Il nome di "Limbiate" (nel dialetto locale Limbiaa) sembra derivare da "Lemiate". Il toponimo "Lemiate" sembra significare "limite" e stava ad indicare il lembo di terra compreso tra il torrente Garbogera e l'altopiano delle Groaneche rappresentava un confine naturale. Il D.Olivieri propone forse più opportunamente la derivazione dal toponimo Terrae Alibiatae (alluvionate) utilizzato in alcune carte piacentine, cui riferirsi appare giustificato per gli allagamenti che colpiscono puntualmente il centro storico del Comune ad opera dal torrente Garbogera in occasione delle piogge intense.Il Comune appartiene all'alta pianura milanese, asciutta e poco fertile, pertanto in passato la coltivazione è stata possibile soltanto attraverso l'irrigazione artificiale, ed il canale Villoresi, che attraversa il comune a sud nella frazione di Pinzano, anche se con mediocri risultati. Tale attività infatti ha presto perso di importanza con i primi decenni del XX secolo sotto lo stimolo di nuovi impulsi, le caratteristiche del terreno si sono infatti rivelate più adatte all´urbanizzazione e l'industrializzazione.
Come avvenuto per altre località della Lombardia le origini sono da attribuire ai processi di migrazione celtica di epoca preromana, e successivamente, agli insediamenti dei legionari di Roma, che durante i periodi di non belligeranza con le popolazioni nordiche stabilivano in queste zone i propri accampamenti invernali.
L'antico nome di “Lemiate” è stato rintracciato su un'antica pergamena, datata 17 maggio 859, presso l'Archivio di Stato di Milano, che ad oggi è la prima "cartula" che si conosca e nella quale si nomini "Lemiate". Il documento tratta di un'azione giudiziaria promossa dal Monastero di Sant'Ambrogio in Milano contro Lupo del fu Adalgiso Schianno, per indebita appropriazione di terreni di proprietà dello stesso monastero. Nella controversia legale viene citato come testimone, tra gli altri, tale Audoaldo de Lemiate. L'indicazione "de Lemiate" affiancata al nome della persona Audoaldo, chiamata quindi con il nome di vico o loco, fa supporre l'esistenza di un paese o località, da cui si potrebbe risalire, già nel periodo alto-medioevale (Longobardo - Franco), all'attuale Limbiate.
Nel XIII, Limbiate compare in una cronaca dove si racconta della missione di tale Alberto Confaloniero, podestà di Milano sotto la dinastia dei Visconti, che nel 1285 si accampò nei pressi di Lemiate con la milizia che doveva affrontare i comaschi ed i Torriani che avevano preso Castel Seprio. Negli “Statuti delle acque e delle strade del contado di Milano fatti nel 1346” Limbiate risulta inclusa nella Pieve di Seveso, ne seguì quindi le vicende della stessa e così alla fine del XV secolo la Pieve passò sotto la giurisdizione dei Marliani, e con essa anche Limbiate e Mombello.
Limbiate e Mombello nella Pieve di Seveso nel 1538 erano territori di proprietà di tale Antonio Carcassola che la cedette poi nel 1626 a Bartolomeo Arese. La famiglia Arese, ancora nel XVII secolo era tra i grandi proprietari del territorio limbiatese che ospita, come gran parte della zona, le "case di soggiorno" delle famiglie della nobiltà milanese dell´epoca. Pinzano, invece, faceva parte della Pieve di Bollate.
Nel 1816, con il compartimento territoriale delle province del Regno Lombardo-Veneto, ritornato sotto il dominio Asburgo d'Austria, il comune di Limbiate, che comprendeva la frazione di Mombello, venne inserito nella provincia di Milano, distretto V di Barlassina.
All'epoca dell'Unità d'Italia Limbiate e Mombello formavano un'unica municipalità inserita nel mandamento di Barlassina, circondario di Monza, della provincia di Milano. Nel 1869, con RD 11 aprile 1869, n. 5007, si unì a questi il soppresso comune di Pinzano, che era sempre rimasto comune autonomo ad eccezione di una breve parentesi tra il 1809 e il 1816, in cui fu aggregato a Senago.
Ceresolo, Mombello, Pinzano, Villaggio dei Giovi, Villaggio del Sole, Villaggio Risorgimento.
Mombello frazione di Limbiate (Mb) Per quanto riguarda l'origine toponomastica della frazione di Mombello, il toponimo deriverebbe da Monte Bello che era probabilmente riferita alla posizione sopraelevata della località e alla rigogliosa pineta esistente in loco.
Mombello è un pezzo importante della nostra storia, con un passato di gloria e poi di miseria umana, da Napoleone al manicomio, di bellezze architettoniche e di luoghi bui della perdizione; potrà avere un futuro importante, legato in primo luogo alla presenza di una vocazione culturale legata alla terra e alla agricoltura, grazie all'ITAS Castiglioni e al recupero ambientale che ha iniziato a muovere i suoi passi.
Pinzano frazione di Limbiate (Mb) Pare evidente il riferimento alla vegetazione presente: il toponimo "Pinzano", infatti deriva da Plantianus o Planziano, della Gens Plantia.
Pinzano fu un antico comune del Milanese. Il comune era compreso invece nella contea di Bollate, feudo dei Pirovani. La contea di Bollate passò, man mano, ad Ottaviano Rho (1518), fu confiscata per motivi politici pochi anni dopo e concessa prima a Francesco II Sforza e poi, nel 1530, a Giacomo Gallarati. Nel 1580 fu investito della contea il marchese Giorgio Manriquez, i successori del quale nel XVIII secolo cedettero alcuni feudi, tra i quali appunto Pinzano, ad Ottavia Ugolani.
Nell'estimo voluto dall'imperatrice Maria Teresa nel 1771 risultava avere 301 abitanti. Nel 1809 fu soppresso con regio decreto di Napoleone ed annesso a Senago, per essere poi ripristinato con il ritorno degli austriaci. Fu nuovamente soppresso nel 1869 con regio decreyo di Vittorio Emanuele II dell'11 aprile, venendo aggregato coi suoi 528 abitanti a Limbiate, seppur fosse località con cui non aveva legami storici.
Monumenti e luoghi d'interesse
VILLA PUSTERLA CRIVELLI ARCONATI meglio conosciuta come il manicomio di Mombello La villa si presenta con una forma a ferro di cavallo, con la facciata, ornata da due semi torri, rivolta a levante. La costruzione risale al XIV secolo per volere dei Pusterla che la utilizzavano come dimora suburbana. L'aspetto della villa in quel tempo erano quelle di una fortezza-palazzo dalla forma quadrata: gli edifici, molto semplici, occupavano i quattro lati lungo una corte chiusa e un bastione la recingeva. Si pensa anche che fosse molto più antica, risalente addirittura al medioevo, come risulterebbe dalle indagini svolte dall'ingegner Quarantini per conto della famiglia Crivelli: egli riconobbe antichi locali posti nel palazzo (dispense, cucina e cantine sotterranee) che erano preesistenti ai lavori svolti nel ‘500 dalla famiglia Arconati.
La villa nel XVI secolo era divenuta proprietà di Giacomo Antonio Carcano che alla sua morte la lasciò in eredità ai nipoti Arconati, figli di sua sorella Elena e del marito di lei Giovanni Gaspare. Oltre all'edificio i nipoti, ebbero in eredità anche Mombello: terreni e case. La famiglia Arconati apportò delle modifiche alla residenza, in particolare Giovanni Battista Arconati che tra il 1560 e il 1564 fece modificare la struttura preesistente creando poco armonici contrasti tra la parte antica e quella nuova . In seguito fu Anna Visconti a ordinare dei lavori alla villa, in particolare il doppio portico aperto sulla facciata a ponente del palazzo. Il portico venne chiuso e riaperto più volte; oggi è aperto, anche se non più nell'aspetto con cui si presentava all'epoca.
La famiglia Arconati cedette quindi la residenza al Conte Giuseppe Angelo Crivelli nel 1718 che la trasformò in un lussuoso palazzo con giardino all'italiana ricco di fontane e giochi d'acqua. Durante questo periodo la villa fu in parte rifatta in stile barocco e fu alleggerita delle residue sue forme medioevali. Le venne conferita una pianta a U con le ali unite da un doppio porticato che racchiude un cortile interno. La facciata della villa venne ornata da due torri sotto le quali si stendono delle terrazze digradanti che sostituiscono il precedente scalone che risaliva il declivio della collina. Le terrazze si affacciavano sull'ampio giardino dove l'abate Crivelli impiantò un giardino botanico che al tempo era tra i più grandi d'Europa. La struttura, che è quella che ritroviamo oggi, venne realizzata da Francesco Croce su incarico di Stefano Gaetano Crivelli nel 1754. Venne anche costruito l'oratorio di S. Francesco (di cui oggi rimane la chiesetta non collegata all'edificio) che era collegato alla villa: una semplice cappella privata in stile barocco con affreschi rappresentanti san Francesco D'Assisi, san Carlo Borromeo e santo Stefano Martire.
Nel 1797, Napoleone Bonaparte per la sua bellezza preferì la villa Crivelli alla Reggia di Monza e vi insediò il suo quartier generale. Qui prese la decisione di creare la Repubblica Cisalpina. Napoleone fece anche celebrare il matrimonio delle sue sorelle Elisa e Paolina nell'oratorio dei Crivelli, l'oratorio dedicato a San Francesco. In questo periodo Mombello ospitò anche Antoine-Jean Gros, autore del primo grande ritratto di Napoleone che si trovava esposto nella Villa.
Nel corso del XIX secolo la villa è rimasta in stato di abbandono sino a quando il comune di Milano nel 1863 acquistò l'edificio per utilizzarlo come manicomio apportando alla struttura numerose e depauperanti modifiche e fu utilizzata come manicomio sino all'entrata in vigore della famosa Legge Basaglia del 1978; tuttavia la struttura ha chiuso soltanto nel 1999. Il manicomio di Mombello è il punto di arrivo di De là del mur, un poemetto di Delio Tessa.
Oggi l'edificio è sede dell'Istituto Tecnico Agrario Statale Luigi Castiglioni. Il nome gli deriva dall'illuminista italiano Luigi Castiglioni che abitò la villa per un breve periodo durante la seconda metà del ‘700 e ne utilizzò il parco per i suoi studi botanici, per i quali fu premiato da Napoleone .
La villa di recente è stata restaurata negli esterni; mantiene a grandi linee i caratteri barocchi e neoclassici apportati dai Crivelli, la chiesa di San Francesco oggi non è più collegata al palazzo, se non tramite i sotterranei, che sono la parte più antica dell'edificio, dove vi sono resti delle scale che scendevano per la collina prima delle attuali terrazze. All'interno l'edificio conserva affreschi e varie decorazioni che tuttora testimoniano l'importanza della villa e la sua passata bellezza.
VILLA MOLINARI a Medolago

Realizzata nella seconda metà del XVIII secolo su progetto dell’architetto Giuseppe Bianchi, la villa presenta sulla sommità della facciata due statue che raffigurano due aquile con due ruote da mulino. L’edificio purtroppo è stato compromesso da un incendio all’inizio del 2017, ma conserva comunque un fascino speciale. è stata realizzata nel periodo compreso tra il 1760 e il 1764. Il progetto fu affidato dalla famiglia Molinari all´architetto Giuseppe Bianchi, uno tra i più quotati dell´epoca nel panorama lombardo. La famiglia Molinari, la cui ricchezza derivava principalmente dall´attività di commercianti, era una tra le più importanti e potenti nella Milano del settecento. All´epoca dell´acquisto del terreno e delle proprietà su cui sarebbe sorta la Villa limbiatese, i Molinari stavano affrontando la scalata alle maggiori cariche politiche dello Stato di Milano. L´architetto Bianchi, nel progetto di realizzazione della Villa, aveva iniziato i lavori intervenendo su un complesso di case già esistenti. Al termine dei lavori, l´edificio si presentava come è attualmente. Una struttura a U, tipica delle ville milanesi del tempo, con due ali simmetriche su due piani e il corpo centrale con un portico a tre archi e disposto su tre piani. Sulla sommità della facciata sono presenti due statue che raffigurano due aquile su cui poggiano le ruote da mulino, che costituiva lo stemma della famiglia Molinari. si trova in via Dante, poco distante da Villa Mella.
Chiesa di San Giuseppe Artigiano - Mombello . La chiesa fu costruita nella seconda metà dell’Ottocento, quando agli abitanti della località fu impedito di prendere parte alle funzioni religiose della chiesa dell’ospedale psichiatrico Antonini.
Oratorio di San Francesco - Mombello fatto costruire da Stefano Gaetano Crivelli nel 1754 su progetto di Francesco Croce (l’architetto della Rotonda della Besana a Milano). In questa cappellina nel 1797 le sorelle di Napoleone Bonaparte, Elisa e Paolina, si unirono in matrimonio rispettivamente con il generale Baciocchi e con il generale Leclerc.
Villa Mella Bazzero Alborio, che oggi accoglie i locali della biblioteca. Tipica residenza di campagna con una corte centrale, fu trasformata in villa con parco all’inglese intorno alla metà dell’Ottocento. Sono state girate alcune scene del film di Dino Risi Sessomatto, con protagonisti Giancarlo Giannini e Laura Antonelli.
Villa Bosisio Castiglioni Cavriani Rasini, una delle case più antiche della città. Il suo impianto architettonico, infatti, risale ai primi anni del Cinquecento, anche se l’aspetto attuale è la conseguenza delle modifiche che furono commissionate nel XIX secolo dal conte Carlo Luigi Rasini.
Villa Marelli Capponago Lattuada:
si tratta di un edificio con corte chiusa, sottoposto nel Settecento a un rifacimento di gusto neoclassico, con un porticato d’archi che sul retro si affaccia su un piccolo giardino. Villa Bonavilla Zuccoli Pinzano contraddistinta da una facciata settecentesca con portale ad arco e balconcini in ferro battuto.
Chiesa dei Santi Cosma e Damiano Pinzano eretta addirittura nel XII secolo.
costruita nel 1925 e ben riconoscibile per la sua sopraelevazione centrale a torretta. La villa si trova al civico 56 c, ma puoi vederla meglio se prosegui lungo via Giotto e volgi lo sguardo alla tua sinistra.
nota anche con il nome di Greenland. Proseguendo, troverai i cartelli che ti aiutano a raggiungere quest’area. Si tratta di un ex parco divertimenti nato negli anni Sessanta, molto prima che venisse inaugurato Gardaland. La location, che includeva un trenino per i bambini e un laghetto, ha toccato il periodo di massimo splendore negli anni Ottanta, mentre a partire dagli anni Duemila sono iniziati guai giudiziari che hanno portato alla sua chiusura. Pare, comunque, che siano in programma lavori per un restyling dell’area.
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