al cav. Alberto Sorlini (Museo Nazionale della Fotografia "cav. Alberto Sorlini") dai primi anni 2000 fino al 20 gennaio 2013, quando avvenne una forte rottura con l'attuale consiglio direttivo che culminò con la deposizione di Sorlini da presidente e la rimozione del suo nome dal Museo, da allora noto come "Museo Nazionale della Fotografia".


Castello
Arroccato sul colle Cidneo, in un contesto naturalistico che rappresenta uno dei "polmoni verdi" della città, il Castello costituisce uno dei più affascinanti complessi fortificati d'Italia, in cui si possono ancora oggi leggere i segni delle diverse dominazioni. Il Mastio centrale, le imponenti mura merlate e il torrione narrano di un'influenza viscontea, mentre i possenti bastioni e l'ingresso monumentale con ponte levatoio testimoniano la potenza della Serenissima, che resse la città per più di quattro secoli.
 
Già teatro delle celebri Dieci Giornate di Brescia, il Castello ha oggi abbandonato ogni retaggio belligerante per offrirsi con i suoi pendii dolci e sinuosi alle passeggiate dei visitatori, che dal cuore della città vecchia, piazzetta Tito Speri, possono accedere alla sommità del colle attraverso il percorso di Contrada Sant’Urbano. Al suo interno, il Castello sorprende con stradine ricche di mistero, ambienti nascosti e un panorama fra i più coinvolgenti, che abbraccia l’intero centro abitato, consentendo di spingere lo sguardo sulle pendici dei Ronchi e sulle valli.

Suggestivi il giro delle torri e la Strada del soccorso, una via di fuga viscontea che ha segnato gli assedi succedutisi nella storia della città. Seguendo i camminamenti si scopre del Castello anche il suo equilibrato eclettismo, in cui convivono, in un’armonia del tutto naturale, uno dei più antichi e pregiati vigneti della città, accoccolato su uno dei pendii del colle, i retaggi romani, come i magazzini dell’olio con vasche conservate fino a oggi, i baluardi medievali e una locomotiva del 1909, resa “Prigioniera del Falco d’Italia”, per la gioia dei visitatori più piccoli.  


Museo di Santa Giulia

è il principale museo di Brescia, situato in via dei Musei 81/b, lungo l'antico decumano massimo della Brixia romana. È ospitato all'interno del monastero di Santa Giulia, fatto erigere da Re Desiderio in epoca Longobarda e variamente ampliato e modificato in più di mille anni di storia. Inglobando il più antico monastero di San Salvatore  edificato in età longobarda.


area monumentale del Foro romano
costituisce il complesso archeologico in cui sono presenti alcuni tra i maggiori e meglio conservati edifici pubblici di epoca romana esistenti nell'Italia settentrionale. È composto dai seguenti monumenti:

  • Il santuario repubblicano:
  • situato sotto il tempio capitolino e costruito nel I secolo a.C., è l'edificio più antico del foro. È costituito da quattro aule rettangolari affiancate tra loro, all'interno delle quali si trovano i resti originali del pavimento a mosaico e degli affreschi parietali paragonabili, sia da un punto di vista stilistico che conservativo, a quelli riscontrabili a Pompei. Dalla primavera del 2015 l'aula più occidentale è stata aperta alle visite del pubblico, mentre il resto dell'edificio è ancora sottoposto a lavori di restauro e scavo archeologico.
  • Il capitolium:
  • costruito nel 73 d.C., era il tempio più importante dell'antica Brixia, in cui veniva venerata la Triade Capitolina (Giove, Giunone e Minerva). È costituito da tre celle, una centrale, più grande, e le altre di minori dimensioni, che conservano gran parte dell‘originario pavimento in marmi policromi. Di fronte ad esse si trovano i resti dell'imponente porticato, con colonne aventi capitelli in ordine corinzio, culminante nel timpano, in cui è presente una dedica all'imperatore Vespasiano. Sotterrato quasi interamente da uno smottamento del colle Cidneo, fu riportato alla luce attraverso diverse campagne archeologiche, cominciate nell'Ottocento. Dalla primavera del 2013, dopo nuovi lavori di scavo archeologico e di consolidamento strutturale, è stato riaperto al pubblico.
  • Il teatro romano:
  • si trova immediatamente a est del capitolium. Fu costruito in epoca flavia e rimaneggiato nel III secolo. Con i suoi 86 metri di larghezza, è uno dei teatri d'epoca romana più grandi d'Italia, e poteva contenere 15.000 spettatori. Fu pesantemente danneggiato da un terremoto avvenuto nel V secolo, che fece crollare il secondo e terzo ordine di gradinate. Inoltre, nei secoli successivi, i suoi resti furono inglobati in nuovi edifici ivi costruiti, demoliti a partire dall'Ottocento. Della struttura originaria si sono conservati i muri perimetrali a forma di semicerchio, il primo ordine di gradinate (che in gran parte si trovano ancora sotto terra), le due uscite laterali e i resti della cavea e della scena, oltre a numerosi frammenti di colonne e fregi. I lavori di scavo archeologico dovrebbero riprendere nei prossimi anni.

Museo diocesano di Brescia

è il museo del patrimonio artistico della diocesi di Brescia, situato nel chiostro grande del monastero di San Giuseppe, in via Gasparo da Salò, a poca distanza da Piazza della Loggia.

Il museo, fondato dal vescovo Luigi Morstabilini nel 1978, raccoglie numerose opere d'arte provenienti da tutto il territorio della diocesi, esteso alla provincia di Brescia, spazianti tra dipinti, sculture, oggetti di oreficeria e tessuti liturgici. Il museo è inoltre sede regolare di esposizioni d'arte sacra legate al contesto bresciano.



 Pinacoteca Tosio Martinengo 

è ospitata nel palazzo Martinengo da Barco in piazza Moretto 4 a Brescia. Il conte e collezionista Paolo Tosio decise, nel 1832, di allestire una vera e propria "casa-museo" nel cosiddetto palazzo Tosio, dimora di sua proprietà progettata e ideata dal'architetto Rodolfo Vantini. Il palazzo del nobile bresciano, così facendo, arrivò ad ospitare una ricca ed eterogenea collezione di opere d'arte, con dipinti appartenenti alla pittura cinquecentesca italiana come quelli di Raffaello, del Moretto, del Lotto e del Savoldo; ciononostante, erano comunque presenti svariati dipinti della scuola fiamminga e della pittura olandese del XVI e XVII secolo, oltre che del Neoclassicismo e Romanticismo.




 palazzo della Loggia
noto più semplicemente come "la Loggia", sede della giunta comunale, costruito a partire dal 1492 sotto la direzione di Filippo Grassi e infine completato nel Cinquecento sotto la supervisione del Sansovino e di Palladio. Nel Settecentesco, inoltre, venne realizzato dall'architetto Luigi Vanvitelli quello che viene appunto chiamato "Salone Vanvitelliano".

Monti di Pietà,
il primo - detto anche "vecchio" - quattrocentesco e il secondo - il "nuovo" - costruito alla fine del Cinquecento, le cui facciate rappresentano il primo museo lapidario italiano (infatti, un decreto del Consiglio speciale della città di Brescia del 1480, sanciva che le lapidi di epoca romana rinvenute nell'area in cui sarebbero sorti questi due palazzi dovessero essere conservate per uso pubblico: furono quindi murate lungo le pareti di questi edifici e utilizzate come ornamento)

 torre della Pallata
all'estremità est di corso Garibaldi, costruita nel Duecento e rimaneggiata nel Quattrocento. Ai suoi piedi è posta una grande fontana barocca, opera di Pietro Maria Bagnadore, meglio conosciuta come la Pallata, è una torre in mattoni di origine medievale alta circa 32 metri.


 orologio astronomico
del 1540. In questa piazza, il 28 maggio 1974 si è consumata la strage di piazza della Loggia. Venne eretta tra il 1540 ed il 1550 su progetto di Lodovico Berettaarchitetto bresciano. L'odierno orologio sostituì nel 1543 quello costruito nel secolo precedente.

 Broletto
l'antico palazzo comunale situato in piazza del Duomo. Il nucleo originario dell'edificio risale al Duecento, in seguito ampliato a più riprese nel Trecento (ala ovest sulla piazza), nel Quattrocento (ali est e nord con rifacimento dell'ala ovest) e nel Seicento (porticato trasversale interno). 
Completa l'edificio la torre del popolo o del "Pégol", torre civica del XII secolo.


 Duomo vecchio
la cattedrale invernale della città, è uno dei più importanti esempi di rotonda romanica in Italia, eretto nell'XI secolo e prezioso contenitore di svariate opere d'arte, come tele del Moretto e del Romanino, un sepolcro di Bonino da Campione, la cripta di San Filastrio, risalente all'VIII secolo e la grande arca sepolcrale di Berardo Maggi, risalente all'inizio del Trecento

chiesa di San Faustino in Riposo
situata in vicolo della Torre, dalla caratteristica forma esterna a cono, fu costruito nel XII secolo come santuario votivo sul luogo dove, per tradizione, avevano sostato, "riposato" le salme dei santi patroni Faustino e Giovita durante la loro traslazione. Il vicoletto sul fondo del quale è visibile l'esterno dell'edificio rappresenta uno dei tanti, affascinanti scorci della Brescia medievale, solitamente poco noto ai più e sempre motivo di meraviglia alla prima veduta.


chiesa di San Francesco d'Assisi
dalla caratteristica facciata a capanna in pietra grezza con un ampio rosone.
sorge su un terreno donato dal comune di Brescia ai frati francescani, come ringraziamento per aver pacificato dei dissidi interni al comune. Alla chiesa è affiancato un antico convento francescano risalente al Trecento, da sempre abitato dai Frati Minori Conventuali, e sede del loro Postulato per il Nord Italia.

chiesa di Santa Maria del Carmine,
edificata nel Quattrocento con molte aggiunte successive,  situata in contrada del Carmine, a ovest di via San Faustino.

chiesa del Santissimo Corpo di Cristo,
definita come la Cappella Sistina di Brescia per il ricco ciclo di affreschi rinascimentali che adorna il suo interno, situata lungo Via Giovanni , sulla sommità della scalinata che, da Via Musei, conduce  alla chiesa. Costruita nella seconda metà del Quattrocento, fa parte del vasto monastero annesso giunto intatto fino a noi, comprendente tre chiostri.

chiesa di Santa Maria dei Miracoli
è invece il grande capolavoro della scultura rinascimentale bresciana, con la facciata di Giovanni Antonio Amadeo completamente lavorata a fine bassorilievo affiancata dalle sculture del Tamagnino.


chiesa di San Giuseppe,
il pantheon musicale bresciano con i sepolcri delle più grandi personalità nel campo, contenente uno dei organi antichi più grandi del mondo, opera degli Antegnati.
Via Gasparo da Salò 13


chiesa dei Santi Faustino e Giovita
(costruita dall'architetto Stefano Carra) dove trovano sepoltura i due patroni di Brescia;  situata nell'omonima via San Faustino, lungo l'ultimo tratto a nord.


Duomo nuovo,
la cattedrale estiva, costruito in sostituzione dell'antica Basilica di San Pietro de Dom e la cui pala dell'altare maggiore è l'Assunta di Giacomo Zoboli.
È situata in piazza Paolo VI, già piazza del Duomo. Fu eretta tra il 1604 e il 1825.

chiesa di Santa Maria della Carità,
con la sua caratteristica pianta ottagonale e la riproduzione della Santa Casa di Nazaret posta dietro l'altare maggiore. La chiesa patronale, in particolare, conserva il grande affresco dell'Apoteosi dei santi Faustino, Giovita, Benedetto e Scolastica di Giandomenico Tiepolo, più altre opere d'arte scultoree e pittoriche. conosciuta anche come chiesa del Buon Pastore poiché retta fino al 1998 dall'adiacente monastero omonimo, è una chiesa di Brescia, posta lungo via dei Musei, all'incrocio con via Gabriele Rosa.

chiesa di San Giovanni Evangelista 
in contrada San Giovanni, una traversa di corso Mameli. È una delle chiese più antiche della città e fa da prezioso scrigno a prestigiose opere d'arte, soprattutto pittoriche, fra le quali spicca la Cappella del Santissimo Sacramento con affreschi e tele dei pittori Romanino e Moretto.

chiesa di Santa Maria della Pace
situata a metà dell'omonima Via Pace, progettata dall'architetto veneziano Giorgio Massari con opere pittoriche di Pompeo Batoni.

collegiata dei Santi Nazaro e Celso
 situata in corso Giacomo Matteotti, all'incrocio con via Fratelli Bronzetti.

Ricostruita integralmente nella seconda metà del Settecento dall'architetto Antonio Marchetti sulla base di un edificio molto più antico, è oggi un grande esempio di architettura neoclassica unitaria a Brescia e una delle più grandi chiese della città. Contiene numerose e preziose opere d'arte, fra le quali spicca il Polittico Averoldi, capolavoro giovanile di Tiziano.


Palazzo Maggi-Gambara

è un palazzo cinquecentesco venne fatto edificare dai Maggi, famiglia nobiliare di Brescia, alla fine del dodicesimo sui resti dell'antica platea del teatro romano poco distante da Lodovico Beretta. Passato di proprietà alla famiglia Gambara nel XVII secolo subì una prima ristrutturazione con la costruzione sul lato più a sud, di un ulteriore corpo di fabbrica affrescato con ritratti di antichi romani e trofei d'armi. Venne edificato anche la scala interna decorata con affreschi e stucchi in oro.


palazzo Martinengo Colleoni di Malpaga 
è un palazzo di Brescia di epoca barocca, situato in piazzetta Sant'Alessandro, all'incrocio fra corso Cavour e via Moretto. Risalente al XVI secolo, il palazzo fu edificato per volere della famiglia Martinengo-Colleoni di Malpaga, fra le più antiche e insigni di Bergamo. Il ramo della famiglia nacque alla fine del Quattrocento, quando i fratelli Gherardo, Gaspare e Jacopo Martinengo sposarono le figlie del condottiero Bartolomeo Colleoni, assumendo il nome congiunto di Martinengo Colleoni ed ereditandone i possedimenti, raccolti attorno ai centri di Malpaga e Cavernago. Alla fine del secolo la famiglia si trasferì dunque a Brescia, ponendo la loro residenza sulla piazzetta Sant'Alessandro, a sud, e realizzando qui il primo palazzo, abbastanza sobrio. A distanza di tempo, nella prima metà del Settecento, la famiglia, su progetto di Alfonso Torregiani, fece restaurare la sua dimora storica, facendone uno dei più imponenti palazzi barocchi della città. L'edificio fu poi dei Baebler e infine del Comune, che lo destinò a sede del Tribunale di Brescia fino al 2009, quando è stato trasferito nel nuovo Palazzo di Giustizia.

Palazzo Uggeri-Ganassoni
o semplicemente palazzo Uggeri, è un palazzo cinquecentesco situato nel centro storico di Brescia lungo via dei Musei, dunque nel quartiere cittadino di Brescia anticaIl palazzo venne edificato nella seconda metà del cinquecento dall'architetto Lodovico Beretta su commissione della nobile famiglia bresciana degli Uggeri.

Il palazzo fu successivamente ristrutturato in chiave neoclassica.

Sulla facciata principale si può ammirare l'imponente balcone adornato da piccoli putti.


palazzo Cigola Fenaroli

in via Carlo Cattaneo. Appartenne in origine alla nobile famiglia dei Maggi, per poi passare ai Cigola ed infine ai Fenaroli.


palazzo Martinengo Colleoni di Pianezza 

è una dimora storica di Brescia, situata lungo corso Matteotti, al civico numero 8.

Insieme al palazzo Martinengo Colleoni di Malpaga costituisce peraltro una delle maggiori e più importanti residenze della famiglia Martinengo Colleoni in città, oltre che un unicum, da un punto di vista prettamente architettonico e compositivo, nel panorama delle dimore signorili locali.


Palazzo Martinengo di Villagana 
è un edificio storico situato a Brescia, in corso Martiri della Libertà. Utilizzato inizialmente come dimora signorile dalla famiglia Martinengo, dalla prima metà del XX secolo è stata invece rimodulato in sede bancaria da Banca San Paolo di Brescia.

Palazzo Martinengo di Padernello Salvadego

già Molin, o anche conosciuto come "Palazzo della Fabbrica", è un edificio storico di Brescia sito in via Dante, vicino alla centrale piazza della Vittoria.

Edificato e ricostruito in diversi momenti, è considerata la dimora signorile più sfarzosa e monumentale della città, benché i bombardamenti alleati del 1945, durante la seconda guerra mondiale, ne abbiano danneggiato irrimediabilmente alcune parti.


Palazzo Colleoni alla Pace 

è un edificio storico di Brescia situato al civico numero 10 in via della Pace, in pieno centro storico cittadino.

Edificato negli anni centrali del XV secolo per volontà del condottiero bergamasco Bartolomeo Colleoni, è poi passato in eredità alla famiglia dei Martinengo Colleoni e, all'estinguersi della linea dinastica della casata, ai padri della Pace, poi in pianta stabile proprietari del palazzo.

L'edificio, rimaneggiato più volte nel corso del tempo, costituisce tuttavia uno dei migliori esempi in città di architettura residenziale quattrocentesca; esso ospita inoltre il più vasto ed importante ciclo pittorico ligneo su soffitto del territorio bresciano.


Teatro Grande di Brescia 

è il principale teatro di Brescia, situato a metà di corso Giuseppe Zanardelli. Venne costruito e rimodernato più volte, in un arco di tempo che va dalla prima metà del XVIII secolo fino a metà del XIX.


Si ricordano anche resti di porte cittadine dell'antica cinta muraria medievale, come porta

Bruciatao anche porta Paganora, oltre che l'unico residuo dei tre chilometri di mura difensive di epoca romana, porta Sant'Eusebio: risalente al I secolo d.C., se ne possono ammirare i resti lungo le pendici del colle Cidneo.


TRADIZIONI E FOLCLORE

Leggenda di Forca di Cane Via Cremona viene anche ricordata con l'antico nome di "Forca di Cane", per ricordare un episodio risalente al Medioevo e riguardante un indegno prete con tre suoi complici. Durante le lotte tra i valvassori e i seguaci del vescovo Arimanno, approfittando della confusione di quei tempi un prete indegno, con l'aiuto di tre accoliti desiderosi di facili guadagni, aveva fondato un movimento pseudo-religioso. Sotto questa parvenza di cristianità, si nascondeva in realtà una setta avente l'unico scopo d'irretire facili prede, a cui venivano offerte riunioni notturne, orge e baldorie. Questa organizzazione ebbe fortuna per ben cinque anni, ma un giorno duecento adepti furono arrestati e impiccati, mentre il prete e i tre accoliti vennero attanagliati e arsi vivi.


Le statue parlanti  sono una serie di statue su cui i bresciani, fino alla fine del XIX secolo, affiggevano messaggi anonimi, contenenti per lo più critiche contro i governanti.

Lodoiga:
è una statua scolpita da Giovanni Battista Bonometti o Cesare Federico da Bagno o altri nella seconda metà del Cinquecento. sotto il porticato della Loggia. Questo portico, per sua natura cardine fra l'interno e l'esterno, fra le cariche pubbliche e il popolo, rappresentò il luogo dove maggiormente si esplicavano i rapporti fra i due, e trovò la sua voce nella Lodoiga, che fu assunta come statua parlante della città, cui i bresciani erano abituati ad affiggere poesie e prose satiriche o scherzose. Accanto alla statua, poi, era posta la "pietra del bando", dove salivano i banditori o gli oratori per parlare alla folla. Non sempre era possibile commentare ad alta voce i bandi o il comportamento degli amministratori: interveniva quindi la Lodoiga attraverso biglietti e fogli incollati anonimamente sul pilone adiacente o sul muro interno.
Macc dèle ure:

popolarmente chiamati Tone e Batista, sono due figure meccaniche poste in cima alla Torre dell'Orologio di piazza della Loggia, che battono la campana allo scoccar delle ore. Tradizionalmente sono sempre stati considerati come patteggianti il governo cittadino, tant'è che, verso la fine del Settecento, divennero protagonisti di una serie di pubblicazioni riguardanti "dibattiti" fra queste due statue e la Lodoiga, sempre invece dalla parte del popolo.
Mostasù dèle Cosére 
(letteralmente "faccione delle Cossere" in dialetto bresciano): è un antico rilievo situato nel centro storico di Brescia, murato all'angolo tra corso Goffredo Mameli e contrada delle Cossere, dalla quale trae il nome. Nel corso dei secoli, similmente alla Lodoiga, il mostasù diventa una statua parlante, raccogliendo malumori, proteste e lagnanze dei cittadini verso i governatori. La sua localizzazione, al centro del quartiere popolare e affacciato su una delle sue principali vie, contribuisce a fissare il mostasù nell'immaginario popolare.

Il bue d'oro

In corrispondenza dell'angolo tra Via Trieste e Via Agostino Gallo esiste una statua lignea, ricoperta da una pittura dorata, raffigurante un bue d'oro. Secondo la tradizione popolare, questa statua starebbe a indicare il luogo in cui sarebbe sepolto un bue d'oro zecchino venerato dagli antichi abitanti di Brescia, che lo avrebbero nascosto in quel punto per evitare che fosse distrutto dai barbari.


La tomba del cane

La tomba Bonomini, nota dai bresciani come tomba del cane, è un tempietto neogotico a pianta quadrata situato sui colli Ronchi, immediatamente a nord-est del centro storico cittadino, lungo via Panoramica, al primo tornante dopo l'imbocco da via Filippo Turati. Costruita nel 1860 su progetto di Rodolfo Vantini per ospitare le spoglie di Angelo Bonomini e del socio Giuseppe Simoni, benefattori degli Spedali Civili di Brescia, alla fine non accolse mai le due salme a causa di nuove ordinanze comunali riguardanti le norme sul seppellimento, che lo vincolavano ai cimiteri pubblici. La tradizione popolare vuole quindi che vi sia stato deposto solo un cane, da cui la denominazione abituale.



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