BAREGGIO (Mi)


 MONUMENTI E LUOGHI DI INTERESSE

Villa Gallina Radice Fossati location

Chiesa parrocchiale dei Santi Nazaro e Celso



Per la chiesa parrocchiale dei Santi Nazaro e Celso di Bareggio, non è stata trovata con esattezza una precisa data di costruzione, ma essa era sicuramente presente già nel XIII secolo quando viene menzionata nel Liber Notitiae Sanctorum Mediolanensis di Goffredo da Bussero.

Anticamente si sa che la chiesa era direttamente sottoposta all'amministrazione della collegiata di San Vittore di Corbetta nell'ambito dell'omonima pieve, dalla quale si sarebbe staccata come parrocchia già a partire dal XII secolo, conservando però il privilegio di godere dell'influenza della giurisdizione della basilica di Sant'Ambrogio di Milano che qui possedeva diversi fondi agricoli e terreni. Questa predominanza è oggi ricordata anche dalla frusta di Sant'Ambrogio che è possibile ammirare trasversalmente allo stemma comunale di Bareggio. La chiesa subì notevoli variazioni nel corso dei secoli, ed in particolare ottenne l'aspetto corrente dopo i lavori di ammodernamento eseguiti nel 1727, che si conclusero ufficialmente solo nel 1893. Dell'antica chiesa romanica si trovano solo alcuni archetti nella torre campanaria.

Chiesa di Santa Maria alla Brughiera



La chiesa di Santa Maria, ambientata tra gli alberi ed il verde dell'antica cascina Brughiera, risale al 1482. Caratterizzata inizialmente da una struttura quadrata, attorno al 1700 la chiesetta fu ingrandita, nel rispetto però della parte antica. Fu in quel periodo che comparve anche il campanile lineare di forma quadrangolare. A 500 anni dalla sua costruzione, la chiesetta è tornata al proprio splendore grazie a recenti restauri.

Chiesa di Santa Maria della Neve



Situata in via Battisti, la chiesa di Santa Maria della Neve (denominata "la chiesuola") consiste in un pregevole edificio seicentesco in mattoni a vista alternato con parti intonacate o stuccate. La chiesa è dotata anche di un piccolo campanile, pure esso di origine seicentesca.

La chiesa è stata sottoposta ad un totale restauro in occasione del giubileo del 2000, anno nel quale è stato anche sostituito il semplice finestrone sovrastante il portale d'ingresso con un'opera grandiosa di vetreria, raffigurante il simbolo dell'anno giubilare 2000.

Palazzo Visconti di Modrone



Modrone Radice Fossati, uno tra i palazzi e le ville storiche più importanti di Bareggio, ospita oggi la sede del Municipio ed è collocato al centro della principale piazza del paese, piazza Cavour.

 Di color giallo antico, venne costruito nel 1647 e voluto dal conte Melchiorre Gerra, il quale nel 1640 era divenuto feudatario di Modrone ed aveva sposato una discendente della ricca prosapie milanese dei Visconti. Nel 1836 il palazzo passò alla famiglia Radice Fossati.

 L'ingresso di questa interessante costruzione era anticamente sotto un arco monumentale, inserito nella cinta delimitante la proprietà, sovrastato dallo stemma dei Visconti di Vimodrone, costituito da due leoni addossati ad una torre, che ancora oggi è possibile vedere all'interno, nell'ingresso.

 Nella parte interna un grandioso scalone barocco, con balaustra e colonnine di granito, conduceva alla dimora dei proprietari, contraddistinto sul soffitto da un grandioso dipinto ad affresco raffigurante due puttini che sostengono lo stemma dei Visconti di Modrone.

 La facciata, ancora originale, è oggi contraddistinta da un portico a tre arcate, chiuso su quelle laterali da due piccole balaustre barocche di marmo.

 La struttura padronale era circondata di alcune corti rustiche dedicate all'allevamento dei bachi ed alla produzione di seta ed all'allevamento di piccolo pollame.

 A causa dello stato di degrado in cui si trovava, il comune di Bareggio decise di acquistare lo stabile nel 1977 e si occupò del restauro, adibendo la struttura ad accogliere gli uffici comunali.

Villa Sormani Marietti




 Villa Sormani Marietti è contraddistinta dal suo ingresso da un lungo viale che conduce ad un arco dove ancora si possono ammirare pregevoli seppur frammentarie tracce di pitture ad affresco.

L'abitazione padronale, parallela all'ingresso, si sviluppa su due piani e presenta anche una torretta belvedere.

Nell'ala destra dell'edificio, un portico colonnato ed architravato conduce ad un ponticello sovrastante il vicino Fontanile Barona, che scorre parallelamente alla lunghezza dell'edificio e che un tempo penetrava nel giardino della villa, il che ha fatto sorgere notevoli legami con una possibile attività agricola, legata alla presenza di un'abitazione signorile o della casa di una congregazione religiosa.

Villa Vittadini



La villa venne progettata nel suo nucleo iniziale dalla famiglia Villa, la quale nel 1798, con Luigi, si appropriò di un terreno circostante il Fontanile Barona per l'edificazione di una strada che collegasse la chiesa parrocchiale con la cascina di proprietà della casata dei Villa di Desio.

Nell'Ottocento, questa prosapie si imparentò con i conti Vittadini, possidenti ai quali confluì la proprietà del palazzo.

Gli ultimi eredi dei Vittadini, infine, vendettero la villa ad un'impresa edile che si occupò della ristrutturazione dello stabile, che venne in seguito venduto ad appartamenti di lusso ricavati dai vari piani dello stabile (una simile sorte è recentemente toccata alla Villa Clari Monzini di Cassinetta di Lugagnano).

Una volta superata la cancellata d'ingresso, realizzata in ferro battuto, si trovava in origine un vasto cortile contraddistinto da alberi che correvano lungo i lati della struttura. Da un portone, sulla sinistra, decorato da una cornice riportante il monogramma "V" della famiglia Vittadini, si accedeva ad un piccolo cortile di forma quadrata attorno al quale si sviluppava il resto dell'edificio.

La parte settentrionale, ben più antica del resto del complesso, era collegata alla villa dei Radice Fossati ed è caratterizzata ancora oggi sulla facciata da un portico tripartito e da una torretta belvedere.

Dall'ingresso si accede ad un atrio decorato con affreschi settecenteschi ed ottocenteschi, rappresentanti paesaggi di stile neoclassico, motivi che ricorrono anche nelle sale del primo piano e del piano terreno.

Dal portone di sinistra del complesso del cortile, si poteva un tempo anche accedere ad un sontuoso ed elegante parco all'inglese contraddistinto da statue di divinità greche e romane oggi irrimediabilmente distrutto.

Cascina Figina, Santa Maria delle Grazie (1630 - 1877)



Nella cascina Figina fu fatto fabbricare, prima del 1630, un oratorio dedicato a Santa Maria delle Grazie, dal reverendo Pietro Figino. Questi che morì a Cremona con testamento 29 maggio 1630, dispose che s'impiegassero nel Banco di S. Ambrogio di Milano 1000 ducati, affinché la rendita rendesse possibile la celebrazione di una messa quotidiana nell'oratorio da sacerdoti nominati dai discendenti maschi della famiglia ed in mancanza di quelli dai reverendi abbati di S. Simpliciano. In forza della legge 1 novembre 1797 la dotazione della messa venne appresa dal fondo di religione e la messa non fu più celebrata. Il conte Carlo Calderari divenuto proprietario della possessione Figina e quindi anche dell'oratorio, onde ripristinare la celebrazione della messa quotidiana, dispose con testamento 8 agosto 1854 che l'Ospedale Maggiore di Milano, di lui erede, dovesse corrispondere annualmente ed in perpetuo la somma di lire 1200 austriache.
Atti relativi alla istituzione di un beneficio di cappellania con messa quotidiana nell'oratorio della cascina Figina, fondato da Pietro Figino con testamento 29 maggio 1630, rogato dal notaio Battistagno di Cremona; dotazione del beneficio e donazione di reliquie all'oratorio da parte di Camillo Figino; note storiche e rapporti d'archivio; atti di causa tra il cappellano Paolo Meda e l'ultima discendente della famiglia Figini in merito al diritto di patronato sulla cappellania; carteggio relativo al progetto di ripristino della messa sospesa per disposizioni governative; elenchi degli arredi sacri necessari per il ripristino della cappella della cascina e la celebrazione delle messe.


STORIA

Vi sono diverse interpretazioni per definire le origini del nome Bareggio. Alcuni studiosi lo fanno derivare dal latino Baradiglum o Baradiclum (i primi documenti, medioevali attorno all'anno 1000, riportano il termine "Baradiglo"). Altri considerano la radicale celtica "bar" e lo fanno derivare da Barasia o Baraggia ("luogo incolto"): questa interpretazione parrebbe oggi in contrasto con la realtà del paese, in quanto l'agricoltura della zona è molto fiorente.

Bareggio è un centro molto antico: furono i Galli Insubri, di lingua celtica, a scacciare dal territorio dove ora sorge il paese i Liguri della cultura di Polada, suoi antichi abitanti, tra il VI ed il V secolo a.C. dai Galli si passò ai Romani nel 197 a.C. ed ancora ai Longobardi, che regnarono su queste terre dal 569 al 774 quando i Franchi di Carlo Magno ebbero il sopravvento. Da Bareggio , epoca romana, passava la via delle Gallie, strada romana consolare fatta costruire da Augusto per collegare la Pianura Padana con la Gallia. La prima documentazione relativa al paese risale infatti al 780 e si riferisce ad una permuta di fondi.

Con i Franchi la comunità di Bareggio visse un lungo periodo sotto il diretto potere temporale dell'abate della Basilica di Sant'Ambrogio di Milano, uno dei grandi feudatari dell'impero.

Nel periodo successivo si ricordano i Canonici lateranesi ed i monaci Umiliati, rispettivamente al monastero di San Pietro all'Olmo e all'ospizio della Roveda, allora entrambi nel territorio di Bareggio.

Nel 1570 arriva a Bareggio per la sua visita pastorale San Carlo Borromeo. In un documento del 1574 risulta che le attività degli abitanti, in tutto 740 persone, sono quelle di "contadino, ferraro, prestinaro, mulinaro, camparo e legnamaro".

Del flagello della peste del XVI secolo restava una traccia significativa nell'oratorio di San Rocco, fatto costruire in quell'occasione.

Negli ultimi secoli Bareggio, come per gli altri comuni lombardi, subì l'alternarsi di molti dominatori: dopo gli spagnoli, gli austriaci, i francesi e poi ancora gli austriaci sino a giungere all'unità d'Italia (i resoconti della battaglia di Magenta indicano la presenza in paese della Divisione di Cavalleria Mensdorff, in ritirata nella sera della battaglia).

Dal 1786 fino al 1797 il comune di Bareggio fu nella provincia di Pavia.

Nel 1866 il parroco Don Antonio Villa, arguto autore di scritti, poesie e sonetti sul paese ed i suoi abitanti, venne arrestato e incarcerato con l'accusa (rivelatasi poi infondata) di essere "austriacante".

Nel periodo post-unitario si ricorda altresì la sommossa popolare del maggio 1889, con i danneggiamenti alle ville dei possidenti del tempo e al municipio, e il conseguente intervento dell'esercito.

FRAZIONI

San Martino di Bareggio, Brughiera

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